venerdì 30 gennaio 2009

CRISI, LA NAUTICA IN CATTIVE ACQUE. L'APPELLO DI D'ANNA



Le notizie che arrivano dal Tirreno sono di quelle che tolgono il fiato Azimut Benetti di Fano a rischio chiusura. La cantieristica, fiore all’occhiello dello sviluppo del nostro territorio rischia dunque un colpo dal quale potrebbe essere difficile riprendersi.
La Regione deve immediatamente adoperarsi convocando la proprietà del prestigioso marchio affinché venga scongiurato quanto è pubblicato oggi sul quotidiano il Tirreno cioè “la chiusura o la riconversione” del cantiere di Fano. Fano e il territorio circostante, ha tratto sicuramente dalla presenza della cantieristica enormi benefici ma ha anche dato, concesso e investito su quel settore.
Il piano regolatore generale ma soprattutto quello del porto sono stati fortemente condizionati dalla presenza e dalle richieste e dalle esigenze della nautica, fino ad ipotizzare un ampliamento del porto e previsto e progettato l’ormai famosa strada delle barche. Oggi tutto questo non può essere messo in discussione. Se è vero che la crisi è evidente e non si può obbligare alcuno ad acquistare imbarcazioni è altrettanto vero che non si può in un momento di crisi trasferire, come sembra, anche la parte sulla quale questo territorio ha espresso il meglio della professionalità, cioè l’allestimento. Trasferire l’allestimento inoltre significherebbe “bloccare le eliche” quando il mare (economico) torna calmo, in quanto si dovrebbe iniziare tutto da capo. Sarebbe un danno enorme per tutto quell’indotto che riguarda artigiani qualificati e tecnici. Il rischio, oltre che economico è quello che resti solo ed esclusivamente la lavorazione della vetroresina con tutti i risvolti economici e ambientali. Questo territorio, questi professionisti, questi lavoratori, questa città questa regione pur comprendendo le difficoltà del momento credono di aver diritto a non venir abbandonati dopo aver fortemente contribuito alla crescita e allo sviluppo del settore della nautica.

La Regione dunque e il Governo Nazionale necessariamente devono intervenire immediatamente com’è accaduto nel Fabrianese. L’avevamo detto in passato e lo ribadiamo oggi non ci può, non ci dev’essere differenza negli interventi tra diverse realtà economiche della nostra Regione.
Leggi l'articolo sul Resto del Carlino

Giancarlo D’Anna
Consigliere regionale A.N.-PdL

giovedì 29 gennaio 2009

REGIONE,INTERROGAZIONE A.N. SU BANDO COMUNICAZIONE FONDO EUROPEO DI SVILUPPO REGIONALE




ANCONA, 29 GEN - Il gruppo regionale di An ha presentato un'interrogazione sul bando di gara indetto dalla Regione Marche per l'affidamento dei servizi di progettazione e realizzazione della campagna di informazione, comunicazione, pubblicita', relativa alla conclusione del Fesr, annualita' 2007/2008 per un importo pari a 600.000 euro, vinta dal Rti formato da Conform srl di Roma, da Redattore Sociale srl di Capodarco di Fermo e da Brand Portal srl di Milano. L'offerta, ''giudicata da una commissione di gara con componenti tutti interni al servizio politiche comunitarie e istruzione formazione e lavoro della Regione Marche'' - segnalano il capogruppo Fabio Pistarelli, il consigliere Franca Romagnoli, Giancarlo D'Anna,Guido Castelli e Daniele Silvetti' - ''e' risultata di poco inferiore rispetto alle altre societa' partecipanti''. Ma la ''mole di azioni sviluppate per diffondere le informazioni in merito alle esperienze del Docup'', prevista nel decreto di autorizzazione alla spesa, e' ''consistita nella realizzazione di brochure e depliant e nell'organizzazione di cinque incontri di natura informale, uno per provincia''. Gli esponenti di An chiedono al presidente Spacca ''come si sia svolta la selzione, perche' con commissione composta da soli membri interni della Regione e, soprattutto, se consideri congrua una spesa di 600.000 euro euro per la realizzazione di cinque incontri informali, sottraendo dette somme ad altri ben piu' utili impieghi per i territori, nello spirito dei fondi Fesr'', che ''non vanno dispersi''.(ANSA).

TIBET, D'ANNA: CONTINUA LA REPRESSIONE CINESE


Quasi 7 mila tibetani arrestati da marzo a dicembre 2008

di Nirmala Carvalho

Urgen Tenzin, attivista, denuncia il sistematico genocidio praticato dalle autorità cinesi in Tibet. Migliaia di perquisizioni e intimidazioni negli ultimi giorni. Senza l’aiuto internazionale, questo genocidio potrà avere successo.
Dharamsala (AsiaNews) – “La campagna anticrimine lanciata in Tibet dal governo cinese è un tentativo strategico e sistematico di eliminare la stessa comunità tibetana come etnia. C’è il pericolo che abbia successo”. L’accusa di genocidio in atto è lanciata da Urgen Tenzin, direttore esecutivo del Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia, che raccoglie tibetani in esilio.
Dal 18 gennaio la polizia cinese in Tibet ha lanciato una grande campagna, che dice finalizzata a debellare il crimine. Ha impiegato circa 600 funzionari con 160 veicoli. Nella sola Lhasa sono già stati controllati e sentiti 5.766 “sospetti”, perquisiti edifici e 2922 case affittate, 14 alberghi e pensioni, vari bar e internet café. I turisti che vogliono stare a Lhasa per più di 3 giorni, debbono ottenere dalla polizia un permesso di residenza temporaneo.
Ma Urgen Tenzin osserva che oggetto di perquisizioni e interrogatori sono anzitutto i tibetani che contestano il governo cinese, che subiscono anche arresti arbitrari, perdita di posto di lavoro ed espulsione da istituti religiosi. Ricorda che “dal 10 marzo al dicembre 2008 abbiamo documentato tramite fonti certe l’arresto di 6.500 tibetani nella regione, di cui 5.766 sono stati tenuti in carcere. Molti tibetani sono stati rilasciati dopo aver loro estorto ‘confessioni’ tramite torture fisiche e psichiche, molti di questi sono stati mutilati e sfregiati per sempre. Migliaia di loro sono ‘scomparsi in modo involontario’. Il presidente cinese Hu Jintao parla di società armoniosa, ma la realtà è del tutto diversa”. L’obiettivo è anche prevenire proteste per i 50 anni di esilio del Dalai Lama, che ricorrono il 10 marzo.
Urgen precisa che è la stessa strategia in atto da decenni, che opera “una abietta discriminazione a favore degli etnici cinesi Han e a danno dei tibetani, nella vita di ogni giorno c’è la strategia di offendere i sentimenti dei tibetani per farli reagire. Provocano alla protesta i tibetani che hanno una cultura di pace e non violenza”.
“Anche a scuola i bambini tibetani sono obbligati a studiare il cinese e sono alienati dalla loro identità e cultura. Per questo molte famiglie cercano di mandare i figli a studiare in scuole tibetane in India”.
“Chiediamo alla comunità internazionale e a tutti i Capi di governo sforzi effettivi per risolvere il problema tibetano e lavorare per la giustizia e la pace nel mondo”.

mercoledì 28 gennaio 2009

SANITA' E CLANDESTINI: VERBALE DELLA RISPOSTA DI MEZZOLANI A D'ANNA E REPLICA


PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l'interrogazione n. 980 del Consigliere D'Anna.

Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI(RELAZIONE SCRITTA)

