domenica 30 marzo 2008

A PROPOSITO DI VALORI E COERENZA....


ALLEANZA NAZIONALE
DIPARTIMENTO PARI OPPORTUNITÀ
LE DONNE DI AN VERSO IL PPE
PIATTAFORMA COMUNE DI VALORI
RELAZIONE DI DANIELA SANTANCHÈ
ROMA, 25 LUGLIO 2006
ALBERGO NAZIONALE ‐ P.ZZA MONTECITORIO
Care amiche,
Siamo qui – insieme ‐ per un motivo importante: per condividere col nostro
Presidente una sfida in cui si gioca il futuro del nostro partito.
Come ci ha insegnato Darwin, non sono mai le specie più forti quelle che
sopravvivono: vincono le specie che sanno adattarsi ai cambiamenti. Eʹ questa la grande
sfida che Alleanza Nazionale sta affrontando: la sfida del rinnovamento che – oggi ‐ passa
anche per le donne. E noi donne ci siamo – come sempre.
Come molte di voi, anche io sono entrata in Alleanza Nazionale nei giorni di Fiuggi,
quando è nata la nuova destra italiana, una destra che ha contribuito in maniera
determinante a fare dellʹItalia una democrazia più matura, fondata sullʹalternanza e sul
bipolarismo. Alleanza Nazionale si è dimostrata un partito responsabile, affidabile, dotato
di senso dello Stato e delle Istituzioni. Se guardiamo indietro, possiamo riconoscere con
orgoglio di aver compiuto – con gli errori e i limiti che sono propri di ogni essere umano ‐
un percorso eccezionale. Ma sono passati più di 10 anni. Dopo lʹesperienza di opposizione
e poi di governo allʹinterno della Casa delle Libertà, è venuto per Alleanza Nazionale il
momento di riflettere e di aprire il dibattito sul nostro futuro.
LʹItalia è cambiata. Il nostro Presidente Gianfranco Fini ha capito che anche
Alleanza Nazionale ha bisogno di guardare avanti e di rinnovarsi per affrontare le sfide
del presente e per dare risposta alle nuove domande del popolo moderato che, in Italia, è
sempre stato maggioritario. Ma non si tratta di tornare indietro, di spostarsi verso un
ipotetico “centro” che non esiste più. Eʹ ora di “puntare in alto” e di “andare oltre”.
Il documento presentato dal nostro Presidente ‐ che ancora una volta si dimostra
lungimirante ‐ considera strategica lʹadesione di AN al Partito Popolare Europeo
rimettendo il nostro partito al centro del dibattito politico. Perché oggi il PPE è la casa
naturale di coloro che credono nell’Europa e nei valori occidentali.
Dopo lo shock dellʹ11
settembre il Partito Popolare Europeo si è evoluto in una forza veramente antagonista e
alternativa alla sinistra, una forza che crede nel valore dellʹindividuo, della famiglia, della
libertà, dell’etica e della vita. Una forza che non si arrende al relativismo, al nichilismo e
al fanatismo che assediano da ogni parte il nostro stile di vita. Una forza in cui anche noi
possiamo riconoscerci. I modelli a cui ispirarci e con cui confrontarci non mancano. Penso
a Sarkozy in Francia, alla Thatcher prima e a Cameron poi in Gran Bretagna, ad Aznar in
Spagna, al riformismo liberal‐popolare di Koizumi in Giappone, al conservatorismo
solidale della nuova destra americana. Esiste già, in Europa e nel mondo, una nuova
destra che ha saputo offrire ai cittadini riforme, speranza, orgoglio.
Ma lʹadesione al PPE deve essere il punto di arrivo, naturale e inevitabile, di un
processo che deve partire dal basso e fondarsi su un rinnovato rapporto tra Alleanza
Nazionale e le forze più profonde e dinamiche della società italiana: il nuovo grande ceto
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medio produttore di reddito, di valori e di futuro. Imprenditori, commercianti e operai;
casalinghe, studenti e pensionati; lavoratori autonomi e dipendenti; educatori e
volontariato non sono più ‐ come ancora si ostina a pensare la sinistra ‐ classi sociali
separate e contrapposte da interessi inconciliabili. Sono tutti cittadini che esprimono una
nuova domanda di sicurezza, di identità e di valori a cui il centrodestra può dare risposte
credibili e concrete. Alleanza Nazionale vuole entrare nel Partito Popolare Europeo non
come un partito che rappresenta solamente lʹala destra di una coalizione di centro‐destra,
ma come un partito‐polo in grado di esprimere unʹarea vasta, plurale: cattolica, liberale,
riformista. Alleanza Nazionale comincia oggi un nuovo cammino per diventare “il partito
degli Italiani” in cui i grandi valori nazionali e popolari di sempre ‐ la persona, la
famiglia, la vita, la libertà, la patria ‐saranno tradotti in chiave moderna e riformatrice.
In questo progetto noi donne di AN abbiamo la possibilità di giocare un ruolo
centrale, ancora più importante di quello che il partito ci ha riconosciuto in questi anni. Tre
esempi su tutti:
• la Vicepresidente della Camera dei Deputati è una donna di AN: Giorgia
Meloni;
• il direttore del Secolo d’Italia, il quotidiano del nostro partito, è una donna: la
parlamentare Flavia Perina;
• anche la portavoce del Presidente Fini è una donna: Rita Fantozzi
Possiamo dire che oggi, più di ogni altro partito e più che mai, Alleanza Nazionale
parla all’Italia attraverso le donne. Oggi, quindi, spetta a noi donne dare impulso, passione
e contenuti a quella svolta riformatrice di respiro europeo di cui tutti – per primo il nostro
presidente ‐ sentiamo la necessità.
Io credo che dobbiamo puntare sulle caratteristiche che abbiamo sempre posseduto:
grande passione, tanta concretezza e valori forti. Per quanto riguarda la concretezza,
vogliamo realizzare un progetto che probabilmente non ha eguali in Italia e in Europa.
Si tratta di una sorta di “internazionale delle donne moderate”, una serie
sistematica di incontri operativi tra le donne di AN e le tante donne che nei loro paesi
appartengono a forze politiche moderate che fanno parte del partito popolare europeo.
Lo scopo è quello di individuare le problematiche che coinvolgono le donne
europee per portare avanti in modo coordinato una serie di battaglie comuni allʹinterno
dei singoli parlamenti nazionali sui temi che a noi stanno più cari: la famiglia, la vita, la
salute, il benessere di donne, bambini e anziani, il tema del lavoro.
Di questo ho parlato in questi giorni con Antonio Lopez‐Isturiz, segretario
generale del Partito Popolare Europeo, per avviare una riflessione comune tra le donne
di Alleanza Nazionale e le parlamentari che nei vari paesi europei aderiscono al PPE.
Inizieremo, proprio su suggerimento di Lopez, a lavorare sugli statuti dei nostri partiti.
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La prima tappa del nostro tour per lʹEuropa sarà la Spagna, paese con una cultura
simile alla nostra nel quale sono esplose nella maniera più evidente le contraddizioni
della società moderna: in primo luogo il tema dei diritti individuali e collettivi, della
donna, della coppia e della famiglia. Contemporaneamente in Italia faremo tre grandi
riunioni: a Milano, a Roma e a Palermo, per definire con tutte le donne del partito, le
dirigenti, le iscritte e le simpatizzanti, cosa pensano e cosa hanno da proporci su questo
importante documento e sulla proposta del nostro percorso
Dobbiamo però saper tradurre i nostri valori in una visione orientata al futuro e in
iniziative coraggiose. Solo così potremo crescere ed espandere il nostro consenso senza
tradire la nostra natura, la nostra visione della vita.
Questo vuol dire difendere la centralità della famiglia ‐ lʹunione naturale di un
uomo e di una donna – ma non possiamo chiudere gli occhi di fronte alla realtà delle
coppie di fatto. Quindi no allʹequiparazione del matrimonio ad altre forme di convivenza,
NO ai pacs, NO ai matrimoni omosessuali, NO allʹadozione dei bambini da parte di
coppie gay. Ma dobbiamo comunque garantire a tutti i diritti fondamentali legati ad
esempio a questioni ereditarie, allʹassistenza sanitaria, alla pensione.
Questo vuol dire che dobbiamo difendere la nostra identità, la nostra cultura e le
nostre tradizioni sia contro il relativismo, il materialismo, lʹomologazione sia contro il
fondamentalismo e il fanatismo di altre culture. Il nostro stile di vita non è negoziabile,
non ha prezzo. Ma non possiamo chiudere gli occhi di fronte al fatto che esistono centinaia
di migliaia di persone che vengono in Italia per fuggire loro stessi dal fanatismo e dalla
violenza, che lavorano e che pagano le tasse, che amano la democrazia e che desiderano
solo integrarsi e vivere in pace.
Per questo la proposta di concedere il voto alle elezioni amministrative, a certe
condizioni, ai lavoratori extracomunitari, o la cittadinanza per chi è nato in Italia, si rivela
come uno strumento di integrazione, un modo per isolare e sconfiggere i fanatici.
E come non essere dʹaccordo sul fatto che il welfare state è ormai insostenibile e che
stiamo scaricando sui nostri figli il benessere di cui noi godiamo oggi? Io penso che
“giustizia” non sia dare tutto a tutti, gratis. Significa invece fare in modo che nessuno resti
indietro, solo, abbandonato. Per questo personalmente credo che chi ha mezzi e
disponibilità debba pagare di più di chi non ha nulla.
In conclusione, avremo modo di confrontarci con donne europee con un sentire
simile al nostro, con problemi simili ai nostri, con aspettative e aspirazioni per sé e per
propri figli che rispecchiamo le nostre preoccupazioni e le nostre speranze. Da questo
confronto nascerà una nuova iniziativa politica contemporaneamente europea e nazionale
ma soprattutto una nuova forza femminile che sarà decisiva per i prossimi appuntamenti
elettorali. Se sapremo realizzare gli obiettivi indicati dal nostro Presidente il futuro sarà
nostro.
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MUSSOLINI SANTANCHE' ZUFFA SUI TACCHI

