lunedì 31 agosto 2009

D'ANNA INTERROGA SU PROCEDIMENTI A.I.A. WAFER ZOO S.R.L. – Schieppe di Orciano



Al Presidente del Consiglio Regionale


Raffele Bucciarelli



OGGETTO:


INTERROGAZIONE URGENTE PROCEDIMENTI A.I.A. WAFER ZOO S.R.L. – Schieppe di Orciano



Il Sottoscritto Giancarlo D’Anna Consigliere Regionale del Popolo delle Libertà



PREMESSO


1. Il 29.11.2004 la Regione Marche, nella persona del direttore del Dipartimento Territorio ed Ambiente, ha rilasciato l’Autorizzazione Integrata Ambientale n. 24/DP4 ai sensi del D.lgvo 04.08.1999 n. 372 per il mangimificio di proprietà della Wafer zoo S.r.l. di Schieppe, nel Comune di Orciano di Pesaro. In tale autorizzazione, ai fini dell’”adeguamento” dell’impianto esistente, è stata prescritta la soluzione proposta dalla ditta richiedente consistente nella realizzazione di un nuovo impianto, cioè della centrale termoelettrica a biomasse da 80 Mw. termici (Di cui solo 3, secondo il progetto, allocati nel mangimificio attuale) e, comunque, si imponeva un intervento comportante una modifica sostanziale dell’impianto esistente. Tanto ha trovato conferma da parte della stessa Regione Marche, che in sede di convocazione della conferenza dei Servizi nel procedimento di riesame AIA di cui si dirà in prosieguo così ha descritto l’intervento: “Comune di Orciano di Pesaro (PU) località Schieppe ditta WAFERZOO srl domanda di riesame AIA per la modifica sostanziale dell’impianto di essiccazione esistente con l’inserimento di una caldaia alimentata a biomassa vegetali per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili – commi 10, 11 art. 5 del D.lgs 59/2005, convocazione della Conferenza dei Servizi decisoria ai fini del rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).


2. L’AIA 24/DP4 del 29.11.2004 è stata rilasciata senza la preventiva VIA – Valutazione di Impatto Ambientale prescritta per impianti del genere dalla L.R. Marche 7/2004, nonché della normativa comunitaria e nazionale. Invero va rilevato che, ai sensi dell’art. 2, n. 1, della direttiva 85/337 la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) va effettuata “prima del rilascio dell’autorizzazione” (Corte di Giustizia Europea V Sezione 7 gennaio 2004).


3. Su istanza della ditta del 13.06.2005 e del 26.07.2005, la Regione Marche, dopo avere rilasciato l’AIA 24/DP4 del 29.11.2004, ha avviato i procedimenti di riesame della medesima AIA e di VIA – Valutazione di Impatto Ambientale.


4. Con nota Prot. 28605 16/02/2007 RM/GRM/VAA_08/p, il Dirigente della P.F. Valutazioni ed Autorizzazioni Ambientali Geol. David Piccinini ha convocato, per il giorno 01.03.2007, la Conferenza dei Servizi decisoria AIA ai sensi dei commi 10 e 11 del D.L.gs. 59/2005, per la “modifica sostanziale dell’impianto di essiccazione esistente con inserimento di una caldaia alimentata a biomasse vegetali per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”. Nell’ambito di tale Conferenza dei Servizi decisoria A.I.A. sono stati acquisiti i pareri contrari del Comune di Orciano di Pesaro, della Provincia di Pesaro e Urbino, dei Sindaci - Autorità sanitarie di Orciano di Pesaro, Barchi, Serrungarina, Sant’Ippolito, Montemaggiore al Metauro. La Regione Marche, anziché concludere con diniego il procedimento lo ha sospeso sine die, tanto che a tutt’oggi risulta sospeso.


5. Nel frattempo la prescrizione di realizzare la centrale termoelettrica a biomasse di cui all’AIA 24/DP4 del 29.11.2004 è risultata inattuabile in sede di VIA, vuoi perché, contrariamente a quanto a base del rilascio dell’AIA iniziale, le caratteristiche progettuali (80 Mwt) sono risultate peggiorative della qualità dell’aria, vuoi perché l’attuazione della prescrizione avrebbe imposto la realizzazione di nuovi impianti e fabbricati in ambito di tutela paesaggistica e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il paesaggio delle Marche - Ancona, ha proceduto all’ANNULLAMENTO di entrambe le autorizzazioni paesaggistiche rilasciate dal Dirigente del Servizio Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali con i decreti n. 4/VAA_08 del 12/12/2006 e n. 45/VAA_08 DEL 14/04/2008.


6. Ad oggi, pertanto, la ditta Wafer zoo S.r.l. esercita l’attività del mangimificio sulla base dell’AIA 24/DP4 subordinata a prescrizioni non attuate entro il prescritto termine del 30.10.2007 (Poi prorogato al 31.03.2008) e non attuabili.



CONSIDERATO


- Che in data 29.05.2009 la Wafer Zoo S.r.l. ha presentato un’ulteriore istanza di “rinnovo” dell’Autorizzazione Integrata Ambientale 24/DP4 del 29.11.2004 non ottemperata e la Regione Marche, a seguito di quest’ultima istanza, ha avviato il procedimento con nota prot. 351995 del 24.06.2009 e con decorrenza 29.05.2009.


- Che le caratteristiche dell’impianto poste a base di quest’ultima domanda di “rinnovo” risultano completamente diverse da quelle che hanno portato la Regione Marche a rilasciare l’AIA 24/DP4 del 29.11.2004. Negli allegati alla domanda di “rinnovo” del 29.05.2009, infatti, non risultano in alcun modo contemplati né la centrale termoelettrica a biomasse precedentemente prescritta dalla Regione Marche né i relativi impatti ambientali.


- Che l’articolo 9 del D.L.vo 59/2005 distingue il procedimento di “rinnovo” da quello di “riesame” dell’AIA quali aventi presupposti e finalità diverse tra loro.


INTERROGA IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE


per conoscere:


1. Se e in base a quali norme - stante il disposto dell’Art. 9 del D.L.vo 59/2005 - il procedimento di “rinnovo” dell’AIA 24/DP4 del 29.11.2004, avviato dalla Regione Marche con nota del 24.06.2009, possa tenersi contemporaneamente al procedimento di “riesame” del medesimo provvedimento sospeso sin dal 01.03.2007.


2. Se, alla luce degli elaborati allegati all’istanza del 29.05.2009, la realizzazione della centrale termoelettrica contestata dai cittadini e dagli Enti locali del territorio debba intendersi definitivamente abbandonata e per quale motivo la Regione Marche non procede alla definitiva archiviazione dei procedimenti sospesi.


3. Se, e in base a quali norme, contenendo una prescrizione inattuabile ed inattuata, l’AIA 24/DP4 del 29.11.2004 risulti provvedimento efficace a consentire l’esercizio dell’attività della Wafer zoo S.r.l.