In merito ai quesiti che pone il collega D’Anna si risponde quanto segue. Il d.p.r. n. 394/99 delega alle Regioni italiane l'organizzazione dei servizi sanitari, ovvero la definizione del modo attraverso cui fornire l'assistenza sanitaria agli stranieri temporaneamente presenti in quanto queste persone, pur avendo il diritto alle cure essenziali, a differenza degli italiani, non hanno il medico di medicina generale. Sono dunque costretti a ricorrere impropriamente al pronto soccorso. Il d.p.r. dispone che: “le Regioni individuano le modalità più opportune per garantire le cure essenziali e continuative, che possono essere erogate nell'ambito delle strutture della medicina del territorio o nei presidi sanitari accreditati, strutture in forma poliambulatoriale od ospedaliera, eventualmente in collaborazione con organismi di volontariato aventi esperienza specifica. Tali ipotesi organizzative, in quanto funzionanti come strutture di primo livello, dovranno comunque prevedere l'accesso diretto senza prenotazione né impegnativa". Quindi gli ambulatori di medicina di base per gli stranieri temporaneamente presenti rispondono alle seguenti esigenze: adeguamento alla normativa nazionale; fornire il medico di medicina generale agli stranieri temporaneamente presenti; prevenire l'eccessivo ricorso al pronto soccorso; tenere sotto controllo la salute degli stranieri temporaneamente presenti a tutela della salute collettiva, in quanto la clandestinità sanitaria non conviene dal momento che potrebbe mettere a rischio la pubblica incolumità soprattutto per alcune patologie come la tubercolosi che in molti paesi d'origine è ancora largamente diffusa e potrebbe attivare pericolosi percorsi di cura "illegali"; contenere i costi legati ad un improprio utilizzo dell'ospedale o, comunque ad un ricorso all'ospedale solamente in casi molto gravi e quindi necessitanti di interventi più lunghi e complessi (dunque più costosi).In tal senso gli ambulatori in questione non solo non determinano situazioni di vantaggio rispetto agli italiani, ma sono uno strumento per la tutela della salute individuale e collettiva, tanto che gli ambulatori STP sono presenti in diciotto regioni italiane e in tre l’assistenza di base viene fornita attraverso i medici di medicina generale.Per effetto dell’art. 32 della Costituzione italiana, inoltre per effetto del D.lgs n. 286/98, del D,lgs n. 286/98 e della Legge n. 189/2002, agli stranieri temporaneamente presenti (STP) “sono comunque assicurate le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorhè continuative, per malattia ed infortunio. Tali prestazioni sono erogate nei servizi pubblici ed accreditati. Sono inoltre estesi agli stranieri irregolari e non iscritti al SSN i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva”.“Ai sensi del comma 5 dell’art, 35 del testo unico l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non deve comportare alcun tipo di segnalazione alle autorità di pubblica sicurezza, salvo i caso in cui sia obbligatorio il referto a parità di condizioni con il cittadino italiano”.“Lo straniero indigente, non in regola con le norme relative all’ingresso ed al soggiorno, è esonerato dalla quota di partecipazione alla spesa, in analogia con il cittadino italiano, per quanto concerne: le prestazioni sanitarie di primo livello, le urgenze, lo stato di gradivi danza, le patologie esenti o i soggetti esenti in ragione dell’età o in quanto affetti da gravi stati invalidanti. In conformità a quanto stabilito dal suddetto comma 4 dell’art. 43 del regolamento di attuazione.L’art. 35 del testo unico, pur affermando che di norma non esiste il principio della gratuità delle prestazioni erogate dal SSN ai cittadini non iscritti, al comma 4 prevede che le prestazioni sono erogate senza oneri a carico degli stranieri irregolarmente presenti qualora privi di risorse economiche sufficienti, fatte salve le quote di partecipazione alla spesa a parità di condizioni con il cittadino italiano”.Poiché gli stranieri temporaneamente presenti sono poco informati sul funzionamento dei servizi e su come accedere alle cure, onde evitare i problemi di cui sopra è interesse del sistema far conoscere i servizi più appropriati sul piano dei costi/benefici.Per venire in Italia a farsi curare è necessario un permesso di ingresso "per cure mediche" che si ottiene con una procedura alquanto complessa e in casi gravissimi qualora il paese di origine non disponga di adeguate strutture per la cura. Le cure erogate in tal caso sono a totale carico del soggetto. Per il resto gli immigrati sono una popolazione giovane e sana e non affrontano la migrazione quando sono malati, proprio perché si tratta di un percorso molto duro. Essi perdono il loro patrimonio di salute a causa delle condizioni di esclusione e marginalità. E' interesse della collettività e del sistema mantenere in buona salute queste persone che apportano un contributo al nostro PIL.Ribadendo il concetto che l'iscrizione stranieri temporaneamente presenti (STP) è un’iscrizione che si effettua all'anagrafe sanitaria gratuitamente, il costo per le circa 80 ore alla settimana di assistenza fornita in tutta la regione si aggira intorno ai 10.000 euro al mese. Va inoltre tenuto presente che il FSN destina annualmente un fondo vincolato per le prestazioni in questione che è pari a 500.000 euro per il 2007, e che parte della spesa sostenuta viene recuperata tramite Ministero dell’interno dai Paesi di origine.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere D'Anna.
Giancarlo D'ANNA.
Francamente sia la situazione che le risposte sono abbastanza sconcertanti, addirittura qui ci troviamo di fronte ad un privilegio nei confronti dei clandestini rispetto ai cittadini italiani. E’ sempre infatti di attualità il discorso delle liste di attesa che prevedendo a volte tempi molto lunghi che mettono in difficoltà i cittadini sia dal punto di vista medico che dal punto di vista psicologico.Lo scopo di questa mia interrogazione è proprio quello di evidenziare un assurdo. Certo, ci vuole un’attenzione nei confronti dei cittadini temporaneamente presenti sul territorio, ma è una dicitura che dice tutto e nulla, infatti con “temporaneamente presenti sul territorio” ci immaginiamo dei turisti o degli uomini d’affari, tanto che dovrebbe esserci una certa reciprocità anche nei confronti di altre nazionalità. Chiunque sia andato negli Stati Uniti sa che la prima cosa da fare prima di andare è quella di sottoscrivere un’assicurazione, altrimenti se ci si dovesse trovare nella condizione di usufruire dei servizi ospedalieri si potrebbero avere guai proprio perché i costi della sanità sono molto alti. Qui, invece, andiamo addirittura oltre. Perché un conto sono i cittadini temporaneamente presenti sul territorio, per i quali sicuramente si può avere un occhio di attenzione, un conto è un’associazione che vive anche di contributi della Regione e che pubblicizza ai clandestini un servizio al quale possono rivolgersi e dove l’iscrizione è gratuita e dove peraltro si può andare anche tranquilli visto che nessuno può fare una segnalazione alla polizia. Quindi c’è un’associazione che dice “attenzione, se state male rivolgetevi pure a questo servizio, iscrivetevi, tanto nessuno può segnalare niente alla polizia”. Dunque c’è una sorta di favoreggiamento, perché, secondo me, se uno è clandestino prima deve essere identificato poi, se ne ha bisogno, curato e rimandato a casa sua. Caro Assessore, io non credo alla favoletta che dice che poi uno non viene a farsi curare! Lei sa benissimo che dal 1° gennaio – anche se i media non se ne sono occupati – finalmente è stata presa una decisione – peraltro mi auguro che su questo argomento il Governo faccia la medesima scelta –, quella cioè che per avere la pensione sociale serve un periodo di permanenza di dieci anni, contrariamente ad un anno come era previsto fino a qualche mese fa. Infatti c’erano persone che dai paesi comunitari venivano in Italia, vi rimanevano un anno, avevano i requisiti, quindi poi prendevano la pensione sociale che però si andavano a godere a casa loro. Pertanto ritengo che questo sia un provvedimento da adottare, non è ammissibile che ci sia un’associazione che dica ai clandestini: “fate quello che vi pare perché tanto lì nessuno vi può fare niente”. Questo è un incentivo che si dà per venire ulteriormente nella nostra nazione, caro Assessore! Perché se ci sono delle persone malate, come ci sono, e sanno che qui possono avere dei servizi gratuitamente, poi vengono apposta!Inoltre in questo c’è anche una contraddizione, perché se lei, Assessore, mi dice che i clandestini contribuiscono all’aumento del PIL, allora questa è proprio una babilonia che non finirà più! Noi siamo già in una situazione di difficoltà, i nostri cittadini hanno liste di attesa lunghissime, per essere curati magari devono andare a pagamento, mentre al clandestino lo curiamo, magari dandogli anche il bacino o la buonuscita! Siamo alla follia pura, non è ammissibile! Forse ora capisco perché l’Italia non viene definita più neanche nazione bensì paese, infatti è veramente diventata un paese, perchè questa cosa non esiste da nessuna parte al mondo! Io ho visitato mezzo mondo, quindi ho verificato che qualsiasi struttura sanitaria un minimo di cose le chiedono. Noi invece abbiamo spalancato le porte a chi vuol fare ciò che gli pare. Qui non si tratta di assistere il povero disgraziato che sta male, si tratta di incentivare queste persone a venire da noi, perché da un parte ci sono i servizi sociali che danno una mano, dall’altra ci sono quelli che le curano, oppure quelli che fino all’altro giorno addirittura dava loro anche la pensione sociale! Bastava, ripeto, un anno di residenza in Italia per avere i la pensione sociale; oggi grazie a Dio dal 1° gennaio 2009 questo non avviene più.Le giustificazioni che lei ha portato, Assessore, non stanno né in cielo né in terra. C’è un’Associazione, che si chiama Multietnica, che oltre ad essere finanziata dalla Regione Marche, sta addirittura invitando i clandestini ad iscriversi. (…) E’ nell’ambito delle leggi italiane fino a un certo punto, perché qui della legge italiana viene fatta una forzatura, e mi prendo anche l’impegno di segnalarlo a chi di dovere. Infatti non credo che la legge italiana dica: “clandestini, andatevi pure a curare tanto nessuno vi può fare niente”. La legge italiana, invece, sancisce che se uno è clandestino va identificato ed espulso. Quindi qui c’è qualcosa che non funziona, caro Assessore! Perché con i soldi della Regione non si può fare pubblicità e incentivare i clandestini a venire sul nostro territorio.Pertanto ritengo che la delibera in questione sia illegale, anzi ritengo che fare pubblicità per invitare i clandestini a presentarsi in questi centri dove ottenere dei servizi, sia contro legge. Ritengo, inoltre, che ci sia una discriminazione nei confronti dei cittadini italiani che, al contrario, sono addirittura obbligati a identificarsi, ad esempio anche nel solo caso di un piccolo incidente subito ti chiedono dove è accaduto, cosa è accaduto, come è accaduto. A queste persone, invece, non si chiede niente, viene dato tutto. Concludo dicendo che un conto è la solidarietà, ma farsi prendere per i fondelli è un’altra cosa!

martedì 27 gennaio 2009

SANITA'REGIONALE:D'ANNA SIAMO ALLA FOLLIA


L'assessore alla sanita' Almerino Mezzolani ha risposto a un'interrogazione di Giancarlo D'Anna (An-Pdl), illustrando le modalita' dell'assistenza sanitaria agli stranieri temporaneamente presenti in Italia, che pur avendo diritto alle prestazioni essenziali, non hanno medico di famiglia e sono quindi ''costretti a ricorrere impropriamente al pronto soccorso''. La proposta di creare degli ambulatori ad hoc, come struttura di primo livello ''non determina situazioni di vantaggio rispetto agli italiani'' - ha precisato -, dato che si tratta di uno strumento per la tutela della salute. Il costo di 80 ore alla settimana di assistenza fornita dalla Regione si aggira intorno a 10.000 euro al mese. Insoddisfatto D'Anna, secondo il quale non e' pazzesco che i clandestini - dovrebbero essere identificati ed espulsi- ''non paghino e non facciano la fila, mentre gli italiani sono costretti a lunghe liste d'attesa o per evitare tempi lunghi ricorrere a prestazioni a pagamento'. Siamo alla follia ha concluso D'Anna, una solidarietà pelosa quella del centrosinistra fatta per squisito calcolo elettorale i cui costi vengono pagati dai cittadini italiani che sono stanchi di subire prevaricazioni e imposizioni.