Botta e risposta al vetriolo tra Daniela Santanchè e Alessandra Mussolini. Le due donne, rivali in politica, non sono nuove a scontri verbali piuttosto accesi ma ieri i toni si sono alzati più di quanto fosse mai avvenuto in passato. Uno scontro che è andato avanti per tutto il pomeriggio in una spirale polemica. Il battibecco tra le due deputate è scoppiato per colpa di un uomo: Silvio Berlusconi. Il Cavaliere è stato l'involontario provocatore della bagarre. La Santanchè ha invitato le donne «a non votare Berlusconi perché non ha rispetto per le donne e ci vede solo orizzontali, mai verticali».
Immediata la reazione di Alessandra Mussolini: «È una donna politicamente orizzontale, stia zitta». E non si è fermata qui. Ha sottolineato che «è sempre stata protetta a discapito del merito. Prima con un posizionamento d'onore nel listino bloccato, dietro a Fini e ora scelta come candidato premier da un protettore politico. Non sta certo a me difendere Berlusconi, del quale sono note la galanteria nonché il rispetto delle donne in politica come nella società. Fossi in lei eviterei di cercare la polemica con lui su questo argomento: rischia il grottesco».
La Santanchè non se l'è tenuta e ha replicato a tono: «Abbiamo visioni diverse. A me non piace parlare male delle donne. Ma vorrei sapere cosa pensa suo nonno di Alessandra Mussolini. Penso che si rivolterebbe nella tomba a vederla fare la valletta di chi ha definito il fascismo il male assoluto».
Di rimando la Mussolini: «Proprio stanotte ho sognato mio nonno Benito e mi ha detto cosa pensa di lei. Dopo che Fini parlò del fascismo come male assoluto la Santanchè venne eletta senza un voto grazie a Fini. Qualcuno le spieghi che non è necessario parlare quando non ci si rende conto di dire fesserie».
E sempre sull'interpretazione dei sogni la Santanchè ha incalzato l'avversaria usando questa volta una lettera: «Te lo rivelo io cosa ti ha detto il nonno Benito in sogno. Mia amatissima nipotina dovevi essere proprio tu e non la Santanchè a ricordare agli italiani che senza Mussolini non ci sarebbero stati il salario garantito, l'Inps, i diritti per le donne, Cinecittà, Marconi, Pirandello, D'Annunzio, la grande architettura e le grandi bonifiche. Ti perdono mia carissima Alessandra perché non sai quello che fai e con chi stai anche perché senza Mussolini neppure il tuo Fini sarebbe mai esistito politicamente».
Ma la Mussolini a sentir parlare del nonno è andata su tutte le furie. «Quando lei organizzava scodinzolante convegni a favore dell'ingresso di An nel Ppe e il suo attuale capo pensava al Laziogate, io venivo eletta con oltre 130.000 preferenze in Europa. Non giochi con il fascismo. Non basta una lettura veloce del Bignami o un appunto scritto da altri per poterne parlare ad una abituata al Billionaire».
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Laura Della Pasqua