4. Se l’esercizio dell’attività della Wafer zoo S.r.l. dal 31.03.2008 senza esecuzione degli adeguamenti impiantistici richiesti dalla normativa vigente ai fini della riduzione integrata dell’inquinamento non comporti violazione delle norme comunitarie e nazionali vigenti. E se tanto non abbia determinato disparità di trattamento nei confronti di altri impianti esistenti soggetti ad AIA, costretti ad eseguire l’adeguamento delle proprie attività con ingenti investimenti.


5. Fino a quando, a che fine e in base a quali norme, la Regione Marche intenda mantenere sospeso il procedimento di riesame AIA nonostante il parere contrario del Comune di Orciano di Pesaro, della Provincia di Pesaro e Urbino, dei Sindaci - Autorità sanitarie di Orciano di Pesaro, Barchi, Serrungarina, Sant’Ippolito, Montemaggiore al Metauro.


6. Quanto siano costati i procedimenti Wafer zoo S.r.l. alla Regione Marche anche in considerazione dei numerosi ricorsi al TAR Marche che la coinvolgono.


7. Se, alla luce delle circostanze rappresentate, della contraddittorietà e della farraginosità dei procedimenti attivati e delle procedure seguite, non ritenga di dover esercitare i poteri di autotutela conferitigli dall’ordinamento, al fine di evitare ulteriori danni e spese inutili alla Regione Marche, agli enti locali, ai residenti del territorio.




Giancarlo D’Anna

domenica 30 agosto 2009

Zanzara tigre, il tormento continua .



D’Anna (PdL): «Dalla Regione Marche, per l’estate 2009, interventi all’acqua di rose contro il fastidioso insetto che ha invaso la Provincia di Pesaro-Urbino».
30 agosto 2009 – Nel 2007 presentai un’interrogazione per sollecitare la Regione Marche ad aumentare le risorse economiche per la prevenzione e la lotta alla zanzara tigre. E anche per chiedere conto dei risultati ottenuti fino a quel momento, degli interventi programmati dalla Regione Marche, per conoscere il tipo di collaborazione e le strategie con gli enti locali per la lotta alla zanzara tigre.
A parte l’adesione ad un progetto sperimentale -come da me suggerito- con la Regione Emilia-Romagna, ad oggi non si è visto alcun risultato di rilievo. Anzi in alcune zone della Provincia di Pesaro-Urbino è ormai impossibile trascorrere qualche ora all’aperto, sia in luoghi pubblici che privati.
Un vero tormento quello della zanzara tigre, che crea problemi aldilà del semplice prurito, soprattutto fra anziani e bambini. Eppure, nonostante le esperienze negative del passato, la Regione non ha varato nulla di veramente incisivo per eliminare o attenuare il problema.
In tanti si sono organizzati pagando personalmente operatori privati per disinfestare giardini e aree verdi intorno alle case e ai ristoranti. Dopo un primo breve sollievo tutto torna come prima: così cittadini, ristoratori, e quanti vorrebbero trascorrere qualche ora all’aria aperta, sono costretti a rintanarsi al chiuso anche quando le giornate sono belle.
Evidentemente anche quest’anno la prevenzione (che prevede campagne contro le larve di zanzara), la fase successiva (quella “ovicida”) e quella di eliminazione delle zanzare sopravvissute ai primi due interventi, non sono state adeguate. Così come le risorse messe a disposizione dei comuni e il coordinamento tra quest’ultimi.
Una mancanza che si è fatta sentire creando seri problemi a cittadini, turisti e operatori del turismo e della ristorazione, nonostante i forti appelli lanciati prima della stagione calda per un’attenzione che non c’è stata. La stagione estiva volge al termine, ma fin da ora chiedo che per la prossima stagione vengano programmati interventi mirati e coordinati, accompagnati da supporto tecnico ed economico da parte della Regione Marche per evitare che il fastidioso insetto, potenziale veicolo di malattie, continui a colonizzare i nostri territori.
Giancarlo D’Anna

giovedì 27 agosto 2009

D’Anna (PdL) replica al direttore generale ZT3 Aldo Ricci e pone una serie di domande sul futuro dell’ospedale Santa Croce.


Il curioso “quiz” della sanità fanese


27 agosto 2009 – Ci mancherebbe altro che un ospedale, tra l’altro quello della terza città delle Marche, non garantisse le urgenze. E lo stesso vale per quanto riguarda le meritatissime ferie del personale. La questione è un’altra, tutelare sempre e comunque i pazienti. Il diritto alla salute è riconosciuto e disciplinato dalla art 32 della Costituzione e non ci sembra che sia prevista l’erogazione “part-time”.
La Sanità marchigiana assorbe l’80% del bilancio regionale e, in diversi casi, i servizi a disposizione lasciano veramente a desiderare.
Fino a qualche anno fa Fano era un punto di riferimento e richiamava pazienti anche da fuori regione. Oggi non è più così per una serie di motivi:
Primari di forte richiamo non sono stati mai sostituiti e quando è accaduto non sempre si è riusciti a mantenere la stessa offerta e qualità.
La struttura è stata ampliata, ma i nuovi padiglioni, entrati in funzione con enorme ritardo, sono frequentati più da manutentori che da infermieri poiché sono stati fatti male e con materiale non idoneo, come pareti in cartongesso che non reggono i sanitari.
Il Pronto Soccorso è un disastro, non per la mancanza di professionalità degli operatori, ma perché quella è una struttura labirinto: piccola, inadeguata, non funzionale al servizio che dovrebbe svolgere.
Le lunghe code ai laboratori di analisi e le liste d’attesa evidenziano una carenza di organizzazione e di personale. Elementi senza i quali non è possibile fornire efficaci e tempestive risposte.
Le nuove camere operatorie non sono mai entrate in funzione e solo oggi, con enorme ritardo, dopo proteste, raccolte di firme e visite della Commissione regionale Sanità dovrebbero partire i lavori per renderle operative. Danno e beffa: alcuni lavori già fatti dovranno essere rifatti per usura dei materiali e per adeguamento a nuove norme. Stessa cosa vale per i lavori del Pronto Soccorso da anni richiesti.
Vorrei sapere cosa pensa il direttore generale Asur zona 3 Aldo Ricci su tutto questo. In particolare se –vista l’impossibilità (come ha dichiarato lo stesso Ricci) ad assumere personale– una volta terminati i lavori ci sarà disponibilità di medici e infermieri. Fino ad oggi, per reperirli, è stato necessario accorpare.
Dal direttore Ricci vorrei sapere chi sono i responsabili degli errori e del mancato controllo dei lavori di Pronto Soccorso, nuovi padiglioni e camere operatorie. Ma anche quanto è costata alla comunità, dal punto di vista economico e di prestigio, questa lunga serie di errori. E cosa è stato fatto in questi anni per rimediare?
Siamo nel delicato momento del progetto di unità funzionale con Pesaro e Fano deve restare in posizione di forza per garantire un futuro alla sanità della Vallata del Metauro. Cosa metterà Fano sul tavolo delle “trattative” con Pesaro? Quali eccellenze e specialità?
Grazie alle oltre 6.000 firme che ho raccolto, l’opinione pubblica sa che i cittadini di Fano e della vallata del Metauro sono per il rilancio del Santa Croce, per migliorare e mantenere la struttura. Un bel coro che, purtroppo, non per loro volontà, ha visto l’assenza totale dei medici, “imbavagliati” da una circolare Asur che vieta di esprimere pareri sulla sanità regionale, a meno che non siano stati vagliati prima dalla direzione. Vietato disturbare il “manovratore”.

