lunedì 31 dicembre 2007

D'ANNA CONTRO RIFONDAZIONE SUL BILANCIO

I PROBLEMI NON SI RISOLVONO CON GLI ORDINI DEL GIORNO, MA CON LEGGI PRECISE E FONDI ADEGUATI.
I problemi –esordisce il consigliere regionale D’Anna in risposta ad una nota del collega Altomeni di RC- non si risolvono con gli ordini del giorno ma con leggi precise e fondi adeguati.
Cosi non è accaduto nell’ultima seduta del consiglio regionale. Per i cittadini delle Marche e della Provincia di PU in particolare, il centrosinistra non ha risolto nulla, poichè nel bilancio regionale non si vedono soluzioni per l’annoso problema della Sanità, delle lunghe liste di attesa, dell’assunzione del personale medico.
Non c’è niente che induca a guardare ottimisticamente ad un miglioramento della viabilità- Fano-Grosseto in primis- nessun provvedimento serio contro l’inquinamento da polveri sottili, mentre rimane in piedi nonostante l’opposizione popolare ed istituzionale il progetto dell’impianto di Schieppe di Orciano.
Non ci sono novità, ma soprattutto risorse per la manifestazione regionale che attira più spettatori , il Carnevale di Fano poiché un emendamento da me presentato e che avrebbe consentito di stanziare 50000 euro per la manifestazione non è stato votato dai consiglieri regionali ed assessori di maggioranza eletti nella nostra provincia.
Ci sarà invece grazie ai voti di tutti i consiglieri regionali di centrosinistra un aumento di 40 delle vecchie lire a litro della benzina. Un aumento che il Presidente Spacca dichiara di poco conto ma che a nostro avviso mette il dito sulla piaga. Di tutte queste certezze i colleghi di centrosinistra non fanno menzione.
Solo Altomeni parla ed evidenzia l’approvazione di un suo Ordine del Giorno o Mozione per istituire un “fondo a beneficio degli enti locali intenzionati a bonificare strutture contenenti amianto”. Essendo presentatore di una Proposta di legge sull’argomento non posso che essere d’accordo sulla soluzione del problema amianto.
Nel rimarcare però che a oltre un anno e mezzo dalla presentazione di quella Proposta di Legge la commissione competente non ne ha ancora discusso, ricordo ai cittadini che le Mozioni, quindi anche quella presentata da Altomeni, altro non sono che “un testo (non una legge) sottoposto al voto dell’Assemblea elettiva teso ad indirizzare la politica del Governo Regionale su un determinato argomento. Il pericolo amianto invece, richiede interventi immediati non generici indirizzi.
Quale migliore occasione del bilancio per assegnare risorse?- In altre parole la mozione è acqua fresca se l’indirizzo non si trasforma in legge, in stanziamenti. Ma se dagli indirizzi si vuol passare al concreto- propone D’Anna- perché non si porta immediatamente in commissione- Altomeni è componente della commissione Ambiente- la mia PdL? La si vuole modificare per inserire oltre ai possessori di piccoli manufatti contenenti amianto anche gli enti locali? Discutiamone. Se c’è da parte della maggioranza la volontà, accompagnata dalle risorse economiche, non ci saranno sicuramente né problemi né opposizioni da parte nostra.
La verità, la triste verità è che se per commemorare la Resistenza anche quest’anno in bilancio regionale sono state previste alcune centinaia di migliaia di Euro, per la bonifica dell’amianto non c’è un euro, così dobbiamo “accontentarci” di un “indirizzo” di una “promessa. Un film già visto gli scorsi anni quello delle mozioni dei consiglieri di maggioranza approvate e mai concretizzate.
Contro questa farsa abbiamo protestato e manifestato in Consiglio Regionale e per le strade di Ancona evidenziando la totale mancanza di ascolto della Giunta Spacca e della sua maggioranza per questo motivo non abbiamo partecipato al voto finale del Bilancio e degli Ordini del giorno farsa dopo giorni interi di dura battaglia, di emendamenti presentati dall’opposizione e snobbati dal centrosinistra. Sul campo-conclude D’Anna- sono rimasti i problemi di sempre che la giunta Spacca non è capace di risolvere a cui si aggiunge l’aumento del prezzo della benzina dal primo gennaio 2008.

venerdì 28 dicembre 2007

Un po’ di povertà ci farà bene

di Massimo Fini -






Secondo tutte le
previsioni questo sarà
un Natale magro. E
l’anno prossimo andrà
anche peggio perché i
consumi si
contrarranno
ulteriormente. Un bel
regalo, davvero, del
governo del signor
Romano Prodi.
Giorgio Grella

LA RESPONSABILITÀ non è né del
governo Prodi né di quello precedente. Il
nostro impoverimento dipende da quel
meccanismo che si chiama globalizzazione che
è, in estrema sintesi, una spietata competizione
planetaria. Per rimanere all’altezza tutti gli
Stati sono costretti ad investire sempre di più,
chiedendo sacrifici sempre più pesanti alle
popolazioni, sia in termini di aumento del
lavoro che di riduzione dei salari (ottenuta o
direttamente o con l’aumento delle tasse o con
l’inflazione). Il bello (si fa per dire) è che
nessuno esce realmente vincente da questa
competizione. Se tutti corrono a una velocità
sempre più folle, è come se tutti stessero fermi. E’
però anche vero che chi rallenta è perduto. Della
situazione si avvantaggiano, apparentemente,
alcuni Paesi che sono partiti più tardi nella corsa
del libero mercato internazionale, perché hanno
più margini. Ma a costi umani devastanti. In
Cina, da quando è iniziato il boom, il suicidio è
la prima causa di morte fra i giovani e la terza
fra gli adulti. Ha un senso, un senso umano dico,
tutto questo? No, non ce l’ha. Tanto più che alla
fine della folle corsa, iniziata due secoli e mezzo
fa con la Rivoluzione Industriale, non ci può
essere che la catastrofe, che sarà o energetica
(basta vedere che cosa provoca un semplice
sciopero dei Tir) o ecologica (il pianeta non ci
sopporterà più) o finanziaria (c’è in giro una
colossale quantità di denaro di cui il 99% non
corrisponde a nulla se non a scommesse sempre
più iperboliche sul futuro). In ogni caso penso
che un po’ di povertà ci farà bene. Ci renderà,
forse, più solidali e, soprattutto, ci costringerà a
riflettere sul modello paranoico che stiamo
vivendo e subendo.

giovedì 20 dicembre 2007

UN ANNO D'IMPEGNO.

Anche il 2007 sta per terminare e come ho già fatto gli scorsi anni, mi sento il dovere di fare una relazione sul lavoro che ho svolto in Consiglio Regionale e fuori.

Un lavoro che non sempre appare, ma che insieme al Gruppo Regionale di Alleanza Nazionale ho portato avanti con costanza e nella massima collaborazione.

Già perchè la collaborazione è fondamentale per portare avanti le battaglie, per fare proposte ed ottenere risultati.


Un risultato importante in Consiglio Regionale è stato l’ottenimento “di una commissione d’inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti”, da me richiesta in considerazione di gravi fatti accaduti nella nostra Provincia che hanno comportato anche indagini della Magistratura.

Un’altra battaglia vittoriosa è stata quella per l’annullamento della vendita della Casa di Riposo di Acqualagna. Prima in Consiglio Regionale con un’interrogazione, poi in mezzo alla gente insieme all’amico di F.I. Mauro Damiani abbiamo creato le condizioni per il ritiro e l’annullamento della delibera di vendita da parte del Comune di Acqualagna. Esattamente quello che ci chiedeva la gente. Una vittoria importante.

Sulla Sanità ho difeso con forza le strutture del nostro territorio. Sia quelle dell’Entroterra come quelle della Costa partecipando agli incontri, raccogliendo migliaia di firme, ma soprattutto in Consiglio Regionale. Questa è una battaglia che continua.

Sulla Sicurezza ho concentrato molta attenzione con proposte concrete chiedendo per il territorio, tutto il territorio più uomini, mezzi e risorse. E’ proprio di questi giorni l’ultimo appello che ho rivolto ai Parlamentari al Prefetto al Questore per adoperarsi per l’ottenimento di quanto chiesto.

Ci sono poi le Proposte di Legge. Fino ad oggi sono 25 quelle che ho sottoscritto. Riguardano le Forze dell’Ordine, la Sanità, il Turismo, le case popolari, l’ambiente per citarne alcune.

Le interrogazioni che ho fino ad oggi presentato sono 65 e interessano un po’ tutti

Le più recenti riguardano il bollo auto, il gasdotto Brindisi-Milano,l’inceneritore di Schieppe di Orciano, l’erosione marina, la carenza di personale dei Vigili del Fuoco, le polveri sottili,i problemi del mondo agricolo, la viabilità, la sicurezza e la sanità.

Le mozioni proposte, nel 2007 hanno raggiunto quota 46 ed hanno per oggetto la contrarietà alla chiusura di due distaccamenti di Polizia Stradale, il sostegno alle categorie sul Piano di Sviluppo Rurale, la contrarietà ad un nuovo insediamento di zingari ,il potenziamento delle Forze dell’Ordine in Provincia di Pesaro-Urbino,il rilancio dei centri storici altro ancora.

A questo lavoro c’è da aggiungere la presenza e la rappresentanza a convegni, incontri, dibattiti, manifestazioni,ultima in ordine di tempo la partecipazione alla protesta in Regione della Coldiretti.


Certo non è facile seguire tutto ed essere dappertutto per questo permettimi di darTi i miei recapiti telefonici e di posta elettronica per informarti e informarmi, contattarmi, segnalarmi o semplicemente per un consiglio e un saluto.

Buone Feste!E sinceri Auguri!

Giancarlo D’Anna



Segreteria 0712298338

mercoledì 19 dicembre 2007

CENTRA DESTRA IN STRADA CONTRO UN NUOVO AUMENTO

REGIONI: CD BLOCCA TRAFFICO ANCONA CONTRO AUMENTO BENZINA VOLANTINI AGLI AUTOMOBILISTI SU 'REGALO NATALE' GIUNTA SPACCA (ANSA) - ANCONA, 19 DIC - Manifestazione con breve blocco del traffico ad Ancona dei consiglieri regionali del centro destra, che hanno 'occupato' per una decina di minuti via Martiri della Resistenza, una delle arterie piu' trafficate del capoluogo, per protestare contro l'aumento di 0,0020 euro dell'accisa regionale sulla benzina, deciso dalla maggioranza con il bilancio 2008. Gli esponenti di FI, An e Udc hanno distribuito volantini sul 'regalo di Natale' della giunta di centro sinistra, e facsmili di assegni da 250 vecchie lire, intestati a ''tutti gli automobilisti marchigiani consumatori di carburanti''. Con cartelli e striscioni (''Spacca a casa'', ''Marchigiani tartassati'') i consiglieri hanno fermato la gente per strada, invitandola a fare il pieno prima che scatti l'aumento, in vigore dal 1 gennaio. ''Per pagare i propri debiti - questa la spiegazione-tipo fornita ai cittadini - la giunta regionale si rifa' su di voi, con aumenti del carburante pari a quaranta lire al litro'. ''La manovra di bilancio e' scandalosa e l'aumento della benzina colpisce indistintamente tutti, anche chi non arriva alla terza settimana del mese con salari e pensioni''. ''Abbiamo battagliato strenuamente perche' i conti fossero risanati eliminando le inefficienze, soprattutto in campo sanitario, tagliando le spese inutili e riorganizzando la macchina regionale ma la maggioranza di centro sinistra non ci ha dato ascolto''.

martedì 18 dicembre 2007

VENDERE TERRE E CASE SOLO A CHI PARLA ITALIANO?

BELGIO: UN COMUNE VENDE TERRENI SOLO A CHI PARLA OLANDESE
(ANSA) - BRUXELLES, 18 DIC - Il comune belga di Zaventem, alla periferia di Bruxelles, non vendera' piu' terreni municipali a chi non parla o non si impegna ad imparare l'olandese: il provvedimento mira a salvaguardare ''il carattere fiammingo'' del comune in cui sorge l'aeroporto di Bruxelles, ha spiegato un assessore. La discriminazione sara' applicata per la prima volta alla vendita di 76 lotti municipali, ha precisato Eric Van Rompuy, un assessore democristiano di Zaventem. Contro il provvedimento, che vuole anche ''favorire la coabitazione fra abitanti di un quartiere'' - aggiunge Van Rompuy - aveva fatto ricorso alla magistratura Christian Van Eyken, unico francofono eletto al Parlamento regionale fiammingo, ma la sua iniziativa e' stata respinta. Bruxelles e' una citta' ufficialmente bilingue francese-olandese, anche se circa il 90% degli abitanti e' francofono. La periferia, invece, e' quasi esclusivamente nelle Fiandre, regione dove l'unica lingua ufficiale e' l'olandese. I francofoni che vi risiedono - circa 150.000 - non godono di norme particolari a loro vantaggio, ad eccezione di sei comuni fra i quali non c'e' Zaventem.

domenica 16 dicembre 2007

AN: ALEMANNO, PARTE 'ALLEANZA PER L'ITALIA', APERTA ANCHE A FI

(AGI) - Roma, 16 dic. - "La settimana prossima partira' il progetto di An per l'Alleanza per l'Italia: un progetto per lanciare nuove idee per rigenerare la nostra comunita' nazionale e per aggregare tutte le persone che si ritrovano in questo progetto. Nell'esecutivo politico di giovedi' lanceremo le campagne politiche che ci porteranno verso la Conferenza programmatica di febbraio. Sara' un percorso intenso in cui la destra politica, sociale e popolare di An cerchera' di esprimere tutte le sue potenzialita' per dare risposte concrete ai problemi degli italiani". E' quanto dichiara Gianni Alemanno, di Alleanza Nazionale. "C'e' - prosegue Alemanno - nel nostro Paese una grande sete di identita' e di cambiamento che apre enormi spazi politici ed elettorali a una destra moderna, ma radicata nei valori. Il nostro e' un percorso costruttivo aperto a tutti i potenziali alleati di centrodestra, ai nuovi soggetti politici che vogliono scendere in campo, a tutti coloro che sono stanchi di essere strumentalizzati dalle ideologie di sinistra. Quindi e' un progetto aperto innanzitutto agli amici di Forza Italia purche' sia chiaro che la destra non puo' essere ne' emarginata ne' puo' essere resa subalterna a nessuno. La strada quindi e' quella di confrontarci sui progetti, sulle proposte e sulle regole di comportamento per costruire un nuovo centrodestra molto piu' europeo, molto piu' moderno e molto piu' radicato tra la gente".