martedì 25 marzo 2008

CONTESTATA L'ACCENSIONE DELLA TORCIA OLIMPICA

NE AVEVAMO PARLATO IN TEMPI NON SOSPETTI DI BOICOTAGGIO DELLE OLIMPIADI, IN POCHI AVEVANO CREDUTO NELLA BATTAGLIA A FAVORE DEL POPOLO TIBETANO. OGGI I FATTI CI DANNO RAGIONE E SIAMO MOLTI IN PIU', SPERIAMO ARMATI DI CONVINZIONE.
Tibetani in esilio denunciano: monaci torturati nelle prigioni di Lhasa



Olimpia, 24 Marzo 2008

Nell’antica città di Olimpia i raggi del sole, come vuole la tradizione, hanno ancora una volta acceso la fiamma olimpica. Nel corso della cerimonia ufficiale, alla quale hanno assistito il presidente del Comitato organizzatore dei Giochi di Pechino Ling Qi e il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Jacques Rogge, tre attivisti appartenenti al gruppo Reportèrs sans Frontières sono riusciti a dispiegare, alle spalle di Ling Qi, uno striscione sul quale erano raffigurate, al posto dei cerchi olimpici, cinque manette su sfondo nero. Sono stati prontamente fermati da alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine, presenti sul posto con l’imponente spiegamento di un migliaio di poliziotti. La televisione cinese ha censurato le immagini della protesta.

“La fiamma olimpica è sacra e i diritti umani lo sono ancor di più” - ha spiegato un rappresentante di Reportèrs sans Frontières -, “non possiamo permettere che il governo cinese faccia suo questo simbolo di pace senza denunciare la drammatica situazione dei diritti umani in Cina e Tibet”. Arrestati anche alcuni tibetani con passaporto svizzero, tedesco e americano che hanno cercato di far sventolare alcuni striscioni e bandiere tibetane lungo le vie di Olimpia, nel primo tratto della marcia della fiaccola tra le strade della città.

Il presidente del CIO, Jacques Rogge, dopo aver affermato che “non è il caso” di parlare di boicottaggio dei Giochi, ha fatto sapere che il Comitato Olimpico si sta cautamente adoperando presso Pechino per una pacifica soluzione del problema tibetano.

Di tutt’altro tono la presa di posizione del presidente del Parlamento Europeo, Hans-Gert Poettering. Nel corso di un’intervista rilasciata ad un quotidiano tedesco si è dichiarato favorevole all’ipotesi del boicottaggio dei Giochi. “Pechino deve prendere una decisione ed aprire immediatamente i negoziati” - ha affermato. “In caso contrario il boicottaggio può essere giustificato. Desideriamo il pieno successo dei Giochi ma non a costo del genocidio culturale dei tibetani”.

Mentre Pechino, malgrado le proteste che da tutto il mondo si levano, non ha rinunciato ad includere il Tibet e il monte Everest dal percorso della fiaccola, il governo tibetano ha pubblicato un elenco dei primi quaranta morti accertati a seguito della repressione cinese seguita all’insurrezione di Lhasa e delle regioni limitrofe.