Giancarlo D’Anna

Consigliere regionale Pdl
(www.giancarlodanna.it – Facebook)

mercoledì 26 agosto 2009

TRAPIANTI ILLEGALI DEGLI ORGANI, D'ANNA: UNA CONFERMA ALLE NOSTRE ACCUSE.


Una conferma a quanto avevamo denunciato lo scorso anno in un incontro organizzato dalla Nuova Italia di Fano viene dalla Cina:

NEGLI OSPEDALI PROCEDURE ILLEGALI PER OTTENERE PROFITTI Pechino, 26 ago. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - In due casi su tre gli organi trapiantati in Cina arrivano dai prigionieri condannati a morte e giustiziati. A lanciare l'allarme dal quotidiano di Stato 'China Daily' sono le stesse autorita' sanitarie del gigante asiatico, dove le esecuzioni capitali sono 8 mila l'anno: piu' di quelle complessivamente registrate in tutto il resto del pianeta. Sotto l'egida della Croce rossa, la Cina ha varato un nuovo programma nazionale per la donazione di organi. L'obiettivo e' rivoluzionare il sistema dei trapianti oggi alimentato in gran parte dai condannati a morte: "una fonte di organi inadeguata", avverte il viceministro della Sanita' Huang Jiefu. Ma al progetto per cambiare i meccanismi della donazione di organi hanno aderito dal 2003 soltanto 130 persone, riferisce Chen Zhonghua, dell'Istituto per i trapianti d'organo del Tongji Hospital di Pechino. Risultato: circa un milione di cittadini cinesi sono in attesa di un organo, ma solo l'1% viene trapiantato in un anno. Il nuovo sistema che la Cina sta promuovendo "e' nel pubblico interesse - assicura Huang - e avvantaggera' i pazienti indipendentemente dal loro status sociale. I trapianti non dovrebbero essere un privilegio dei ricchi", incalza infatti il viceministro. Eppure, ammette, alcuni ospedali "ignorano le procedure legali per ottenere profitti dagli organi dei prigionieri condannati a morte". Accade ad esempio che i potenziali donatori vengano persuasi a firmare documenti in cui si dichiarano parenti o "emotivamente legati" a potenziali riceventi economicamente benestanti. Il nuovo programma nazionale punta invece a prevenire il cosiddetto "turismo dei trapianti", in cui ricchi stranieri pagano per avere organi negli ospedali cinesi. La Cina ha messo al bando il traffico di organi umani nel 2006. (Opa/Col/Adnkronos) 26-AGO-09 16:05 NNNN

lunedì 24 agosto 2009

Liste d’attesa, D'Anna: nella polemica Mezzolani- medici a rimetterci sono i cittadini.







D’Anna : garantire tempi certi o indennizzo ai cittadini.

L’ha ammesso finalmente anche l’assessore regionale alla Sanità Mezzolani:”esiste un problema dei liste d’attesa”, Mezzolani però assolve la Regione e “accusa” i medici dimenticando che proprio la Regione è competente in Sanità e che addirittura la Regione Marche ha coniato lo slogan sulla sanità che recita “Il cittadino al centro”. Mai slogan fu meno azzeccato visti i risultati. Gia tutti sembrano dimenticarsi dei cittadini-utenti dei disagi e dei costi delle attese dal punto di vista economico e psicologico.
Per chi come me, che insieme a numerosi cittadini, si batte da anni affinché ci siano risposte tempestive agli utenti, quella di Mezzolani è un’ammissione tardiva, come pure le “giustificazioni” di alcuni medici.
Da questo vogliamo ripartire con una proposta concreta. Lo facciamo prendendo come riferimento una recente delibera di Giunta della Regione Toscana che ha come oggetto:
“Linee di indirizzo per il governo e lo sviluppo dell'assistenza specialistica ambulatoriale e per
l'adozione dei programmi attuativi aziendali al fine di promuovere il diritto di accesso del cittadino e garantire tempi di attesa definiti.”

Con tale delibera, la Regione Toscana stabilisce che a decorrere dal 30 ottobre 2009 il tempo massimo di attesa per alcune visite non può superare i 15 giorni si è stabilito inoltre che, in caso di mancato rispetto di tale termine, il cittadino ha diritto di essere indennizzato dalla Azienda sanitaria di residenza.

Ci si impegna inoltre, ad esempio, nei poli radiologici di ogni area Vasta ad orari di servizio superiori alle 12 ore giornaliere, di norma dalle 7 del mattino alle 23 festività comprese, con continuità annuale.

Per sostenere queste e altre iniziative sono previste importanti risorse economiche.

Noi siamo convinti che quanto deliberato dalla Regione Toscana possa dare un indirizzo di massima che può essere seguito anche nella nostra Regione dove le Liste d’attesa costringono in molti casi i cittadini a prestazioni a pagamento. Da tenere in forte considerazione anche l’utilizzo prolungato di alcuni strumenti con la previsione di più turni che consentano di raddoppiare il numero di utenti con evidenti riduzione dei tempi di attesa.

Un diritto quello dei tempi certi che non può essere più negato. Allo stesso tempo va attivato il principio dell’indennizzo ai cittadini, quando i tempi di attesa previsti non sono rispettati. Se è vero che al cittadino che non rispetta le regole si infliggono multe non si capisce perché quando chi dovrebbe dare l’esempio sbaglia non sia sottoposto allo stesso trattamento.

Giancarlo D’Anna
Consigliere Regionale Pdl

venerdì 21 agosto 2009

Ospedali Riuniti, D'Anna: da integrazione a smobilitazione.