Elettori cdl incerti. E avanza Gianfranco

L’Osservatorio di renato mannheimer

In palio c’è la conquista della maggioranza dell’elettorato: secondo le ultime stime, grossomodo il 53-54%


Il leader di An Fini
Le ultime dichiarazioni di Berlusconi si collocano pienamente nel quadro del conflitto in corso nel centrodestra. Che si protrae, spesso con toni furibondi, sia sul piano della polemica tra i leader, sia, specialmente, su quello dell’acquisizione di consensi popolari. In palio c’è la conquista della maggioranza dell’elettorato: secondo le ultime stime, grossomodo il 53-54%. Ove Forza Italia rappresenta oggi la forza politica di gran lunga più ampia. Ma ove, sul piano dell’elettorato potenziale (vale a dire di chi prende in considerazione un partito pur senza avere ancora deciso di votarlo) le altre componenti — specie An, il cui potenziale eguaglia quello di FI — minacciano il primato del Cavaliere.

In un quadro di grande frammentazione — e, al tempo stesso, di disorientamento — dell’elettorato del centrodestra. Infatti, solo una parte minoritaria e, ciò che più conta, in decremento (oggi è il 40%) dei votanti per l’ex Cdl dichiara di prendere in considerazione uno solo tra i partiti che costituivano l’alleanza. La maggioranza, il 60%, non è sicura della propria scelta: quasi il 10% dell’elettorato del centrodestra si dichiara addirittura indeciso tra tutti e quattro i partiti e un altro 20% afferma di prenderne in considerazione almeno tre.

È anche questa forte sovrapposizione tra le aree elettorali di riferimento e di potenzialità delle diverse forze a condurre all’accesa conflittualità di questi giorni. La supremazia dell’una o dell’altra componente dipende in buona misura dalla leadership che i vari esponenti saranno capaci di esercitare. Anche da questo punto di vista, An rappresenta un avversario temibile per il Cavaliere, che pure ha dimostrato, se ce n’era bisogno, anche in questi giorni grandi capacità di innovazione e di comunicazione. Fini ha infatti tuttora la palma del massimo livello di popolarità (assai più di Prodi e Berlusconi), gode di larghi consensi anche al di fuori dell’elettorato del suo partito e del suo stesso schieramento e, specialmente, viene considerato, tra i leader del centrodestra, il meno responsabile dell’attuale stato di crisi della coalizione.

I dati dei sondaggi suggeriscono che vincerà probabilmente la competizione chi saprà dare all’elettorato l’immagine—e il messaggio—di maggiore impegno per la unificazione (o la riunificazione) delle forze di centrodestra. Di qui anche lo «spirito unitario» espresso ieri da Berlusconi: il Cavaliere ha non a caso evocato ciò che —assieme alla semplificazione del quadro politico— gli elettori dichiarano di auspicare sopra ogni cosa.

mercoledì 12 dicembre 2007

IMPIANTO DI SCHIEPPE. E' ORA DI CHIUDERE IL CAPITOLO

Dal territorio della Vallata del Metauro, una sola voce –esordisce Giancarlo D’Anna consigliere regionale- No all’Impianto di Schieppe. Nel ribadire la contrarietà di Alleanza Nazionale all’impianto di Schieppe che non è assolutamente gradito dalle popolazioni locali. Nel ricordare che le amministrazioni comunali, Entroterra e Costa unite, rifiutano il progetto con seria preoccupazione.
Apprezziamo la chiara presa di posizione del Presidente della Provincia Palmiro Ucchielli che ha chiesto al Presidente Spacca, come il consiglio Regionale ha già fatto a suo tempo, un no definitivo all’impianto. Come la recente manifestazione al Tris di Schieppe di Orciano, passati alcuni anni è sempre viva l’opposizione delle popolazioni a un impianto che il territorio non vuole. Spetta al Presidente Spacca chiudere il capitolo.
I cittadini, le Amministrazioni Comunali della Vallata del Metauro, La Provincia di Pesaro-Urbino, lo stesso Consiglio Regionale hanno in mille occasioni detto NO. Ne prenda atto il Presidente, la Giunta e l’Assessore Amagliani e chiuda la partita.

venerdì 7 dicembre 2007

DALAI LAMA

INTERVISTA dal Corriere della Sera: «Peccato non vedere il Papa»
Il Dalai Lama: «Wojtyla mi manchi»
E chiede aiuto all'Italia: Pechino schiaccia il Tibet. «Barattare i diritti umani per gli affari è corruzione»

MILANO — L'incontro è quasi finito. Il Dalai Lama ha già una mano sulla borsa a tracolla amaranto tipica dei monaci tibetani.

Santità le manca Giovanni Paolo II?
«Oh John! Great», risponde d'un fiato. «Un grande, Giovanni. Un leader spirituale. Una persona straordinaria. Mi manca, molto». Forse perché anche lui «veniva da un Paese comunista», il Dalai Lama racconta che «dal primo incontro nacque un feeling speciale». Pausa. «E la sua determinazione! Non l'ha persa mai, anche quando è diventato fragile. Ha promosso i valori spirituali, e il dialogo inter- religioso. Mi manca». Un'altra pausa. «Anche con l'attuale Papa in passato ho avuto un incontro. Un uomo molto intelligente, un intellettuale. Il suo insistere che fede e ragione debbano camminare insieme... Meraviglioso».
E' un fantastico incassatore Tenzin Gyatso, 72 anni (48 in esilio), 14ma reincarnazione del Dalai Lama, guida del buddismo tibetano. Sorvola («non fa niente») sul mancato incontro con Benedetto XVI. Per il Vaticano non è mai stato in programma... «Quando vengo in Italia sento il dovere morale esprimere al Papa rispetto e fratellanza. L'ho fatto quasi sempre. Questa volta Sua Santità ha trovato qualche difficoltà, per mancanza di tempo o per altri fattori. Mi dispiace. Ma non è un problema». Quali possano essere gli «altri fattori» (l'opposizione della Cina?) non è nel suo stile dirlo: stilettate di buon umore, infradito di cuoio ai piedi nudi, diplomazia. Non si sofferma sull'«imbarazzo» delle massime istituzioni italiane: «C'è stato qualche disagio per la mia visita», d'altra parte «ovunque io vada i cinesi fanno problemi ai Paesi che mi ospitano». L'ospite scomodo parla ai giornalisti in una sala dell'hotel Principe di Savoia. Al bar nella hall, Beppe Grillo aspetta i suoi «8 minuti di beatitudine » («gli dirò dei problemi di Genova, scherzo: mettiamo il blog a disposizione della causa tibetana»). Il Dalai Lama si è alzato alle 5, si è versato l'acqua calda per la tsampa, la colazione tradizionale con farina d'orzo, a mezzogiorno assaggerà le mozzarelle di bufala («ah la cucina italiana, per noi monaci che digiuniamo la sera le vostre porzioni sono un toccasana, altro che la giapponese»). La tsampa: «Sapete che piace ai cinesi che vengono in Tibet? Tiene lontano il diabete».

Cercassero solo tsampa, i cinesi mandati a colonizzare il Tetto del Mondo. Santità, come sta il suo popolo? Nel '96 disse al Corriere che nel giro di 10 anni non sarebbe rimasta più traccia della cultura tibetana.
«La Cina governa il Tibet con qualcosa di simile alla legge del terrore. Ci impediscono di praticare la nostra religione. Lo sfruttamento minaccia l'ambiente. Non esiste libertà di espressione e di informazione. La violazione dei diritti umani è di importanza cruciale. E può avere conseguenze negative per l'unità e la stabilità della stessa Cina».

Il dialogo con Pechino?
«Dal 2002 abbiamo avuto sei incontri. Al 5˚ hanno riconosciuto che non cerchiamo l'indipendenza, ma un'autonomia reale come prescrive la Costituzione. Ho gioito: ci siamo. Ma a fine giugno 2007, marcia indietro: di nuovo hanno accusato di separatismo me e intensificato la repressione. Hanno detto: un caso Tibet non esiste più».

Cosa può fare l'Italia?
«Molto. Siete nell'Unione Europea, che promuove i valori umani fondamentali. Parlate di questi valori ogni volta che avete interlocutori cinesi. Non solo a livello governativo. Lo dico anche a studiosi e accademici. Agli uomini d'affari: sono importanti i rapporti economici con la Cina, ma barattare giustizia e verità per il denaro è una forma di corruzione».

Si sente un po' come Toro Seduto? I tibetani come gli indiani d'America oppressi nelle loro terre?
«Loro furono spazzati via. Noi non siamo a questo punto. Però, oggi, i pellerossa sopravvissuti in America sono liberi di coltivare la cultura originaria. In Tibet no».

Lei è un'icona del pacifismo progressista, ma negli ultimi tempi a volerla incontrare sono leader conservatori come Bush e Merkel.
«Non solo. A Vienna mi ha ricevuto il Cancelliere».


Michele Farina

mercoledì 5 dicembre 2007

SICUREZZA,D'ANNA:POCHI I FONDI REGIONALI

Fatti e numeri parlano chiaro.- dichiara il consigliere regionale D'Anna in risposta ad una nota della collega Mollaroli- Sulla sicurezza i fatti sono conosciuti da tutti . Dal vandalismo al borseggio al mercato al furto della bicicletta per poi passare alle truffe agli anziani ai furti in appartamento alle rapine nei negozi, allo sfrontato spaccio di droga, se non coinvolti direttamente i cittadini sono coinvolti emotivamente, ogni giorno.



Di conseguenza il senso d'insicurezza si è trasformato purtroppo in seria preoccupazione. Preoccupazione che incide fortemente e negativamente sulla qualità della vita di ognuno di noi.

Una pericolosa slavina che va fermata, bloccata, respinta.



Per farlo- prosegue D'Anna- occorrono leggi nazionali che prevedano e certifichino pene certe e severe . Oggi non ci sono o se ci sono evidentemente non funzionano.

Occorrono risorse economiche. Quelle ci sono ma troppo spesso non sono assegnate secondo le emergenze e priorità . La sicurezza dei cittadini è una priorità. Per l'investigazione, il controllo e la repressione del crimine serve personale .



Le Forze dell'Ordine sul nostro territorio sono poche. L'età media troppo alta rispetto al lavoro da svolgere. Lo stipendio ridicolo rispetto ai rischi.

Le nostre città, i nostri paesi vivono un aumento continuo di popolazione. Arriva gente che non si conosce, gente che lavora ma anche gente che delinque. A volte, è già successo, il lavoro è una copertura per delinquere. Abbiamo il diritto di difendere il nostro territorio. Abbiamo il diritto di rivendicare la sicurezza perduta. Abbiamo il dovere di adoperarci per leggi severe dove necessario e pene altrettanto severe e certe, e questo è compito di chi ci rappresenta in Parlamento. Com'è compito dei parlamentari adoperarsi affinché sul territorio ci sia una giusta presenza di Forze dell'Ordine.



Alla Regione,invece, tra l'altro spetta il compito attraverso il Dipartimento per le Politiche di Sicurezza prevedere consistenti fondi a favore di progetti presentati dai comuni sul tema della sicurezza.



A questo proposito la collega Mollaroli, intervenendo sulla questione sicurezza ha dichiarato che:"..la Regione Marche ha messo a disposizione risorse per interventi dei comuni, per il finanziamento di progetti pilota e per sostenere le politiche di sicurezza".



La Mollaroli non quantifica la cifra. Spieghiamo il perché. Nelle Marche ci sono 246 comuni. La cifra messa a disposizione dalla Regione per l'anno 2007 corrisponde a euro 302.965,560 (trecentoduemilanovecentosessntacinque euro) in altre parole l'equivalente di 1231 euro a comune.

Per meglio capire tre euro e trentasette centesimi al giorno a comune.

Cappuccino e brioche e poco più.

Tra l'altro , le così dette risorse, servono per il coofinaziamento dei progetti e quindi i comuni che nell'anno in corso hanno presentato progetti, devono finanziali a loro volta dal 50% al 70%. Per ulteriore informazione nel 2007 sono stati ammessi 13 progetti in tutta la Regione di cui 4 della nostra provincia. In provincia di Pesaro-Urbino i comuni sono 67.