Tibetani in esilio denunciano: monaci torturati nelle prigioni di Lhasadi Nirmala Carvalho
Tutti i gruppi tibetani parlano di oltre 100 morti e migliaia di feriti e arrestati, di torture e continue brutalità. Pressanti appelli alla comunità internazionale perché la Cina fermi la repressione e sia disposta un’indagine. Fermata la Marcia pacifica da Dharamsala (India) al Tibet.


Dharamsala (AsiaNews) – “Ogni giorno riceviamo notizie di nuovi morti a Lhasa, monaci e suore sono torturati in modo inumano”. Urgen Tenzin, direttore del Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia, dice ad AsiaNews che è “sconvolto per la brutalità degli omicidi”. “Per protesta i nostri seguaci si sono tosati il capo, dopo una preghiera il 20 marzo a Dharamsala. Il 22 marzo anche molti membri del Parlamento tibetano in esilio si sono tosati la testa”. Da Dharamsala (India), il governo tibetano in esilio chiede a Pechino l’immediato rilascio dei tibetani arrestati, cure mediche per le migliaia di feriti e l’accesso dei media alle zone delle violenze.

Il Comitato per la solidarietà tibetana, che raccoglie diversi dei maggiori gruppi pro-Tibet, parla di oltre 140 morti accertati e 1.100 arresti, con migliaia di morti e detenuti non conosciuti. Gli arrestati sono portati in prigioni lontane, perché quelle di Lhasa sono piene, e subiscono torture giustificate con le esigenze delle indagini. Oltre 450 feriti non ricevono le cure necessarie. In Cina in molte zone abitate da tibetani la gente si riunisce per pregare tutti insieme, come a Kardze, Chamdo e Golog il 20 e 21 marzo.

Anche Dhondup Dorjee , vicepresidente del Tibetan Youth Congress, parla ad AsiaNews di “oltre 100 tibetani morti accertati e migliaia tra feriti e arrestati. Riceviamo tante fotografie di morti a Lhasa e queste fotografie raccontano la storia di una brutalità senza limiti dei cinesi contro i tibetani”. “Questa brutale violenza del regime cinese dimostra la mancanza di legittimità della dominazione cinese in tutte le 3 province tibetane”. “Siamo grati a Sua Santità il Papa per avere ricordato il Tibet nel messaggio pasquale”.

In Cina le proteste pacifiche iniziate il 10 marzo (anniversario dell’occupazione cinese del 1959), si sono svolte in più di 20 contee, non solo in Tibet ma anche nelle parti tibetane delle province di Gansu, Sichuan e Qinghai. Ora tutti i gruppi pro Tibet invocano un intervento della Nazioni Unite e dei governi per chiedere a Pechino la fine delle violenze e il rilascio dei detenuti, l’accesso della stampa internazionale e una missione che accerti quanto è avvenuto.

Ieri a New Delhi vari gruppi tibetani durante una protesta hanno innalzato 15 bandiere nere, in ricordo dei 15 giorni di repressione. Il Comitato organizzatore della Marcia pro Tibet ne ha disposto la temporanea sospensione, accogliendo gli inviti del Dalai Lama. La marcia, che vuole portare centinaia di tibetani in esilio dall’India alla loro Patria quale richiesta di maggiore libertà, è giunta a Roper nel Punjab.

giovedì 20 marzo 2008

BUONA PASQUA


Voglio augurare a quanti seguono questo blog
i migliori Auguri di Buona Pasqua.
Giancarlo D'Anna

martedì 18 marzo 2008

CONFERENZA STAMPA CANDIDATI PDL. L'INTERVENTO DI D'ANNA


LE DICHIARAZIONI DI D'ANNA INIZIANO A 5,30 MINUTI DEL FILMATO

OLIMPIADI DELLA VERGOGNA



Queste le prime immagini della repressione cinese arrivate dal Tibet.
Vi avvisiamo che le immagini sono molto crude e provano il brutale intervento della polizia cinese sui dimostranti con armi da fuoco.

http://www.freetibet.org/press/kirtiphotos.html

Olimpiadi della vergogna
di Marcello Pamio - 18/03/2008









Il paese che ha più condanne a morte nel mondo (tra le 2.000 e le 10.000 ogni anno!)
Il paese (secondo una inchiesta del quotidiano britannico Guardian) che permette ad aziende di cosmetici di utilizzare la pelle dei condannati a morte per produrre il collagene per labbra e trattamenti anti-rughe per noi occidentali.
Il paese in cui il governo gestisce il traffico illegale di organi umani per trapianti, la maggior parte dei quali sono prelevati direttamente ai condannati (“le pubbliche autorità richiedono il consenso informato dei prigionieri o delle loro famiglie alla donazione degli organi”). Costano il 30% in meno rispetto a paesi come Bulgaria, Colombia, Russia e Sudafrica, la Cina , per questo è divenuto il paese mèta preferita degli israeliani che necessitano di trapianti! (“Il Corriere della Sera”, 13 settembre 2005).
Il paese che con all’invasione militare del 1949-1950 del Tibet ha fatto sterminare decine di migliaia di persone senza processo, solamente in base al sospetto di “attività anticomuniste”.
Il paese dove si sono uccise migliaia di persone in carcere a causa di sevizie, torture e lavori forzati.
Il paese che attua progetti di pianificazione familiare, e cioè sterilizzazioni in massa di donne e bambine al fine di cancellare, nel giro di qualche generazione, la “razza” tibetana.
Il paese che ha distrutto o fatto saltare in aria almeno 6000 monasteri, distruggendo una cultura esoterica millenaria patrimonio dell’umanità.
Il paese che vieta nelle scuole di studiare la cultura, la lingua e la religione del Tibet prima dei 18 anni.
Il paese che censura tutti i siti internet scomodi al regime “popolare”.
Il paese che per legge regola la reincarnazione dei Lama tibetani e la pone sotto il controllo delle autorità!
Il paese che vanta 16 delle 20 città più inquinate al mondo.
Nel paese dove oltre 22 milioni di persone sotto il livello di povertà assoluta e decine di milioni di poveri.
In questo paese si terranno le Olimpiadi 2008