D’Anna (PdL): «All’ospedale Santa Croce di Fano troppi accorpamenti di reparto e di eccessiva durata. Così si va verso l’eutanasia della struttura»


21 agosto 2009 – Quest’anno “l’accorpamento” estivo dei reparti di Chirurgia e Urologia dell’ospedale Santa Croce di Fano sembra destinato a durare fino ad ottobre, se non addirittura novembre. Attualmente, nel complesso, sono disponibili circa 25 posti letto fra Chirurgia, Urologia, Oncologia e terapia del dolore. Ciò significa che, a parte le urgenze, saranno ridotte le sedute operatorie e si allungheranno inevitabilmente le liste d’attesa.
Di riflesso chi non può o non vuole attendere si vedrà costretto a scegliere altre strutture ospedaliere, con disagi per gli utenti e grave danno d’immagine del Santa Croce, ospedale che di tutto ha bisogno meno che di veder ridimensionata la sua offerta. L’accorpamento estivo dei reparti è stato sempre un provvedimento molto contestato e purtroppo subìto dai cittadini. Ma non si è mai spinto oltre agosto. Quest’anno, invece, verrà superato ogni limite.
Se questi sono i primi segnali del progetto Ospedali Riuniti varato dalla giunta regionale Spacca, credo di non sbagliare a definire “smobilitazione” quello che altri chiamano “integrazione”. Altro che valorizzazione delle professionalità: si fa l’esatto contrario.
Ho sostenuto e continuo a sostenere che, nel corso degli anni, si è fatto di tutto per svilire e ridimensionare il Santa Croce. Un prolungamento di alcuni mesi dell’accorpamento dei reparti sarebbe l’ulteriore conferma di una strategia precisa, ovvero l’eutanasia del Santa Croce.
Siamo passati dai tempi d’oro in cui i pazienti sceglievano Fano per la fama e la professionalità dei medici ad un periodo buio in cui fanesi e cittadini della Vallata del Metauro sono costretti a emigrare.
C’è chi ha definito la mia battaglia a difesa e rilancio del Santa Croce una “battaglia di retroguardia”. No, è una battaglia a difesa dei servizi e della qualità della vita di un territorio, qualità che sarebbe fortemente ridimensionata dalla perdita di servizi come quello che può fornire un ospedale. In questo modo, senza garanzie vere e sottoscritte, gli Ospedali Riuniti altro non sono che il cavallo di Troia dell’Ospedale Unico, struttura che non sorgerà mai tra Fano e Pesaro, ma altrove. Non ci stiamo e la battaglia continua.

Giancarlo D’Anna

Consigliere regionale Pdl
(www.giancarlodanna.it – Facebook)

mercoledì 19 agosto 2009

“Made in Italy”, D'Anna: lotta ad abusivismo e contraffazione.



D’Anna (PdL): «La Regione Marche arriva in ritardo»
19 agosto 2009 – Varare al più presto interventi per prevenire e reprimere fenomeni di fabbricazione e “spaccio” di prodotti contraffatti. Ecco cosa serve per mettere veramente al riparo il settore manifatturiero marchigiano dalle piaghe dell’abusivismo commerciale e della contraffazione delle produzioni di qualità. Ho apprezzato le intenzioni dell’Assessore regionale Fabio Badiali di introdurre misure per la difesa dei prodotti italiani, come i bandi per contributi in conto capitale. Ma non è sufficiente.
Ecco la proposta: l’Osservatorio Regionale per le politiche integrate di sicurezza della Regione Marche potrebbe contribuire, con un’assegnazione adeguata di fondi, ad alzare la guardia sul grave e dannoso fenomeno dell’abusivismo che, oltre a creare un’illegale e falsa concorrenza, serve alla malavita per finanziare altre operazioni illecite come prostituzione e traffico di droga.
Di questo si sarebbe dovuto discutere e votare in Consiglio Regionale in seguito ad una mozione che ho presentato nel novembre 2006 nella quale tra l’altro si propone:
di realizzare una capillare campagna di sensibilizzazione e di informazione orientata ai consumatori sui rischi, sui danni e sulle ripercussioni conseguenti all’acquisto di merce proveniente da venditori abusivi e/o contraffatta;
di tutelare, valorizzare, conservare e promuovere i mercati su aree pubbliche anche attraverso interventi di riqualificazione urbana;
una relazione della competente Commissione consiliare circa le azioni intraprese o che si intendono intraprendere per salvaguardare il regolare esercizio del commercio su aree pubbliche nel territorio regionale.
A distanza di 3 anni la proposta non è stata ancora discussa, credo che non sia un segnale che va nella direzione auspicata dall’assessore, vedremo se la mozione sarà inserita nel prossimo consiglio.
Giancarlo D’Anna
Consigliere regionale Pdl

martedì 18 agosto 2009

INNO DI MAMELI: IL GRUPPO SU FACEBOOK: E LE REAZIONI DELLA STAMPA.


dal Corriere Adriatico del 18.8.2009

< "Dire di voler cambiare l'inno di Mameli è un discorso di gabbie. Ma non salariali". Sorride Giancarlo D'Anna, consigliere regionale del Pdl, lanciatissimo nella battaglia per difendere l'inno nazionale. In tutte le sedi, internet compreso. "L'Inno di Mameli è e resterà l'Inno d'Italia", è infatti il nome del gruppo promosso da D'Anna su Facebook che in poche ore ha superato le duecento adesioni. "La bandiera, l'inno, sono il simbolo della nostra Nazione e nessuno può permettersi di offenderli o metterli in discussione - esordisce D'Anna -. Chi come me ha avuto l'onore di partecipare durante il servizio militare nella Folgore alla sfilata del 2 giugno a Roma - prosegue il consigliere del Pdl - sa che bandiera e inno sono il punto di riferimento della maggior parte degli italiani". La messa in discussione dei valori trasmessi da bandiera e inno sono una "volgare provocazione" secondo D'Anna. "E' inaccettabile indipendentemente dalla provenienza della provocazione - chiarisce anche da punto di vista politico -. Una risposta ferma va data a tutti i livelli, da quello istituzionale a quello di popolo". D'Anna, politico avvezzo alle nuove tecnologie, ritiene che anche da Facebook possa venire quella "risposta alta e culturale" richiesta dal viceministro Adolfo Urso. "Facebook - spiega il In poche ore duecento persone(attualmente sono oltre 500) hanno aderito all'appello lanciato dal consigliere del Pdl consigliere - è uno strumento immediato e accessibile che può in poco tempo raccogliere adesioni e opinioni e diventare uno strumento di pressione efficace". E la risposta c'è stata se in poche ore - dal mattino al primo pomeriggio - le adesioni sono raddoppiate giungendo a quota duecento. L'occasione è utile anche per fare il punto sulla polemica, mila marchigiana, che riguarda l'inno composto da Giovanni Allevi che, secondo il senatore leghista Sriffoni, iscrive di farro le Marche nella Padania. "Fu una scelta che fece Spacca a suo tempo - osserva D'Anna - e al di là del valore dell'artista credo che davvero non ce ne fosse bisogno. Se ne poteva fare a meno - è la conclusione - ma va sottolineato che non è mai stato cancellato quello di Mameli anche se in qualche occasione è stato suonato".