Questi conti e cifre.- conclude D'Anna- In questa situazione mi auguro che nelle prossime settimane la Mollaroli sottoscriva con me un emendamento al bilancio per aumentare considerevolmente le risorse a disposizione dei Comuni per seri progetti finalizzati ad assicurare maggiore sicurezza nei paesi e città. Vedremo poi nei fatti.



Giancarlo D'Anna

Consigliere regionale

domenica 2 dicembre 2007

Ordine Pubblico interventi immediati e decisi prima che sia troppo tardi.

Giustamente il compito di proteggere i cittadini spetta alle Forze dell’Ordine- esordisce il consigliere regionale di A.N. Giancarlo D’Anna- per questo è necessario un aumento dell’organico delle stesse ad iniziare da un passaggio di categoria del Commissariato di Fano.
Da anni atteso, ciò non è mai avvenuto. Anzi com’è accaduto di recente, ci si è mossi nella direzione opposta come la prossima chiusura del Comando della Polizia Stradale dimostra.

E’ una realtà. Nonostante l’ impegno delle Forze dell’Ordine, continuano, anzi aumentano episodi criminosi che preoccupano non poco. Le recenti rapine in Piazza Andrea Costa, in pieno centro a Fano, non sono un segnale di allarme, sono l’allarme, l’emergenza.

Sarebbe assurdo minimizzare o paragonare Fano ad altre realtà. Fano è una città nella quale è piacevole vivere solo e se si interviene immediatamente per bloccare un trend preoccupante che potrebbe degenerare, complice leggi nazionali più attente ai “diritti” delinquenti che a quelli di cittadini e commercianti.

Un recente episodio ha visto diverse massaie, impegnate nella spesa in un supermercato del centro, bloccare un extracomunitario che furtivamente cercava di uscire senza pagare. Un bel coraggio quello di commesse e clienti,ma probabilmente è servito a poco. Il ladro, consegnato ai Carabinieri, grazie ad una legislazione assurda, è probabilmente fuori pronto a ripetere l’impresa.

Fano, Pesaro, l’entroterra, l’intera Provincia e le Marche non possono continuare ad essere considerate da Roma come una realtà tranquilla tanto da non prevedere maggiori risorse umane. Anzi in base a tale assurda teoria sono inviati troppo spesso in soggiorno obbligato, nei nostri territori, pericolosi personaggi con un codazzo di individui poco raccomodabili.

La forte ed incontrollata immigrazione straniera e italiana hanno portato la presenza di lavoratori da una parte e nullafacenti dall’altra. Troppa gente vaga senza lavoro per la città, importunando, aumentando insicurezza e degrado. Importando illegalità nelle vie, nei luoghi di lavoro, nel commercio- quello abusivo- senza escludere il riciclaggio di denaro in attività lecite, avvelenando i nostri giovani con droghe di ogni genere, iniziando a creare ghetti in quartieri dove la prostituzione domiciliare è certificata da decine di inserzioni su fogli e quotidiani.

E’ necessaria una forte presa di coscienza del problema, senza polemiche di parte ma con interventi decisi, determinati, esemplari. La città, il territorio, le attività commerciali, le istituzioni hanno impiegato decenni a costruire una città a misura d’uomo. Questo patrimonio oggi corre seri pericoli, far finta che tutto va bene o meglio di altre realtà corrisponde ad abdicare ad un preciso dovere al quale nessuno può sottrarsi.

L’appello- conclude D’Anna- che rivolgiamo al Prefetto, al Questore, ai Parlamentari nazionali è quello di adoperarsi un aumento delle forza dell’Ordine nella nostra provincia ad iniziare dall’entroterra.Per un passaggio di categoria del Commissariato di Fano che consenta di elevare il numero di operatori e ridurre contemporaneamente la fascia d’età oggi troppo alta rispetto alla tipologia di lavoro. Alla Regione già da tempo abbiamo chiesto di far pressione sul governo Nazionale per un aumento dell’organico nella nostra Provincia e nell’Interara Regione Marche, oltre ad un cospicuo finanziamento di interventi a favore dei Comuni per un efficace controllo del territorio- video controllo ad esempio-. Ai comuni una maggiore presenza di vigili urbani ai quali vanno forniti mezzi adeguati di difesa accompagnati dall’emissione e applicazione di ordinanze che non consentano l’arrembaggio alla città da parte di ladri, spacciatori, prostitute,finti mendicanti e rapinatori veri.
Giancarlo D’Anna
Consigliere regionale

IL DALAI LAMA LO VOGLIAMO NOI

Il consigliere regionale D’Anna (An),appassionato di Tibet:“Sarebbe bellissimo,come nel 2005”
Il Dalai Lama di nuovo a Pennabilli?
Nasce l’idea di una “tappa” in occasione della visita italiana
PENNABILLI - Mentre in Parlamento
si discute di una visita “ufficiale” o
meno, per non creare problemi diplomatici
con la Cina (le vicende politiche
che legano il regime al Tibet
sono ormai note e il Dalai Lama diventa
per alcuni esponenti un “personaggio
scomodo”), a Pennabilli, e
in tutto il Montefeltro, la notizia del
suo arrivo in Italia riporta alla mente
il grande incontro del 2005.
Quel 30 luglio il Dalai Lama visitò a
San Leo la mostra fotografica “Tibet
perduto”, realizzata con le straordinarie
foto di Fosco Maraini negli anni
’30 e ’40. Poi a Pennabilli inaugurò
sul Roccione “la campana di
Lhasa”, copia originale della campana
cristiana, unico reperto rimasto
della missione dei frati cappuccini a
Lhasa nel XVIII secolo. Il calco della
campana era stato fatto a Lhasa il
4 agosto 2004 tra mille difficoltà. Nel
Teatro Vittoria ha visitato la mostra
dedicata al grande orientalista e famoso
tibetologo Giuseppe Tucci; ha
avuto un incontro riservato con
Mons. Luigi Negri, vescovo della diocesi
di San Marino-Montefeltro; ha
pregato insieme ai monaci tibetani
del monastero di Ganden Jantse che
avevano nei giorni precedenti realizzato
un mandala di sabbie colorate
dedicato a Chenrezig. In piazza Vittorio
Emanuele di fronte a 3000 persone
ha tenuto un breve discorso insieme
a Stefano Paolucci, sindaco di
Pennabilli, a padre Juan Bednarik,
definitore generale dell’ordine dei
frati Cappuccini, a Mons. Luigi Negri
e all’Imam della comunità islamica
di Rimini. “Fu un incontro eccezionale,
me lo ricordo bene”, interviene
Giancarlo D’Anna, consigliere
regionale di Alleanza Nazionale che
si confessa grande cultore della cultura
tibetana e delle alterne vicende
dei Lama. “Ho anche depositato una
mozione in Regione per sensibilizzare
la politica italiana sulla questione
del Tibet”, aggiunge, “soprattutto dopo
aver visitato personalmente quelle
zone, prima per lavoro (accompagnatore
turistico, ndr) poi per piacere”.
D’Anna ha anche incontrato il
Dalai Lama recentemente: “ad agosto
ho partecipato ad una sua lezione in
Ladhak, dove mi ero recato in vacanza”.
Crede che questo personaggio sia
davvero “scomodo”? “Al contrario
credo sia una delle persone più importanti,
una figura direi globale, non
si può minimizzare quello che rappresenta
per la sua gente, e anche
per noi, per questo spero sia possibile
invitarlo di nuovo a Pennabilli, a
questo proposito mi metto fin da ora
a disposizione per tutto”.
Intanto Sky Tg24 ha lanciato un sondaggio
ad hoc: una maggioranza quasi
plebiscitaria, il 92% dei partecipanti,
non condivide la decisione
delle Autorità italiane di non ricevere
il Dalai Lama, in visita in Italia nelle
prossime settimane. Se non lo vogliono
a Roma, in Montefeltro sarebbero
ben felici di ospitarlo.
Daniele Bartolucci

sabato 1 dicembre 2007

BERLUSCONI: STIAMO TUTTI INSIEME

dal Corriere della Sera
Berlusconi agli alleati: stiamo tutti insieme
Dopo l'avvio del dialogo con Veltroni, il Cavaliere tende la mano a Fini e Casini: «Alla fine torneranno»

Silvio Berlusconi (Imago)
PALERMO - «Agli alleati dico: stiamo tutti insieme». Silvio Berlusconi, dopo aver avviato, venerdì sera con Walter Veltroni, il dialogo per dare «nuove regole» alla politica del Paese, tende una mano agli alleati Bossi, Fini e Casini, colti di sopresa dalle nuove iniziative del Cavaliere. Una «proposta di pace», quella di Berlusconi, che però non convince Bossi e Fini.

LIBERTA' - Il messaggio è chiaro. Dopo le baruffe il leader dell'opposizione torna a dialogare anche con gli esponenti della sua parte politica, Fini e Casini (pur senza citarli direttamente): «Agli alleati dico che dobbiamo stare tutti insieme», ha detto Berlusconi in piazza Politeama, a Palermo, dov'è giunto per incontrare i simpatizzanti di Forza Italia riuniti attorno ai gazebo organizzati per lanciare il referendum sul nome del nuovo partito. «È più importante del 1994. Non c'è dubbio. È un passagggio straordinario che deve essere accolto, capito e condiviso da tutti perché dobbiamo unire tutti come vuole la gente. Sono venuto qui perchè c'è il boulevard più bello d'Europa, che è via Libertá. E con l'idea che abbiamo noi ci sono delle coincidenze meravigliose».

PDL PER UNIRE CENTRODESTRA - «Con gli alleati vogliamo fare un percorso condiviso - ha aggiunto l'ex presidente del Consiglio - Il nuovo partito è pensato per questo obiettivo di unità. Bisogna eliminare ogni divisione tra alleati. Da Palermo parte l'avventura del più grande partito di chi vuole stare insieme». Dopo l'annuncio del nuovo partito, ha rivelato Berlusconi, «mi aspettavo resistenze da parte degli alleati, ma so anche che esse verranno superate dall'entusiasmo della gente e dalla quantità di persone che si uniranno a questo progetto».

VERO BIPOLARISMO - Il Cavaliere ha anche spiegato perché ha scelto, con la sua nuova formazione politica («Partito della gente per la gente»), di aprire un dialogo con il Partito democratico guidato da Walter Veltroni: «Sono due soggetti politici forti che rappresentano la possibilitá di un vero bipolarismo non condizionato da veti e ricatti della più piccola delle forze politiche». E veti e ricatti, ha sottolineato Berlusconi, producono «paralisi, come si vede dai risultati di questo governo, che sono dannosi per l'Italia».

URNE - Malgrado le rassicurazioni a Veltroni, durante l'incontro di venerdì, di non voler porre pregiudiziali sulla data delle elezioni, Berlusconi ha anche ribadito di voler tornare prima possibile al voto: «Siamo qui dopo la più grande mobilitazione della storia della Repubblica in cui milioni di cittadini hanno chiesto a questo governo di porre fine alla sua esperienza e di tornare a votare. In una situazione come questa, quando si dimostra che la maggioranza non c'è più, l'unica strada è tornare alle urne. La sinistra ha deluso, siamo invasi dagli extracomunitari e siamo in un punto di non ritorno». Anche perché «tutti i provvedimenti di questo governo hanno una matrice ideologica: sono stati dettati, voluti, imposti all'esecutivo dall'estrema sinistra». Il governo ha fatto «troppi danni - ha concluso - e deve andare a casa: non si può andare avanti con una sfiducia dell'80%».

domenica 25 novembre 2007

Etica e Politica solidarietà e apprezzamento a D'Anna

DAL CORRIERE ADRIATICO DEL 25.11.2007
Mentre Stoppini del circolo Carletti difende D’Anna: “Chi sostiene che remi contro il progetto vincente del 2004 tutela una logica da casta”
Sorcinelli di An sulla vicenda Prg: “Solo benefici ai parenti di due consiglieri”
“I favori? Leggenda metropolitana”


FANO - Alleanza nazionale non è il partito del pensiero unico. Nel dibattito sull’etica politica, che ha visto consumarsi uno strappo tra Giancarlo D’Anna, da un lato, e i rappresentanti di An in Comune, il coordinatore regionale Ciccioli e la presidente provinciale Foschi, dall’altro, interviene l’architetto Pierluigi Stoppini del direttivo del circolo di An Carletti di Fano.

“Sembra strano che dibattere su etica politica sia diventato un tabù, proprio per chi, come An da anni conduce una battaglia in quella direzione - afferma Pierluigi Stoppini -. Le polemiche, seguite a due interviste del consigliere regionale Giancarlo D’Anna (a Radio Fano e al Corriere Adriatico, ndr) sembrano voler portare il dibattito su altre direzioni. E’ fuorviante. Era e resta molto chiaro l’intervento di D’Anna: tornare allo spirito del 2004 quello che in breve sintesi ha permesso di mandare a casa la vecchia amministrazione di centrosinistra. Questo è risultato molto chiaro nella riunione del direttivo del circolo Carletti, tenutasi la sera prima del famoso incontro con i vari consiglieri comunali. Infatti D’Anna aveva in quella sede spiegato il senso delle sue esternazioni chiarendo appunto l’intenzione di rilanciare la coalizione in vista delle prossime elezioni amministrative, anche attraverso un chiaro segnale di una politica etica che mettesse all’angolo sospetti di favoritismo sul Prg da giorni alla ribalta sulla stampa”.