Il costo della vergogna
Il costo iniziale delle Olimpiadi in Cina, preventivato in 1,6 miliardi di dollari sarebbe già stato ritoccato con nuovi stanziamenti che sfiorano i 37 miliardi di dollari[1].
Quanti di questi soldi andranno a beneficio della popolazione?
Ovviamente nessuno… mafia cinese, regime e imprenditori compiacenti si spartiranno la ricchissima torta. Un esempio per tutti, il terminal dell’aeroporto di Pechino costerà 2,7 miliardi di dollari: un gioiello che potrà accogliere 120 aerei, 64 ristoranti e 90 negozi.[2]
E le persone in strada continueranno a morire di fame, come e forse più di prima.
Con quale coscienza, un atleta potrà andare a gareggiare, mettendosi in bella mostra davanti al mondo, in un simile e insanguinato paese?
Diamo un segnale forte al Sistema: boicottiamo queste assurde e ipocrite olimpiadi.
E per favore…spegniamo la televisione

lunedì 17 marzo 2008

PASSA IN CONSIGLIO REGIONALE LA MOZIONE SUL TIBET


Passa in consiglio regionale la Mozione del Consigliere regionale Giancarlo D’Anna sui Diritti Umani in Tibet. Soddisfatto il consigliere del risultato che ha messo insieme anche i voti della maggioranza di centrosinistra (2 soli voti contrari dei comunisti Italiani e un astenuto del PD) nel “condannare la repressione del popolo Tibetano”. Nella mozione originaria, presentata da D’Anna prima dei drammatici fatti di Lasha, si chiede” al governo Italiano di valutare con l’Unione Europea, in presenza dell’attuale situazione di repressione, la non partecipazione alle Olimpiadi”.
La mozione venne presentata da D’Anna nel dicembre 2005 ma come purtroppo accade con altre mozioni, fino ad oggi non era stata discussa. Oggi essendo inserita nell’ordine del giorno il Consigliere D’Anna ne ha chiesto l’anticipazione. Risultato finale la mozione è passata con grande soddisfazione del consigliere di A.N: che lo scorso anno ha visitato il Tibet rendendosi conto di persona del dramma del popolo Tibetano.

domenica 16 marzo 2008

venerdì 14 marzo 2008

TIBET:D'ANNA SCRIVE AL CONSOLE INDIANO AFFINCHE' CONTINUI LA MARCIA PACIFICA VERSO IL TIBET. MOZIONE IN CONSIGLIO REGIONALE



Vostra Eccellenza Signor Console dell’India in Milano
Il sottoscritto Giancarlo D’Anna consigliere regionale delle Marche ha appreso con stupore e sgomento dell’intervento operato dalla Polizia Indiana dello Stato dell'Himachal Pradesh nei confronti di un gruppo di tibetani impegnati in una marcia per protestare contro la brutale occupazione del loro Paese. Questo intervento è avvenuto mentre nella capitale tibetana, Lhasa, molti monaci e laici sono stati arrestati e i monasteri sono circondati dalle forze dell’esercito cinese.
La marcia si stava svolgendo pacificamente e nella più pura tradizione gandhiana (non a caso molti ritratti del Mahatma venivano portati dai marciatori) in territorio indiano, senza causare alcun problema di ordine pubblico, ed è rivolta a far conoscere la drammatica situazione in Tibet e quella dei rifugiati tibetani in esilio. Fonti attendibili ci hanno confermato che solidarietà e interesse sono stati espressi dalla popolazione indiana ai marciatori nelle località toccate dalla marcia.
Ricordando con gratitudine la pluriennale solidale generosità con la quale i governi democratici dell'India e l'intero popolo indiano hanno accolto oltre centomila profughi tibetani, primo fra tutti Sua Santità il Dalai Lama e ritenendo che debba essere garantito ai rifugiati tibetani il diritto, sancito anche dalla Convenzione internazionale dei Diritti Civili e Politici (ICCPR), a manifestare pacificamente, questa Amministrazione considera un grave errore il fermo di cento marciatori avvenuto stamani e ne suggerisce l’immediato rilascio. E con in mente il ricordo della nobile lotta gandhiana che portò al raggiungimento dell'indipendenza nazionale indiana, chiede altresì che sia consentita la ripresa e lo svolgimento della Marcia Verso il Tibet.
Mi rivolgo a Lei, Eccellenza, perché si faccia tramite della richiesta mia e di molti cittadini italiani presso le competenti Autorità del Suo Paese.
Cordiali saluti
Giancarlo D’Anna
Consigliere regionale
Regione Marche
Fano 14 marzo 2008

