giovedì 31 luglio 2008

PECHINO 2008: REPORTERS SANS FRONTIERES CONTRO CIO E CINA


‘Reporters sans frontieres’ protesta contro le limitazioni all’uso di Internet alle Olimpiadi imposte ai giornalisti e denuncia “il cinismo delle autorità cinesi, che una volta di più hanno mentito, e l’incapacità del Comitato olimpico internazionale, che a causa del suo silenzio durato anni, non ha saputo prevenire una tale situazione”. In un comunicato stampa diffuso in tarda mattinata, l’organizzazione per la difesa della libertà di stampa esprime tutto il suo disappunto per l’annuncio delle autorità cinesi del mantenimento della censura di Internet anche nel periodo delle Olimpiadi. “Ancora una promessa non mantenuta! - accusano -. A nove giorni dalla cerimonia di apertura, si tratta di un’ulteriore provocazione delle autorità cinesi. Questa situazione ci fa temere numerosi casi di censura durante i Giochi”.

OLIMPIADI: IL CIO OGGI E' DELUSO MA IERI....TACEVA


Il CIO: «DELUSIONE MA NON POSSIAMO INTERVENIRE»
Olimpiadi, Pechino conferma la censura
Oscurati anche i siti Bbc e Amnesty

Le autorità: per i media stranieri è «sufficiente» il centro stampa allestito nella capitale


Prove tecniche all'Olympic Broadcast Center di Pechino in vista delle Olimpiadi (Reuters)
PECHINO(Cina) - Gli organizzatori delle Olimpiadi di Pechino 2008 hanno difeso la loro decisione di rendere impraticabile l'accesso ad alcuni siti internet ed hanno confermato che non torneranno indietro. Secondo i responsabili cinesi l'accesso ad Internet al centro stampa principale di Pechino è «sufficiente» per i media stranieri.

CENSURA - Sole Weide, portavoce del comitato organizzativo, ha smentito che era stato promesso di lasciare piena libertà ai media durante i Giochi. «La copertura dei Giochi non è stata colpita in nessun modo, i giornalisti hanno un accesso complessivo ad Internet», ha aggiunto Weide. I siti critici verso il governo cinese saranno però bloccati e come questi anche quelli che si occupano dei diritti umani, le organizzazioni tibetane in esilio e molti media stranieri. Tra quelli vietati dovrebbero esserci il sito di Amnesty International, la Bbc, Deutsche Welle (una radio tedesca), dei giornali Apple Daily (Hong-Kong) e Liberty Times (Taiwan).

DELUSIONE - «Sono deluso, ma non posso dire ai cinesi cosa dovrebbero fare». Kevan Gosper, responsabile della Comunicazione del Comitato olimpico internazionale (Cio), al quotidiano South China Morning Post commenta così la posizione assunta dagli organizzatori delle Olimpiadi di Pechino 2008. Durante i Giochi, la navigazione nel web sarà sottoposta a censura. «È chiaro, io avrei preferito un accesso più ampio. Non sono qui per difendere la posizione delle autorità cinesi, sono qui per consentire ai giornalisti di raccontare le Olimpiadi».

mercoledì 30 luglio 2008

LAVORO. SALTAMARTINI (PDL-AN), "STATUTI PARTECIPATIVI" PER MODERNIZZARE IL PAESE



Roma, 29 lug. - Favorire la complicità tra lavoro e capitale per aprire una stagione di modernizzazione, competere con più efficacia nel mercato globale e rafforzare il senso di una "comunità di destino" tra i soggetti che operano all'interno dell'impresa. E' basata su una vera e propria sfida culturale la proposta di legge per l'adozione di "statuti partecipativi" delle imprese presentata dalla deputata del Pdl e componente della Commissione Lavoro di Montecitorio, Barbara Saltamartini. Una proposta sottoscritta già da 52 parlamentari e che nasce da una precisa consapevolezza: le sfide lanciate dalla globalizzazione e i mutati scenari economici hanno generato ormai un profondo cambiamento nel mondo del lavoro, che impone la necessità di giungere in tempi brevi ad una ridefinizione del ruolo e dei rapporti delle parti sociali all'interno del nostro sistema economico. "Una ridefinizione - spiega la Saltamartini - che deve incentivare le parti sociali a trasferire il loro operato dal tortuoso sentiero della contrapposizione alla strada più ariosa della coesione e del dialogo, al fine di consolidare l'intero sistema-Paese. D'altro canto - fa notare la parlamentare - le grandi trasformazione avvenute nel paradigma produttivo hanno reso la risorsa umana sempre più importante all'interno dell'impresa: oggi al lavoratore si richiede non più soltanto lo svolgimento di funzioni meramente esecutive ma anche l'implementazione di linee progettuali riguardanti la definizione dei processi aziendali. E', dunque, fondamentale, ottimizzare l'impiego del lavoro, ricercando formule collaborative per le quali la risorsa umana possa diventare sempre più ‘soggetto' della produzione".
La Pdl delega il Governo ad adottare "uno o più decreti legislativi" che dovranno individuare i requisiti minimi affinché le imprese, "o per effetto di un accordo sindacale" o "mediante proposta aziendale" possano adottare uno "statuto partecipativo" che legittimi l'accesso ai conseguenti benefici. Tali requisiti vengono definiti nella previsione di "organismi congiunti" di rappresentanti dell'impresa e dei lavoratori e "dotati di congrui poteri di impulso, indirizzo, sorveglianza e monitoraggio ovvero di deliberazione nelle materie inerenti l'organizzazione del lavoro, le pari opportunità, la formazione professionale, la sicurezza, la salute e la salubrità degli ambienti di lavoro, la remunerazione per obiettivi", nonché nella istituzione di "procedure formali, vincolanti e garantite di informazione e consultazione preventiva" dei rappresentanti dei lavoratori "alle decisioni più rilevanti dell'impresa". Tra i requisiti viene indicata "la distribuzione ai lavoratori dipendenti di una quota del profitto d'impresa eccedente una soglia minima" ovvero il trasferimento "di una quota del reddito di impresa mediante l'assegnazione di azioni". Per valutare il grado di rispondenza delle società a statuto partecipativo ai requisiti prefissati, si attribuisce il compito alla Direzione Regionale del Lavoro o, nel caso di aziende presenti in più Regioni, al Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.
"La nostra proposta - afferma Saltamartini - muove dalla convinzione che la partecipazione dei lavoratori possa oggi costituire un orizzonte strategico di grande attualità, capace di costituire lo sfondo culturale più appropriato per favorire il perseguimento di una via ‘alta' alla competizione internazionale delle imprese; una competizione, cioè, che non si basi solo sul prezzo ma anche sull'affidabilità, sul miglioramento dei processi e sull'inclusione sociale. Una prospettiva, peraltro, alle cui radici confluiscono diversi filoni della tradizione italiana, dalla dottrina sociale della Chiesa alle componenti più aperte del liberalismo, all'area della destra più sensibile alle tematiche sociali. Penso, ad esempio alle parole di Giovanni Paolo II che nel 1981, nella Laborem exercens, auspicò un sistema strutturato secondo il principio della sostanziale ed effettiva priorità del lavoro, della soggettività del lavoro umano e della sua efficiente partecipazione a tutto il processo di produzione. E ciò - conclude - indipendentemente dalla natura delle prestazione eseguite".

martedì 29 luglio 2008

SECESSIONE COMUNI MARCHE: COMITATI VAL CONCA INCONTRANO PDL



- ANCONA, 29 LUG - Dopo l'audizione in prima commissione (affari istituzionali), una delegazione dei Comitati ''Montecopiolo e Sassofeltrio in Emilia Romagna''', e' stata ricevuta stamane dai consiglieri regionali di centrodestra Franco Capponi, Roberto Giannotti, Oriano Tiberi e Vittorio Santori (FI),Francesco Massi (Per le Marche-Pdl Franca Romagnoli e Giancarlo D'Anna (An)il quale ha ribadito "il fallimento della politica territoriale del centrosinistra provinciale e regionale nel Montefeltro e Val del Conca, abbandono che ha portato quelle popolazioni a votare con percentuali superiori all'80% il referendum per passare alla Romagna". I rappresentanti del Conca hanno ribadito le motivazioni della loro scelta e richiamato il significato del voto referendario espresso a stragrande maggioranza per il passaggio del territorio dei Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio all'Emilia Romagna. Da parte degli esponenti di FI e An e' stata ribadita ''grande attenzione per la situazione della Vallata del Conca che continua a scontare gravissimi ritardi sul piano dell'azione del motore istituzionale provinciale e regionale''. Confermato anche ''il sostegno politico alla scelta di libera autodeterminazione assunta dalle popolazioni locali''.