“Appare oscuro quindi - continua Pierluigi Stoppini - l’atteggiamento di alcuni rappresentanti di An che sono entrati in consiglio comunale o in giunta anche grazie al lavoro svolto per anni da D’Anna, e al fatto che Giancarlo è stato poi eletto in Regione, che in sospettosa fretta invece di adoperarsi per produrre un vero e condiviso documento unitario, per cui era evidentemente necessaria una nuova riunione, hanno scelto di dare alla stampa un documento nel quale tra l’altro appare la firma di D’Anna, firma che egli non ha mai apposto (in verità la firma non compare nella nota inviata per fax a questo giornale, ndr). Per il resto chiunque voglia far credere, che dopo anni di duro lavoro in consiglio comunale all’opposizione, quella volta sì veramente solo, D’Anna remi contro la giunta e un progetto vincente che insieme ad altri ha realizzato, si isola dai cittadini difendendo quel modo di fare politica da casta”.

Sulla politica urbanistica interviene Federico Sorcinelli, capogruppo consiliare di An, che afferma che la voce che corre in città, secondo la quale l’ultimo Prg sarebbe pieno di favori fatti a parenti ed amici degli amministratori comunali, è una leggenda metropolitana (cioè è una bufala, una notizia falsa). Come lo era cinque anni fa la voce secondo la quale l’allora sindaco Carnaroli avrebbe avuto una villa dai costruttori. “Naturalmente la voce era fasulla - sottolinea Sorcinelli -, ma girò a Fano per un bel pezzo, tanto che il sindaco Carnaroli dovette smentirla ufficialmente. Oggi è la volta dei “boatos” sul Prg”. Sorcinelli afferma che “a tutt’oggi però di “favori” non ne è emerso nessuno: le segnalazioni delle varie forze di opposizione si sono concentrate sui benefici derivanti dal Prg ad alcuni parenti di due consiglieri di maggioranza. Il che non porta a una questione morale, ma al massimo a un problema di opportunità politica”.

L.FUR.,

venerdì 23 novembre 2007

COMUNICATI E FIRME E QUESTIONE MORALE

DAL RESTO DEL CARLINO DEL 23 NOVEMBRE 2007
Documento di An sul Prg D'Anna la firma non è mia. Questione morale: battaglia di comunicati all'interno di An sul Prg dopo che Giancarlo D'Anna aveva richiamato tutti al rispetto delle regole.
Alla fine arriva il comunicato, con la firma di tutti i rappresentanti, compresa quella di Giancarlo D'Anna. Ma il consigliere regionale afferma: «Quella firma è falsa. Io non ho sottoscritto alcun documento, ne apposto la mia firma».
Lei afferma che la firma sul documento non è la sua e che quindi è stata falsificata? «Questa volta la questione morale c'è per davvero e riguarda le firme false. Le racconto come sono andate le cose: mercoledì alle 21 dall'incontro nella sede di An è emerso un comunicato firmato da tutti i presenti eccetto il sottoscritto. Infatti ho chiesto tempo fino alle 14 del giorno successivo per valutare attentamente il testo da inviare alla stampa. Alle 01.15 del mattino ho telefonato all'onorevole Ciccioli al quale ho letto la versione modificata. Il mattino successivo, giovedì, ho fatto altrettanto con il presidente del Circolo di An Federico Sorcinelli il quale in linea di massima ha concordato con me sul testo modificato. Copia del testo l'ho poi inviata alla presidente del Consiglio Maria Antonia Cucuzza dichiarando la mia disponibilità a firmare solo con le modifiche da me apportate». Secondo D'Anna il testo diffuso da An non sarebbe quello da lui modificato e comunicato a Ciccioli, e fatto ancora più grave, ci sarebbe una firma da lui mai apposto. «Mi sembra folle quello che dice D'Anna — commenta la segretaria provinciale di An Elisabetta Foschi — e comunque il comunicato è stato concordato' con lui». Secondo la Foschi il testo dato alla stampa sarebbe quello definito con D'Anna con tutte le modifiche da lui suggerite e ne sarebbero testimoni i partecipanti alla riunione di mercoledì sera». Ma cosa dice il controverso comunicato che rischia di portare An ad una resa dei conti, latente da diverso tempo? Nel comunicato dato alla stampa si ribadisce «la totale fiducia a questa Amministrazione comunale» e degli eventuali conflitti d'interessi dei consiglieri della maggioranza in relazione all'approvazione del Prg, nel documento non si fa cenno. Gli esponenti di An si limitano a parlare di «difficoltà e incomprensioni emerse successivamente alla approvazione dello strumento urbanistico che vanno comunque superati in un'ottica di ricerca nell'interesse collettivo della città, con attenzione alla trasparenza, all'etica politica e alla moralità che da sempre sono patrimonio del nostro partito senza favoritismi, ne penalizzazioni ingiustificate». Certo sembrava strano che D'Anna, forte dei suoi 3340 voti ottenuti alle ultime elezioni regionali, che poi corrispondono ai voff di An alle comunali del 2004, artefice dell'accordo con Stefano Aguzzi che ha permesso ad AN di diventare forza di governo e di esprimere il vice sindaco e che di recente ha raccolto 6000 firme a favore dell'ospedale e che gode di stima in città, potesse accettare di farsi mettere all'angolo dal suo partito. Ieri D'Anna ha ufficialmente preso le distanze: «Mi dissocio da quel testo che non condivido e non ho sottoscritto». Solo contro tutti? Anna Marchetti

ANCORA SUL PRG

DAL CORRIERE ADRIATICO DEL 23 NOVEMBRE 2007
An diffonde una nota che avalla totalmente le scelte urbanistiche, il consigliere regionale si dissocia
Vertice sul Prg, lo strappo di D’Anna


FANO - La questione morale per Alleanza Nazionale? Un’incomprensione, una specie di equivoco, qualcosa sopra la quale occorre mettere una pietra.

Questa sembrava la conclusione del vertice di An convocato l’altra sera per chiarire la posizione del partito sulle critiche di Giancarlo D’Anna alla politica urbanistica del Comune. Ma poi è spuntato il giallo del comunicato ufficiale, un testo che avrebbe dovuto essere concordato, dal quale però Giancarlo D’Anna si è dissociato.

Il consigliere regionale di An ha revocato la sua adesione a quello diffuso dalla presidente provinciale di An Elisabetta Foschi e sottoscritto da tutti i partecipanti all’incontro dell’altra sera (salvo D’Anna, appunto). E così il chiarimento si è risolto nell’apertura di un caso politico all’interno di An, che vede l’esponente della destra fanese, accreditato dei maggiori consensi elettorali, contrapposto al resto del partito.

Quel chiarimento, svoltosi al cospetto del coordinatore regionale di An Carlo Ciccioli e della presidente provinciale Elisabetta Foschi, pareva aver assunto la forma di un processo politico con tanto di condanna da parte dei rappresentanti istituzionali fanesi del partito. Nel comunicato, infatti, non c’era traccia della discontinuità chiesta da Giancarlo D’Anna sulle ultime controverse vicende urbanistiche e sui conflitti di interessi dei consiglieri comunali.

Alla riunione hanno partecipato i presidenti di circolo di An di Fano Federico Sorcinelli e Antonio Napolitano, la presidente del consiglio comunale Cucuzza, gli assessori Cavalieri e Antognozzi, i consiglieri comunali Seri e Polidoro. Ecco di seguito i passaggi principali della nota sottoscritta, inviata per fax, e della versione e mail accompagnata dal commento: “Sul Prg nessuna questione morale e An è tutta con la giunta Aguzzi”.

“E' stata confermata da tutti i presenti la totale fiducia in questa amministrazione comunale - è scritto nel comunicato -, nel progetto vincente nel 2004, alternativo alla amministrazione di sinistra, nella capacità di tutta la coalizione di portare a termine con successo il mandato ricevuto dagli elettori. In particolare l'approvazione del nuovo Prg, dopo 40 anni di stallo, dopo aver revocato un Piano Regolatore redatto frettolosamente in fase pre elettorale e contrario agli interessi dei cittadini rappresenta un obbiettivo raggiunto. Difficoltà e incomprensioni emerse successivamente l'approvazione dello strumento urbanistico vanno comunque superate in un'ottica di ricerca dell'interesse collettivo della città con attenzione alla trasparenza, all'etica politica e alla moralità che da sempre sono patrimonio di Alleanza Nazionale senza favoritismi né penalizzazioni ingiustificate”.

Ma da questo testo Giancarlo D’Anna si è dissociato. In una sua nota il consigliere regionale spiega di aver trattato dopo la riunione con l’onorevole Ciccioli e Sorcinelli alcune decisive modifiche comunicate poi a Cucuzza ma assenti dal testo finale. Per Elisabetta Foschi e Marina Cucuzza invece il testo inviato, sottoscritto da tutti i dirigenti di An, sarebbe comprensivo delle modifiche chieste. La sostanza è che facendo venire meno la propria firma a quella nota Giancarlo D’Anna non ha fatto retromarcia rispetto alle critiche già espresse sul Prg.

LORENZO FURLANI

martedì 20 novembre 2007

ETICA E POLITICA 2

DAL CORRIERE ADRIATICO DEL 20.11.2007
Chieste alla maggioranza 48 ore per un chiarimento interno dopo le accuse di D’Anna
Tensioni sul Prg, An prende tempo


FANO - E’ stata l’ultima scottante questione politica emersa sull’urbanistica fanese ma è diventata la prima all’ordine del giorno della maggioranza. Nel vertice del centrodestra di ieri sera si è discusso innanzitutto delle recenti dichiarazioni di Giancarlo D’Anna che, in seguito alle continue rivelazioni sui conflitti di interesse per il Piano regolatore che coinvolgono esponenti della maggioranza, ha chiesto discontinuità per recuperare lo spirito politico originario che tre anni fa portò alla vittoria elettorale della coalizione.

Avvertendo il gelo e l’ostilità degli alleati (in particolare la lista civica La Tua Fano, l’Udc e Forza Italia) Federico Sorcinelli, coordinatore comunale di Alleanza Nazionale, ha chiesto 48 ore di tempo per fare chiarezza all’interno del partito (l’incontro previsto domani). La maggioranza, insomma, sarebbe a rischio e quella che nelle intenzioni di Giancarlo D’Anna avrebbe dovuto essere una scossa, per favorire il cambiamento promesso dall’amministrazione comunale, rischia di diventare un processo politico ai danni dello stesso consigliere regionale di An.

E’ un fatto che il leader della destra fanese, il politico che strinse il patto di ferro con Aguzzi dopo dieci anni di opposizione al centrosinistra, abbia raccolto molti consensi nella base elettorale dopo il suo appello affinché chi ha sbagliato nelle vicende del Prg, tradendo le aspettative di cambiamento, si faccia da parte (lo testimoniano anche gli interventi sul suo blog). Ma è significativo che in un paio di giorni D’Anna non abbia ottenuto nessuna solidarietà da parte dei suoi amici di partito, riscuotendo paradossalmente consensi da tutto il fronte del centrosinistra, compresa la radicale Sinistra Unita.

Il consigliere regionale di An (già vicesindaco di Aguzzi), rivendicando un’etica per gli amministratori pubblici più rigorosa di quella comune e osservando che il Prg approvato due mesi fa sembra aver rivalutato il patrimonio dei privati piuttosto che quello comunale, ha lanciato accuse anche all’opposizione per il sospetto di consociativismo, visto che le vicende più eclatanti sono emerse per iniziative della stampa o dell’associazione Omnibus. Proprio gli accordi stretti nella fase finale delle osservazioni al Prg potrebbero spiegare l’imbarazzo e le esitazioni, di fronte al forte richiamo per una politica di servizio che sia al di sopra di ogni sospetto, degli altri esponenti di An con ruoli in giunta e in consiglio comunale. In ogni caso le conseguenze politiche sembrano destinate ad essere rilevanti e, nel caso che D’Anna venga scaricato da An, addirittura incontrollabili, considerando il consenso personale del consigliere regionale, che certamente non è diminuito in questa occasione, e il carattere “laico” dell’elettorato fanese, che non teme i cambiamenti come la stessa parabola di Aguzzi dimostra. Per il resto il centrodestra ieri sera ha messo a punto una mozione per respingere quella urgente del centrosinistra, che chiede le dimissioni di Francesca Falcioni e Oscardo Ferri dalla commissione urbanistica per la vicenda dei villini alla Trave, e ha saltato a pie’ pari il caso dei due nuovi terreni della famiglia di Franco Mancinelli, spuntati a Bellocchi, rivalutati dal Prg.

LORENZO FURLANI,

domenica 18 novembre 2007

ETICA E POLITICA

DALL'INTERVISTA PUBBLICATA SUL CORRIERE ADRIATICO IL 18.11.2007
Per il consigliere regionale di An a Fano il centrodestra non è mai stato così sulla graticola: “La nostra etica deve essere più rigorosa di quella comune. Chi ha interessi nel Prg vada a fare politica altrove”
Forte richiamo sull’urbanistica di Giancarlo D’Anna: è grave deludere le aspettative di cambiamento
“Chi ha sbagliato ora si faccia da parte”


di LORENZO FURLANI

FANO - E’ l’uomo forte della destra fanese, quello che anni fa sdoganò i transfughi della sinistra stringendo un patto di ferro con Stefano Aguzzi e la lista La Tua Fano, che portò il centrodestra a governare la città. Giancarlo D’Anna, consigliere regionale di An (eletto nel 2005 con 3.500 preferenze solo in città), mosse i passi iniziali di questa amministrazione comunale facendo per un anno il vice del sindaco Aguzzi e condividendo la scelta di revocare il Prg di Carnaroli. Dopo tre anni, i vantaggi familiari e le incoerenze politiche sull’urbanistica, sente il bisogno di un richiamo forte al centrodestra, l’esigenza di una discontinuità rispetto alle ultime vicende per ritrovare le ragioni dell’impegno originario.