lunedì 17 agosto 2009

Il fantasma della solitudine spaventa l’Europa senz’anima


di Claudio Siniscalchi - 17/08/2009 Fonte: Libero



Violenza, droghe, tradizione in frantumi: lo storico Matthew Fforde racconta la crisi della società inglese. E spiega perché potrebbe contagiare tutto il Vecchio Continente Nel film di fantascienza di Danny Boyle “28 giorni dopo” (2003), un gruppo di animalisti compie un’azione di protesta, per liberare alcune scimmie dalla vivisezione. Il gesto si rivela una catastrofe. Una scimmia è portatrice di un virus devastante. 28 giorni dopo la liberazione degli animali, un giovane si risveglia dal coma in un ospedale di Londra. Ma la città non esiste più. Gli edifici sono rimasti gli stessi; in compenso è scomparsa l’umanità, come nel resto dell’Inghilterra, abbattuta dal virus malefico. La pandemia da febbre suina degli ultimi tempi, che ha allarmato non poco Londra e l’Inghilterra, naturalmente non è la materializzazione degli incubi del film di Boyle. In realtà “28 giorni dopo” è la spia (voluta o inconsapevole poco importa) di un problema tremendamente più complesso: la fine dell’Inghilterra come modello per l’Occidente. Leggendo il saggio di Matthew Fforde, storico inglese trapiantato a Roma, Desocialisation. The Crisis of Post-Modernity (Gabriel, pp.. 356, £.15,99), l’idea del crollo del modello emerge senza mezzi termini. L’Inghilterra ha rappresentato il laboratorio più avanzato dello sviluppo economico capitalista, del parlamentarismo liberale, della democrazia, della resistenza ai peggiori mali ideologici del Novecento (comunismo e fascismo), delle politiche del welfare state, della perfetta alternanza tra differenti ipotesi governative entrambe moderate. Poi l’Inghilterra è diventata il laboratorio della secolarizzazione e successivamente del multiculturalismo. E per diventarlo ha dovuto divorare se stessa, la propria storia, la propria identità cristiana. In altre parole, come ci suggerisce Fforde nel suo bellissimo libro, si è dovuta “desocializzare”. Oggi l’Inghilterra è il ritratto della crisi; una crisi spaventosa. E visto che ha rappresentato sempre un polo di attrazione per l’Europa e l’Occidente, il futuro che ci aspetta, come il film di Danny Boyle ben visualizza, conserva i contorni pacifici e attraenti della bellezza dei monumenti londinesi, dei bei palazzi e dei giardini perfettamente curati, ma in realtà è un incubo. Matthew Fforde è un inglese trapiantato a Roma, passato dalla religione anglicana a quella cattolica, e approdato nella “città eterna” per scrivere appunto il libro sulla desocializzazione della Gran Bretagna. Già il passo estrapolato dalla Genesi, posto sotto il titolo del saggio, ne suggerisce la chiave di lettura: «Non è bene che l’uomo sia solo» Parafrasando una famosa idea di Marx, Fforde ricorda che un fantasma si aggira per la Gran Bretagna: il fantasma della solitudine. La condizione dell’uomo postmoderno nel Regno Unito è l’abbandono: uomini soli, donne sole, bambini soli, anziani soli. La solitudine è il tratto saliente della crisi di identità che l’Inghilterra, dagli anni Sessanta ad oggi, sta vivendo. Il processo di desocializzazione è cominciato con l’arrivo del benessere diffuso, con il trionfo della società dei consumi. La “swinging London” con le canzoni dei Beatles e le gonne corte di Mary Queen, ha marcato un passaggio epocale. Poi la crisi culturale ha portato alla vittoria del relativismo (ritenuto da Fforde, in sintonia con il pensiero di Joseph Ratzinger, autentica filosofia del vuoto), della scristianizzazione (soprattutto anglicana), del trionfo del politicamente corretto e del multiculturalismo. La Gran Bretagna ha smarrito la propria anima. Oggi dai mitici “cabs” (i vecchi taxi) è sparita la Croce di San Giorgio (lo stesso stemma di Milano: croce rossa in campo bianco), così come è sparita dagli ospedali e dagli aeroporti, perché offende la sensibilità islamica. Le Corti islamiche (dove si segue la legge della Sharia) in Gran Bretagna aumentano a vista d’occhio, mentre le chiese chiudono i battenti. La tradizione inglese è andata in mille pezzi: tutto ciò che è negativo negli ultimi tre decenni nel Regno Unito è aumentato. Consumo di alcolici, droghe, tranquillanti. La criminalità e la violenza giovanile hanno fatto registrare preoccupanti impennate. La disaffezione degli inglesi verso la politica, l’associazionismo, la filantropia, è sotto gli occhi di tutti. La famiglia e la scuola non hanno retto l’urto. Così, conclude Matthew Fforde, la Gran Bretagna è diventata il modello di una società in fase avanzata di desocializzazione. Tutto ciò, a parere dello storico inglese, dipende dalla crisi spirituale del popolo britannico. L’abbandono della fede anglicana, e il depotenziamento dei suoi insegnamenti morali, hanno reso sin troppo vulnerabile l’Inghilterra. Le riflessioni di Matthew Fforde sono durissime e amare, ma non per questo meno veritiere. Per rispondere alla irreversibilità della crisi, Fforde si richiama al personalismo di Maritain, agli insegnamenti degli ultimi due pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, a Solzhenitsyn e ai grandi scrittori morali inglesi Benson ed Eliot. Se ha fallito il pensiero anglicano, svuotatosi di significato per una inutile rincorsa alle perpetue variazioni del mondo, quello cattolico rappresenta un’isola di salvezza. la nuova edizione Nell’ultimo decennio Fforde per ben tre volte ha rivisto questo ponderoso studio: una prima edizione inglese ad uso universitario (pubblicata a Roma) nel 2000, una seconda edizione italiana uscita presso Cantagalli nel 2005 (premio Ischia) e ora il nuovo aggiornamento presso Gabriel Communications, gruppo editoriale vicino alla Conferenza Episcopale inglese. Sarà bene continuare ad indagare sul modello inglese. Lì c’è la prefigurazione del nostro futuro. Ed è un futuro dai tratti orwelliani, che sarebbe meglio evitare.

L'INNO DI MAMELI E' E RESTERA' L'INNO D'ITALIA.


“L’Inno di Mameli è e resterà l’Inno d’Italia”, questo il nome del gruppo su Facebook che in poche ore ha superato le 100 adesioni fondato dal Consigliere regionale PdL Giancarlo D’Anna.

La bandiera, l’Inno, sono il simbolo della nostra Nazione e nessuno può permettersi di offenderli o metterli in discussione- esordisce D’Anna- Chi come me ha avuto l’onore di partecipare durante il servizio militare (Folgore) alla sfilata del 2 giugno a Roma- prosegue il consigliere del PdL- sa che bandiera e Inno sono il punto di riferimento della maggior parte degli Italiani.

Ancora una volta-continua D’Anna- c’è chi provocatoriamente e volgarmente cerca di mettere in discussione Inno, Bandiera e unità d’Italia. E’ inaccettabile indipendentemente dalla provenienza della provocazione. Una risposta ferma va data a tutti i livelli, da quello istituzionale a quello di popolo.