BATTAGLIA IN CONSIGLIO REGIONALE, D'ANNA: LA SINISTRA VUOLE TOGLIERE I SIMBOLI DEL CRISTIANESIMO DAI CIMITERI


Subject: regione marche: verso i cimiteri senza crocefisso?. Il no di A.N.
Si votava la proposta di regolamento n.14/08: "attività funebri e cimiteriali" D'Anna chiede delucidazioni sul comma 6 art. 5: "Nell'area cimiteriale possono essere realizzate chiese, strutture similari per culto o locali idonei per funerali civili e per lo svolgimento delle esequie prima della sepoltura". Cosa s'intende per stutture similari? Non è,dice Giancarlo D'Anna, che per caso l'obiettivo e quello di inserire nei nostri cimiteri altri edifici o luoghi di culto di altre religioni per poi chiedere, com'è accaduto in scuole e tribunali, la rimozione del crocefisso che accoglie chi entra nei camposanto? Se è così- continua D'Anna- ditelo chiaramente perchè noi di A.N. non voteremo l'articolo 5 e protesteremo con forza. Che D'Anna avesse visto giusto lo testimonia l'intervento di Adriana Molaroli del PD la quale chiede cimiteri multientnici. D'Anna accusa la maggioranza di non conoscere nemmeno riti, costumi e religioni altrui e di non aver nemmeno "concertato" con esponenti di altre religioni il percorso. Si vota l'articolo 5, D'Anna dichiara, argomentandolo il voto contrario, "piuttosto prevedete luoghi distinti" riti e tradizioni non collimano ve lo immaginate l'integralista che deve essere sepolto vicino all'infedele?"A chiarire ulteriormente le intenzioni della maggioranza di centrosinistra l'intervento di Procaccuni -comunisti Italiani- che propone di considerare il comma 6 dell'articolo 5 come " LA POSSIBILITA' DI PREVEDERE LUOGHI DI CULTO DI ALTRE SENSIBILITA' RELIGIOSE" La proposta passa con il solo voto contrario di Alleanza Nazionale che da battaglia. D'Anna accusa la sinistra di ideologizzare anche la morte. Invece di preoccuparsi dei costi dei loculi nei comuni, dei costi pazzeschi dei funerali la Regione Marche si preoccupa di prevedere nei nostri cimiteri luoghi di culto di altre religioni. Svendete cultura , tradizione e religione sull'altare della propaganda politica discriminando gli italiani a favore degli stranieri, stranieri i quali tra l'altro non hanno nemmeno chiesto interventi come quelli proposti- ha concluso Giancarlo D'Anna consigliere regionale A.N.-PdL-

Che Guevara: condannato a morte da Mosca, tradito da Castro e ammazzato dalla Cia


di Massimo Nava - 26/01/2009

Fonte: Corriere della Sera
È l'ultimo che ha visto il Che nella giungla della Bolivia. È l'ultimo testimone di un'esecuzione ancora oggi oscura. Dariel Alarcón Ramírez, detto «Benigno», ex guerrigliero della rivoluzione cubana, vive dal 1996 a Parigi, inseguito da una condanna a morte e dall'accusa di aver tradito il regime per il quale ha combattuto con onore. Che Guevara fu il capo seguito fino alla fine, un fratello che gli insegnò «a leggere e scrivere» e a «rispettare i nemici e i prigionieri». Ha ancora gli occhi umidi, Benigno, quando racconta la «trappola mortale» in cui cadde il mito rivoluzionario di intere generazioni. E sfoga rabbia e delusione per una «macchinazione di cui furono responsabili Fidel Castro e l'Unione Sovietica ». «Volevamo esportare la rivoluzione. Fummo abbandonati nella giungla. Il Che andò incontro alla morte, sapendo di essere stato tradito. Il 9 ottobre 1967, eravamo a pochi metri dalla scuola dove l'esercito boliviano lo teneva prigioniero. Il nostro commando si era disperso. Altrimenti avremmo tentato di liberarlo a costo di morire». Nel 1956, Benigno era un «campesigno » di 17 anni, quando i soldati del dittatore Batista incendiarono la fazenda sulle montagne della Sierra Maestra, e uccisero sua moglie Noemi, quindicenne, incinta di otto mesi. Entrò nel gruppo di Cienfuegos, uno dei capi rivoluzionari. «Mi arruolai nella rivoluzione per vendicare i miei cari. Ero il più bravo con la mitragliatrice. Ho ucciso molti soldati. Non sapevo che cosa fosse il socialismo. Il Che mi insegnò tutto. Non era facile conquistare la sua fiducia. Ma era un uomo buono e onesto. Era l'unico, fra i leader, a pagare di tasca propria l'auto di servizio», racconta al Corriere. Oggi Benigno ha quasi settant'anni. Dopo la rivoluzione, divenne capo della polizia e responsabile della sicurezza, poi dirigente dei campi di addestramento dei guerriglieri da inviare nel mondo a sostegno dei movimenti rivoluzionari. È in quegli anni che intuisce che il socialismo cubano non corrispondente agli ideali. «Cienfuegos e Guevara facevano ombra a Fidel. C'erano contrasti nel gruppo dirigente. Poi Cienfuegos morì, in un misterioso incidente. Ero con Guevara in Congo, quando Fidel rese pubblica una lettera in cui Guevara dichiarava di rinunciare ad ogni incarico e alla nazionalità cubana. Il Che prese a calci la radio e urlò: ecco dove porta il culto della personalità! Il comandante aveva scritto la lettera dopo il discorso di Algeri in cui aveva messo in guardia i Paesi africani dall'imperialismo sovietico. Credo che quel discorso fu la sua condanna a morte. Quando tornammo all'Avana, Fidel gli propose di andare a combattere in Sud America». «Il líder máximo -ricorda Benigno-partecipò ai preparativi. Veniva al campo d'addestramento, ci garantiva l'appoggio del partito comunista boliviano, la copertura degli agenti segreti, la formazione di nuove colonne. Avremmo dovuto sbarcare nel nord del paese, in territorio favorevole alla guerriglia. Imparammo anche il dialetto locale. Quando Fidel era presente, il Che se ne stava in disparte. Capimmo poi il perché». Nell'ottobre 1967 scatta l'operazione. Il commando di rivoluzionari cubani penetrò in una foresta infestata da insetti e agenti segreti, isolata, dove si parlava un altro dialetto. «Scoprimmo che il partito comunista boliviano non ci sosteneva, probabilmente su istruzioni di Mosca. Il Che non era più lui. Sembrava disperato e depresso. Ci lasciò liberi di continuare o rinunciare. Rimanemmo, ma alla fine eravamo ridotti a diciassette, circondati da tremila soldati. Ci dividemmo in tre gruppi e una mattina cominciò la battaglia finale. Il Che fu fatto prigioniero. Lo ammazzarono il giorno dopo». Tre guerriglieri riuscirono a raggiungere il confine. Benigno, Urbano e Pombo si salvarono con l'aiuto di Salvador Allende, allora presidente del Senato. Nel viaggio di ritorno, passarono da Tahiti e dalla Grecia, fino a Parigi. Furono ricevuti all'Eliseo da De Gaulle e infine accolti a Cuba da Fidel come eroi. In patria, l'ultimo compagno del Che continuò a far carriera. Urbano fu poi arrestato e internato. Pombo divenne generale. «Io cominciai a vivere una doppia vita». Chiediamo: per quali ragioni Castro e i sovietici avrebbero avuto interesse alla scomparsa del Che dalla scena politica? «I sovietici consideravano Guevara una personalità pericolosa per le loro strategie imperialistiche. Fidel si piegò alla ragion di Stato, visto che la sopravvivenza di Cuba dipendeva dall'aiuto di Mosca. Ed eliminò un compagno di lotta ingombrante. Il Che era il leader più amato dal popolo. La nostra rivoluzione è durata pochi anni, oggi è una dittatura come quella di Batista. I cubani hanno conquistato la cultura, non la libertà, e sono ancora poveri. E la causa non è soltanto l'embargo americano. È Fidel ad aver tradito la rivoluzione. Difficile prevedere il futuro, ma non vorrei che il potere finisse agli esuli di Miami che sono corrotti». Benigno decide di fuggire. Approfitta di un permesso dell'unione degli scrittori cubani. Si fa raggiungere dalla moglie a Parigi. «Se fossi fuggito in America, dove vive un mio figlio, avrei tradito il Che. Mi considero ancora un rivoluzionario. Il rivoluzionario è chi riesce a indignarsi per le ingiustizie». La sua vita diventerà un film, diverso da quello sul Che di Steven Soderbergh prossimamente sugli schermi italiani. «Il film è bello, ma non trasmette lo spirito del comandante e soprattutto non risponde alle domande: perché fallì in Congo e in Bolivia? Chi lo ha tradito e perché?». (ha collaborato Alessandro Grandesso)