D’Anna, perché dopo le elezioni del 2004 si decise di revocare un Prg che era stato appena adottato?

“La motivazione, condivisa da tutti, era quella di valorizzare il patrimonio immobiliare comunale, a vantaggio di tutti i cittadini”.

Invece, cosa è accaduto?

“Mi sembra che si sia valorizzato il patrimonio dei privati”.

Sono emersi molti conflitti di interessi e più d’uno ha gridato allo scandalo, ponendo la questione morale. Giustamente?

“Il politico deve lavorare per la gente e i cittadini hanno il diritto di osservarlo con la doppia lente di ingrandimento”.

Quindi?

“Quindi bisogna evitare di trovarsi nella situazione di dover decidere per interessi propri o di familiari”.

Sul piano formale questo è stato sempre evitato nei casi emersi, ma Francesca Falcioni si è chiesta perché sua sorella avrebbe dovuto essere penalizzata per la stessa scelta già adottata per altri cittadini.

“L’amministratore pubblico deve essere al di sopra di ogni sospetto, con un’etica più rigorosa di quella comune. Sennò accade che a un cittadino si vieta un capanno dietro a casa mentre al familiare di un consigliere comunale si concede l’edificabilità della terra”.

E il politico, come potrebbe essere Mancinelli, che si trovasse rivalutate dal Prg molte proprietà familiari diciamo per ragioni di interesse generale?

“Io eviterei di svolgere un incarico amministrativo proprio nell’ente che ha la potestà urbanistica, faccia politica altrove, nel partito e in un altro ente”.

Il Prg è stato già approvato, ma i casi più rilevanti sono emersi solo dopo il voto. C’è il sospetto di consociativismo?

“E’ un fatto che le denunce sono venute dalla stampa o da chi è fuori del consiglio comunale. Mi chiedo cosa faccia l’opposizione consiliare. Contro il caso Fulvi ci battemmo già cinque anni fa. Quanti altri ce ne sono dalla loro parte? Sì, c’è il sospetto di connivenze. E’ stato scritto che esistono dieci conflitti di interessi su 31 consiglieri. Nella società c’è la stessa percentuale? Così ci rimettono la città e la politica”.

Quali sono gli umori nel centrodestra?

“Io so che mi ero impegnato per dieci anni per cambiare il governo di questa città, ma non ho lavorato per una situazione come quelladi questi giorni , ora infatti il centrodestra a Fano è sulla graticola, tra critiche e sospetti, come non era mai stato”.

Dunque, che cosa dovrebbe fare la maggioranza?

“Nel 2004 facemmo un capolavoro mandando a casa la vecchia classe dirigente che non rappresentava più la città e creando aspettative forti per un cambiamento. Chi consapevolmente o inconsapevolmente delude queste aspettative ha grandi responsabilità, chi in tal senso ha sbagliato ora deve farsi da parte per non pregiudicare il futuro del centrodestra”.

sabato 17 novembre 2007

BENVENUTI ALLA SAGRA

Tratto da Il Tempo Ci sono strane alchimie politiche che si stanno sperimentando nell’alambicco della Cdl. Nel giorno in cui Fini e Berlusconi duettano sulla strategia che dovrà seguire il centrodestra ora che la spallata è fallita, i due leader trovano anche alleanze inattese. Così, mentre il Cavaliere riceve il sostegno di Francesco Storace che, ovviamente, critica il discorso del capo di via della Scrofa, Fini è vicino a stringere un accordo con la Fiamma di Gabriele Romagnoli. Accordo che potrebbe preludere a un rientro in Alleanza Nazionale.
Romagnoli ieri ha incontrato a mezzogiorno il leader di An e gli ha chiesto di poter entrare nell’Uen, il gruppo europeo dove si trova An. Il motivo è semplice. Il capo della Fiamma fa parte, a Strasburgo, dell’Its (Identità, tradizione, sovranità). Dopo l’uscita di quattro deputati rumeni a causa degli attacchi alla Romania fatti da Alessandra Mussolini, anche lei nella stessa formazione, i 19 eurodeputati restanti sono dovuti però confluire nel Misto perché per formare un Gruppo bisogna essere almeno in 20. Così Romagnoli ha parlato prima con Mario Borghezio poi, ieri mattina, ha preso appuntamento con Gianfranco Fini per avere il «via libera» . «È stato molto contento — racconta — e soprattutto non mi ha chiesto niente in cambio». E il prossimo passo potrebbe essere un rientro in Alleanza nazionale. «Beh certo — commenta Romagnoli — se cambia la legge elettorale e si mette lo sbarramento per noi diventa un passo inevitabile».

LA MANCATA CADUTA DI PRODI

Gli autentici motivi per cui Prodi non è caduto
di Gianfranco La Grassa - 17/11/2007





Pregherei di leggere il mio pezzo di qualche giorno fa, “Politica in dissoluzione, economia in degrado”, in cui ipotizzavo gli autentici motivi per cui Prodi non sarebbe caduto, e svergognavo la manfrina svolta intorno alla finanziaria, che è servita solo a tenerlo sulle spine, costringendolo a trattare per dare soldini a destra e a manca (il Premier ha ricevuto perfino un senatore alla volta per conquistarsi il suo voto con promesse varie su questo o quell’emendamento, la somma delle quali ha dilatato la spesa legata alla finanziaria di un 20-25%, almeno). Nessun giornale ha dato finora queste spiegazioni, tutti sono rimasti rigorosamente agganciati all’indegno mercato (perché si dice delle vacche, animali utili che ci danno latte e quindi burro, ecc.?) svoltosi sulla scena dove recitano le ombre di meschini e corrotti comprimari.

Oggi, miracolo!, leggo un pezzo di Paragone (nient’affatto uno sciocco, e non per questo pezzo soltanto, sia chiaro) su Libero in un articolo intitolato significativamente “Il sospetto: la finanza dietro la svolta di Lamberto”. Ne trarrò appunto un paragrafo (titolo altrettanto significativo: “lo zampino di Mieli”), in attesa che l’amico G.P. metta nel blog l’articolo di Festa sul Foglio di oggi, che sostiene tesi simili. Finalmente, pur timidamente, appare anche sulla stampa la reale regia che fa di queste comparse, in agitazione scomposta sulla scena, una masnada di miserabili che deve essere spazzata via presto, pena una sorte dell’Italia del tutto simile a quella dell’Argentina di una decina d’anni fa.



“Lambertow trova origine negli ambienti finanziari del Fondo monetario. Dini, di quel mondo, è ancora un frequentatore. All’estero, ma anche in Italia. Si sa che in questa fase la finanza italiana sta vivendo qualche passaggio delicato, come dimostrano i movimenti in Mediobanca, in Generali e in altri patti di sindacato interessanti. Il nome di Berlusconi non è certo un Carneade e Fininvest è al centro di grandi manovre. Perché, allora, agevolare l’impero di Arcore proprio adesso? Il governo Prodi, per quanto pessimo, non deve cadere a lavori in corso [la mia stessa tesi, sostenuta nell’articolo sopra citato, che è però di 4-5 giorni fa!; ndr]. Questo, in soldini, sarebbe stato il ragionamento che alcuni ambienti finanziari avrebbero fatto all’amico Lambertow [viene dimenticato, non a caso, il “gruppo Fiat” e i vertici di Confindustria, che Libero non tocca mai, anzi li “alliscia” sempre].

Vera o falsa, la tesi è affascinante. E verrebbe confortata anche dal fatto che il Corriere della Sera, proprio alla vigilia del voto finale e a trattative ancora calde, ha pubblicato con ampio risalto la lettera del senatore eletto all’estero, Nino Randazzo, in cui si raccontava l’incontro riservato tra il senatore e Berlusconi. Perché farlo, e cosa c’entri con il no di Dini, è presto detto. I motivi sarebbero due: primo, denunciare il mercato delle vacche; secondo, avvertire Dini del trattamento che gli avrebbero riservato in caso di ribaltone. Pare che il colpo sia andato al bersaglio, smontando così in una manciata di ore il piano berlusconiano. Dini infatti avrebbe mandato a dire al Cavaliere che a quel punto davvero il suo no sarebbe stato inutile ai fini della conta finale e andare al massacro non conveniva a nessuno.

Da qui, infine, il piano alternativo. Che non è proprio un piano b, ma un a-bis. Spieghiamo. Dini e Bordon (a proposito: su Bordon le pressioni sono arrivate dai referendari, i quali temono lo scioglimento anticipato delle Camere perché così il referendum salterebbe automaticamente) votano si alla manovra ma lo considerano l’ultimo atto politico a favore della maggioranza di Romano Prodi. Idem fanno Pallaro e altri senatori eletti all’estero. Lo fanno alla luce del sole, evitando così dietrologie e frecce avvelenate……..Insomma il premier sarebbe avvertito: dal prossimo giro non contare su di noi. Capiterà allora che i Liberaldemocratici si uniranno all’Unione democratica di Bordon e Manzione per fare un gruppo autonomo, fuori dalla maggioranza. Si dice che a questo gruppo si aggiungerebbero pure l’Udeur di Mastella e l’udc Mario Baccini. Se così fosse il messaggio che ne esce sarebbe: il governo è arrivato al capolinea. Prodi è meglio se si dimette. Conclusione: si vada al voto [questa conclusione mi sembra sbagliata; ndr].

Ecco lo scenario di cui si parla nel sottoscala del Palazzo. A noi che invece siamo umile gente di cortile non torna solo una cosa: cadere per cadere, perché non farlo subito?”



Questo il pezzo. La domanda finale è in aperta contraddizione con l’inizio. I motivi per cui il governo non deve cadere subito erano già stati chiariti, trattando sia dei rapporti di Dini con la grande finanza che dei giochi in cui quest’ultima è invischiata; finché ci sono “i lavori in corso”, di cui parla lo stesso Paragone, il governo non può sbaraccare. E’ strano: l’autore del pezzo sopra riportato l’aveva appena ricordato, e poi ha fatto il finto ingenuo con la domanda finale. Inoltre, ribadisco che è stata dimenticata (ad arte) l’industria decotta, alleata della grande finanza parassitaria (e succube di quella americana; altro punto che i giornali di destra occultano perché sono i più forsennati nel filoamericanismo e filosionismo). Comunque, il bruciore della sconfitta, subita dalla loro smania di mandare via Prodi al più presto, li spinge a rivelare qualche verità su ciò che di sostanziale muove il ceto politico di puri venduti e manigoldi; dei personaggi – perfino quelli che si dicono “comunisti” – talmente marci e anche scemi da far paura.

Pensate che c’è ancora chi tenta si salvarsi la coscienza protestando perché Rifondazione vuol abbandonare “falce e martello”. Ma “ci sono o ci fanno?”. Salvano il governo della grande finanza, consentono a quest’ultima di avere tutto il tempo di risolvere al meglio (per se stessa) “i lavori in corso”, un ginepraio di luridi giochi che ormai impoveriscono l’Italia e la stanno portando verso il sudamerica (di anni fa); e però vogliono ancora conservare i simboli di una rivoluzione che scosse dalle fondamenta il grande potere mondiale finanziario e industrial-capitalistico. Ma voi non dovete più insistere con la “falce e il martello”; le vostre insegne di “uomini piccoli-piccoli” debbono diventare “la felce e il mirtillo”. Così, fra l’altro, potete meglio collegarvi a quegli altri meschini e imbroglioni che si dicono “verdi”, la muffa della società “veltronian-buonista”. Quando sarà possibile liberare il paese da questo immenso cumulo di spazzatura, darò una grande festa a casa mia con il miglior champagne francese.

A fine settimana riporterò, contro questa gentaglia, la canzone di Jenny dei Pirati dall’Opera da tre soldi di Brecht. Per lunedì, spero di mettere sul blog uno scritto che ribadisca quanto già scritto in quello citato all’inizio, e di cui quelli di Paragone (sopra riportato) e di Festa sul Foglio sono una conferma.

PRG DI FANO LE DICHIARAZIONI DI D'ANNA

ASCOLTA E COMMENTA L'INTERVISTA SU http://www.radiofano.com/interviste.php

sabato 10 novembre 2007

POLITICA IN CRISI

BERTINOTTI "Penso che oggi ci sia una crisi della politica drammatica, forse la piu' grande della storia contemporanea dal punto di vista della sua dissoluzione". Cosi' il presidente della Camera Fausto Bertinotti in un passaggio del suo intervento al convegno "Giorgio Gaber, Milano e gli anni '70".

venerdì 9 novembre 2007

NUCLEARE SI O NO?

20 ANNI FA L'ITALIA HA FATTO UNA SCELTA INNOVATIVA: IL FUTURO E' UN MERCATO LIBERO DELL’ENERGIA CHE COL NUCLEARE NON SI PUO’ FARE.