TIBET: MONACI ARRESTATI E PICCHIATI .



Il regime tiene lontani i turisti: «Stanno rovinando l'occasione delle Olimpiadi»
Ma la repressione continua
DAL CORRIERE DELLA SERA
LHASA — «Shhhh. Non posso parlare. Please don't talk here. Too much police», sussurra in un inglese titubante il monaco incontrato lungo il dedalo di corridoi scuri e perlinati in legno affrescato nell'antico monastero di Sera. In effetti il luogo pullula di poliziotti e agenti in borghese allarmati dall'arrivo della delegazione di giornalisti invitata in Tibet grazie alla cooperazione tra governo di Pechino e Fondazione Italia-Cina. Ti seguono meticolosi e lanciano occhiate di fuoco a chiunque si avvicini non autorizzato. L'unico modo per cercare di comunicare con i tibetani è lasciarli giocare a rimpiattino con gli agenti. «Ecco, questo è il mio indirizzo email», dice uno che non sembra ancora ventenne passando repentino un bigliettino stropicciato. «La prego, non faccia mai il mio nome, perché tanti di noi vengono presi, e non si sa più nulla di loro. Ci arrestano, ci picchiano, se ci prendono di notte possiamo essere anche fucilati sul posto. Ho paura», spiega rapido.


La sera, davanti al computer, i messaggi al mondo dal Tibet sotto il tallone della repressione preventiva cinese in vista delle Olimpiadi di Pechino raccontano un universo assolutamente differente da quello spiegato dai portavoce ufficiali. «Nelle ultime settimane sono arrivati migliaia di nuovi poliziotti di rinforzo. Talvolta in una sola strada abbiamo contato oltre venti camionette militari. I nostri movimenti sono impediti al massimo, specie dal tramonto all'alba, chi esce dai monasteri senza permesso viene certamente arrestato. Ma i peggiori sono gli agenti in borghese. Stazionano dovunque e sono i più cattivi», si legge nell'email del 14 luglio. In quella di tre giorni prima viene specificato che i morti durante gli incidenti del 14 marzo sono stati «almeno 180» e i tibetani in carcere, molti di loro monaci, «restano centinaia». Con un particolare curioso: «In genere per la strada quelli in piedi sono i poliziotti regolari.

Ma gli uomini seduti sono gli agenti in borghese che danno gli ordini». E qualche nota di vita quotidiana: «Negli ultimi tempi i poliziotti si sono insediati in modo permanente nei monasteri. Così la situazione è un poco migliorata per i monaci di Sera, Jokhang e nel tempio di Ramosh, dove almeno ci si può muovere, anche se le lezioni per gli studenti sono state rinviate a dopo le Olimpiadi. Però quello di Drepung è totalmente isolato». Vedere per credere. Basta un quarto d'ora di taxi dal centro di Lhasa per raggiungere il villaggio ai piedi del ripido anfiteatro montagnoso che fa da corona a Drepung. Qui a marzo si trovava uno dei centri dirigenti più attivi della rivolta. E per diverse settimane era stato totalmente isolato dall'esercito.

Ma ora i cinesi si sentono molto più tranquilli. Non si vedono posti di blocco sulle strade. Invece la situazione cambia completamente una volta nel villaggio: ogni via di accesso ai palazzi bianchi del monastero antichi oltre 6 secoli che puntellano i fianchi della montagna è stata sistematicamente transennata, i militari hanno steso una fitta rete di fili spinati tutto attorno, oltre a garitte, ombrelloni colorati per le sentinelle dei turni sotto il sole, tende dotate di riflettori per la notte. «Oltre non si può andare. È coprifuoco da 4 mesi», dice rassegnato un gruppo di anziani contadini, che ogni giorno si reca a pregare nei pressi di un gigantesco masso di granito a circa 500 metri in linea d'aria dal monastero silenzioso. Si prostrano verso quelle mura antiche, sventolano gli scialli votivi nel vento lasciando che le loro preghiere salgano al cielo, un po' come qualche fedele fa ancora nel centro di Lhasa a venerare le vestigia diventate museo del palazzo di Potala, abbandonato dal Dalai Lama e il suo seguito sin dal lontano 1959. «Secondo le nostre informazioni, dei circa 1.000 monaci che stavano a Drepung, 500 furono arrestati subito, 300 liberati in seguito, gli altri mancano tutt'ora all'appello», sostiene un monaco che farfuglia veloce qualche parola in inglese, ripete la sua «fedeltà assoluta» al Dalai Lama, e pure, dopo una manciata di secondi, se ne fugge in una delle case protette da alte mura di pietra nella parte bassa del villaggio. «Peccato!», vien da pensare guardando da lontano, evitando di attirare l'attenzione dei militari, questo paesaggio da favola che proprio in questi giorni avrebbe potuto essere letteralmente invaso dai turisti è invece rimasto vuoto.

«I cinesi sono talmente ossessionati dal problema Tibet e dall'incubo sicurezza, che stanno rovinandosi la grande occasione offerta dalle Olimpiadi», osservano tra i circoli diplomatici europei a Pechino. Gli alberghi si erano preparati al tutto esaurito, ma ancora questa settimana erano fermi al 30 per cento delle presenze. Ristoranti di lusso semivuoti, taxisti con le mani in mano. Un Paese oggettivamente in piena crescita economica. Infrastrutture da grido. Senza scomodare gli impressionati successi della recente ricostruzione di Pechino, vien naturale osservare che aeroporti minori come quelli di Zhongdian, Xining, Kunming, Chengdu e il mitico Shangri-La, alle porte della regione autonoma del Tibet, sono molto più efficienti e funzionali di quelli di tante metropoli europee. La ferrovia che dal 2006 collega il Paese con Lhasa — e negli ultimi 2.300 chilometri viaggia in 26 ore su di un plateau compreso tra i 4.000 e 5.200 metri d'altezza — procede con una puntualità impressionante. Il nostro convoglio di 14 vagoni (i passeggeri erano quasi tutti cinesi Han) è arrivato nella capitale tibetana con 4 minuti d'anticipo.

Eppure è come se la società civile cinese sia andata più veloce di quella degli apparati dello Stato. «A cosa serve sventolare al mondo la Cina delle Olimpiadi, se poi ambasciate e consolati all'estero concedono i visti con il contagocce?», protestano gli operatori turistici stranieri. Il Museo d'arte contemporanea di Pechino espone opere di critica al regime e al nuovo «consumismo capitalista di Stato», come se la repressione seguita alle rivolte di piazza Tienanmen nel 1989 non fosse mai esistita. Ma il Tibet testimonia una realtà molto più triste. «Quella maledetta ferrovia serve solo ai cinesi per venirci a colonizzare. Loro sono facilitati dagli incentivi offerti dal governo centrale e ci rubano il lavoro», sostiene Tayang, una 23enne impiegata in un negozio di tappeti e artigianato tibetani nel centro di Lhasa. E aggiunge bellicosa, mostrando poco lontano le tre saracinesche ancora danneggiate dello «Top Peak Artwork Center», un negozio di proprietà cinese vandalizzato il 14 marzo: «Se va avanti così, ci sarà presto un'altra ribellione. È inevitabile, vogliamo il nostro Stato indipendente guidato dal Dalai Lama».