lunedì 26 gennaio 2009

SI RIUNISCE IL CONSIGLIO REGIONALE, D'ANNA RELATORE DI MINORANZA


L'Assemblea legislativa regionale è convocata per martedì 27 gennaio 2009 alle ore 10.00 e alle ore 15.00, presso la sala consiliare di via Tiziano n. 44, Ancona per discutere il seguente ordine del giorno:
Interrogazioni
n. 1173 dei consiglieri Massi, Capponi, Pistarelli “Operazione di rinegoziazione/scambio dei titoli di debito della Regione Marche”.
n. 1195 del consigliere Binci, Brandoni “Applicazione della normativa sulla valutazione ambientale strategica”.
n. 980 del consigliere D’Anna “Ambulatori STP (stranieri temporaneamente presenti) per immigrati senza permesso di soggiorno”.
n. 1065 del consigliere Altomeni “Progetto di cooperazione internazionale della Regione Marche con il centro Peres per la pace per la creazione dell’unità emato-oncologica del Victoria Augusta Hospital di Gerusalemme est”.
n. 978 del consigliere Castelli “Acquisto di volumi (mai distribuiti) in occasione dell’Agorà dei giovani di Loreto”.
n. 983 del consigliere Altomeni “Sindrome da spopolamento degli alveari nelle Marche”.
n. 1045 del consigliere Pistarelli “Revoca concessione da parte dell’Enac ad un vettore aereo”.
n. 1051 del consigliere Bugaro “Situazione del vettore aereo e sui voli annunciati dal Direttore generale di Aerdorica s.p.a.; sui criteri di selezione adottati per la scelta del nuovo Direttore generale”. (le interrogazioni n. 1045 e 1051 sono abbinate)
n. 1123 del consigliere Brandoni “Selezioni per l’ammissione al corso regionale per il conseguimento del titolo di maestro di sci”.
n. 1201 del consigliere Lippi “Infrastrutture destinate a sport motoristici nelle Marche”.
Interpellanze
n. 56 del consigliere Castelli “Ampliamento dell’offerta della Regione Marche in materia di prevenzione delle infezioni da Papilloma virus (HPV) mediante l’ausilio di vaccini”.
n. 53 della consigliera Giannini “Autorizzazione dei corsi serali per i lavoratori nella provincia di Macerata”.
n. 54 del consigliere D’Isidoro “Alta velocità. Rischio di raddoppiare i tempi di percorrenza nei collegamenti ferroviari dalle Marche per Roma”.
n. 55 dei consiglieri Brandoni e Altomeni “Adozione di misure attuative del PEAR, specificatamente sul Piano del governo della domanda di energia”.
n. 57 dei consiglieri Altomeni e Brandoni “ Situazione dei dipendenti di Poste Italiane ex CTD”.
Proposta di legge regionale n. 275 ad iniziativa del consigliere Rocchi “Modifiche alla legge regionale 11 luglio 2006, n. 9 “Testo unico delle norme regionali in materia di turismo”. Proposta di legge regionale n. 146 ad iniziativa del consigliere Rocchi “Integrazione alla legge regionale 11 luglio 2006, n. 9 “Testo unico delle norme regionali in materia di turismo”.Proposta di legge regionale n. 96 ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Brini, Castelli, D’Anna, Rocchi, Mollaroli, Ricci, Massi, Capponi, Solazzi, Tiberi “Norme per l’esercizio del turismo in mare a finalità ittica”.(unificate ai sensi dell’articolo 66 del Regolamento Interno)Nuova titolazione: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 11 luglio 2006, n. 9 “Testo unico delle norme regionali in materia di turismo”.Relatore di maggioranza: MammoliRelatore di minoranza: D’AnnaDiscussione e votazione
Proposta di regolamento n. 14 ad iniziativa della Giunta regionale “Attività funebri e cimiteriali ai sensi dell’articolo 11 della legge regionale 1° febbraio 2005, n. 3”. Relatore di maggioranza: ComiRelatore di minoranza: CastelliDiscussione e votazione
Proposta di atto amministrativo n. 75 ad iniziativa della Giunta regionale “Organizzazione su area vasta dell’esercizio delle funzioni dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR), nell’ambito del servizio sanitario regionale”. Relatore di maggioranza: LuchettiRelatore di minoranza: BugaroDiscussione e votazione
Nomine:- Revisori del conto dell’Assemblea legislativa regionale3 consiglieri regionali (Articolo 12 del Regolamento Interno);- Commissione per la vigilanza della Biblioteca dell’Assemblea legislativa regionale3 consiglieri regionali (articolo 13 del Regolamento Interno).
Mozione n. 303 del consigliere Procaccini “Federalismo fiscale”. Mozione n. 290 dei consiglieri Rocchi e D’Isidoro “Delega al Governo in materia di federalismo fiscale in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione”. (le mozioni n. 303 e 290 sono abbinate)
Mozione n. 306 della consigliera Romagnoli “Dichiarazione stato calamità naturale per danni maltempo. Nubifragio giorni 14-15 novembre 2008 provincia di Fermo”.
Mozione n. 275 dei consiglieri Brandoni, Altomeni “Promozione del trasporto integrato treno-bicicletta”.
Mozione n. 305 della Terza Commissione assembleare “Stanziamento nella Finanziaria 2009 per premi assicurativi per la prevenzione dei danni causati all’agricoltura nelle zone colpite da calamità naturali”. Mozione n. 302 dei consiglieri Capponi, Silvetti, Tiberi, Ciriaci, Giannotti, Cesaroni, Brini, Romagnoli, Pistarelli, Bugaro, Massi “Assicurazione agevolata per colture e strutture agrarie. Supporto ai problemi finanziari dei Consorzi di Difesa”. (le mozioni n. 305 e 302 sono abbinate)
Mozione n. 295 dei consiglieri Capponi, Pistarelli, Massi “Ricostruzione struttura e conferma dell’attività sanitaria presso polo INRCA di Appignano (MC)”.
Mozione n. 292 dei consiglieri Bugaro, Capponi, Cesaroni, Silvetti “Ospedale INRCA di Ancona”.
Mozione n. 285 del consigliere Procaccini “Posizione della Regione Marche in relazione alle dichiarazioni di esponenti del Governo nazionale”. Votazione
Mozione n. 282 dei consiglieri Giannotti, Capponi, Brini, Tiberi, Ciriaci, Bugaro, Santori, Cesaroni “Potenziamento organici centri trasfusionali della regione”.
Mozione n. 289 del consigliere Brandoni “Attività degli ERSU”. Mozione n. 294 dei consiglieri Giannotti, Capponi, Bugaro, Ciriaci, Cesaroni, Santori, Brini, Tiberi “Proposta di legge regionale n. 266: Riordino degli enti e delle agenzie operanti in materia di competenza regionale”. Mozione n. 296 dei consiglieri Capponi, Cesaroni, Bugaro “Consigli di Amministrazione degli ERSU: limitazione delle competenze ai soli atti indifferibili ed urgenti e agli atti obbligatori per legge”. (le mozioni n. 289 , 294 e 296 sono abbinate)
Mozione n. 260 del consigliere Massi “1909/2009 centenario del movimento futurista: i futuristi marchigiani”.
Mozione n. 226 del consigliere Altomeni “Amalgame dentarie”.
Mozione n. 244 dei consiglieri Mollaroli, Giannini, Benatti, Mammoli, Ortenzi “In difesa della legge 194/1978”. Mozione n. 251 dei consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Castelli, D’Anna, Silvetti “Riflessione sullo stato di applicazione della legge 194: Tutela della maternità e interruzione volontaria della gravidanza”. Mozione n. 254 del consigliere Viventi “Corretta applicazione della legge 194/1978 sull’interruzione volontaria della gravidanza”. (le mozioni n. 244, 251 e 254 sono abbinate)

domenica 25 gennaio 2009

SANITA', D'ANNA DENUNCIA: I CLANDESTINI FAVORITI




Per gli italiani liste d’attesa lunghissime o visite a pagamento. Per i clandestini visite immediate e gratuite. Questa la realtà che emerge da un’interrogazione, presentata dal consigliere regionale A.N.-PdL Giancarlo D’Anna, che sarà discussa martedì prossimo in consiglio regionale.

Il consigliere di centro destra denuncia la situazione paradossale: tutti conoscono, per averlo vissuto, il cronico problema delle liste d’attesa. Queste liste, che in alcuni casi potrebbero essere addirittura “gonfiate”, costringono i cittadini a lunghe attese, in alternativa a rivolgersi a controlli e visite a pagamento, nonostante la regione Marche spenda oltre l’80% del suo bilancio in Sanità.

Contemporaneamente, con delibera di Giunta regionale n. 28.12. 2006 n.1516 venivano organizzati gli ambulatori di medicina generale presso i presidi Distrettuali delle Zone Territoriali dell’ASUR Marche per immigrati non in possesso di permesso di soggiorno.


Citando la delibera regionale “Multietnie” , periodico di informazione per gli stranieri della Regione Marche, del gennaio 2008, a pagina 4 informa gli stranieri senza regolare permesso di soggiorno dell’esistenza degli ambulatori di medicina per STP(stranieri temporaneamente presenti) nei quali “ci si può recare senza prenotazione e trovare il medico che visita gratuitamente, prescrive esami e medicine” e poi ancora“l’iscrizione all’STP è gratuita, anche se sei clandestino” e che:” Nessuno può fare la segnalazione alla polizia”;


Siamo alla follia pura: non solo viene concesso ai clandestini quanto non viene garantito agli italiani, ma addirittura si pubblicizza e si invitano i clandestini , che dovrebbero essere invece individuati ed espulsi, ad usufruire di servizi sanitari gratuiti organizzati e previsti dalla Regione Marche ma pagati con i soldi di chi invece è costretto ad andare a pagamento per lo stesso servizio.
Una denuncia forte quella del consigliere D’Anna che annuncia battaglia in consiglio regionale e fuori.

sabato 24 gennaio 2009

SANITA', D'ANNA VUOLE CHIAREZZA SUL BLACK OUT ELETTRICO ALL'OSPEDALE DI FANO


INTERROGAZIONE RELATIVA AL BLACK OUT ALL’OSPEDALE DI FANO

Il sottoscritto Giancarlo D’Anna Consigliere regionale A.N-PDL

Relativamente al black out verificatosi nel tardo pomeriggio del 23.1.2008 all’Ospedale Santa Croce di Fano,che ha comportato il blocco l’erogazione di energia elettrica in buona parte della struttura sanitaria per circa 15- 20 minuti, nonostante la presenza di generatori di emergenza che avrebbero dovuto garantire entro 15 secondi il flusso di corrente.
INTERROGA
Il Presidente della Giunta per conoscere
Se ci sono state conseguenze per i pazienti in seguito all’evento;
Quanti e quali controlli preventivi sono stai effettuati agli impianti elettrici principali e sussidiari dell’Ospedale di Fano per evitare malfunzionamenti;
A quando risale l’ultima verifica degli impianti in questione;
Se episodi simili si sono verificati di recente e quando;
A quando risale l’attuale impianto elettrico principale e i generatori da utilizzare in caso di mancanza di corrente dalla rete principale ;
Quante e quali apparecchiature si sono bloccate come conseguenza della mancanza di corrente e con quali conseguenze e disagi per i pazienti;
Quali provvedimenti s’intendono adottare per evitare il ripetersi di simili situazioni.
Se non intende fornire una relazione dettagliata, nel più breve tempo possibile, su quanto è accaduto per poi aprire un’inchiesta che accerti le motivazioni che hanno impedito un regolare funzionamento delle apparecchiature di emergenza.
Giancarlo D’Anna

giovedì 22 gennaio 2009

SANITA', D'ANNA: LISTE D'ATTESA VERE O FALSATE?


La crisi si fronteggia anche abbattendo le liste d’attesa e verificando se sono create ad arte.

Aspettare settimane , mesi, per un controllo, una visita medica, una serie di accertamenti è uno dei disservizi più sofferti dal cittadino. Soprattutto quando viene a sapere che, come nel caso della Regione Marche, oltre l’80% del bilancio regionale viene speso in sanità.

Le cronache quotidiane riportano in continuazione disservizi, disagi, attese e numeri. Nessuna provincia delle Marche è esente da questo problema.
Più volte il caso “liste d’attesa” è stato sollevato in Regione. Di recente in fase di approvazione del bilancio 2009, ho riportato alla ribalta la questione mettendo in luce il fatto che, spesso, troppo spesso quelle visite per le quali si dovrebbe attendere per mesi, si possono ottenere, a pagamento in pochi giorni.

Risulta evidente che chi è preoccupato per la salute propria o di un congiunto,per evitare di attendere per mesi l’esito della visita o del controllo, passa ai controlli a pagamento per non trascinare la preoccupazione di non conoscere il responso cosa che incide negativamente sullo stato psicologico del malato e in alcuni casi compromettendo un tempestivo intervento.

Nonostante ci siano dei “tempi massimi di attesa” previsti per delibera regionale questi continuano a non essere rispettati con grave danno, anche economico per le famiglie già gravate dalla crisi economica.
La crisi dunque si fronteggia anche consentendo ai cittadini di usufruire del servizio sanitario pubblico a costi contenuti. La Regione Marche invece di affrontare seriamente il problema, preferisce “anestetizzare” i marchigiani con una campagna di comunicazione tendente a far passare il messaggio che la nostra sanità è migliore di altre e che quindi c’è poco da lamentarsi.

Contemporaneamente in consiglio regionale(durante la seduta dedicata al bilancio) l’assessore Mezzolani dichiara, rispondendo a mie sollecitazioni sul problema delle liste d’attesa che” l’ideale sarebbe di tranciare di netto il rapporto di chi lavora nel pubblico e di chi lavora nel privato. Perché dietro il rapporto delle liste di attesa c’è anche questo, in quanto lavorare in entrambi i sistemi può darsi che da qualche parte si allunghi per poi ricavarne benefici da qualche altra parte.”
La dichiarazione è gravissima soprattutto se fatta dall’assessore Regionale alla Sanità e richiede un’indagine immediata e approfondita, se necessario attraverso una commissione d’inchiesta, per verificare se e dove si sono allungati ad arte i tempi di attesa per prestazioni sanitarie. Nel caso in cui si verifichino situazioni come quelle ipotizzate chiediamo sin da ora interventi e provvedimenti esemplari. La salute è un diritto inviolabile.