TIBET: D'ANNA, DISCUTERE MOZIONE IN CONSIGLIO MARCHE
(ANSA) - ANCONA, 14 MAR - ''Le drammatiche notizie che giungono dal Tibet su scontri tra polizia e monaci buddisti e su un aumento della repressione nei confronti dei tibetani, non possono lasciare indifferente la comunita' marchigiana e italiana''. Lo rileva il consigliere regionale del Pdl Giancarlo D'Anna, che chiede l'immediata discussione di una mozione in consiglio. ''La situazione di oppressione del popolo Tibetano, che ho potuto constatare di persona lo scorso anno, e' aumentata in questi giorni - osserva - nella ricorrenza del 49/o anniversario della protesta dei tibetani contro l'invasione cinese. Anche in India, da dove e' partita una marcia pacifica verso il Tibet per raggiungere il Tetto del Mondo in concomitanza dell'inizio delle prossime olimpiadi di agosto, si registrano arresti di monaci e manifestanti''. ''Nel dicembre 2005 - ricorda infine D'Anna - presentai una mozione per i diritti umani in Tibet; a oltre due anni di distanza non e' stata ancora discussa. In apertura della seduta del consiglio regionale chiedero' con forza l'immediata discussione e approvazione della mozione gia' approvata in diverse Regioni e consigli comunali''.


TIBET: ALEMANNO, CONTRO REPRESSIONE CINESE METTERE IN DISCUSSIONE ANCHE OLIMPIADI
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - ''Sapevamo che l'identita' del Tibet era come un fuoco che covava sotto le ceneri, oggi questa identita' sta divampando come un fuoco, nonostante la repressione e la strategia del silenzio attuata dal regime cinese''. E' quanto dichiara in una nota il deputato di An, Gianni Alemanno. ''Anche quando il Dalai Lama e' venuto un Italia -aggiunge- le Istituzioni italiane, governate dal centrosinistra, hanno ceduto al ricatto del regime cinese per non dare rilevanza all'evento. Adesso l'occidente sia solidale senza omissioni e se la repressione continua si abbia il coraggio di mettere in discussione anche le Olimpiadi a Pechino''.

Dehra, 13 marzo 2008 (ore 12,00)
La polizia indiana ha chiusa a Dharamsala la sede nazionale della Tibetan Youth Congress ed è impedito a tutti i tibetani lasciare la zona di Dharamsala per impedire la ripresa della "Marcia Verso il Tibet", però sembrerebbe che gli organizzatori abbiano già pronto un altro gruppo di marciatori che attende in una località che, ovviamente, non ci è dato rivelare. I sostenitori non tibetani della "Marcia" sono ancora riuniti davanti alla stazione di polizia di Jawalaji e confermano la decisione di andare avanti con uno sciopero della fame fino a quando non saranno rilasciati i detenuti e la "Marcia Vero il Tibet" potrà riprendere. Si moltiplicano gli appelli a non lasciare sole le cinque organizzazioni promotrici della "Marcia" e soprattutto ad amplificare le informazioni su quanto sta accadendo.



Dehra, 13 marzo 2008 (ore 10,37)
Tenzin Tsundue, il noto poeta e attivista tibetano che aveva da tempo dichiarato la sua volontà di tornare in Tibet ed era tra i partecipanti alla "Marcia" è stato arrestato per primo e viene detenuto in un luogo sconosciuto mentre gli altri marciatori tibetani sono agli arresti in tre celle della stazione di polizia della cittadina di Jawalaji dopo essere stati portati via su cinque cellulari. I partecipanti alla "Marcia" non tibetani si trovano adesso all'esterno della stazione di polizia e hanno dichiarato uno sciopero della fame indefinito, chiedendo a tutti i tibetani -dentro e fuori il Tibet- così come agli amici del Tibet ovunque nel mondo di mobilitarsi immediatamente affinché gli arrestati siano subito rilasciati e la "Marcia Verso il Tibet" possa riprendere. Tutti qui sottolineano la grande importanza della mobilitazione e, soprattutto, della circolazione più estesa possibile delle immagini e delle notizie di quanto sta succedendo. La determinazione di tibetani e sostenitori è fortissima e gli avvenimenti di questi giorni stanno suscitando un'emozione e una volontà di lottare per la liberazione del Tibet che da tempo non si vedeva all'interno della comunità dei rifugiati. Giungono messaggi di solidarietà da tutto l'universo dei profughi, sia in India sia all'estero, e grazie ai telefoni portatili, alle trasmissioni radio e al passaparola, le notizie della "Marcia" riescono ad arrivare in Tibet dove sono accolte con entusiasmo come provano le manifestazioni di questi giorni. Adesso è importantissimo che continui, e se possibile cresca ancora di più, la capacità di far circolare il maggior numero di informazioni possibili sugli avvenimenti di questi giorni. Così come è fondamentale che nascano ovunque sia possibile, iniziative di appoggio e sostegno alla lotta dei marciatori e si chieda alle autorità indiane di consentire che una manifestazione pacifica, non violenta e che si ispira alla tradizione gandhiana possa continuare nella democratica India.



Dhera, distretto di Kangra, 13 marzo 2008 (ore 08,30)
Tra gli arrestati ci sono Lobsang Yeshi, uno dei tre coordinatori nazionali della "Marcia Verso il Tibet" e Choeying, coordinatore nazionale della sezione indiana di Students for Free Tibet.