Lorenzo Cremonesi

lunedì 28 luglio 2008

TIBET LIBERO:IN NOME DI TUTTI COLORO CHE NON POSSONO PIU' PARLARE


Ospitiamo l'articolo di Toni Brandi, il Presidente della Laogai Foundation Italia, che abbiamo avuto l'onore di ospitare a Fano per un'interessante conferenza su Tibet, Cina e Laogai. Oggi grazie a Toni tutti hanno la possibilità di conoscere la drammatica situazione del popolo Tibetano e Cinese visitando il sito www.laogai.it
Un grazie sentito a Toni Brandi per l'impegno, condiviso, a favore del popolo Tibetano

Tibet libero: In nome di tutti coloro che non possono più parlare


di Toni Brandi

Dal 10 marzo alla fine di maggio sono state registrate rivolte in 67 centri in Tibet, nel Qinghai, nel Guansu e nel Sichuan. Il Governo Tibetano in esilio ha identificato più di trecento morti per torture, sevizie, per fame o semplicemente uccisi dal piombo comunista nelle suddette regioni e nella Mongolia del sud ed il Turkestan orientale (Xinjiang per il regime di Pechino). Nelle stesse zone alla stessa data sono state arrestate più di ottomila persone. Le persecuzioni e gli eccidi continuano. Monaci vengono arrestati, torturati ed uccisi. La campagna di “rieducazione patriottica” dei monaci continua. In Tibet vi sono almeno 24 campi Laogai dove i Tibetani vengono detenuti, costretti al lavoro forzato e spesso uccisi. Drapchi, Chushur, Bomi/Powo, la prigione di Lhasa e Shengyebo sono alcuni tra i tanti Laogai stracolmi di patrioti tibetani.

Ottanta monache sono state arrestate alla fine di maggio ed incarecrate nei laogai. L’8 giugno, Tsering Tsomo, monaca di 27 anni, è stata arrestata e torturata. Per protestare contro il suo arresto centinaia di giovani monache sono state assalite dalle forze speciali, picchiate con manganelli e bastoni elettrici, numerose sono state ferite e, successivamente, sono state tutte deportate verso un vicino centro di detenzione (parte del sistema concentrazionario dei Laogai). Nella mattinata del 10 giugno a Kardze nel Sichuan almeno tre tibetani sono stati picchiato ed arrestati dalla polizia per aver richiesto la liberazione dei prigionieri : Namsey Lhamo, madre di due figli di 30 anni, Tenzin Dargyal, agricoltore di 32 anni ed un monaco la cui identità non è ancora stata accertata. Il mattino del 19 giugno due tibetani sono stati arrestati vicino alla frontiera Indo/Tibetana : Chime Yongdung, presidente del national democratic Party of Tibet, 33 anni e Konchok Yangphel, 29 anni.

Sono ancora fresche nelle nostre menti le foto del massacro al Monastero di Kirti nella provincia tibetana di Amdo, che attualmente fa parte della provincia cinese del Sichuan come quelle del massacro del 3 aprile di 11 Tibetani nel Sichuan anche loro caduti sotto le pallottole della polizia comunista. La repressione continua imperterrita. E’ per questi martiri che noi dobbiamo adoperarci ed agire. Non possono essere morti invano. Le centinaia di marciatori, da Dharamsala alla frontiera, continuano a marciare ed essere arrestati ma non si arrendono. Vogliono tornare nella loro Patria. A noi cattolici, questi marciatori ricordano gli 800 martiri di Otranto. Non dimentichiamo che nella Cina capital – marxista tutte le religioni sono perseguitate. Infatti, molti sono gli esempi di eroismo e di martirio offerti dalla Chiesa Cattolica clandestina. Il Cardinale Kung Pin Mei fu arrestato e trascinato allo stadio per confessare davanti a migliaia di persone il suo crimine di essere cattolico. Invece gridò: Viva Cristo re, Viva il Papa!”. La folla ripetè in coro le stesse parole e il Cardinale fu incarcerato per 32 anni. Il Vescovo Giuseppe fan Xueyan passò gli anni dal 1958 al 1991 in prigione, dove fu ucciso mediante percosse che gli spaccarono il cranio. I suoi resti furono consegnati alla famiglia in una busta per la spazzatura.
I Giochi Olimpici, simbolo di pace e solidarietà fra gli uomini, non dovrebbero avere luogo in Cina. Sono stati gli interessi finanziari delle multinazionali e del regime comunista cinese a permettere questo paradosso. Il regime cinese non ha mantenuto nessuna delle sue promesse riguardo al miglioramento dei diritti umani nel paese asiatico. “Assegnando a Pechino i Giochi, aiuterete lo sviluppo dei diritti umani”. Con queste parole, nell’aprile del 2001, Kiu Jingmin, vice presidente del Comitato Olimpico di Pechino, riuscì a convincere il Comitato Olimpico internazionale ad assegnare alla Cina i Giochi Olimpici 2008. Menzogne .. solo menzogne ! Come denuncia Amnesty International la situazione dei diritti umani sta, in realtà, peggiorando di giorno in giorno in