Giancarlo D’Anna
Consigliere regionale A.N. verso il PdL

mercoledì 21 gennaio 2009

QUANDO LA POLITICA NON SI FERMA ALLO SLOGAN


di Filippo Rossi

Il merito della polemica è uno di quegli argomenti che, onestamente, pur essendo molto importanti per la vita democratica di un paese, non riescono a non diventare alquanto noiosi. Che, in Italia, il governo ponga troppe fiducie è infatti fin troppo noto. Siamo all’eterno ritorno del battibecco istituzionale. E ogni volta, opposizione e cariche istituzionali non possono che bacchettare l’esecutivo di turno. Lo stesso Silvio Berlusconi nel 2006, ad esempio, di fronte alla richiesta di fiducia del governo Prodi, arrivò ad affermare che «il rischio è quello di esautorare il Parlamento: non è una cosa da poco. Prodi dovrebbe scusarsi con tutti gli italiani. Così non è possibile andare avanti, finisce che non si discute più...».Eppure, nonostante la noia tutta politichese, una cosa deve insegnare questa ennesima polemica: la politica italiana è ancora lontana dall’imparare che uno schieramento non può (e non deve) avere sempre ragione. Che esiste il momento di fare un passo indietro. Che esiste il momento della discrezione e dell’onestà intellettuale. E del dibattito. Al di là del merito della polemica tra il presidente della Camera e l’esecutivo quel che conta, allora, è che questa storia sottolinea ancora una volta una verità tutta italiana: la retorica del tifo e dell’appartenenza sembra non affievolirsi mai. Lo slogan al posto dell’analisi. Sempre. L’urlo al posto della ragione. La pubblicità al posto del convincimento. Quel che penso dipende da dove sto. Lo spiegava l’altro giorno Giuliano Amato: «La politica del fanatismo e del tifo eccitato cancella le differenze». Ma la politica non può essere una curva di uno stadio. Non può essere sempre campagna elettorale. Esiste la passione, certo. Ma comunque contemperata con la ricerca della verità. E, soprattutto, del bene comune.

Articolo tratto da Farefuturo Web Magazine

martedì 20 gennaio 2009

AGIBILITA'-STABILITA' DEGLI EDIFICI SCOLASTICI, D'ANNA CHIEDE INTERVENTI IMMEDIATI



SCUOLA: MARCHE; AGIBILITA'-STABILITA' 523 EDIFICI SU 1.051
ANCONA, 20 GEN - Dei 1.051 edifici scolastici costruiti nelle Marche dopo il 1945, 523 hanno il certificato di agibilita'-abitabilita', 425 ne sono sprovvisti, mentre 103 non hano risposto all'indagine effettuata dalla Regione. Il dato e' stato reso noto dall'assessore Gianluca Carrabs, che ha risposto ad un'interrogazione di Giancarlo D'Anna (An-Pdl). La Regione - ha spiegato - ha competenza concorrente in materia di edilizia scolastica, con funzioni di programmazione. Tocca invece alle Province il rilevamento del fabbisogno, in collaborazione con i Comuni e l'individuazione delle tipologie di intervento. Ma alla Regione spetta anche il compito di seguire un'anagrafe regionale dell'edilizia scolastica. Carrabs ha illustrato anche il quadro dei due programmi stralcio approvati e in corso di attuazione, per un importo complessivo di oltre 22 milioni di euro (sette interventi ultimati, 45 in corso, cinque finanziati da iniziare) e il piano triennale 2007-2009 con il cosiddetto Patto della sicurezza, con cofinanziamenti di Stato, Regione ed enti locali per complessivi 15 milioni di euro. Critico D'Anna: ''dai dati risulta una carenza di attenzione per un problema serio che viene considerato solo quando avvengono disastri'' e ha sollecitato la Regione a fare pressione su Comuni e Province per il tema della sicurezza. E i dati stesi ''lasciano perplessi, in pratica il 50% delle scuole non ha il certificato''.

REGIONE: D'ANNA RICORDA LA FIGURA DI JAN PALACH





REGIONI: UN MINUTO SILENZIO CONSIGLIO MARCHE PER JAN PALACH
ANCONA, 20 GEN - L'assemblea legislativa delle Marche ha osservato oggi, in apertura di seduta, un minuto di silenzio per commemorare il 40/mo anniversario della morte di Jan Palach, lo studente praghese che si diede fuoco per protesta contro l'invasione dei carri armati sovietici. Il suo e' stato ''un sascrificio per liberta''' ha detto il consigliere Giancarlo D'Anna (An-Pdl), che aveva chiesto il gesto di omaggio e che ha sollecitato la giunta ad adottare iniziative nelle scuole, per fa conoscere la figura di Palach.(ANSA) -

lunedì 19 gennaio 2009

NEL RICORDO DI JAN PALACH: LUCI , FIORI E PARTECIPAZIONE







Ha destato curiosità la semplice ma efficace manifestazione per Ricordare Jan Palach nel 40° anniversario della sua morte organizzata dal Circolo Nuova Italia di Fano.
Dalle 17,30 fino alle ore 20.00 Giancarlo D’Anna, presidente del Circolo, insieme ad alcune decine di iscritti e simpatizzanti, ha distribuito volantini e lumini a quanti hanno voluto ricordare il ventenne studente Cecoslovacco che il 16 gennaio del 1969, per protestare contro l’occupazione e la repressione delle truppe sovietiche non esitò ad immolarsi, dandosi fuoco,per “scuotere la coscienza del popolo”.
Alcune persone hanno portato fiori, altri lumini che poi sono stati accesi, altri ancora si sono fermati a leggere alcune frasi del martire Cecoslovacco o più semplicemente per ricordare quei tragici momenti Tra tante-ha dichiarato Giancarlo D’Anna- particolarmente interessate è stata la presenza di una signora originaria della Repubblica Ceca, la quale , sorpresa in un primo tempo di vedere ricordato il connazionale in Italia 40 anni dopo, ha apprezzato e ringraziato per la manifestazione. Soddisfatto D’Anna, anche perché, oltre la manifestazione fanese il gruppo che il consigliere regionale ha aperto su Facebook ha raggiunto e superato le 1000 adesioni diventando riferimento e stimolo per altre manifestazioni simili in Italia.
Tra i partecipanti alla manifestazione di Fano Andrea Montalbini vice presidente di Nuova Italia Fano, Carlo Diotallevi capogruppo A.N. a Mondolfo, Giovanni Orciani del Circolo Nuova Fano, Francesco Bassotti consigliere comunale Mondolfo.

domenica 18 gennaio 2009

PDL VERSO IL CONGRESSO. ALEMANNO:"ROMPERE IL GHIACCIO"




Una nutrita delegazione delle Marche, guidata dal consigliere regionale di A.N.-PdL Giancarlo D'Anna da Giovanni Zinni e Carlo Diotallevi rispettivamente capo gruppo in Consiglio comunale ad Ancona il primo e Mondolfo il secondo ha partecipato a Roma alla due giorni organizzata dai Circoli della Nuova Italia sul tema:Il Futuro delle Identità, i Valori della destra nel PdL .
Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, chiudendo la manifestazione promossa dalla sua associazione 'Nuova Italia', indica le priorità in vista della nascita del Popolo della Libertà
"A 68 giorni dal congresso del Pdl abbiamo il compito di rompere il ghiaccio. Noi vogliamo che questo percorso sia partecipato in termini di regole, identità, valori e dibattito interno". Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, chiudendo la manifestazione promossa dalla sua associazione 'Nuova Italià, indica le priorità in vista della nascita del Popolo della Libertà. "Il Pdl nasce - sostiene Alemanno - su due valori fondamentali: la libertà ma questa libertà si fonda e poggia sul valore della nostra identità nazionale. Dal '93 Berlusconi è un grande medium che riesce a interpretare i sentimenti del popolo. Ora non dobbiamo tradire la spinta popolare ma interpretarla e quando noi vogliamo regole e una dialettica interna partecipata è perché sentiamo dal basso la richiesta di meritocrazia". Il sindaco di Roma spiega quindi di "amare i gazebo ma vorrei che con essi ponessimo anche quesiti come le primarie per scegliere i nostri candidati sindaci e alle regioni perché è finita la stagione della sinistra e noi dobbiamo costruire una grande alternativa per i governi locali". Il dirigente di An chiede inoltre che "il congresso del Pdl parli chiaro in termini di valori e di identità nazionale per essere all'altezza della sua missione". E riferendosi alle polemiche degli ultimi giorni sul Pdl, il sindaco di Roma indica nel rapporto a Roma tra dirigenti di An e di Forza Italia "l'esempio di come si può stare non uno contro l'altro ma insieme per costruire il partito del futuro".
A conclusione della manifestazione Alemanno si è fermato alcuni minuti a salutare la numerosa delegazione delle Marche .
Il giorno precedente i lavori- a cui hanno partecipato il consigliere regionale D’Anna,e Giovanni Zinni -si sono svolti a porte chiuse dal mattino fino a sera per elaborare il documento che poi è stato presentato domenica mattina al Teatro Adriano. Teatro stracolmo di gente tanto che sono state aperte due sale limitrofe dalle quali il pubblico ha potuto seguire la manifestazione in video conferenza

giovedì 15 gennaio 2009

40° ANNIVERSARIO DEL SACRIFICO DI JAN PALACH, D'ANNA :RICORDIAMOLO




Il 16 gennaio 1969 a Praga un giovane studente di nome Jan Palach immolava se stesso, dandosi fuoco, per protestare contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia. Tre giorni dopo morì. Tre giorni in cui Palach rimase lucido tanto da dichiarare ai medici di aver protestato in quel modo seguendo l'esempio di un monaco del Viet Nam il quale, nel 1963, per denunciare la repressione nei confronti dei monaci buddisti si diede fuoco, restando immobile nella posizione di preghiera. Per ricordare il sacrificio di Jan Palach ( su Facebook oltre 600 persone hanno aderito al gruppo Ricordiamo Jan Palach che ho creato in memoria di Jan con apprezzamenti anche dalla Repubblica Ceca)e di 7 suoi amici che scelsero dopo di lui la irreversibile protesta a favore della libertà


LUNEDI 19 GENNAIO 2008 alle ore 18.00 in Piazza XX settembre a Fano il Circolo Nuova Italia-Fano organizza una breve cerimonia commemorativa invitando i cittadini a portare candele e lumini o fiori come segno di riconoscimento. Distribuiremo inoltre volantini su cui sono riportate le ultime parole-testamento di Jan Palach.