“Una risposta alta e culturale” come ha dichiarato Adolfo Urso ma anche una chiara risposta dalla gente e Facebook è uno strumento immediato e accessibile che può in poco tempo raccogliere adesioni e opinioni e diventare uno strumento di pressione efficace.

Con questo spirito –conclude D’Anna- invito quanti hanno a cuore l’Inno di Mameli e tutto quello che rappresenta ad aderire al gruppo.

sabato 15 agosto 2009

D’Anna : far scontare le pene nei paesi di origine dei detenuti .



C’era anche il Consigliere Regionale PdL Giancarlo D’Anna tra i 150 deputati, e consiglieri regionali di tutt’Italia che hanno deciso di aderire all’iniziativa “Ferragosto 2009 in carcere” organizzata dai Radicali Italiani “per conoscere meglio e direttamente come vivono la realtà quotidiana direttori, agenti, medici, psicologi, educatori e detenuti per essere così capaci di interpretare i bisogni e di proporre le soluzioni legislative e organizzative adeguate, sia immediate che a medio e lungo termine”.

D’Anna, che ha seguito con particolare attenzione la situazione della mancanza di personale della Casa Circondariale di Pesaro a stretto contatto con Aldo di Giacomo del sindacato Sappe negli scorsi mesi, ha visitato il 14 agosto di nuovo la struttura incontrando oltre alla Direttrice dott. Clementi e al Comandante Secci alcuni agenti di Polizia Penitenziaria. Stessa cosa nell’Istituto Penitenziario di Fossombrone dove ad accoglierlo c’era il Comandante Vice Commissario Andrea Tosoni. durante la visita D’Anna ha scambiato alcune battute con alcuni detenuti

Le visite- ha dichiarato D’Anna- sono state utilissime per approfondire le problematiche delle due strutture della Provincia di PU. I numeri parlano chiaro: a Pesaro la pianta organica prevede 169 agenti ma quelli effettivamente in servizio sono solamente 121. I detenuti, la cui capienza regolamentare dovrebbe essere di 161 posti alla data del 14 agosto erano poco meno del doppio cioè 301, la metà dei quali sono stranieri (123 uomini e 17 donne).

L’Istituto penitenziario di Fossombrone ha in servizio 116 agenti su 127, anche se nello stabilire l’assegnazione del personale, a suo tempo, i parametri utilizzati non corrispondevano esattamente alle reali esigenze. I detenuti ospitati sono in totale 177, numero adeguato alla struttura. Numerosi i detenuti in Alta Sicurezza, 88; numerosi anche i tossicodipendenti, 56;mentre gli stranieri sono poco numerosi rispetto a Pesaro, solo 26.

Sono emerse- afferma D’Anna- in modo evidente la mancanza di personale di Polizia Penitenziaria, soprattutto a Pesaro, e il sovraffollamento sempre nella struttura di Villa Fastiggi dove la popolazione carceraria è quasi il doppio di quella prevista. Le due situazioni comportano: turni pesanti per la Polizia e spesso l’impossibilità di usufruire delle ferie previste sia Fossombrone come a Pesaro- diversi agenti hanno ancora ferie del 2007- e condizioni di vita difficilissime per i detenuti costretti a passare buona parte delle giornate “in branda” visto che in numerose stanze da 1 posto si ammassano tre persone che non hanno il benché minimo spazio per sgranchirsi le gambe. A Fossombrone per i detenuti la situazione, grazie alle caratteristiche del carcere, è senza dubbio migliore in quanto le celle sono tutte singole.

Concludendo- dichiara D’Anna- anche le strutture della nostra Provincia soffrono gli stessi problemi nazionali: sovraffollamento, mancanza di personale e carenza di manutenzione. E’ evidente che per risolvere almeno in buona parte il problema del sovraffollamento, va perseguita la strada di far scontare nel paese di origine le pene ai detenuti stranieri, stranieri che nell’ambito nazionale sono circa la metà dei detenuti proprio come a Pesaro, questo consentirebbe di avere più spazi per i detenuti, una miglior gestione degli istituti , minor necessità di personale e minori spese.

Il mio impegno-conclude D’Anna- è quello di continuare a sollecitare i rappresentati del Parlamento e del Governo per garantire nell’immediato l’assegnazione di personale di Polizia Penitenziaria ove necessario, allo stesso tempo sollecitare interventi di manutenzione della struttura sia a Fossombrone come a Pesaro e spingere affinché si accelerino i tempi di accordi con i paesi stranieri dai quali vengono buona parte dei detenuti per far scontare le pene nei paesi di origine.

giovedì 13 agosto 2009

MAFIA: D'ANNA SOLIDALE CON CARABINIERI DOPO ARTICOLO BOCCA


(ANSA) - ANCONA, 13 AGO - Solidarieta'' sentita viene manifestata all''Arma dei carabinieri dal consigliere del PdL delle Marche Giancarlo D'Anna dopo l''articolo di Giorgio Bocca sul settimanale L''Espresso, in cui il giornalista parla di un ''''patto di coesistenza'''' in Sicilia fra carabinieri e mafia. ''''L''Arma - ricorda D''Anna - ha visto cadere proprio nella lotta alla mafia decine di suoi uomini, a iniziare dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Ai carabinieri - conclude -, rinnoviamo fiducia e stima uniti all''apprezzamento per il lavoro svolto con impegno, professionalita'' e dedizione in situazioni di pericolo e ristrettezze economiche''''

FERRAGOSTO IN CARCERE:una ricognizione approfondita della difficilissima situazione delle carceri italiane.


Dopo essersi impegnato per ottenere un aumento del personale di Polizia Penitenziaria nel Carcere di Pesaro, il Consigliere Regionale PdL Giancarlo D'Anna ha aderito all'iniziativa "Ferragosto in Carcere"che ha lo scopo, tra gli altri, di contribuire e risolvere l'annoso problema degli organici delle Polizia Penitenziaria. D'Anna visiterà il carcere di Fossombrone e Pesaro nella mattinata di venerdì 14 agosto