Cina : i piu’ di mille Laogai, le migliaia di esecuzioni capitali con relativa vendita degli organi umani, le centinaia di migliaia di aborti forzati e sterelizzazioni, la persecuzione di tutte le chiese e di qualunque dissenso sono alcune delle violazioni dei diritti umani perpretate dal regime comunista cinese e di cui i mass media parlano poco per non disturbare i commerci internazionali. E’ solamente grazie all’insurrezione tibetana ed al sacrificio dei giovani e monaci martiri che se ne parla, anche se sempre in maniera esigua, oggi. Infatti, dopo il mio arresto a Dehli il 17 aprile, ho avuto l’onore di conoscere Tenzin Choeying, il presidente di Students for Free Tibet, Chime Yungdrung, presidente del National Democratic Party of Tibet e due deputati del parlamento Tibetano : Tseten Norbu e Dorjee Wangdi Dewatshang. Mi hanno raccontato le loro storie e le loro aspirazioni. Gli ho spiegato che molti in occidente sono in anima, spirito e corpo con loro. Credo che il mondo debba essere molto riconoscente ai martiri Tibetani e non solo per la giusta causa del Tibet ma perchè è grazie a questi martiri che i crimini comunisti cinesi sono di nuovo apparsi sulle pagine dei nostri giornali ed solo grazie a loro che l’ipocrisia delle Nazioni Unite e delle istituzioni sportive, politiche e finanziarie internazionali diventa sempre piu’ palese . E’ solo grazie a loro che molti, di diverse opinioni politiche, si riuniscono in questa giusta grande battaglia ideale. Infatti, oggi, sempre piu’ gente si rende conto di quanto aveva ragione Ortega Y Gasset nel dire che “il modo migliore di dichiararsi di essere un imbecille è quello di dichiararsi di essere di destra o di sinistra”.
Le teorie marxiste e liberiste hanno causato centinaia di milioni di morti sotto i bombardamenti, per fame, con gli aborti, per torture, nei campi nazisti, nei Gulags e nei laogai. Queste idee sono state sconfitte dalla storia. La sola strada è una terza via e noi cattolici la conosciamo : la dottrina sociale della chiesa ! Viviamo in un mondo dove gli interessi finanziari ed economici sembrano predominanti. E’ veramente promettente osservare che esistono ancora persone che attribuiscono priorità a valori morali ed etici. Infatti, numerose sono le personalità che si sono espresse in maniera critica verso le Olimpiadi a Pechino. Fra queste il Principe Carlo d’Inghilterra, Spielberg, Mennea, Richard Gere, Ivana Spagna, Andrea Mingardi, Paul McCartney, Uma Thurman, Mia Farrow, Bernard Henry Levy, Bhaichung Bhutia (capitano della squadra indiana), Valentino Rossi, Narisa Chakrabongse presidente della green world foundaiton che ha rifiutato di portare la fiaccola e molti altri. Sta anche aumentando la lista dei politici che hanno deciso di non partecipare alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi : il premier polacco Donald Tusk, i presidenti ceco ed estone Vaclav Klaus e Toomas Hendrik Ilves, il vice Premier Belga Didier Reynders, il cancelliere tedesco Merkel, il ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier e Hans-Gert Poettering, presidente del parlamento europeo, che ha giustamente invitato a Bruxelles il Dalai Lama e lanciato un appello ai leader europei perchè boicottino l’apertura dei giochi e, finalmente, anche Gordon Brown ha deciso di non andare all’apertura dei Giochi. Recentemente, in seguito alla “Marcia per la Pace in Tibet” del 15 giugno a Roma, quando oltre duemila persone hanno marciato al grido di “Tibet Libero”, la Comunità tibetana in Italia, L’Associazione delle Donne – Tibetane, L’associazione Italia – Tibet e la Laogai Research Foundation Italia, hanno chiesto al Governo italiano di npon partecipare all’inaugurazione delle Olimpiadi il prossimo 8 agosto a Pechino. I firmatari della lettera hanno chiesto, al Primo Ministro, di “dimostrare concretamente la forte sensibilità del popolo italiano e di tutto il paese nei confronti del rispetto dei Diritti Umani e della Pace in Tibet, in Cina e nel Mondo”. Allo stesso tempo molti sono gli ipocriti che cercano scuse ed alibi per far tacere la loro coscienza. Primi fra tutti il Presidente Bush, che, tuttavia, ha almeno avuto il coraggio di incontrare il Dalai Lama, il Comitato Olimpico Internazionale e l’ONU che, per far piacere ai grandi sponsors olimpici, si comportano come se nulla stesse accadendo. Ho fede nella natura umana, che è espressione divina, e sono certo che il numero dei politici che non parteciperanno alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi aumenterà. Sono anche certo che i Tibetani non si arrenderanno. Sempre a Dehli ho conosciuto un giovane ragazzo tibetano, Tenzin, che mi ha raccontato come è stato picchiato ed arrestato sia in Nepal che in India.
Negli anni novanta ho avuto l’onore di conoscere alcuni superstiti dei Fratelli della Foresta, i partigiani Lituani, traditi dall’occidente, che combatterono fino agli inizi degli anni cinquanta contro i sovietici. Nei loro occhi potei osservare che, anche se debellati militarmente, non si sentirono mai realmente sconfitti. La stessa determinazione l‘ho riscontrata negli occhi di Tenzin, di Chime, di Karma ed altri amici Tibetani.

Nonostante cinquant’anni di oppressione comunista sovietica, di persecuzioni, con centinaia di migliaia di lituani spariti nell’inferno dei gulag e nonostante il tradimento dell’occidente, la Lituania vive oggi in libertà, parla la propria lingua e sventola le proprie bandiere. Ascoltando le storie dei patrioti morti per il Tibet, ho ricordato una scritta che lessi sui blocchi di cemento che difendevano il parlamento lituano dai carri sovietici, nell’ agosto del 1991. Vi era scritto “Zusim Kad Gyventume” ossia “noi muoriamo affinchè il nostro popolo possa vivere”. Questo è lo stesso ed il vero messagio dei martiri Tibetani di oggi.

Non dimentichiamo questi martiri ! Ricordiamoci che la lotta per la libertà e per l’auto determinazione del popolo tibetano è la stessa lotta per la libertà dei Cristiani nel Darfur, dei Karen e dei monaci in Myanmar, dei contadini e dei migranti cinesi e di tutti quelle genti del mondo che rifiutano di essere omologate come semplici “statistiche” o semplici “consumatori” alla mercè del “mercato globale” ma che vogliono, invece, essere veri e propri popoli orgogliosi delle loro tradizioni e della propria identità.

Sono convinto che il male non può trionfare ma perchè ciò avvenga è necessario che tutti gli uomini e donne di buona volontà si sveglino ed agiscano perchè la battaglia per la libertà in Tibet è anche la nostra battaglia.

E’ per le decine di milioni di vittime del comunismo, spesso sacrificate sull’altere del dio profitto, che noi dobbiamo ragire. nel nome di tutti quei milioni che non possono più parlare!



Toni Brandi

Presidente

Laogai Research Foundation Italia www.laogai.it

sabato 26 luglio 2008

TIENANMEN, ROTTO IL TABU': PRIMA FOTO IN CINA


DAL CORRIERE DELLA SERA
Le autorità hanno poi fatto ritirare tutte le copie del giornale dalle edicole
Un'immagine scattata durante la repressione contro gli studenti del 1989 buca la censura e finisce su un quotidiano


La foto di Liu Xiangcheng apparsa sul Beijing News
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PECHINO —Un gruppo di uomini con la maglietta insanguinata.Di spalle, su un carretto a tre ruote. È un'immagine in bianco e nero scattata il 4 giugno 1989, la notte della strage in piazza Tienanmen. Titolo: «I feriti». Il quotidiano tabloidBeijing News, uno dei più diffusi nella capitale, l'ha pubblicata nella sezione «C», pagina 15, e ha infranto il tabù della Cina postmaoista che punisce pesantemente la divulgazione di notizie e commenti sul massacro degli studenti avvenuto 19 anni a opera dei carri armati scesi dalla colline dell'Ovest.

Il fatto è clamoroso. La foto compare, con altre tre dal contenuto «innocente» (un pattinatore al fianco di una statua di Mao, giovani con occhiali da sole e una coppia davanti a un muro di mattoni), a corredo di una intervista effettuata l'11 luglio a un famoso fotografo, Liu Xiangcheng che all'epoca lavorava per l'agenzia Ap e per il magazine americano Time e che coprì i tragici eventi. Un professionista che nel 1991 vinse il premio Pulitzer in occasione del tentato colpo di Stato a Mosca.

Si è trattato dell'errore di un incauto e inesperto redattore? Oppure di una sfida aperta al regime? Lo scivolone involontario non è da escludere: Tienanmen è stata cancellata e rimossa, le ultime generazioni non sanno che cosa accadde nella primavera del 1989. Un blackout culturale assoluto, per quanto assurdo e impraticabile possa apparire, che ha tolto dalla Storia, dalla memoria, dalle discussioni e dalle lezioni qualsiasi riferimento al movimento per la democrazia. È con questo «buco» che sono stati formati i ragazzi nelle università e poi avviati alla professione del giornalismo. E che sia un banale incidente di percorso, che ha comunque ridicolizzato la censura, lo dimostrerebbe la circostanza che nella intervista al fotografo non si fa mai cenno agli eventi del 4 giugno 1989.