Su Palach leggi qui.
Giancarlo D'Anna Presidente Circolo Nuova Italia Fano

martedì 13 gennaio 2009

EROSIONE MARINA:SCOGLI O SCOGLIONI?










Dopo l'interrogazione sul grave problema dell'erosione marina, presentata le settimane scorse in Consiglio regionale, il consigliere regionale A.N.-PdL Giancarlo D'Anna ha effettuato oggi pomeriggio(13.01.2008), dopo una segnalazione di alcuni cittadini, un sopralluogo a Metaurilia a sud del Camping Metauro dove, durante l'ultima mareggiata, le onde dopo aver superato le scogliere a mare hanno invaso la ferrovia arrivando a far cadere la recinzione che impedisce l'attraversamento dei binari.



Il mare dopo essersi ritirato ha portato con se la spiaggia pubblica, che oggi non esiste più, e ha messo a rischio la linea ferroviaria tanto che, a carico delle Ferrovie , si sta provvedendo al posizionamento di grossi scogli a difesa della linea ferroviaria e dei pali che sorreggono la linea elettrica, occupando con gli scogli anche i pochi metri di spiaggia rimasta.



Una situazione seria se non pericolosa che evidenzia una totale mancanza di coordinamento tra Enti. La Regione posiziona scogliere che non proteggono le spiagge e nemmeno la Ferrovia. Le Ferrovie, per proteggere la linea ferrata costruiscono massicciate che sarebbero più utili se posizionate non a ridosso della ferrovia bensì a una distanza di protezione maggiore e concordate con la Regione unendo obiettivi e risorse . Altrimenti si verifica, quello che continua ad accadere : spese enormi con risultati pessimi.Il prezzo maggiore sulle spalle dei cittadini che oltre a pagare, attraverso le tasse, lavori poco utili, si vengono a trovare anche senza una spiaggia pubblica.

lunedì 12 gennaio 2009

POPOLO DELLA LIBERTA':NON POSSIAMO ACCONTENTARCI


VI SEGNALO QUESTO INTERESSANTE ARTICOLO DI ALESSANDRO CAMPI .E' LA SINTESI DEL DISCORSO CHE HO SENTITO DI RECENTE A FABRIANO.

Non solo organizzazione ma anche riferimenti ideali
Popolo della libertà:non possiamo accontentarci di Alessandro Campi Tutto è pronto per la nascita a fine marzo del Popolo della libertà. Ma restano alcuni dubbi e preoccupazioni, che meritano di essere espressi in forma pubblica, come contributo ad un dibattito che sinora è quasi del tutto mancato.L’auspicio di molti – ovviamente – è che il Pdl possa essere, per quanto banale suoni l’affermazione, un partito “vero”. Non dunque un nuovo – per quanto vincente – cartello elettorale, ma appunto un partito, dotato di una struttura organizzativa stabile e radicata, di regole organizzative e statutarie chiare e definite, di una rete di dirigenti-funzionari selezionata “dal basso” secondo criteri di merito e competenza, di una solida base militante e di una cultura politica omogenea e condivisa.Ma gli auspici da soli non bastano. Si tratta dunque di capire come questo partito funzionerà effettivamente una volta costituito. Quale ruolo avranno in esso iscritti e militanti? In che modo verranno prima formati e poi selezionati i gruppi dirigenti, a partire dal livello locale? Con quali regole e con quali tempi si svolgeranno gli appuntamenti congressuali? Ci sarà, come molti auspicano, una reale democrazia interna che consenta alle varie anime presenti nel partito di confrontarsi e di contarsi? Quali saranno i suoi valori di riferimento, al di là di riferimenti che sanno un po’ troppo di propaganda e di retorica? Un partito che si vuole a vocazione maggioritaria sulla scena politica nazionale sarà a vocazione maggioritaria anche sul piano interno o si prevede che a contare debbano essere sempre la volontà e la parola di uno o di pochissimi?Porsi simili questioni potrà forse apparire un inutile esercizio polemico. Perché ostinarsi a rovinare la festa proprio nel momento in cui tutto sembra marciare per il verso giusto, con il governo che procede a vele gonfie e con l’opposizione smarrita e a pezzi? In realtà, è proprio dalla risposta a tali domande che si può capire l’utilità, per la democrazia italiana, di un’operazione politica certamente ambiziosa e utile, ma al tempo stesso non priva di rischi e difficoltà. Vale la pena “sacrificare” Forza Italia e Alleanza nazionale solo per dare vita ad una nuova sigla elettorale? Il Popolo della libertà, guardando le cose in prospettiva, ha un senso solo se riuscirà a rappresentare il punto d’approdo della “rivoluzione berlusconiana”: il suo obiettivo finale dovrà dunque essere quello di raccoglierne l’eredità rendendola una realtà stabile nel panorama politico nazionale. La nascita del Pdl, in altre parole, acquista un significato politico solo pensando al dopo-Berlusconi: è lo strumento che dovrebbe impedire che il centrodestra, una volta esauritasi la parabola politica del suo naturale leader, di colui che sinora ha permesso a tutte le diverse anime di convivere e di trovare un punto di equilibrio, finisca per dissolversi e per disgregarsi. Ma proprio per questa ragione un simile partito deve poter avere una vita interna effettiva, deve dotarsi di regole e procedure chiare e trasparenti. Il che significa che non potrà essere, come è stata per lunghi anni Forza Italia, un partito interamente modellato dalla volontà di un solo uomo, nel quale non esiste dialettica interna e nel quale gruppi dirigenti e parlamentari vengono semplicemente cooptati dall’alto. Un partito del genere non sopravviverebbe un solo minuto alla scomparsa del suo fondatore. Altro che “oggettivazione del carisma”! Si assisterebbe ad un repentino processo di sbriciolamento delle alleanze e ad una inevitabile spinta controriformistica, che riporterebbe la politica italiana indietro di quindici-venti anni.Naturalmente, le questioni organizzative sono importanti, ma non sono le uniche che contano. Nel nuovo partito conteranno anche i riferimenti ideali, la cultura politica e l’ideologia che esso saprà darsi. Da questo punto di vista, cosa sarà il Popolo della libertà? Una semplice aggregazione di forze e tradizioni politiche, che si limiteranno a convivere l’una accanto all’altra in modo più o meno confittuale, oppure un contenitore plurale e dialettico nel quale le diverse anime troveranno il modo di confrontarsi e di misurarsi alla ricerca di un punto di sintesi politico-culturale che sarà, per definizione, sempre nuovo e diverso, inevitabilmente condizionato dalle sfide provenienti dall’ambiente esterno? Sarà un “partito del leader”, nel quale si può pensare quello che si vuole purché non ci si opponga alla volontà del capo indiscusso, o un “partito per il leader”, nel quale le diverse correnti, anime e sensibilità, esattamente come oggi avviene in tutti i grandi partiti maggioritari nel mondo, finiscono per esprimere, dopo un serio confronto interno e dopo essersi contate, un programma e una figura politica in grado di incarnarlo (che è cosa ovviamente diversa da un capo a vita).Quel che è certo è che una realtà che si pretende nuova e innovativa non può accontentarsi di richiamare le culture o tradizioni politiche dalle quale provengono i suoi principali esponenti e la maggior parte del suoi elettori. Il Pdl, se non vuole appunto risolversi in un cartello elettorale o in una diversa formula d’alleanza politica, non potrà dunque essere un’aggregazione, aggiornata ai tempi nuovi, di ex-democristiani, ex-socialisti, ex-missini, ex-radicali, ex-liberali, persino ex-comunisti, che hanno come unico punto di contatto e convergenza il loro personale legame di fedeltà a Berlusconi. Un simile partito non può nemmeno accontentarsi, come si è fatto per anni, di recitare un blando rosario liberale, pragmatista e modernizzatore, dietro il quale si è spesso nascosto il vuoto delle idee e una certa inclinazione alla spregiudicatezza. Occorrono nuovi orizzonti ideali e normativi, ci vuole il coraggio – da parte di tutte le diverse anime che lo costituiscono – di mettersi culturalmente in discussione, in modo da affrontare con nuovi strumenti e nuove visioni progettuali le grandi sfide che abbiamo dinnanzi.Bisogna, in altre parole, riuscire a fare quello che hanno fatto in Europa le altre realtà di centrodestra che si sono affermate sulla scena negli ultimi anni. Si pensi, per fare degli esempi, al “neogollismo” di Sarkozy, ai new tories guidati da Cameron, ai popolari spagnoli o anche ai “nuovi moderati” svedesi. Caratteristica comune a queste diverse formazioni ed esperienze politiche è stata quella di innovare non solo sul piano tattico (spostandosi verso il centro dello schieramento a caccia di nuovi elettori), ma anche e forse soprattutto su quello delle idee e dei programmi. I conservatori inglesi e scandinavi, ad esempio, hanno abbandonato strada facendo il credo liberista, l’avversione tutta ideologica allo stato sociale e la convinzione che le politiche di taglio fiscale siano una garanzia di crescita economica. Ed hanno dimostrato una crescente sensibilità per le politiche di sostegno al lavoro e all’occupazione, per le politiche di tutela sociale a beneficio delle minoranze svantaggiate e per l’ambientalismo. Invece di un pragmatismo anti-ideologico che rischia di essere fine a se stesso hanno elaborato una complessa trama culturale nella quale risaltano parole quali “virtù”, “responsabilità” e “senso del dovere”. All’individualismo hanno sostituito l’ideale comunitario e il bisogno di una maggiore coesione sociale. L’approccio economicista alla vita sociale è stato sostituito da una crescente attenzione per i fattori morali e culturali che regolano l’ordine civile. Si tratta solo di esempi, ma sufficienti forse a far capire quale sia la strada lungo la quale anche il centrodestra italiano dovrebbe incamminarsi dopo che avrà imboccato la strada dell’unità politica. L’obiettivo del nuovo partito, dunque, non è quello di rendere compatibili, in modo meccanico, tradizioni e identità politico-culturali che a loro volta sono nel frattempo entrate in crisi. Il partito unitario del centrodestra non può limitarsi ad essere un contenitore, per quanto possibile virtuoso, di idee e contenuti ereditati dalla storia e assunti in maniera acritica o peggio dogmatica. La sua ambizione dovrebbe essere piuttosto quella di dare vita – se ne avrà, beninteso, la forza e la capacità – ad una nuova cultura politica, di innovare le idee che ha ricevuto in eredità, accettando la sfida che il cambiamento dei tempi impone alle nostre certezze acquisite. Liberalismo, identità nazionale, popolarismo, conservatorismo, solidarietà sociale sono tutte parole-chiave che meritano di figurare nel bagaglio politico-culturale del centrodestra, ma sono anche termini che hanno bisogno di essere riformulati e declinati in una chiave più moderna e originale, che tenga conto delle profonde trasformazioni che il mondo ha conosciuto negli ultimi quindici-venti anni. Ed è esattamente questo lavoro di riformulazione che è sinora mancato in un centrodestra che si è sin qui accontentato, senza troppo pensare al futuro, di vivere nel fascio di luce creato da Berlusconi.12 gennaio 2009