"Il futuro dell’energia è quello di sottrarre la produzione a pochi poteri forti per distribuirla ad aziende e cittadini che possano autoprodurre e vendere le eccedenze su di un mercato veramente libero. Le tecnologie per fare questo già ci sono, come la produzione di energia elettrica da biogas ottenuti dal trattamento di scarti organici". E’ quanto dichiara Massimo De Maio, presidente nazionale dell’associazione ambientalista Fare Verde.
"Neanche la Francia – sottolinea De Maio - che ha 58 reattori in 19 centrali, ha ancora individuato un deposito definitivo delle scorie radioattive. Lo ha affermato lo stesso amministratore delegato della Edf, la compagnia elettrica statale francese, in una recente intervista a Panorama. In quella stessa intervista emergeva chiaramente l’obiettivo che Edf ha di vendere fuori dalla Francia le proprie competenze e tecnologie nella realizzazione di impianti nucleari”.
“A chi sostiene il nucleare per dare indipendenza energetica al nostro paese – osserva De Maio - chiediamo se non sarà proprio l’Edf ha realizzare e gestire le nostre centrali, in tutto questo ci sarebbe ben poca autonomia decisionale”.
“Fare Verde – conclude De Maio - annuncia una propria mobilitazione contro il nucleare sporco e chiede un incontro ai vertici della Casa delle Libertà che di recente si è resa protagonista di diverse iniziative discutibili per rilanciare il nucleare da fissione”.

giovedì 8 novembre 2007

SICUREZZA: STORACE,STOP ACCESSO PER DUE ANNI A EXTRACOMUNITARI

Roma, 8 nov. - Limitazione all'accesso in Italia per almeno due anni per gli extracomunitari. Numero chiuso nelle citta' per gli immigrati che non possono sostenersi economicamente. Per gli immigrati che commettono reati in casa nostra obbligo di scontare la pena nelle comode carceri del loro paese.

mercoledì 7 novembre 2007

Le inglesi vogliono riaprire i bordelli. E in Italia?

la crociata del women's institute, l'associazione femminile più famosa d'inghilterra
Per difendere le prostitute e la salute dei loro clienti. Ma il governo non è favorevole


La locandina del film «Calendar Girls»
LONDRA - Dalla difesa delle buone maniere alla crociata a favore dei bordelli: è il «nuovo corso» del Women’s Institute, l'associazione femminile più famosa d'Inghilterra che da decenni raccoglie fondi da destinare a iniziative benefiche. Come fa notare il Times di Londra, questa volta l'istituzione ha messo da parte le battaglie in difesa delle antiche tradizioni femminili inglesi, tra le quali si distinguono le marmellate fatte in casa, il ricamo e il lavoro a maglia, e ha dato vita a una nuova iniziativa che ha come scopo la legalizzazione delle case d'appuntamenti.

ORIGINI - Nata nel 1915 in Galles, il Women's Istitute, al quale tra l'altro si è ispirato il regista Nigel Cole per la realizzazione del film «Calendar gils» (storia di alcune donne perbene inglesi, iscritte all’associazione, che realizzano un calendario sexy per raccogliere fondi destinati alla ricostruzione di un ospedale), è un'associazione molto influente nel Regno Unito e conta oltre 210 mila membri: la nuova crociata a favore dei bordelli è stata ispirata dalla sezione del villaggio di Holybourne, nell'Hampshire. Il motivo principale che ha spinto queste donne a richiedere una nuova legge sulle case chiuse sono stati gli omicidi che hanno visto come vittime cinque prostitute nelle città di Ipswich lo scorso dicembre.

MOZIONE - Durante il meeting della sezione locale dell'Hampshire, tenutosi all'inizio di autunno, al quale hanno partecipato ben 6 mila membri, è stata votata quasi all'unanimità la mozione che richiede la legalizzazione dei bordelli affinché fatti come quelli di Ipswich non si ripetano. Adesso la mozione passerà al vaglio dell'organizzazione nazionale che dovrà stabilire se censurarla o approvarla. Se il risultato fosse positivo, il Women's Istitute organizzerà una grande campagna per fare in modo che il governo prenda in considerazione le sue richieste. Jean Johnson, 62 anni, è la principale promotrice di questa battaglia. Al Times spiega: «Cinque giovani ragazze sono state uccise l'anno scorso. Erano figlie e sorelle di qualcuno e avevano diverse origini. Vogliamo incoraggiare le autorità locali a concedere licenze affinché le prostitute possano esercitare il loro lavoro in luoghi chiusi e sicuri». La Johnson sottolinea che in alcuni Paesi europei, tra i quali Olanda e Germania, i diritti delle prostitute sono ampiamente affermati e ciò permette di proteggere non solo la loro sicurezza, ma anche la salute dei clienti.

LO STOP DEL GOVERNO - Recentemente il governo inglese ha espresso la volontà di cambiare la legge, ma nel progetto di riforma si parla solo di aiuti alle prostitute tossicodipendenti o affette da malattie sessuali. Alcuni ministri hanno bocciato la proposta di legalizzare «minibordelli» dove massimo due prostitute potevano esercitare la professione. Secondo costoro una legge simile proteggerebbe solo un piccolo numero di prostitute. La maggioranza infatti, composta da donne disperate, spesso senza permesso di soggiorno o che sono malate e tossicodipendenti, continuerebbe a lavorare in strada e probabilmente i loro rischi aumenterebbero.

Francesco Tortora

martedì 6 novembre 2007

SICUREZZA: ALEMANNO, RENDERE OBBLIGATORIE ESPLULSIONI D’URGENZA

"Nessuno dubita che tra le facoltà concesse ai prefetti ci sia l'allontanamento d'urgenza che prevede l'espulsione coatta dal territorio nazionale. Il problema però è che questa è una opzione discrezionale nelle mani dei prefetti e c'è da temere che passata l'ondata emotiva creata dagli ultimi fatti di sangue e anche per carenza di risorse economiche, si ritorni al vecchio andazzo di allontanamenti che si riducono a mere ingiunzioni cartacee".
E' quanto dichiara il deputato di An, Gianni Alemanno.
"Per questo, come ha detto il senatore Mantovano - prosegue Alemanno - bisogna ribaltare la logica, rendendo obbligatorie le espulsioni d'urgenza. Solo in questo modo si potrà predisporre un piano di allontanamento di tutti i cittadini comunitari che non si sono integrati con un lavoro stabile e una residenza legale. Si tratta di cifre ingenti: a Roma i cittadini di altri paesi comunitari che hanno avuto in qualche modo a che fare con le forze di polizia sono ben 20.000 e devono essere tutti quanti rimpatriati nelle prossime settimane se si vuole realmente allentare la tensione che oggi grava sul territorio metropolitano, mentre a livello nazionale la cifra probabilmente si aggira intorno alle 20.000 persone. Per questo è necessario aggiungere un finanziamento straordinario per attuare questo piano sistematico di allontanamenti. In mancanza di tutte queste condizioni sarà inevitabile che gli allontanamenti coatti riguarderanno soltanto poche centinaia di persone in tutta Italia che hanno già ampiamente violato la legge. Nell'esecutivo di An di martedì prossimo metteremo a punto il pacchetto di emendamenti necessario ad adeguare il decreto legge e su quella base apriremo il confronto con il governo".

domenica 4 novembre 2007

SICUREZZA: E' QUESTO IL FINI CHE LA GENTE VUOLE

Fini: impossibile integrarsi con chi ruba
Il leader di An: il decreto deve cambiare. Tre condizioni per dare il nostro sì

ROMA—Le accuse di strumentalizzare una tragedia? «Risibili». La richiesta di collaborazione sul decreto espulsioni? «Sì, ma solo alle nostre condizioni». L’appello a coniugare rigore e integrazione? Esistono comunità, come quella rom, «che non sono integrabili nella nostra società». Non ha paura di dire qualcosa di destra,Gianfranco Fini. Nemmeno se il prezzo da pagare è quello di chi gli rinfaccia un passato fascista che non passa mai: «Non pensino di fermarci con queste idiozie...».E se sia il coraggio di chi mira alla posta alta come la poltrona di sindaco di Roma a far avanzare come un treno il leader di An, o più ancora la volontà di sfidare la leadership di Berlusconi sul terreno dei fatti, è difficile da dire. Perché sul Campidoglio Fini non chiude: «Prima si dimetta Veltroni, poi vedremo...», e sulla sfida alla guida del centrodestra è secco: «Chi ha più filo da tessere, tesserà».

Presidente Fini, il centrosinistra la accusa: lei ha strumentalizzato la tragedia di Tor di Quinto con uno show sul luogo dell’omicidio, ha alzato i toni pericolosamente come dimostra il raid punitivo contro i romeni di Tor Bella Monaca. La sua replica?
«Sono accuse risibili, che si ritorcono contro chi le fa. Cosa c’è di strumentale nel recarsi sul posto dove è avvenuto un atto così efferato che ha portato perfino il governo a smentirsi nel giro di 24 ore, prima negando la necessità di un decreto e poi convocando d’urgenza il Consiglio dei ministri per vararlo? Lo dico con la massima chiarezza: le ronde sono inaccettabili e condannabili, ma Amato e Veltroni ci vadano a Tor Bella Monaca, a vedere a quale livello di degrado si può arrivare».

Per far sentire la propria voce c’è bisogno di essere presenti sul luogo di un massacro?
«I soloni si mettano d’accordo: se uno resta nel chiuso del Palazzo, è la casta, se interviene anche in presa diretta, strumentalizza... La verità è che amuovere tanti è l’invidia: se certi uomini di governo fossero andati a Tor di Quinto quella sera, avrebbero avuto bisogno della scorta».

Il ministro Amato su Repubblica definisce «irresponsabilità etica» quella di chi soffia sul fuoco...
«Stimo Amato, ma anche in lui c’è l’incapacità tipica della sinistra di comprendere la portata di quello che sta accadendo. Eticamente irresponsabili sono loro, quando negano che l’emergenza sicurezza esiste, quando con Veltroni dipingono la Capitale come una Disneyland. La xenofobia e il razzismo sono infezioni dello spirito, ma l’antidoto per combatterle è una politica fatta di rigore, espulsioni, ordine, legalità, non il lassismo di Prodi, il giustificazionismo di chi alla fine considera il romeno che ha ucciso vittima della società ingiusta».

Da sinistra replicano che la risposta all’emergenza prevede anche le parole solidarietà e integrazione. «Certo, ma alla parola solidarietà si aggiunga, sottolineata, la parola legalità. E sull’integrazione bisogna essere chiari: c’è chi non accetta di integrarsi, perché non accetta i valori e i principi della società in cui risiede».

Parla dei rom?
«Sì, mi chiedo come sia possibile integrare chi considera pressoché lecito e non immorale il furto, il non lavorare perché devono essere le donne a farlo magari prostituendosi, e non si fa scrupolo di rapire bambini o di generare figli per destinarli all’accattonaggio. Parlare di integrazione per chi ha una "cultura" di questo tipo non ha senso».

Lei sa che rilanciando questa linea non sarà chiamato «il Sarkozy italiano » ma il Fini tutto «manganello e doppiopetto», come scrive il direttore dell’Unità, perché «camerata è per sempre». Che effetto le fa?
«Nessuno, tutto ciò mi lascia indifferente. E se pensano di intaccare con queste uscite il consenso del mio partito, non hanno capito proprio niente di questo Paese».

Lo dice perché secondo un sondaggio Sky il 91% degli italiani è d’accordo con la sua richiesta di estendere le espulsioni a chi non ha redditi?
«È un dato che non mi sorprende affatto, basta farsi una passeggiata fuori dai palazzi per capire quello che pensa la gente».

Dunque se il governo non modificherà il decreto su questo punto, voi non lo voterete, anche se Rutelli sul Corriere ve lo chiede espressamente e Berlusconi parla di esigenza di «compattezza»?
«Berlusconi ha ragione a dire che il decreto è un pannicello caldo, varato sull’onda del panico e perché Veltroni temeva di veder crollare il suo castello di Roma città modello. Noi comunque siamo disponibili a votarlo, ma a tre condizioni: che preveda espulsioni effettive e coatte, e non semplici intimazioni ad andarsene come emerge oggi dal testo; che appunto, recependo integralmente la direttiva Ue, si possa espellere anche chi non ha un reddito certo e infine, perché non rimanga tutto lettera morta, in Finanziaria bisognerà aumentare sensibilmente i fondi alle forze di polizia».

La sinistra della maggioranza non voterebbe mai un decreto così...
«Lo penso anch’io, ma se c’è o no una maggioranza, a questo punto è problema loro».

Presidente Fini, in tanti ormai sospettano che la sua battaglia sulla sicurezza sia mirata anche alla candidatura a sindaco di Roma. È così?
«Le cose che ho detto su Roma le dico anche su Catania, manon mi candido a sindaco di quella città. La battaglia sulla sicurezza è un argomento talmente nel Dna della destra, che sarebbe insensato derubricarlo a mezzo utile per scalare il Campidoglio».

Ma a correre ancora per Roma lei ci pensa o no?
«Tutti coloro che hanno questo cruccio, si diano da fare perché Veltroni si dimetta: credo che i romani abbiano diritto a un sindaco che si occupi a tempo pieno della città».

Insomma, se Veltroni si dimettesse, lei si candiderebbe?
«Se, se... Vedremo cosa succederà. Oggi la questione all’ordine del giorno non è questa».