Più remota — anche se da non escludere — l'ipotesi di un'aperta contestazione delle rigide regole imposte dai vertici. Proprio nei giorni scorsi il quotidiano di Pechino Xinjing Bao, nome cinese del Beijing News, aveva ricordato che «la libera informazione è un dovere dello Stato e un diritto del popolo». A quindici giorni dalle Olimpiadi è uno smacco per l'apparato della repressione che ha imposto un ulteriore giro di vite: negli aeroporti la polizia fruga nei bagagli dei turisti in arrivo quando i raggi X, installati prima delle uscite, segnalano la presenza nelle valigie e nelle borse di libri e di giornali in quantità eccessiva. L'ossessione che entri materiale «proibito» è oltre i livelli di guardia. All'apparenza la Cina ha avviato l'operazione sorriso ma, nella realtà, le misure di controllo del dissenso sono state inasprite. Incredibilmente, l'immagine dei «feriti», ha bucato la rete protettiva ed è finita in edicola. Le «guardie rosse» hanno agito a posteriori «ripulendo» tutte le rivendite della edizione già stampata. Lavoro extra. Tolta pure la pagina dal sito Internet. In compenso, segno che la beffa ha colpito, la foto e l'articolo hanno preso a circolare nei blog.

mercoledì 23 luglio 2008

A PROPOSITO DI NUCLEARE"SICURO"


Nucleare, cento operai contaminati
PARIGI- Cento operai della centrale nucleare del Tricastin, dove alcuni giorni fa c'era stata una fuga di materiale radioattivo, sono stati contaminati «leggermente» oggi da elementi fuorusciti da una tubatura nella reattore numero 4, fermo per manutenzione. Lo ha reso noto la direzione di Edf.
Il nostro sondaggio avevava evidenziato nei giorni scorsi la forte contarietà dei lettori di questo blog al nucleare. Preferite le energie alternative e il risparmio energetico.
per maggiori informazioni clicca qui

FINANZIAMENTI REGIONALI:BASTA CON LE DISCRIMINAZIONI


Mentre il centrosinistra locale si appresta a consacrare Matteo Ricci candidato Presidente della Provincia di Pesaro-Urbino, il centrosinistra regionale, con l’avallo di tre assessori regionali su dieci (Mezzolani, Carrabs e Minardi eletti e residenti in provincia di PU) umilia la nostra Provincia.

Già, rispetto agli abitanti della Provincia di Ancona, quelli di PU ( per: Sanità, Mobilità,Urbanistica e qualità della vita urbana,Edilizia residenziale pubblica,Servizi sociali,Cultura e valorizzazione dei beni culturali e altre forme di finanziamento regionale), ottengono mediamente il 29,8% in meno di risorse. Lo si evince dai dati dei finanziamenti assegnati dalla Regione Marche ai capoluoghi di provincia relativi all’anno 2007.

Non è solo la Sanità a vedere un fiume di risorse tracimare a favore di Ancona (565.419.766 Euro per Ancona pari a 1260 euro a cittadino, contro 324.060.829 euro pari a 922 euro a cittadino di PU 348 euro a vantaggio di Ancona) ma anche Mobilità con 11.102.449 euro per la Provincia di AN contro solo 2.381.357 per PU.

Clamorose anche le differenze delle risorse per “Urbanistica e qualità della vita” ed “Edilizia residenziale pubblica” : per la prima Ancona incassa 1.195.651 euro contro appena 51.855 euro di Pesaro-Urbino; per la seconda euro 8.764.114 contro 446.773 euro..

Non naviga meglio la “Cultura e la valorizzazione dei beni culturali” con 2.853.500 euro per Ancona contro un misero 638.161 euro per PU.

Uno squilibrio territoriale ingiustificato ma soprattutto penalizzante per la Provincia di Pesaro-Urbino, tanto da portare i cittadini della Valmarecchia a scegliere di andarsene verso la Romagna.

Ancora più grave se si considera il fatto che la Provincia di Pesaro-Urbino è rappresentata in Giunta regionale dal trenta per cento degli assessori che incredibilmente portano a casa il 30% in meno di risorse.

Una Giunta Regionale sorda e arrogante come dimostra quanto è accaduto ieri in Consiglio Regionale dove di fronte ad una grave situazione emersa dal rendiconto 2007 e dell’assestamento di bilancio 2008, la maggioranza di centrosinistra non ha minimamente tenuto in considerazione alcuna proposta migliorativa proposta.

Grave il fatto che per ben due volte la maggioranza non abbia garantito il numero legale con relativa sospensione dei lavori e che il Presidente dell’Assemblea, Bucciarelli si sia dimostrato uomo di parte piuttosto che garante di tutta l’Assemblea Legislativa.

Non rimane che continuare a lavorare con forza per cambiare, oltre alle amministrazioni comunali, le amministrazioni Provinciali e Regionali. Quelle di centrosinistra hanno dimostrato di essere incapaci di tutelare il territorio che dovrebbero rappresentare e difendere.

martedì 22 luglio 2008

REGIONI:CONSIGLIO MARCHE;MINORANZA ABBANDONA SEDUTA BILANCIO



MAGGIORANZA CHIUSA SU TUTTO, NONOSTANTE SITUAZIONE GRAVISSIMA (ANSA) - ANCONA, 22 LUG - L'opposizione ha deciso di abbandonare i lavori della seduta di bilancio del consiglio regionale delle Marche. ''Di fronte ad una situazione gravissima, che emerge dal rendiconto 2007 e dall'assestamento di bilancio 2008 - ha detto il capogruppo di An e relatore di minoranza Fabio Pistarelli, in una conferenza stampa convocata durante la sopensione - la maggioranza si e' chiusa su tutto, anche sul buon senso, in particolare per quegli emendamenti che dovevano rispondere a situazioni difficili sul territorio, mentre loro hanno fatto variazioni di spesa per milioni''. Una ''chiusura inaccettabile - secondo Pistarelli - che dimostra l'arroganza di chi e' debole. Per ben due volte in poche ore e' mancato il numero legale, si e' potuto votare solo grazie al nostro atteggiamento responsabile. Ma ora basta''.Il centro destra e' stato critico sui contenuti dei due provvedimenti, ma soprattutto ha puntato il dito contro il presidente dell' assemblea Raffaele Bucciarelli, che - secondo An - si e' dimostrato ''un uomo di parte. Chiederemo una mozione di censura'' hanno annunciato i consiglieri di An Giancarlo D'Anna e Franca Romagnoli.

domenica 20 luglio 2008

BOSSI: D'ANNA, INTOLLERABILI OFFESA A INNO,E ANCHE IGNORANZA



(ANSA) - ANCONA, 20 LUG - ''Intollerabile e ingiustificabile ogni atto contro l'Italia, i suoi valori e il suo Inno nazionale''. Cosi' il consigliere regionale di An Giancarlo D'Anna ha commentato l'uscita di Umberto Bossi. ''Non sara' sufficiente nemmeno la puntuale interpretazione di parole e gesto del ministro Bossi a giustificare l'offesa alla gran parte del popolo italiano'' osserva l'esponente di Alleanza Nazionale. ''Ci vogliono le scuse, ufficiali. Primo perche' il 'vaffa' che sta dietro al gesto e' comunque inacettabile se riferito all'Inno nazionale. Secondo per la mancata conoscenza da parte di un ministro della Repubblica del fatto che quando parla di 'schiava di Roma' l'Inno non si riferisce all'Italia bensi' alla dea Vittoria''.