Benedeto XVI «Crisi non solo di carattere economico, ma anche strutturale, culturale e di valori»


Benedetto XVI (Afp)CITTÀ DEL VATICANO - Le istituzioni siano unite per combattere la «grave crisi economica» mondiale, che è anche «strutturale, culturale e di valori. Il compito affidatovi dai cittadini non è facile: dovete misurarvi con numerose e complesse situazioni che necessitano, sempre più spesso, di interventi e decisioni non semplici e talora impopolari. E siate sempre onesti servitori del bene comune». Il Papa, ricevendo in Vaticano le istituzioni locali di Roma e del Lazio, ha invitato gli amministratori e i politici a raccogliere «l'ardua sfida» e sviluppare «una volontà di reagire concorde, superando le divisioni».
EMERGENZE - Secondo Benedetto XVI è necessario «affrontare le emergenze dell'oggi» con l'obiettivo di «disegnare un organico progetto strategico per gli anni futuri, ispirato a quei principi e valori che fanno parte del patrimonio ideale dell'Italia e specificamente di Roma e del Lazio».

sabato 10 gennaio 2009

CURCIO A PESARO, D'ANNA RISPONDE AGLI ORGANIZZATORI


I “Dannati delle Brigate Rosse” sarebbe stato il libro giusto che Curcio avrebbe dovuto presentare a Pesaro e nel resto d’Italia. Invece l’ex capo delle Brigate Rosse, mai pentito o dissociato , diventato famoso per essere stato il leader dei terroristi brigatisti, oggi “monetizza la sua popolarità” promuovendo e vendendo libri che parlano di altro.
Così l’attenzione si sposta sui carnefici dimenticando le vittime e le loro famiglie. Anzi per alcuni , come l’attrice francese Fanny Ardano, Renato Curcio è”un eroe” e le Brigate Rosse “un fenomeno coinvolgente e passionale”.
Un insulto alle vittime, alle famiglie all’intera Nazione.
L’ atteggiamento di chi vuol far dimenticare la storia, il costo di vite umane, il rischio di far apparire i terroristi “educatori” relegando nel dimenticatoio le vittime, ci ha spinto a contestare la presenza di Curcio a Pesaro.
Con l’intento di ricordare le vittime e non i carnefici faremo un sit in in concomitanza dell’arrivo dell’ex brigatista.
Non campagna elettorale come gli organizzatori dell’incontro hanno definito le posizioni che abbiamo assunto sulla vicenda, bensì un doveroso omaggio alle vittime innocenti dell’odio brigatista. Un fenomeno, quello delle Brigate Rosse, che in anni recenti ha dimostrato di essere ancora vitale e pericoloso . Ad un’intervista nella quale si chiedeva a Curcio cosa pensasse delle nuove brigate rosse, dal caso Lioce in poi, Curcio ha risposto:” Non penso niente perché non ho analizzato quel tipo di problema. È un territorio che non conosco, non ho approfondito il problema”.

giovedì 8 gennaio 2009

IL FONDATORE DELLE BRIGATE ROSSE A PESARO. D'ANNA: LO ASPETTIAMO PER RICORDARGLI CHE...


Curcio, il fondatore delle Brigate Rosse a Pesaro a presentare un suo libro?

Lo accoglieremo ricordandogli i carabinieri, poliziotti,magistrati, sindacalisti i politici assassinati dai terroristi brigatisti-dichiara il consigliere regionale di A.N. verso il PdL Giancarlo D’Anna preannunciando una contromanifestazione.

Gli ricorderemo una sua intervista del 1990 nella quale dichiarava che “non si è mai sentito un attore terrorista”.

Ricorderemo a Curcio il dolore delle famiglie delle vittime delle Brigate Rosse.

Ricorderemo a Curcio, condannato nel luglio del 1992 in via definitiva dalla Cassazione per l’omicidio di due militanti della destra,Mazzola e Giralucci, che non si è mai pentito e neppure dissociato.


Gli ripeteremo le parole del Presidente della Repubblica Napolitano:
“Lo Stato democratico si è mostrato generoso con gli ex terroristi: ma dei benefici ottenuti non avrebbero dovuto avvalersi per cercare tribune da cui esibirsi. Chi abbia regolato i propri conti con la giustizia, ha il diritto di reinserirsi nella società, ma con discrezione e misura e mai dimenticando le sue responsabilità morali anche se non più penali”.

mercoledì 7 gennaio 2009

INFRASTRUTTURE: IL MINISTRO MATTEOLI AD ANCONA PARLA DI PORTO E FANO-GROSSETO


Il ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli ha visitato oggi il porto di Ancona a bordo di una motovedetta della guardia costiera. In precedenza ad accoglierlo all’aeroporto tra le altre autorità c’era il consigliere regionale Giancarlo D’Anna insieme all’On. Carlo Ciccioli e il Capogruppo di A.N.-PdL in Regione Fabio Pistarelli. Il porto di Ancona, per la sua posizione geografica e per le sue potenzialita', ''e' un punto di riferimento importantissimo nell'Adriatico'' a livello nazionale e internazionale. Ha detto il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli. Il ministro sta preparando una proposta di legge per il Piano di riordino dei porti, che prevede ''una suddivisione'' tra scali di maggiore o minore importanza. Una distinzione che, secondo Matteoli, ''e' nella logica delle cose''. Anche per questo ''le autorita' portuali non debbono mettersi in competizione fra loro, ma fare quadrato per il rilancio della portualita' italiana''. E il porto di Ancona, ''non puo' che ritenersi prioritario nelle strategie di sviluppo nazionale'' soprattutto nel rapporto con i Balcani e in particolare con l'Albania.

E il ministro ha sollecitato inoltre le Marche ad ''accelerare'' sui progetti per la Fano-Grosseto: ''una volta completata sara' la prima arteria di collegamento fra Tirreno e Adriatico, un'opera da 4,2 miliardi di euro, ma solo 720 milioni (i 18%) sono gia' appaltati''.
Dopo la visita al porto, in Regione, Matteoli c'erano molti parlamentari marchigiani i capigruppo regionali di An Fabio Pistarelli e di FI Franco Capponi, vari consiglieri regionali, il presidente di Confindustria Marche Federico Vitali e il rettore dell'Universita' Politecnica delle Marche Marco Pacetti, il sindaco di Ancona Fabio Sturani.

lunedì 5 gennaio 2009

IMPORTANTE INCONTRO CON GIANNI ALEMANNO


DOMENICA 18 GENNAIO ALLE ORE 10.00
PRESSO IL TEATRO ADRIANO A ROMA
SI SVOLGERA' UN IMPORTANTE INCONTRO CON
GIANNI ALEMANNO SINDACO DI ROMA E PUNTO DI RIFERIMENTO DELLA DESTRA SOCIALE.
CHI VOLESSE PARTECIPARE PUO' SEGNALARE IL NOMINATIVO VIA EMAIL A GIANCARLO D'ANNA CHE STA PROVVEDENDO AD ORGANIZZARE UN PULLMAN PER L'OCCASIONE.

sabato 3 gennaio 2009

CRISI,D'ANNA CHIEDE INTERVENTI PER LE FAMIGLIE


MOZIONE: INTERVENTI A FAVORE DELLE FAMIGLIE DEI CASSAINTEGRATI, LICENZIATI E PRECARI
L’Assemblea Legislativa delle Marche
Preso atto del particolare momento di crisi economica occupazionale che non risparmia la regione Marche;
considerate le difficoltà economiche che le famiglie, specie quelle di persone in cassa integrazione o licenziate e precari,si trovano ad affrontare ;
SI IMPEGNA A
creare un fondo di misure anticrisi a favore delle famiglie di cassaintegrati, licenziati e precari relativamente al settore scolastico per fornire, gratuitamente, ai figli di coloro che si trovano nelle condizioni sopra citate il servizio di asili nido. Si impegna altresì identificare altre forme di intervento, in altri settori, a favore delle famiglie in difficoltà.

Giancarlo D’Anna

IL MONDO CHE CAMBIA:LO YUAN CINESE STA PER SOSTITUIRE IL DOLLARO


di Maurizio d'Orlando

Pechino lancia l’esperimento di usare lo yuan come valuta di riserva nei rapporti con 8 Paesi.