lunedì 10 agosto 2009

Il G8, i titoli tossici e le tossicodipendenze di Usa e Cina


di Maurizio d'Orlando

La finanza americana è “drogata” per l’immissione di una valanga di dollari da parte della Federal Reserve. L’economia cinese è “drogata” dalla sottovalutazione dello yuan. Entrambe le scelte sono pagate dalla popolazione Usa e cinese e hanno provocato gli squilibri di oggi. La strada al cambiamento è una maggiore responsabilità, dando “valenza etica” alle soluzioni economiche e tecniche. Come chiede il papa ai grandi del G8.
Milano (AsiaNews) - Da circa un anno e mezzo si parla della necessità di depurare i bilanci delle grandi banche commerciali e d’investimento dei cosiddetti titoli “tossici”. Liberare la finanza e l’economia mondiale da ogni forma di “tossicodipendenza” potrebbe essere un modo di attuare quanto chiesto dal Papa in una lettera inviata al presidente del Consiglio Berlusconi in occasione del vertice economico del G8: dare “valenza etica” alle soluzioni tecniche.
Il “metadone” della Federal Reserve
Finanza e ed economia mondiale sono drogate in diverse forme. Secondo Mark Pittman e Bob Ivry dell’agenzia Bloomberg il totale dell’impegno (pluriennale) nei vari programmi di salvataggio del settore bancario e finanziario americano è stato, a livello federale Usa, di 12.800 miliardi di dollari[1]. Cinque mesi fa i due giornalisti scrivevano che questo è poco meno del valore dell’intero Prodotto Interno Lordo (PIL) americano; circa 42.100 dollari Usa per ogni americano, uomo, donna o bambino; 14 volte il valore dei dollari in circolazione. Ad un costo spropositato per la nazione americana, è stata sottratta “eroina” ed è stato fornito in cambio “metadone”. Fuor di metafora tramite i vari programmi di sostegno sono stati forniti prestiti della Fed – il “metadone” – in cambio di obbligazioni prive quasi di valore o fortemente deprezzate – i “titoli tossici”.
Nel caso della finanza il “metadone” allevia solo l’emergenza – per i dirigenti di banche e finanziarie, ovviamente – ma non è curativo. Il ciclo economico statunitense non fornisce prognosi favorevoli per nessuno: il dollaro è (ancora) la principale valuta di riserva e la sua salute e quella dell’economia del pianeta sono strettamente correlate. Nonostante lo stimolo economico dei programmi del governo Obama, continua infatti il forte rallentamento dell’economia americana (- 5,5 % nel primo trimestre), segnalato anche dall’incremento del numero dei disoccupati (9,5 % della forza lavoro sulla base dei dati ufficiali, molto peggio di quanto promesso dal piano del presidente americano). Inoltre il calo dei prezzi del settore immobiliare Usa fa temere per i prossimi mesi una nuova ondata di insolvenze non più solo per i prestiti cosiddetti “subprime” (i mutui ad alto rischio), ma anche per quelli considerati più sicuri.
Le ricette di “sinistra”, keynesiane, non funzionano come non potrebbero funzionare quelle di “destra”, ad AsiaNews ne abbiamo già parlato[2]. Continuare perciò a fornire al sistema dosi sempre più massicce di finanza – “eroina” o anche solo “metadone” – non serve. Al contrario è una strada che si presta solo a coprire le responsabilità di banche d’affari ed istituti di credito, di banche centrali ed organismi finanziari internazionali, Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), Banca Mondiale (BM), Fondo Monetario Internazionale (FMI), Forum per la Stabilità Finanziaria (FSF), oltre che degli economisti accademici di scuole apparentemente diverse. Persistere con tale genere di “soluzioni” garantisce alla gente comune solo sofferenze sempre maggiori. Scredita anche la democrazia e le sue istituzioni – e non è un rischio da poco, perché in tal modo l’opinione pubblica smette di riporvi fiducia e prende a considerarne gli ordinamenti come meri strumenti del potere finanziario[3].
Lo statalismo confuciano
Se ci si limitasse ad evidenziare solo questa forma di “tossicodipendenza”, avremmo sfornato unicamente una requisitoria di un genere anti-sistema abbastanza alla moda di questi tempi, per evidenti ragioni. Molti perciò potrebbero mettersi in cattedra e puntare l’indice contro i banchieri, contro l’America ed i paesi occidentali. Non mancano certo, infatti, anzi sono tanti, quelli che desiderano rispolverare lo statalismo in una delle sue tante forme, quello di matrice confuciano - scintoista, quello islamista, ma anche quello post-sovietico para-comunista, quello terzomondista dei caudillos - oggi di colore principalmente bolivarista tendente al rosso-, per finire con quello di certe dittature africane rimaste all’ideologia anticolonialista di 50 anni fa. Ogni caso è un po’ a sé stante perché se il capitalismo è cosmopolita – il denaro, come l’oro, tendenzialmente non ha Patria – lo statalismo, invece, di patrie, da sfruttare con formule specifiche, ne ha tante e diverse. Una delle caratteristiche, ad ogni modo abbastanza comune dello statalismo contemporaneo ed in particolare di quello di matrice confuciano - scintoista è il mercantilismo, in altri termini la tesaurizzazione delle eccedenze valutarie derivate dall’interscambio estero. È il caso di molti paesi asiatici ed in particolare di Giappone e Cina. Per esigenze di concretezza e di riferimento, per la rilevanza del caso, ed anche perché ad AsiaNews ne abbiamo spesso scritto[4], faremo riferimento proprio alla Cina.
Lo scorso 1° luglio la BM ha pubblicato i dati statistici aggiornati al 31/12/2008[5]. In base a questi recentissimi dati, il PIL cinese in dollari correnti a fine 2008 è stato pari a 4.879 miliardi di dollari, mentre il totale del PIL mondiale è stato di 57.412 miliardi di dollari. Pertanto il PIL cinese in dollari correnti è stato pari all’8,50 % del PIL mondiale. Viceversa il Pil cinese a Parità di Potere d’Acquisto (PPA) è stato pari a 7.903 miliardi di dollari e quello mondiale 69.697 miliardi di dollari. Se ne deriva che il Pil cinese a PPA è stato l’11,34% del PIL mondiale su stessa base (PPA)[6]. Se ne deduce, quindi, che il tasso di cambio attuale, 1dolaro Usa = 6,833 Yuan RMB, è ancora fortemente sottovalutato, ed è pari solo al 74,95 % di quello teorico ricavabile in base al criterio della PPA. In altri termini lo yuan dovrebbe rivalutarsi del 33,43%, salendo a 1 dollaro Usa = 5,121 Yuan RMB.
La sottovalutazione del cambio della valuta cinese è diminuita rispetto ai dati deducibili da quanto pubblicato dalla BM dodici mesi fa. Con tutto quello che è successo nel 2008 questo raggiustamento non dovrebbe certo meravigliare. La conseguenza è che il flusso delle esportazioni cinesi è sì calato drasticamente, ma le eccedenze valutarie derivate dall’interscambio commerciale anche nel 2008 hanno continuato ad accumularsi. Anche questa dipendenza della crescita cinese dal mantenimento di un’elevata eccedenza delle esportazioni rispetto alle importazioni, con conseguente compressione selvaggia dei consumi interni è una “tossicodipendenza” ed è speculare a quella dell’emissione incontrollata di attivi in dollari da parte della Federal Reserve. Tuttavia dobbiamo constatare che lo yuan cinese è costantemente e fortemente sottovalutato da non poco, dal 1° gennaio 1994 – e questo tasso di cambio artificiale era già stato una delle maggiori cause della crisi asiatica del 1998.
Viene spontaneo osservare che non si sarebbe dovuto permettere che si accumulassero per tanto tempo le tensioni latenti in Cina (e nel mondo) a causa di una crescita economica turbinosa trainata dalle esportazioni. Potrebbe sembrare, però, la facile “saggezza del senno di poi”. Viceversa è da quasi cinque anni che ad AsiaNews andiamo proponendo, inascoltati, tali considerazioni. Ancora all’inizio di gennaio di quest’anno avevamo scritto che era prevedibilmente in arrivo “un violento e pericoloso riequilibrio del sistema degli scambi internazionali”, dato che non si osservava alcuna correzione di rotta. Ora che l’inversione di tendenza parrebbe essere in corso, tale cambiamento del modello di sviluppo (se davvero la dirigenza cinese ha intrapreso tale cammino e non ne siamo sicuri) potrebbe essere troppo timido e forse arrivare un po’ troppo tardi. Ci auguriamo, ovviamente, che non sia così.
I pericoli e le soluzioni
Quanto possa essere pericoloso intraprendere solo ora tale processo di riequilibrio lo leggiamo nelle cronache di questi giorni[7]. Un tossicodipendente in crisi d’astinenza può costituire un grave pericolo. Non sappiamo perciò come definire due tossicodipendenti – è questo che quasi sono Usa e Cina - entrambi con disponibilità di armi nucleari.
Abbiamo detto spesso che la globalizzazione si è sviluppata su un modello economico squilibrato. Finora essa aveva potuto reggersi proprio sul controllo dell’emissione monetaria e su un protezionismo fatto di barriere doganali non tariffarie. Adesso questo equilibrio iniquo e squilibrato non regge più. Allo stesso modo non serve invocare maggiori e più severe regole, maggiore e più rapida globalizzazione o rincorrere maggiore e più “perfetta” uguaglianza, uniformità ed omologazione: è quanto ci ha precipitati in questa crisi, non ce ne trarrà fuori.
Occorre invece ed in primo luogo maggiore responsabilità individuale e di gruppo, famiglia città e nazione, maggiore coesione all’interno del gruppo identitario, più fiducia reciproca, più flessibilità, più abnegazione e disponibilità ad impegnarsi per uno scopo e più creatività.
Se però chi ha provocato questa crisi, le attuali oligarchie finanziarie e politiche della gran parte del mondo, non ne paga il prezzo, ben poco di quanto elaborato dalla modernità e post-modernità negli ultimi tre quattro secoli rimarrà in piedi: forse qualcuno non l’ha ancora capito, ma questa non è una crisi come altre del passato, è una di quelle che si sviluppano ogni trecento quattrocento anni, perlomeno.