ANCHE IL PRESTIGIOSO CIRCO DU SOLEIL A FAVORE DEL TIBET LIBERO


"...TUTTO E' PRONTO. VI ASPETTIAMO"

TIMES: UCCISI DUE MONACI TIBETANI

19 Luglio 2008



Due monaci tibetani sono stati uccisi dalla polizia paramilitare cinese lo scorso fine settimana in un monastero della provincia occidentale cinese del Sichuan, al confine con il Tibet. Lo hanno riferito al quotidiano britannico Times tre diverse fonti tibetane.
I disordini sarebbero iniziati quando i monaci del monastero di Gonchen, uno dei principali della regione, hanno tentato di celebrare la festivita' del 12 luglio, decimo giorno del sesto mese del calendario tibetano, che segna la nascita di Padmasambhava , o Guru Rimpoche, fondatore del buddhismo tantrico tibetano.

sabato 19 luglio 2008

PRIMARIE SI O NO. VOTA IL SONDAGGIO


Con l'approssimarsi delle prossime elezioni amministrative ritieni utile che il centro destra indica le primarie per decidere i candidati Sindaco e Presidente della Provincia?Dacci il tuo parere votando il sondaggio proposto da questo blog.

venerdì 18 luglio 2008

PUBBLICO ED EMOZIONI ALL'INCONTRO SUL TIBET



La prima uscita della neonata associazione Nuova Italia di Fano, presso la sala di Santa Maria Nuova a Fano, è stata interessante e partecipata, a tratti cruda per gli argomenti trattati, in alcuni momenti commovente come quando, durante l’intervento del giovane Chomphel Geleck degli Studenti for Free Tibet, si è entrati nel discorso della dura repressione cinese a Lhasa.

Ad aprire il convegno dal titolo:”I Laogai, le esecuzioni capitali, la vendita degli organi, la repressione in Tibet e le olimpiadi” è stato Andrea Montalbini di Nuova Italia che ha brevemente illustrato obiettivi e finalità dell’Associazione. Giancarlo D’Anna, che presiede l’associazione, ha ricordato una mozione da lui presentata ed approvata dall’Assemblea Legislativa delle Marche con la quale si è deciso di far aderire la Regione Marche all’Associazione dei Comuni, Province e Regioni per il Tibet, con l’impegno di trasmettere l’ordine del giorno al Governo e al Parlamento per dare “immediata attuazione alla risoluzione del Parlamento Europeo che prevede la piena autonomia dei Tibetani.”
Toni Brandi , Laogai Foundation-Italia attraverso una serie di diapositive, a momenti estremamente dure, ha esposto le problematiche dei Laogai (campi di concentramento e lavoro cinesi) nei quali si produce parte della merce che invade i mercati di tutto il mondo. Brandi ha ricordato che all’opera di sensibilizzazione devono seguire azioni di protesta pacifica ma determinata: dall’invio di fax all’ambasciata cinese con la richiesta di chiudere i Laogai, alle email al Presidente del Comitato Olimpico, al boicottaggio dei prodotti cinesi e degli sponsor delle Olimpiadi.
Il Maestro Tibetano Geshe Lobsang Phende ha ringraziato gli organizzatori e il numeroso pubblico per l’interesse alla causa del popolo Tibetano, ribadendo la pressante richiesta del rispetto dell’autonomia del suo popolo e il rispetto dei Diritti umani in Tibet come in Cina.
La manifestazione si è chiusa sulle note di Chopin al pianoforte il Maestro Paolo Petrucci, poco prima lo scambio di doni: Nuova Italia ha offerto ai relatori, attraverso la Presidente del Consiglio Comunale di Fano Marina Cucuzza, una targa ricordo dell’evento.Il Maestro Geshe Lobsang Phende ha ricambiato offrendo le tipiche sciarpe cerimoniali tibetane, katà, agli organizzatori dell’incontro.

martedì 15 luglio 2008

TIBET LIBERO MANIFESTAZIONE A FANO GIOVEDI 17 LUGLIO 2008

Nasce a Fano l’Associazione “Nuova Italia”.

L'Associazione nasce dall'impegno politico, sociale e culturale di persone che hanno come principio ispiratore del loro agire la volontà di tradurre la cultura popolare, comunitaria, tradizionale e nazionale, in studi, elaborazioni, progetti, iniziative e manifestazioni pubbliche . Scopo di tale agire è la volontà di approfondire, attualizzare e diffondere i principi di tale cultura . L'Associazione è una comunità di cittadini che, con l'esempio e la concreta progettualità, aspira a socializzare i valori comunitari in tutti gli strati popolari, in contrapposizione con la disgregazione individualistica indotta dal modello di sviluppo oggi dominante. Le finalità dell'Associazione sono: a. la valorizzazione e la diffusione presso il più vasto pubblico della cultura popolare, comunitaria, tradizionale e nazionale, dei valori della civiltà italiana, mediterranea ed europea e delle forme espressive di ogni genere di identità comunitaria; b. la concretizzazione dei valori della solidarietà e della partecipazione, tramite interventi ed iniziative rivolte alla soluzione dei problemi sociali di tutti gli strati popolari, con particolare riferimento a quelli più colpiti dalle ingiustizie e dagli squilibri del modello di sviluppo oggi dominante; c. la difesa e la valorizzazione del territorio in tutti i suoi aspetti - ecologico, urbanistico, artistico e sociale - e in tutte le sue potenzialità - turistiche, sportive, produttive, di gestione del tempo libero - contro ogni forma di sfruttamento e di degrado. Per raggiungere le sue finalità istituzionali l'Associazione promuove ed organizza iniziative di qualsiasi genere e in particolare: a. attività di studio e di ricerca: svolgimento di corsi, seminari, convegni di studio e di divulgazione, progetti di ricerca ad ogni livello; b. iniziative editoriali e giornalistiche: pubblicazione di libri, periodici e quaderni; c. eventi rivolti al più vasto pubblico: mostre, spettacoli, feste, manifestazioni propagandistiche, stand espositivi; d. opere di sensibilizzazione dei pubblici poteri: petizioni, proposte di legge di iniziativa popolare, manifestazioni di civile protesta e referendum; e. iniziative per il tempo libero e promozione del turismo: feste popolari e spettacoli, viaggi, escursioni, visite guidate, progetti di valorizzazione e promozione pubblicitaria del territorio, sport non competitivi; Presidente dell’associazione è Giancarlo D’Anna, coadiuvato nella costituzione- fondazione del Circolo da Andrea Montalbini-, hanno aderito tra gli altri Anna Falcioni-docente universitaria, Paolo Petrucci Insegnante già Maestro del Coro Polifonico, Emanuela Della Santa-gestione risorse umane- Sammy Marcantognini responsabile Provinciale ASI(associazione Sportiva Italiana), Lorenzo Vedovi -operatore turistico-, Manuela Lisotti-consulente del lavoro-Filippo Carboni-Nautilus comunicazione- Il primo incontro pubblico tratterà il tema dei Diritti Umani Violati in una interessante iniziativa che si terrà a Fano il giorno 17 luglio 2008 in Via da Serravalle presso la sala di Santa Maria Nuova, dal Titolo: "I Laogai, le esecuzioni capitali, la vendita degli organi, la repressione in Tibet e le Olimpiadi ".

lunedì 14 luglio 2008

SANITA':ARRESTO DEL TURCO; INTERROGAZIONE PDL NELLE MARCHE


SANITA': ARRESTO DEL TURCO; INTERROGAZIONE PDL MARCHE
(ANSA) - ANCONA, 14 LUG - I consiglieri regionali del Pdl Giancarlo D'Anna, Roberto Giannotti e Oriano Tiberi hanno rivolto un'interrogazione al presidente della Regione Gian Mario Spacca, per sapere, ''con l'urgenza richiesta dalla gravita' del caso, se nell'inchiesta della procura di Pescara sulla sanita' abruzzese siano coinvolti anche esponenti marchigiani''. Questo - dicono - ''affinche' la Regione sia messa nella situazione, indipendentemente dalle responsabilita' personali degli indagati, che saranno accertate dalla magistratura, di difendere il servizio sanitario regionale e con esso il diritto alla salute dei marchigiani''. L'interrogazione fa seguito alle prime notizie di stampa sull'inchiesta, nella quale e' indagato anche l'ex direttore dell'Agenzia sanitaria regionale delle Marche Francesco Di Stanislao.

sabato 12 luglio 2008

UN CONVEGNO DA NON PERDERE;CINA,TIBET E DIRITTI VIOLATI




Circolo Nuova Italia-Fano
Laogai Foundation Italia

FANO
GIOVEDÌ 17 LUGLIO - ore 18.00
presso la Sala Santa Maria Nuova in via da Serravalle

Incontro sul tema:

"I Laogai, le esecuzioni capitali, la vendita degli organi, la repressione in Tibet e le Olimpiadi ".