Gli esportatori cinesi chiedono di fatturare in yuan a non in dollari, perché la moneta Usa perde valore. Ma la Cina deve rivedere il suo modello di sviluppo, troppo ispirato al mercantilismo settecentesco.
Milano (AsiaNews) - Mentre i commenti degli osservatori economici sono concentrati su quanto avviene sul debito pubblico americano e sui mercati finanziari d’oltreoceano, nel mondo dell’informazione sono invece molto più rari i riferimenti a quanto avviene in Asia, quasi che non vi fosse una forte corrispondenza tra i due fenomeni. Ad un forte accumulo di riserve valutarie in Cina, in Giappone ed in tutta l’Asia è, viceversa, logico che corrisponda un livello senza precedenti di emissione di dollari, la valuta di riserva mondiale.
Ma anche l’Asia comprende ormai che l’incremento dell’emissione monetaria diminuisce il valore intrinseco di una valuta. Per questo la Cina sta tentando un possibile e razionale tentativo di sganciamento delle valute asiatiche dal dollaro. È quanto testimoniano alcune recenti notizie d’agenzia
[1].
In pratica la Cina sta tentando di rendere convertibile la propria moneta e di darle un ruolo come valuta di riserva. L’esperimento è dapprima limitato alle transazioni tra Hong Kong e le provincie limitrofe. Viene anche proposto per l’uso dello yuan renminbi per 8 Paesi confinanti tra cui la Russia. Con tali paesi sono stati già siglati accordi che prevedono il regolamento dei saldi reciproci in valuta cinese. Forse non è un caso che la notizia sia stata data il giorno di Natale, quando i mercati occidentali sono chiusi e quindi è minore l’impatto sull’informazione e sul dollaro. Inoltre le prime settimane di gennaio sono di solito piuttosto tranquille. Se ne può dedurre che seppure per ora la sperimentazione sia limitata, la Cina si appresta a stabilire la piena convertibilità della propria valuta verso tutte le altre monete. Molti in Cina si sono espressi direttamente o indirettamente in tal senso: ad esempio Wu Xiaoling, ex vice governatrice della banca centrale, e Zhao Xijun, professore di finanza all’università cinese Renmin. Anche l’attuale governatore della banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan, all’inizio di dicembre ad Hong Kong aveva dichiarato che, se il valore del dollaro fluttuasse in maniera drastica, il suo impiego come valuta di regolamento (delle transazioni commerciali) causerebbe problemi. È evidente che gli esportatori cinesi, dietro le quinte, chiedono al governo di poter fatturare in yuan e non in dollari, che perdono valore. Altri avvertimenti sono venuti a metà dello scorso dicembre: l’aumento degli acquisti di titoli del Tesoro americano non deve far supporre che gli Usa possano farsi finanziare una soluzione all’attuale crisi finanziaria
[2]. Infine lo scorso 1° gennaio un noto economista cinese, Wu Jinglian, ha scritto che la Cina deve cambiare il proprio modello di sviluppo[3], con riferimento al paradigma di una crescita economica trainata dalle esportazioni. Notiamo, per inciso, che anche il Papa, che ovviamente ha soprattutto responsabilità pastorali, ha affermato che il mondo deve cambiare il modello di sviluppo[4] (“Siamo disposti a fare insieme una revisione profonda del modello di sviluppo dominante, per correggerlo in modo concertato e lungimirante?” ha affermato Benedetto XVI).
Verso la piena convertibilità dello yuan
Se, dopo un periodo di rodaggio, la Cina rende convertibile la propria moneta, la conseguenza è che i paesi importatori dovranno dotarsi di riserve di yuan renminbi. Per dotarsene, le banche centrali di tutto il mondo dovranno quindi disinvestire soprattutto da attivi in dollari e titoli del Tesoro americano. L’euro ha infatti un ruolo abbastanza limitato nell’interscambio asiatico. In tal caso si innescherebbe la crisi valutaria originata dalla forte ed artificiale sottovalutazione del tasso di cambio dello yuan di cui abbiamo già scritto in passato
[5]. L’intenzione dei vertici cinesi è proprio di correggere tale sottovalutazione, di cui sono perfettamente consapevoli. L’organo del Partito Comunista Cinese, il People’s Daily, sintetizza il pensiero del ministro del commercio estero cinese, Chen Deming, con la discutibile affermazione che la Cina non intende promuovere le esportazioni mediante il deprezzamento della (propria) valuta[6]. Sarebbe stato più corretto affermare che non intende più farlo, visto che è quello che è stato fatto dal 1° gennaio 1994 quando la valuta cinese fu svalutata in termini reali di circa il 55 %. Gli imprenditori occidentali ed in primo luogo americani, attratti da salari al limite della sussistenza e da una manodopera priva di diritti, al limite della schiavitù, hanno finanziato la trasformazione del paese da un’economia stalinista. Da essi sono venuti l'80% degli investimenti. Il tipo di sviluppo industriale intrapreso ha puntato a massimizzare i profitti nel più breve tempo possibile ed ha comportato perciò un forte dispendio di risorse e cioè di manodopera e materie prime. Oggi, quindi, le linee di produzione sono state in gran parte trasferite in Cina. Chen Deming afferma che se America ed Europa non sono in grado di pagarci, continueremo la nostra espansione esportando verso paesi emergenti come India e Brasile.
I problemi del mercantilismo
Con tutto ciò non è che i problemi della Cina siano finiti. Nelle parole di Chen Deming ed in buona parte della dirigenza cinese non vi sono segni che alludano a tentativi di porre rimedio ad un altro squilibrio che è al cuore della crisi finanziaria mondiale. La globalizzazione, cioè l’abbattimento delle tariffe doganali, non può che produrre degli squilibri se alcuni Paesi fanno conto su una crescita trainata dalle esportazioni e proteggono il mercato interno mediante barriere non doganali di varia natura. Ad AsiaNews avevamo già notato nel 2004
[7] che questa distorsione nel cambio comporta un forte scompenso nell’uso delle risorse. Con un Pil – Prodotto interno lordo – (a prezzi correnti) nel 2003 pari ad un po’ meno del 4 % di quello mondiale ed il 20 % della popolazione del pianeta, la Cina consumava il 31 % del carbone, il 30 % del minerale di ferro, il 27 % dell'acciaio, il 25 % della allumina, il 40 % del cemento. Nel 2007 la percentuale cinese del consumo mondiale è ancora aumentata: per il carbone era il 41,3 %, più del 50 % per il minerale di ferro, per l’acciaio il 34 %, oltre il 33 % per l’allumina e più del 50 % per il cemento. Nelle parole di Chen Deming si rivela, in altri termini, la persistenza nelle autorità cinesi di una concezione degli scambi internazionali immutata rispetto al mercantilismo europeo del settecento: la ricchezza delle nazioni è data dalla quantità d’oro e d’argento tesaurizzata. Per comprendere quanto possa essere devastante tale concezione basta un esempio. Secondo un “lancio” dell’agenzia Dow Jones Newswire (19 novembre 2008) la banca centrale cinese stava considerando di incrementare le proprie disponibilità d’oro da 600 tonnellate a 4.000[8]. Ai prezzi correnti 3.400 tonnellate d’oro corrispondono ad appena 95 miliardi di dollari a fronte di una disponibilità a fine ottobre di 652,9 miliardi di dollari di titoli del Tesoro americano per un totale di riserve valutarie cinesi superiore ai 2.000 miliardi di dollari. Si tratta di voci del tutto non confermate. Se la Cina intendesse tesaurizzare in oro tale somma il prezzo del metallo giallo schizzerebbe alle stelle, ma il benessere della sua popolazione rurale e dei lavoratori migranti non ne guadagnerebbe molto.
Speriamo non prevalga in Cina tale visione economica mercantilista. Scrive Wu Jinglian sulla rivista cinese “Caijing“: “Senza questa trasformazione [da un modello di crescita trainato dalle esportazioni ad uno basato sul fabbisogno interno]
[9] la Cina non potrebbe risolvere i problemi causati da un eccessivo consumo di risorse naturali o dall’inquinamento ambientale o dai troppi investimenti [in capitale fisso, impianti e macchinari] ed insufficienti consumi interni o dal problema nel settore finanziario [le banche cinesi].”

venerdì 2 gennaio 2009

PROSEGUE SENZA SOSTA L'ATTIVITA' POLITICA, D'ANNA PRESENTA INSIEME AL GRUPPO DI A.N.-PDL UNA MOZIONE SULLA PROBLEMATICA DELLA SLA

Oggetto: Mozione sull’“Autorizzazione a rimborso spese e assistenza ai malati SLA”

L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELLE MARCHE
Premesso:

Che la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale, che conduce progressivamente alla paralisi, mantenendo intatte tuttavia le funzioni cognitive, sensoriali, sessuali e sfinteriali (vescicali ed intestinali);

Che generalmente si ammalano di SLA individui adulti di età superiore ai 20 anni, di entrambi i sessi, con maggiore frequenza dopo i 50 anni.
Che In Italia si manifestano in media tre nuovi casi di SLA al giorno e si contano circa sei ammalati ogni 100.000 abitanti con un impatto sociale estremamente forte.
Che al momento non esiste una terapia capace di guarire la SLA; attualmente esiste un solo farmaco, il cui principio attivo, costituito dalla molecola rhIGF-1-rhIGF-1BP3 è in grado di rallentare significativamente l'evoluzione della malattia e di migliorare sensibilmente la qualità della vita per cui rappresenta, allo stato, la cura più appropriata oggi esistente;
Che il problema della terapia a base di IGF-1 è rappresentato dalla scarsa reperibilità del farmaco sul mercato mondiale, in quanto è prodotto da pochissime case farmaceutiche e richiede, trattandosi di biotecnologie, costi molto elevati e tempi lunghi. In particolare, la casa americana INSMED lo produce e lo vende, su richiesta, solo allo Stato italiano mentre non effettua vendite ai privati (per quanto, a causa dell'elevatissimo costo, sarebbe accessibile a pochi);
Che L'Agenzia Italiana del Farmaco non reputa che al momento vi siano i presupposti per fornire gratuitamente, a carico del SSN, i farmaci a base di tale principio attivo e così molti pazienti sono stati costretti a rivolgersi alla magistratura;Che il Decreto Ministeriale 279/2001 imponeva alle Regioni, entro 90 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 160 del 12.07.2001, l’individuazione di particolari Presidi o Centri Ospedalieri preposti al riconoscimento delle patologie rare elencate nel decreto medesimo, a cui i pazienti potessero avere accesso per una rapida diagnosi, certificazione della malattia, erogazione delle prestazioni sanitarie, monitoraggio e possibili cure della patologia.
Considerato che la Regione Marche con delibera G.R n.889 del 21/05/2002 ha individuato, in sede di prima applicazione, l’ospedale “Salesi” (età evolutiva) e l’Azienda ospedaliera “Umberto I - Torrette” (età adulta) di Ancona quale Centro interregionale di riferimento per le malattie genetiche e/o rare per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la terapia delle malattie rare;

Considerato inoltre che tali Presidi della Rete marchigiana hanno come compito quello di orientare altresì le strutture interessate operanti all’interno del sistema regionale sanitario e il cittadino per ottimizzare il percorso diagnostico terapeutico ed assistenziale in materia


SI IMPEGNA A
1) a riconoscere nei protocolli e nella possibilità di rimborso il diritto alla cura e all’assistenza ai soggetti affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica;
2) a stabilire l’impiego delle risorse per realizzare tipologie di intervento innovativo a carattere sperimentale, a carico del fondo sanitario regionale, finalizzate al miglioramento quali-quantitativo dell’assistenza garantita alle persone affette da SLA;
3) a erogare con frequenza flessibile un voucher socio-sanitario per cure domiciliari, senza limiti di reddito né di età dell’assistito, a favore di persone affette da SLA e/o che si trovano nella fase terminale della vita, con particolare attenzione alle terapie del dolore;
4) a erogare credit, forma di intervento simile al voucher che prevede un piano di assistenza individualizzato per il paziente, per cure domiciliari senza limiti di reddito né di età dell’assistito, a favore delle persone sopra indicate;
5) A erogare un contributo mensile di € 500 alle famiglie residenti nelle Marche con un componente affetto da SLA in situazione di non autosufficienza o in una fase di attività sociale fortemente inibita. Il contributo è destinato al familiare-care giver che quotidianamente svolge attività di aiuto e supporto alla persona in situazione di grave fragilità per la cura del sé, l’igiene personale, l’alimentazione e la mobilizzazione;
6) A garantire il ricovero di sollievo per le persone affette da SLA su posti letto già accreditati presso le Residenze Sanitarie Assistenziali per anziani (RSA) e Residenze Sanitarie Assistenziali per disabili (RSD), con oneri totalmente a carico del Fondo Sanitario Regionale.