Lo sa cos’altro si dice, che lei sta sfidando la leadership di Berlusconi su un terreno concreto e cruciale come quello della sicurezza.
«Guardi, sono sei mesi che cerco di far capire al mio partito che in questa fase per An è essenziale prendere l’iniziativa politica, il che vuol dire denunciare i fatti prima degli altri, proporre soluzioni e risposte prima degli altri, agire prima degli altri».

E non è quel che fa chi punta alla leadership?
«Non farei questo automatismo... La verità è che oggi esiste una legge elettorale con base proporzionale che prevede la competizione anche tra alleati. Dunque, chi ha più filo da tessere, tesserà. Ma per aumentare i consensi di An e centrodestra, serve fare politica, non discutere di leadership».

Paola Di Caro dal Corriere della Sera
04 novembre 2007

venerdì 2 novembre 2007

ERA QUESTA L'EUROPA CHE VOLEVAMO?

Ricordate il ritornello:” se non entriamo in Europa finiremo come i Paesi del Sud America.”
Per entrarci pagammo addirittura una tassa: L’Eurotax, voluta ed imposta da Romano Prodi.
Dopo il pagamento di quella tassa ci sarebbero state nuove prospettive nuovo benessere, almeno così ci fu assicurato. Poi venne l’euro…la Romania, la Bulgaria, l’invasione rom…
Era questa l’Europa che volevamo? Cosa ha guadagnato sino ad oggi l’Italia? E’ migliorata l’economia, la sicurezza? Abbiamo fatto bene noi italiani o sono stati più scaltri gli Inglesi a starsene tranquillamente fuori?

giovedì 1 novembre 2007

VIOLENZA I NODI E IL PETTINE

Da anni c'è chi, come noi, denuncia con preoccupazione l'escalation della violenza con particolare riferimento a quella extracomunitaria.Fino a pochi giorni fa, nonostante tutto, vedi la vicenda di Appignano,la sinistra ha tollerato,difeso, giustificato, motivato il comportamento di gente che, se avesse commesso lo stesso reato nel proprio paese di provvenienza, sarebbe finita in carcere duro per sempre. In Italia grazie al buonismo interessato della sinistra e non solo, c'è chi si permette di scontare la pena in un residence in attesa di far quattrini, sporchi di sangue, con interviste televisive e sulla carta patinata.
Poi l'ennesimo episodio quello di Roma -che ricordiamo con l'articolo del Corriere della Sera che segue- dove la violenza raggiunge il massimo della crudezza. PUO' CAPITARE A CHIUNQUE. Ora, ad iniziare da Veltroni, una finta marcia indietro. Dopo aver difeso favorito l'insediamento di veri e propri villaggi del degrado a Roma, fucina e laboratorio,di illegalità, parla di rimpatrio. Non è credibile. E' irrispettoso nei confronti di quanti ad iniziare dalle vittime e le loro famiglie hanno subito e continuano a subire la prepotenza e l'arroganza di chi ha trsformato l'Italia in una palestra di violenza e prepotenza. Carcere duro per chi delinque. Lavori forzati e palla al piede. Se non arriveranno questi segnali forti sarà difficile fermare la valanga montante della reazione dei cittadini.

Violentata e gettata in un fosso a Roma
La vittima, moglie di un ufficiale di Marina, è in coma all'ospedale Sant'Andrea. Fermato un romeno


Un ragazzo indica la baracca dove viveva il romeno che ha aggredito, violentato ed ucciso, la donna iall'uscita della metropolitana di Tor di Quinto (Ansa)
ROMA - È sempre in coma cerebrale all'ospedale Sant'Andrea Giovanna Reggiani la donna italiana di 47 anni aggredita, violentata e poi gettata in un fossato la notte scorsa intorno alle 20.30 a Roma, nei pressi di viale di Tor di Quinto, in zona campo San Piero. La polizia ha arrestato il presunto autore del gesto, Nicolae Romulus Mailat, un romeno di 23 anni, bloccato dagli agenti del Commissariato Ponte Milvio dopo aver ascoltato alcuni testimoni che lo hanno visto gettare la donna nel fossato. Una violenza brutale che ha scosso la città di Roma e ha sollevato immediate reazioni politiche, prima tra tutte quella del sindaco della capitale e segretario del Pd Walter Veltroni che ha parlato di una «efferatezza inimmaginabile» ed ha chiesto l'intervento della Ue per accelerare i rimpatri in Romania.

FLEBILE ATTIVITA' CEREBRALE - Le condizioni della vittima dell'aggressione restano disperate. A quanto si apprende da fonti sanitarie, la situazione dal punto di vista clinico è stazionaria: si registra infatti una "flebile attività cerebrale".

TRASCINATA IN UNA BARACCA - La donna, secondo la ricostruzione degli investigatori, è stata trascinata con la forza in una baracca che si trova nelle campagne che circondano la fermata del trenino a Tor di Quinto. Moglie di un capitano di vascello della Marina impegnato su un dragamine, Giovanna Reggiani viveva poco distante dalla stazione ferroviaria, negli alloggi della Marina Militare. Una zona isolata, circondata da campagna. Nella borsa della donna, trovata nella baracca dove è stata violenta, la polizia ha rinvenuto alcuni scontrini di negozi della capitale:è stata bloccata durante il ritorno a casa dopo un pomeriggio passato a passeggiare e fare compere nel centro di Roma. Come hanno accertato gli investigatori della polizia e i medici del pronto soccorso, la Reggiani ha tentato disperatamente di difendersi dalle violenze e dalle sevizie. Per questo sarebbe stata anche picchiata selvaggiamente.


SEMINUDA - Ad aggravare la posizione del rumeno fermato è anche il ritrovamento della borsa della vittima nel suo appartamento. L'uomo, quando è stato fermato, si trovava ancora in via di Camposampiero, poco distante dal fossato dove è stato ritrovata la donna. Da quanto si è appreso, da fonti investigative, al momento del rinvenimento Giovanna Reggiani aveva i pantaloni abbassati e il volto tumefatto. Soccorsa e trasportata all’ospedale romano Sant’Andrea, i medici avevano fin da subito sottolineato che le sue condizioni erano molto gravi.

CHIESTA LA CONVALIDA DEL FERMO - Il procuratore aggiunto Italo Ormanni e il pm Maria Bice Barborini hanno chiesto al gip la convalida del fermo del romeno Nicolae Romulus Mailat, il 23enne accusato del delitto. Gli inquirenti fisseranno poi un incidente probatorio per acquisire le dichiarazioni di una romena dell'accampamento rom di via Tor di Quinto che ha chiamato la polizia dopo aver notato Mailat portare in spalla il corpo della Reggiani privo di sensi.

mercoledì 31 ottobre 2007

PER FAVORE

SI IVITA A NON UTILIZZARE IL BLOG PER SCRIVERE FRASI OFFENSIVE O FARE PUBBLICITA' AD ASSOCIAZIONI E SITI.
SI RINGRAZIA PER LA COLLABORAZIONE.

martedì 30 ottobre 2007

BOOM DI IMMIGRATI

Italia, è boom di immigrati-DAL CORRIERE DELLA SERA-
Sono 3 milioni 700 mila i regolari in Italia. Un numero aumentato del 21,6% in un anno
NOTIZIE CORRELATE
Il 6,1% del Pil realizzato da stranieri
Sempre più proprietari di case


Immigrati durante la messa (Eidon)
ROMA- Sono 3 milioni 700 mila gli immigrati regolari in Italia. Un numero aumentato del 21,6% - pari al 6,2% sulla popolazione complessiva (nell'Ue è il 5,6%) - in un anno e tale da collocare l'Italia, per ritmo di crescita, al vertice europeo. Lo stima il 17/o rapporto sull'immigrazione redatto dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes, presentato martedì.

Nel 2006 il trend di crescita (700 mila in un anno) è stato tale che, se sarà confermato, farà arrivare fra 20-30 anni gli stranieri a 10 milioni ed oltre. Novità di quest'anno, la presenza paritaria delle donne rispetto agli uomini (49,9%) e tale da essere maggioranza. Le uniche ad avere una prevalenza maschile sono solo Lombardia e Puglia. I minori sfiorano le 700 mila unità (18,4% del totale). Ogni 10 immigrati, 5 sono europei (la metà comunitari); 4 suddivisi fra africani e asiatici, 1 americano. L'aumento di 700 mila unità in un anno (un sesto rispetto all'anno precedente) è il numero complessivo di stranieri contati appena 5 anni fa, nel 2002. I rumeni, col 15,1% di presenza, è la comunità più numerosa; segue i marocchini (10,5%), gli albanesi (10,3%), gli ucraini (5,3%). Sei immigrati su 10 si trovano al nord; al centro c'è il 26,7%, al sud il 10,2% e nelle isole il 3,6%. In sei anni, dal 2000 al 2006, gli immigrati dall'Est sono saliti di 14 punti mentre l'Africa ne ha persi 5 e l'America 2.

Il rapporto segnala che negli ultimi due anni, la crescita «è stata fortissima» anche in assenza di regolarizzazioni ma facendo leva sulle quote di ingresso. Ad avere impresso questo ritmo sono il fabbisogno delle industrie e delle famiglie di manodopera aggiuntiva (540 mila domande), i ricongiungimenti familiari (poco meno di 100 mila) e le nuove nascite tra gli immigrati (quasi 60 mila). Se il ritmo di crescita continuerà anche nel biennio 2007-2008, la Lombardia passerebbe da 850 mila ad oltre un milione di presenze; il Veneto, l'Emilia Romagna e Roma supererebbero il mezzo milione di unità; il Piemonte sfiorerebbe le 400 mila, la Toscana le 350 mila. Sotto le 100 mila unità resterebbero solo il Trentino Alto Adige, l'Abruzzo, la Sardegna, la Basilicata, il Molise e la Valle d'Aosta.

Secondo un confronto tra dati ancora disomogenei, risulta che i primi cinque paesi di immigrazione europei sono la Germania (7.287.900 presenze), la Spagna (4.002.500), la Francia (3.263.200, ma sono dati relativi al 1999), il Regno Unito (3.066.100 presenze) e al quinto posto l'Italia con circa 2.300.000 presenze, un dato che però è sottostimato. Se dovessero essere confermate le stime più aggiornate della Caritas, l'Italia passerebbe immediatamente al terzo posto della classifica, subito dopo Germania e Spagna.

Gli occupati stranieri sono 1.348.000 (più della metà nei servizi e più di 1/3 nell'industria) - i 2/3 sono al nord - mentre i disoccupati sono 127 mila. L'aumento annuale dell' occupazione è stato di poco inferiore alle 200 mila unità; il tasso di attività è risultato essere del 73,7% (superiore di circa 12 punti di quello degli italiani), quello dell' occupazione dell'8,6%. Gli stranieri incidono per il 6,1% sul Pil; pagano quasi 1,87 miliardi di euro di tasse attraverso 2 milioni 300 mila dichiarazioni dei redditi. Più della metà delle donne (circa 700 mila) è impiegata nel lavoro domestico e di cura (molte lavorano in nero). Più di un quarto degli stranieri lavora in orari disagiati: il 19% la sera (dalle 20 alle 23), il 12% la notte (dopo le 23) e il 15% la domenica. L'85% lavora come dipendente. Gli imprenditori sono aumentati dell'8% (sono 141.393); per il 70% operano nel commercio e nelle costruzioni. Gli immigrati guadagnano in media 10.042 euro l'anno; nel 2006 le rimesse inviate dall'Italia hanno superato i 4,3 milioni di euro per una crescita annua dell'11,6%. La Romania, con 777 milioni di euro, è la prima destinazione dei flussi in uscita. L'atteggiamento degli immigrati nei confronti degli italiani è definito dal rapporto «benevolo»: la maggioranza afferma di stare bene in Italia; la difficoltà più grande riguarda trovare un affitto (57%). L'Ufficio nazionale antidiscriminazioni ha riscontrato lo scorso anno 218 casi di discriminazione razziale su 10 mila segnalazioni. Un matrimonio su 8 coinvolge ormai un cittadino straniero (solo nel 20% dei matrimoni misti sono protagoniste le donne italiane rispetto ai maschi); le coppie miste sono oltre 200 mila. Gli alunni stranieri sono oltre mezzo milione, il 5,6% della popolazione scolastica. Metà degli italiani continua ad essere contrario all'immigrazione anche se non è la prima loro preoccupazione, superata dalla precarietà del lavoro.


30 ottobre 2007

lunedì 29 ottobre 2007

IL SONDAGGIO: GLI ITALIANI VOGLIONO ANDARE A VOTARE E TU?