L’iniziativa, tendente ad un’opera di informazione sulla grave situazione dei Diritti Umani
in Cina e Tibet, segue la presentazione ed approvazione di una mozione presentata
dal Consigliere regionale di A.N. Giancarlo D’Anna in Consiglio regionale
a difesa dei diritti e dell’autonomia del popolo Tibetano.

PARTECIPA E PRESENTA IL SUO LIBRO:
“Cina Traffici di morte”
TONI BRANDI
Presidente della Laogai-Fundation-Italia

Saranno inoltre presenti:
Lama Geshe Lobsang Phende
Del Centro Cian Ciub Choeling Udine
e
Chomphel Geleck
Movimento internazionale Students for Free Tibet

Introduce:
Andrea Montalbini
Associazione Nuova Italia Fano
Moderatore:
Giancarlo D’Anna
Presidente Associazione Nuova Italia

martedì 8 luglio 2008

D'ANNA RELAZIONA IN CONSIGLIO SULLE CONCLUSIONI DELLA COMMISSIONE D'INCHIESTA


Sono quaranta le pagine della Relazione finale della Commissione di inchiesta per la verifica della correttezza la regolarità dei provvedimenti regionali autorizzatori degli impianti di smaltimento e l’impatto della gestione dei rifiuti nella Provincia di Pesaro e Urbino, approvate all’unanimità e licenziate dalla stessa Commissione nella seduta del 21 maggio scorso. La relazione conclusiva è stata svolta, questa mattina, nell’Aula dell’Assemblea legislativa delle Marche, al cospetto dell’intero consesso, dal presidente della Commissione, Giancarlo D’Anna, il quale, peraltro, ha voluto rimarcare il grande impegno di tutti gli undici commissari in questo anno di lavoro, fatto di numerose audizioni e studio degli atti. Come si ricorderà, la Commissione speciale d’inchiesta sui rifiuti fu istituita il 5 giugno 2007 (ai sensi dell’art.99 del Regolamento) a seguito della richiesta presentata dai consiglieri D’Anna, Silvetti, Pistarelli, Lippi, Ciriaci, Romagnoli, Castelli, Brini, Giannotti, Capponi, Santori, Massi, Viventi, Cesaroni, Tiberi per “verificare la correttezza e la regolarità dei provvedimenti regionali autorizzatori di alcuni impianti di smaltimento rifiuti ubicati nella provincia di Pesaro Urbino ed individuare gli effetti dell’impatto della gestione dei rifiuti da parte degli impianti medesimi sulla salute, sull’ambiente e sull’economia”.
Nel luglio scorso, la Commissione decise di circoscrivere la propria attività di indagine, in via prioritaria, alla vicenda che ha interessato la ex “Cava di argilla” ubicata in località Carrara di Fano (come ha sottolineato l’avv.Costanzi dell’Avvocatura regionale “il procedimento autorizzatorio in esame non va censurato sotto il profilo della legittimità, essendo stato condotto nel rispetto della normativa vigente, ma può essere oggetto di valutazioni di opportunità, convenienza ed efficacia”), sia per l’allarme sociale ingeneratosi nella popolazione residente in prossimità di tale sito, sia per la copiosa documentazione pervenuta a riguardo, ed, in via secondaria, anche agli impianti di smaltimento rifiuti nelle località di Monteschiantello, Ca’ Mascio, Ca’ Lucio, Ca’ Rafaneto.
Fitto il programma dei lavori della Commissione, concretatosi nello svolgimento di audizioni e nell’acquisizione di importanti elementi conoscitivi.
Il presidente D’Anna, svolgendo la relazione finale in Aula, ha indicato gli obiettivi sui quali la Commissione è convenuta rispetto all’esigenza di evitare per il futuro il ripetersi di episodi simili: 1) limitare il più possibile nel territorio regionale o addirittura evitare operazioni di recupero ambientale di “ex cave” con rifiuti in quanto esse possono facilmente “mascherare” una vera e propria attività di smaltimento non autorizzata; 2) potenziare nella nostra regione il sistema di raccolta differenziata; 3) aumentare l’importo delle polizze fideiussorie previste a garanzia di eventuali danni ambientali; 4) sollecitare gli organi tecnici chiamati ad esprimere pareri nella fase istruttoria preliminare al rilascio delle autorizzazioni in materia di “ rifiuti”, a svolgere tale funzione non mediante semplici suggerimenti, ma dettando indicazioni prescrittive e rigorose, nonché, quando necessario, esprimendo pareri contrari; 5) aumentare gli strumenti e le risorse destinati al miglior esercizio della funzione di controllo degli impianti di smaltimento rifiuti da parte degli organi a ciò deputati 6) contrastare efficacemente l’afflusso dei rifiuti provenienti da altre regioni, facendo leva sulla modulazione del tributo per il deposito in discarica.
PER VISIONARE LA RELAZIONE INTERA CLICCA SU RELAZIONE COMMISSIONE RIFIUTI ALLA VOCE COLLEGAMENTI

domenica 6 luglio 2008

RIFIUTI, D'ANNA RELAZIONA IN CONSIGLIO REGIONALE SULLE CONCLUSIONI DELLA COMMISSIONE D'INCHIESTA


L'Assemblea legislativa regionale è convocata per martedì 8 luglio 2008, alle ore 10.00 e alle ore 15.00, presso la sala consiliare di via Tiziano n. 44, Ancona, per discutere tra gli altri argomenti la Relazione finale, ai sensi dell’articolo 99 del Regolamento Interno, della Commissione d’Inchiesta concernente la verifica della correttezza e regolarità dei provvedimenti regionali autorizzatori degli impianti di smaltimento e l’impatto della gestione dei rifiuti nella Provincia di Pesaro e Urbino sulla salute, sull’ambiente e sull’economia.
Relatore: D’Anna
La commissione d'inchiesta venne richiesta e ottenuta, dopo la firma di 14 consiglieri,dal Consigliere Giancarlo D'Anna con l'obiettivo di contribuire a fare chiarezza sulla situazione dei rifiuti nella Provincia di Pesaro Urbino in seguito alle forti preoccupazioni delle popolazioni residenti vicino ad alcune discariche oggetto d'inchiesta della magistratura attraverso l'Opeazione denominata Arcobaleno.
Dopo la relazione finale di D'Anna e la discussione nell'Assemblea Legislativa delle Marche sarà possibile leggere l'intera relazione finale su questo sito.

venerdì 4 luglio 2008

INTERVISTA AL CONSIGLIERE D'ANNA SULLE COMUNITA' MONTANE


Consiglio regionale delle Marche -

ALEMANNO PER RISPARMIARE RINUNCIA ALLE AUTO BLU

foto:D'Anna con Alemanno durante la festa per l'elezione di Gianni a Sindaco di Roma
Veltroni aveva due super berline di lusso, due Lancia Thesis grige, dotate di ogni possibile comfort, non da ultimo il televisore. Un costo di 110 mila euro per le casse comunali. Il sindaco Alemanno, invece, avrà una Fiat Croma per un maggior risparmio, minor inquinamento e più fondi per il Comune di Roma.
Alemanno ha restituito, ier pomeriggio, le due auto in dotazione all'Amministrazione Veltroni, per muoversi in città con la Croma che, come ha spiegato Alemanno durante il simbolico "passaggio di consegne",è stata messa a disposizione dalla Fiat in comodato d'uso gratuito.