venerdì 7 agosto 2009

Carcere di Pesaro, D'Anna: 6 nuovi agenti in pianta stabile entro l’anno




L’annuncio degli esponenti PdL Giancarlo D’Anna e Carlo Ciccioli


7 agosto 2009 – Buone notizie per la difficile situazione che attraversa il Carcere di Pesaro, da tempo alle prese con una cronica carenza di personale. Entro l’anno – assicurano il consigliere regionale Giancarlo D’Anna e l’On. Carlo Ciccioli, entrambi esponenti PdL – verranno assegnati definitivamente al carcere di Pesaro 6 agenti. Un numero che non risolverà l’annoso problema della mancanza di personale che, è bene ricordarlo, risale a periodi in cui a livello nazionale non governava il centro-destra. Ma è comunque un primo, importante passo.
È su questo nuovo scenario – aggiungono D’Anna e Ciccioli in replica alle dichiarazioni dell’On. David Favia dell’Idv – che si innesta quello che non abbiamo avuto difficoltà a definire “provvedimento tampone”, ovvero l’invio al carcere di Pesaro, per due mesi, di 16 unità di operatori “on the job”, cioè a fine corso di formazione. Quella imbastita dall’On. Favia è la classica sterile polemica. Il contrario dello spirito e dell’impegno preso tra gli esponenti politici presenti all’incontro (tra i quali Favia e D’Anna) indetto qualche settimana fa dal Prefetto Alessio Giuffrida per affrontare la vicenda del carcere pesarese. Ci si era impegnati a trovare soluzioni anziché alimentare polemiche. Ma evidentemente le tentazioni sono più forti degli impegni assunti ed ecco la critica a qualsiasi iniziativa o risultato.
Ribadiamo che i 16 agenti assegnati a Pesaro per due mesi, pur non risolvendo il problema, rappresentano una boccata di ossigeno per la situazione contingente, come ci ha confermato lo stesso Aldo Di Giacomo, rappresentante sindacale Sappe con il quale siamo in stretto contatto.

Giancarlo D’Anna e Carlo Ciccioli

giovedì 6 agosto 2009

Sla, D'Anna torna a spronare la Regione





Il consigliere del Pdl: "Non sono rari i casi di chi ha dovuto rinunciare al lavoro e vendere la casa per sostenere le costose spese mediche". "



Testo molto piccoloTesto piccoloTesto normaleTesto grandeTesto molto grande


‘’In molti casi, infatti, questa malattia - rileva D’Anna - comporta un enorme sforzo economico per la famiglia e non sono rari i casi di chi ha dovuto rinunciare al proprio lavoro e, addirittura, vendere la casa per sostenere le costose spese mediche e assistenziali’’. E mentre la Regione Toscana ha accolto la proposta dell’assessore alla salute di prevedere un assegno di cura mensile fino a 1.500 euro per sostenere l’attività di care giver, investendo 4 milioni di euro, la Regione Marche ‘’segna il passo’’.



Secondo D’Anna, il protocollo d’intesa tra Regione Marche e Aisla, che prevede entro l’estate l’avvio di un progetto sperimentale per l’assistenza ai malati di Sla e alle loro famiglie, ‘’non può che essere l’inizio di un percorso’’.

sabato 1 agosto 2009

ABORTO: RU 486; D'ANNA DICE NO, SEGNO EGOISMO DEI TEMPI



ABORTO: RU 486; D'ANNA DICE NO, SEGNO EGOISMO DEI TEMPI (ANSA) - ANCONA, 1 AGO - Un ''''no alla pillola RU486'''' arriva dal consigliere regionale del Pdl delle Marche Giancarlo D''anna secondo cui ''''e'' il segno dei tempi, l''egoismo, l''attaccamento al proprio esclusivo piacere e benessere per raggiungere il quale non si esita a prevaricare gli altri, soprattutto chi non puo'' difendersi''''. ''''La pillola abortiva RU 486 - continua - e'' anche questo, un altro tassello sulla via dell''egoismo dilagante. Grave - secondo D''anna - il si'' dell''Aifa alla pillola abortiva, un farmaco tra l''altro pericoloso per la vita di chi lo utilizza. Gravi anche l''indifferenza, la convenienza di chi non e'' stato capace di opporsi ad un grave atto contro la vita. Vita che - conclude - non si puo'' far fuori con una pillola ed un bicchiere d''acqua''''