SONDAGGIO 'CORRIERE DELLA SERA', INCREDULITA' E SFIDUCIA MA ANCHE INTERESSE E PARTECIPAZIONE Roma, 29 ott. (Adnkronos)- Delusi dal governo, gli italiani spingono per nuove elezioni. Il 40 % dei nostri concittadini, infatti, vuole il voto anticipato, il 16% chiede un nuovo esecutivo. I dati arrivano da un sondaggio pubblicato oggi dal "Corriere della Sera" di Renato Mannheimer, docente di Analisi dell'opinione pubblica, Tecniche di analisi dell'opinione pubblica, Tecniche di rilevazione presso l'Universita' degli studi Milano-Bicocca. Nel sondaggio, Mannheimer, sondaggista ed analista delle tendenze elettorali per il quotidiano di Via Solferino, oltre che collaboratore della trasmissione Tv 'Porta a Porta', sottolinea che per il 40% degli italiani il governo deve dimettersi e bisogna fare nuove elezioni, per il 31% invece deve continuare il governo Prodi, per il 16% occorre cambiare governo senza nuove elezioni, mentre solo il 13% degli intervistati non sa rispondere. Entrando piu' nel particolare, inoltre, il sondaggio riferisce che il governo dovrebbe dimettersi e bisognerebbe fare nuove elezioni per 12% degli elettori del centrosinistra, per il 75% degli elettori del centrodestra, il 36% e' indeciso o si astiene. Occorre cambiare governo senza nuove elezioni per il 15% dei votanti del centrosinistra, per il 15% di quelli del centrodestra, il 19% si astiene o e' indeciso. Secondo il sondaggio, infine, deve continua il governo Prodi per il 66% degli elettori del centrosinistra, per il 7% di quelli del centrodestra, il 20% e' indeciso o si astiene.

venerdì 26 ottobre 2007

ALTRO CHE TELEVISIONE. GALERA PER AHMETOVIC

Rivoltante l’ipotesi che Ahmetovic, dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari, sia “assistito” da un non meglio identificato “agente dei vip” nella stesura di un libro o di eventuali risposte ad interviste che alcune riviste si appresterebbero a fargli sulla morte dei quattro ragazzi di Appianano.

Dopo aver ucciso quattro giovani, segnato per sempre le famiglie e un’intera comunità quest’individuo si appresta a fare soldi con un libro, delle interviste e magari con qualche trasmissione televisiva.

Una provocazione inaccettabile. L’uomo deve andarsene in galera . Invece ora vive meglio di prima in un appartamento di un residence addirittura protetto dalle Forze dell’Ordine.

Inaccettabile sarebbe leggere o vedere lo zingaro, dopo quello che ha fatto, trattato come un divo dello spettacolo piuttosto che come uno che ha spezzato quattro giovani vite.

L’invito che rivolgiamo alla gente è quello di boicottare trasmissioni e riviste che si accingono a trasformare una tragedia in spettacolo.

giovedì 25 ottobre 2007

LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE

SENATO: E IN AULA SI DISCUTE DELLA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE
- ROMA, 25 OTT - Nonostante l'aula del Senato sia nel pieno della votazione sugli emendamenti al decreto fiscale, a tenere banco nel dibattito tra maggioranza ed opposizione e' l'anniversario della rivoluzione d'ottobre. Ad aprire la discussione ci pensa Fosco Giannini, senatore di Rifondazione che una volta ottenuta la possibilita' di intervenire non ci pensa due volte a ''denunciare il servizio vergognoso del Tg2 sulla rivoluzione russa''. ''E' stato detto - spiega il senatore della minoranza del Prc - che la rivoluzione d'ottobre e' stata solamente un sanguinoso colpo di Stato, che ha prodotto un nuovo zarismo, che ha gettato la Russia nel sangue e nella violenza. Io - aggiunge Giannini mentre dai banchi della Cdl si alzavano cori di protesta - mi sono alzato in piedi per dire a tutti che questo servizio televisivo e' stato contro la democrazia, contro la storia e la civilta'. La rivoluzione d'ottobre e' stata tra i piu' grandi eventi della storia dell'umanita'''. Il senatore di Rifondazione non fa in tempo a terminare il suo intervento che dai banchi dell'opposizione partono le proteste

martedì 23 ottobre 2007

BATTAGLIA IN CONSIGLIO REGIONALE

REGIONI:CONSIGLIO MARCHE;INTERROGAZIONE DI D'ANNA,COMITATO SCHIEPPE CRITICA AMAGLIANI
(ANSA) - ANCONA, 23 OTT - E' stata particolarmente agitata la parte della seduta odierna del consiglio regionale delle Marche dedicata allo svolgimento di un'interrogazione di Giancarlo D'Anna (An) sulla centrale termoelettrica di Schieppe di Orciano. Il comitato che si oppone all'impianto, come aveva gia' fatto in altre occasioni, ha manifestato davanti alla sede dell'assemblea e poi e' entrato in aula, applaudendo in alcuni passaggi - quando il presidente Bucciarelli ha invitato i consiglieri a fare silenzio durante i lavori - e contestando vivacemente a piu' riprese l'assessore regionale all'ambiente Marco Amagliani. L'assessore ha difeso in particolare l'operato degli uffici regionali e ha sostenuto la legittimita' dell'autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Regione, nel dicembre 2006, corretta per ''un errore materiale'', ma annullata dalla soprintendenza per i beni architettonici, ambientali e del paesaggio. Secondo Amagliani, la soprintendenza non ha tenuto conto del fatto che si tratta di un'opera di pubblica utilita', indifferibile e urgente, e che, dato che serve alla produzione di energia elettrica, potrebbe anche essere esente dalle prescrizioni di base del Piano Paesistico Ambientale Regionale. Prescrizioni che sono state pero' comunque rispettate dalla Regione. ''Il provvedimento annullato - ha sottolineato - si proponeva di far convivere l'interesse pubblico della tutela del paesaggio con l'interesse pubblico derivato dalla necessita' di produrre energia da fonti rinnovabili, senza compromettere il paesaggio fluviale della vallata del Metauro''. L'impianto a biomasse di Schieppe - ha spiegato - avrebbe una potenza installata di circa 20 MW elettrici e potrebbe servire circa 48.500 utenze di tipo residenziale (circa 145.000 abitanti), senza produrre gas climalteranti. L'assessore ha ribadito la regolarita' e la correttezza ''sotto ogni profilo'' dell'azione svolta dalla Regione in altri passaggi della vicenda, compresa la non convocazione dei Comuni interessati durante una conferenza di servizi Aia, e gli approfondimenti svolti dal comitato tecnico per la legislazione della Regione. Argomenti che pero' non hanno convinto i rappresentanti del comitato, che hanno gridato ''buffone'' e ''venduto'' all'assessore. Nella replica D'Anna ha osservato che, al di la' dei vari ricorsi, il punto politico e' che ''il territorio e' contrario a questo progetto fatto alle sue spalle. Sulla carta e' un impianto a biomasse, ma la gente sa che in realta' e' un inceneritore. La valle del Metauro - ha aggiunto - vuole scegliere il suo modello di sviluppo. Quello e' un territorio a vocazione agricola e turistica''. D'Anna ha criticato l'assenza del presidente della giunta Gian Mario Spacca, ''che ha sempre evitato il confronto e anche oggi ha perso un'occazione''. ''Non siamo soddisfatti della risposta, ne' convinti della bonta' dell'impianto. Se e' cosi' utile - ha incalzato, rivolgendosi all'assessore, tra gli applausi del pubblico - lo costruisca nel suo territorio''.

giovedì 18 ottobre 2007

POLVERI SOTTILI DI LA TUA

AMBIENTE: SMOG; D'ANNA, SU POLVERI SOTTILI IMMOBILISMO PURO
(ANSA) - ANCONA, 18 OTT - La recente classifica di Legambiente-Sole 24 ore sulle province italiane piu' inquinate e' ''impietosa'' e le Marche ''non brillano rispetto al resto della nazione''. Ma, fa notare il consigliere regionale di An Giancarlo D'Anna, invece di valutare ''cosa seriamente si deve fare per ridurre al minimo polveri sottili, biossido d'azoto e altri inquinanti'', e' iniziata ''la gara sul giusto posizionamento nella 'classifica della vergogna'''. D'Anna ricorda di aver presentato, gia' diversi mesi fa, un'interrogazione nella quale chiedeva di conoscere la situazione delle polveri sottili nelle Marche e se la Regione non ritenesse utile convocare un incontro con i Comuni per ''inaugurare una nuova stagione di condivisione di obiettivi e strategie finalizzati alla riduzione delle polveri sottili e rilancio dei mezzi pubblici''. Ma, dice il consigliere, ad oggi non c'e' stata risposta. ''Nessun serio provvedimento. Tutti - continua - in attesa del vento che porti via le polveri, magari nel comune vicino. Immobilismo puro, mentre invece - conclude - occorre intervenire sulla mobilta', sui consumi energetici, sulle energie alternative''.

domenica 14 ottobre 2007

UNA MAREA DI GENTE A ROMA CON ALLEANZA NAZIONALE

Tanta gente non se l'aspettava nessuno. Forse nemmeno Ginfranco Fini. La realtà è che tanta gente ha voglia di destra e la destra di Alleanza Nazionale è quella che riesce ad attrarre gente anche in un momento di antipolitica.Tra i tanti c'era anche Alessandra Mussolini e numerosi Circoli della Libertà. Prove tecniche di partito unico?

lunedì 8 ottobre 2007

CHE GUEVARA ONORE DA DESTRA?

Quarant'anni fa veniva ucciso Che Guevara. Perché da fascista lo onoro

Quarant'anni fa veniva ucciso Che Guevara. Il comandante guerrigliero aveva cercato di esportare il fenomeno rivoluzionario cubano sia in Africa che in America Latina che, essendo egli argentino, considerava nella sua interezza un po' come la sua patria. I fuochi di guerriglia dovevano accendere la rivoluzione: è quel “fuochismo” che avrebbe affascinato Giangiacomo Feltrinelli, molto poco leninista ma romantico e garibaldino assai.

Il Che e i fascisti


In quarant'anni il Che è stato oggetto di tutte le svalutazioni possibili, è stato ridotto a logo pubblicitario, a simbolo di riconoscimento di tribu urbane ultracapitaliste. Allora, quando morì, ma anche prima, quando abbracciò il suo sogno rivoluzionario abbandonando un ministero a Cuba, Ernesto Guevara poteva contare su tante antipatie, molte delle quali tra i farisei del suo campo, ma anche di tante simpatie tra coloro che la stupida logica degli schemi vedeva come suoi avversari. Allora quando la demenza e la sclerosi del dogmatismo alla Tartuffe non era di moda tra gli eredi delle rivoluzioni nazionali, furono in molti a sostenere il Che. Da Jean Thiriart, il fondatore di Jeune Europe e del partito nazionale europeo che avrebbe schierato volontari in Palestina a Juan Peron. Costui, fascista tra i fascisti, esule in Spagna dopo esser stato rovesciato dall'oligarchia clerico/militare legata a Washington, aveva stretto un patto strategico con Fidel Castro ed elogiava particolarmente il Che la cui lotta, secondo il suo parere ufficiale, utilizzava il marxismo come puro e semplice strumento per un ideale superiore. Fu proprio Peron, l'ultimo degli statisti fascisti, ad accogliere il Che nella Spagna franchista – con il beneplacito del Caudillo – e a metterlo in contatto in Algeria con Boumedienne. Del resto Guevara aveva sostenuto Peron contro i comunisti pochi anni prima in Argentina e uno dei suoi fuochi guerriglieri, appunto nel paese natio soggetto a dittatura, fu opera dei peronisti. Il Che vivo, la crème del fascismo post-bellico era con lui, il Che morto gli vennero dedicate molte riflessioni e qualche agiografia come “Une passion pour El Che ” di Jean Cau di sensibilità nazionalsocialista.


Bianchi o neri?

Potrei quindi onorare Che Guevara sulla base dei miei illustri predecessori e sentirmi per questo molto più fascista dei fascisti che lo denigrano. Ma non sarebbe sufficiente né corretto. Non lo voglio onorare solo perché i migliori fascisti lo onorarono ma perché lo merita di per sé. Conosco le obiezioni, ne sento di continuo: da quando il neofascismo è scaduto nell'ombra reazionaria del codinismo borghese e ha smarrito la sua anima – e il suo più profondo significato esistenziale e sacro – le banalità sminunenti si susseguono. Una di esse è che non si può onorare il Che, non si può non essere contenti della morte del Che, perché egli si batteva per distruggere i nostri valori. Nostri? Valori? Suvvia: scherziamo? Il Che si batteva per liberare il suo continente dall'occupazione americana, dall'oppressione oligarchica e dalle ingiustizie. Possiamo non condividere l'indirizzo dato dal Che alla sua lotta, il suo impianto ideologico e programmatico, ma non possiamo non sentire nostra la sua lotta; e se non la sentiamo tale delle due l'una: o di quella lotta non sappiamo niente o abbiamo sbagliato proprio campo, siamo guardie bianche e non camicie nere!


Lotta e Vittoria


Infine non si può non onorare il Che perché un uomo che abbandona cariche, onori, denari e privilegi per andarsene a vivere nelle selve, tra i monti, con un pugno di compagni di lotta, passando giornate intere con qualche goccio d'acqua e, se dice bene, una galletta, un uomo che sogna e che resta fedele al suo sogno mettendo carne, muscoli, nervi al suo servizio, non può non essere onorato. Lo detta chiaramente quel sentimento della vita, dell'onore e del sacro che è alla base dell'Idea del mondo che fece grande la nostra antichità e la nostra più recente primavera. Quell'Idea del mondo che – dalla Bhagavad Gita tramite i Luperci le Legioni mithraiche, la Cavalleria fino ai Werwolf – ha significato tutto il meglio che memoria d'uomo ricordi e che si condensa nella “Dottrina di Lotta e Vittoria” (che non coincide con il successo tangibile ma con il trionfo su di sé).

Chi non ha perso il bandolo di quel filo non può non rispettare e non onorare l'eroe di Santa Clara. Onore al Che: lotta e vittoria Comandante!

di Gabriele Adinolfi