Le due vetture precedentemente utilizzate, una delle quali, acquistata nel 2008, non è ancora stata pagata, saranno rispettivamente una venduta all'asta e l'altra permutata con un pullmino omologato ed ecologico, con 14 posti, che sarà messo a disposizione dei dipendenti comunali. In un momento in cui esiste il problema del piano di risanamento del Comune, per Alemanno, "è giusto che il Sindaco dia il primo esempio per ridurre i costi.

Chi ha responsabilità istituzionali deve mostrare semplicità e non ostentare lusso e potere. Una normale Croma servirà da un lato a muoversi meglio in città e dall'altro a dare un segno di sobrietà".

mercoledì 2 luglio 2008

SANITA',D'ANNA DENUNCIA: GLI OVER 65 DISCRIMINATI DALLA REGIONE MARCHE


Assistenza domiciliare indiretta in favore dei disabili gravi: basta discriminazioni.

La Regione Marche vanta un primato, quello di essere la regione più longeva d’Italia e non solo. Ma cosa accade a chi ha superato i 65 anni ed è un disabile in situazione di particolare gravità e ha bisogno di assistenza domiciliare indiretta?
Dopo i 65 anni non ne ha diritto, anzi, gli viene negato il diritto a quel tipo di assistenza.
La Regione Marche, infatti, con delibera n.266 del 5.4.2007 prevede che tale assistenza venga fornita solo a chi non ha superato il sessantacinquesimo anno di età.

Una discriminazione che a nostro avviso non ha alcuna giustificazione, dopo i 65 anni c’è bisogno di assistenza come e più di altre età, specie per chi è disabile grave.

La delibera di Giunta Regionale n.266 dell’aprile 2007 avente per oggetto: “Assistenza domiciliare
Indiretta al disabile in situazione di particolare gravità. Per gli anni 2007 e 2008 “ è tristemente esplicita:

“Ai fini del riconoscimento, l’intervento riguarda unicamente ai portatori di handicap già riconosciuti in situazione di gravità dalla Commissione sanitaria di cui all’art. 4 della legge 104/1992 che- rispettivamente alla data del 31.12.2007 e del 31.12.2008 hanno compiuto tre anni (esclusi i casi valutati negli anni precedenti) e le persone che, alla stessa data, non hanno compiuto 65 anni”

La stessa delibera specifica:
”Per disabilità di particolare gravità si intende quella in cui la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l’autonomia personale, correlata all’età, in grado tale da rendere necessario un intervento assistenziale nella sfera individuale che deve essere permanente, per tutto il tempo a venire, continuativo per tutta la durata della giornata e globale per tutte le principali attribuzioni dell’autonomia personale.”

Alla luce di quanto specificato dalla Regione si comprende ancora meno perché siano stai esclusi coloro che hanno 65 anni e oltre.

Una intollerabile e ingiustificata discriminazione che deve essere rimossa immediatamente prevedendo che anche gli ultrasessantacinquenni possano usufruire dei contributi per tutti gli interventi della legge regionale n.18/96, aumentando contemporaneamente il fondo regionale - per l’anno 2007 ammontava a 2.200.00,00 euro- per evitare di ridurre le risorse a chi già beneficia dell’assistenza. Chiediamo un preciso e immediato impegno alla Giunta regionale: l’eliminazione del limite di età e il conseguente aumento del fondo regionale destinato all’assistenza domiciliare indiretta.

Giancarlo D’Anna
Consigliere regionale A.N.-PdL

CASE POPOLARI , D'ANNA: PRIMA AGLI ITALIANI


Consiglio regionale delle Marche -

martedì 1 luglio 2008

PERICOLO AMIANTO: SENTENZA PRECEDENTI


ERA L'INIZIO DEGLI ANNI 90 QUANDO APPENA ELETTO IN CONSIGLIO COMUNALE A FANO, GIANCARLO D'ANNA INTRAPRESE UNA BATTAGLIA CONTRO LA PRESENZA DI AMIANTO IN STRUTTURE PUBBLICHE E PRIVATE CON LA CONSAPEVOLEZZA DEL PERICOLO PER LA SALUTE DEI CITTADINI. INTERROGAZIONI, ESPOSTI ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA, PARTECIPAZIONE A TRASMISSIONI TELEVISIVE NAZIONALI(VIDEO ZORRO DI OLIVIERO BEHA)FURONO DETERMINANTI PER RISOLVERE, ALMENO LOCALMENTE ALCUNI SERI PROBLEMI (VENNERO BONIFICATE ALCUNE SCUOLE E ED EDIFICI). DIVENTATO CONSIGLIERE REGIONALE DELLE MARCHE, D'ANNA HA PRESENTATO UNA PROPOSTA DI LEGGE PER INCENTIVARE LO SMALTIMENTO A COSTI RIDOTTI DEL TROPPO AMIANTO ANCORA PRESENTE IN MOLTE REALTA'. OGGI UNA SENTENZA, CHE PUBBLICHIAMO, RENDE GIUSTIZIA DI MOLTE BATTAGLIE CONDOTTE DA PIU' PARTI CONTRO QUESTA PERICOLOSA FIBRA PER TROPPI ANNI SOTTOVALUTATA.
Dal Corriere della Sera
L'avvocato delle famiglie: «Una sentenza storica»
Morti di amianto alla Goodyear di Latina
Condannati i dirigenti dell'azienda
I vertici dell'ex stabilimento riconosciuti colpevoli per i decessi e le malattie di decine di operai


Lo stabilimen to Goodyear di Cisterna di Latina (Ap)
LATINA - Tutti condannati. Questa la decisione del giudice monocratico del Tribunale di Latina durante il processo di primo grado a carico di nove dirigenti della Goodyear che sono stati ai vertici dell'azienda negli ultimi quarant'anni. L'accusa è di omicidio colposo plurimo e lesioni plurime aggravate a danno di decine di ex dipendenti dello stabilimento di Cisterna di Latina, morti o malati di patologie tumorali riconducibili alle sostanze utilizzate, in scarse condizioni di sicurezza, nel sito produttivo pontino. Le pene vanno da 4 anni e 8 mesi per gli amministratori delegati agli 11 mesi per i direttori dello stabilimento: nove dirigenti in tutto. Concessa inoltre una provvisionale di 40mila euro per i familiari di ciascuna vittima.

«SENTENZA SENZA PRECEDENTI» - L'avvocato Luigi Di Mambro, a capo del gruppo dei legali che ha assistito le famiglie delle vittime per la parte civile, parla di «sentenza senza precedenti in Italia». Tutto era legato, ha spiegato l'avvocato, a «stabilire il nesso di causalità tra le malattie contratte e i tumori, cosa che è stata dimostrata dalle perizie, in aula ed è riconosciuta dalla sentenza». Con lui hanno lavorato in questi anni gli avvocati Michela Luison e Mario Battisti: «È una giornata importante che ripaga il nostro impegno». «Sono molto soddisfatto - dice tra le lacrime Valerio Bagialemani, presidente del comitato dei familiari delle vittime della Goodyear - volevamo stabilire un principio e l'abbiamo fatto, nessuno ci restituirà mai i nostri cari ma questa battaglia è stata fatta in loro memoria».

LA VICENDA - I 34 operai morti e i 10 ammalati di tumore hanno respirato per anni, dal 1974 al 2000, amianto e altre sostanze tossiche. La maggior parte di loro lavorava nel reparto «Bambury» e nessuno aveva adeguate protezioni. Il giudice del tribunale di Latina Cinzia Parasporo ha sostanzialmente accolto le richieste dell'accusa, sostenuta dal sostituto procuratore Gregorio Capasso.