Dhera, distretto di Kangra, 13 marzo 2008 (ore 07,30)
E' arrivata adesso la polizia in forze e ha arrestato tutti e cento i marciatori tibetani più una decina di sostenitori stranieri tra cui diverse donne. L'azione della polizia è stata molto decisa e ferma ma non ci sono state violenze contro i manifestanti. Al momento non abbiamo notizie su dove siano stati portati. I manifestanti si sono incatenati gli uni agli altri e non hanno opposto resistenza ma si sono limitati a gridere slogan inneggianti al Tibet e alla non violenza gandhiana. Mentre la marcia stava procedendo lungo la via che porta alla cittadina di Kangra, oltre un centinaio di poliziotti scesi da quattro pulmann hanno bloccato la strada e proceduto agli arresti. Ripeto, tutti e cento i marciatori tibetani sono stati portati via insieme ad oltre dieci sostenitori stranieri. Le cinque organizzazioni non governative hanno comunque fatto sapere che in località che non possiamo rivelare ci sono già altri volontari pronti a riprendere la "Marcia Verso il Tibet" che quindi non dovrebbe fermarsi ma riprendere. Mentre i marciatori venivano arrestati e portati via gridavano ai giornalisti presenti di scrivere la verità sulla situazione in Tibet e sulle condizioni di vita dei tibetani e continuare a informare il mondo di quanto sta succedendo.

mercoledì 12 marzo 2008

RISOLTO IL PROBLEMA ZINGARI: VANNO IN PARLAMENTO



Attrice, moderatrice culturale, è nelle liste della Sinistra Arcobaleno Dijana Pavlovic, la prima zingara alla Camera 31 anni, serba e di etnia rom spiega perché si candida:«Voglio aiutare i rom e con loro difendere i diritti di tutti»

MILANO - Dopo la pornostar Cicciolina, il transgender Luxuria, arriva una nuova candidatura provocatoria per il parlamento italiano: la zingara. Dijana Pavlovic, serba e romni (donna di etnia rom), attrice e mediatrice culturale è, infatti, la numero 8 della lista della Sinistra Arcobaleno alla Camera. «Il comitato nazionale rom e sinti ha chiesto a tutti i partiti italiani di candidare un suo rappresentante. La Sinistra Arcobaleno è stata l'unica a rispondere», spiega Dijana. «Ma di certo, mai mi sarei candidata con Berlusconi o con Veltroni. Non mi sarei messa in lista con chi vuole «patti di sicurezza» o con chi vuole cacciare via dal Paese chi è diverso».
Ama la sua gente, 31 anni anni, non ha figli. Strano per una rom: «Ho posticipato l'evento. Ho studiato e mi sono laureata. Ma adoro i bambini. Ci lavoro tutti i giorni». E allora la provochiamo: «Se avessi dei bambini li manderesti a chiedere l'elemosina? «Certo se avessi problemi economici , - ci risponde - e se mi trattassero male come oggi vengono trattati gli zingari, allora non mi farei scrupoli. Ora però ho un solo obiettivo. Andare in Parlamento per cercare di risolvere le problematiche dei rom e con loro difenderò i diritti di tutti gli italiani».
Per strada canta, beve alla fontana, gioca con la gente, chiede il voto per la sua lista e ottiene sorrisi. Quando vuole leggere la mano qualcuno scappa. Poi si avvicina una nomade romena che le chiede l'elemosina e allora coglie l'occasione per spiegarci i problemi dei rom di via Triboniano e di quelli che vivono a Sesto San Giovanni: «Da più di un anno vivo con loro nelle baracche, nel fango sotto la pioggia e vedo le donne partorire per strada. Posso assicurare che ci sono anche i rom buoni, quelli onesti, come me. E sono la maggioranza». E se ne va, in attesa di conoscere Fausto Bertinotti, venerdì 14 alla presentazione al teatro Smeraldo, decisa a giocarsi le sue chances.

lunedì 10 marzo 2008

QUANDO L'IMPEGNO PAGA




RISULTATO 1
Siamo sicuri che le oltre 6000 firme raccolte per il rilancio dell'Ospedale Santa Croce di Fano abbiano contribuito alla decisione di ampliare gli spazi a disposizione del Pronto Soccorso del nostro Ospedale- ha dichirato il consigliere regionale Giancarlo D'Anna dopo le dichiarazioni del dott. Nardella- "infatti il Pronto Soccorso era uno dei punti dolenti che la raccolta di firme aveva focalizzato come una delle priorità per il rilancio della struttura fanese." D'Anna ricorda che "durante la visita della commissione Sanità della Regione al Santa Croce. il consigliere regionale di A.N. chiese con forza al Presidente della Commisssione Lucchetti un impegno per un ampliamento del Pronto Soccorso". Oggi finalmente si muove qualche cosa: Soddisfazione anche per i lavori, in via di conclusione, della camera mortuaria, una battaglia che D'Anna aveva iniziato ai tempi in cui era consigliere comunale di minoranzae proseguita successivamente. Due primi passi conclude D'Anna, resta la vicenda del personale, dei primari, delle liste d'attesa ma sopratutto un vero rilancio di tutti i reparti che consenta una vera ed effettiva parità con Pesaro con cui s'intende operare funzionalmente.
RISULTATO 2
Soddisfazione è stata espressa dal consigliere Regionale di A.N. Giancarlo D’Anna per la disponibilità del Primo Ministro Croato Ivo Sanader a sospendere la Zona di Protezione della pesca nel mare Adriatico che tanta preoccupazione ha creato alle imprese di pesca italiane. La scelta del primo Ministro arriva dopo la risposta ad una interrogazione al Parlamento Europeo presentata dall’Europarlamentare di A.N. Roberta Angelilli -sollecitata da D’Anna che si è fatto interprete delle preoccupazione dei pescatori- “nella risposta all’interrogazione dell’Angelilli il 28.2.2008- continua D’Anna- il Commissario Olli Rehen dichiarava che la “ Commissione aveva richiamato la Croazia al pieno rispetto dell'accordo del 4 giugno 2004 relativo alla zona ecologica e di pesca protetta, chiedendo al paese di non applicare nessun aspetto della zona agli Stati membri fino a che non si addivenga ad una convergenza di vedute, nello spirito dell'UE. E di impegnarsi “ a trovare una soluzione in via prioritaria onde evitare ripercussioni negative sul processo di adesione della Croazia all'UE” nella sua recente visita a Zagabria il Commissario europeo ha ribadito al ministro Croato quanto esposto nella risposta all’interrogazione dell’Angelilli. Da qui la “disponibilità della Croazia a sospendere la zona di protezione della pesca”.Un importante risultato per le imprese di pesca italiane, ottenuto anche all’impegno della Parlamentare europea Roberta Angelilli.

domenica 9 marzo 2008

I CANDIDATI


"La rappresentatività del territorio si garantisce solo col ripristino delle preferenze"- è il commento del consigliere regionale di A.N. Giancarlo D'Anna alle polemiche seguite alla presentazione delle liste per le prossime elezioni- "il popolo deve tornare a scegliere chi lo deve rappresentare, altrimenti il distacco tra cittadini e politica non può che allargarsi". "A suo tempo fummo in pochi a contestare la legge che nei fatti priva il cittadino di scegliere fra più candidati" Risultato: a sinistra come a destra squilli di rivolta. Troppo tardi.

Il giorno dopo le elezioni credo sarà opportuno fare di tutto per rivedere la legge elettorale ad iniziare dal ripristino delle preferenze indipendentemente dal sistema adottato. Oggi il mio impegno è quello di contribuire a far vincere il Popolo delle Libertà, nonostante l'amarezza dell'esclusione della Provincia di PU dalla possibilità di eleggere un suo rappresentante locale.

UNA FIACCOLA PER LA LIBERTA'

sabato 8 marzo 2008

TANTA GENTE ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI VENEZIANI


Grande afflusso di pubblico alla presentazione del libro di Marcello Veneziani "Rovesciare il '68". La sala del Consiglio Provinciale piena di gente per ascoltare il noto giornalista che non ha deluso le aspettative. Grande soddisfazione di Giancarlo D'Anna che ha introdotto la serata alla quale hanno partecipato esponenti politici ma sopratutto tanta gente comune che ha appaludito a più riprese il giornalista e ringraziato gli organizzatori dell'iniziativa.

venerdì 7 marzo 2008

C'E' CHI VIENE E C'E' CHI VA'


Comunicato stampa di
Carla De Albertis

LASCIO “LA DESTRA”


Premetto di essere stata indicata tra i venti candidati destinati al Parlamento se il partito raggiungerà il 4%: ciò per anticipare bugie e maldicenze.

Nonostante ciò oggi dò le mie dimissioni da “La Destra” e da tutte le cariche del partito.

Troppo profondi in questi ultimi tempi si sono rivelati i contrasti politici e/o gestionali: la mia contrarietà all’accordo con la fiamma Tricolore -palesemente espressa ai dirigenti del partito- ;
un programma degno di Bertinotti e non della “destra di sviluppo” alla quale io intellettualmente appartengo; programma che accoglie affermazioni tipo “infiltrazione di privati” e “l’affitto è una subdola forma di usura”.

Un programma pubblicato senza che nessuno avesse la possibilità di vederlo e/o di discuterlo.

Un programma che conteneva errori madornali (ne è testimone l’On. Pagliarini) corretti all’ultimo istante e per grazia ricevuta solo grazie al nostro intervento quando assolutamente per caso ci è capitato fra le mani.

Ci presentano fiancheggiatori e ispiratori come “H2O” e “O.S.A.” che inneggiano all’occupazione abusiva e la praticano. Io ho sempre fatto le battaglie contro tutto cio.

Inoltre se mio figlio assaltasse e distruggesse la casa del Grande Fratello (pur detestando la trasmissione) lo sbatterei fuori di casa, diseredandolo.

Inoltre pur inneggiando a parole all’istituto delle “preferenze” invece anche qui si ripropongono le caste politiche che chissà per quale diritto di ereditarietà devono essere a tutti i costi i prescelti anche quando il territorio non li conosce nè li apprezza.

Certo è difficile che questo partito raggiunga il 4% ma un segnale ai cittadini andrebbe dato lo stesso.

Io propongo le primarie per le candidature di tutte le liste.

Visto che Alleanza Nazionale non esiste più e si è trasformata in un partito di centro, visto che “La Destra” si propone con programmi rifondaioli e anacronistici, da oggi nasce un nuovo movimento “LA VERA DESTRA DEL NORD” che sarà la grande vera novità delle prossime elezioni regionali e provinciali.

Carla De Albertis

mercoledì 5 marzo 2008

LA POLITICA DEL FARE


RECEPENDO LE ISTANZE DEGLI OPERATORI DELLA PESCA, PREOCCUPATI DA RECENTI PROVVEDIMENTI DELLA CROAZIA CHE HANNO PORTATO ALLA PROCLAMAZIONE DI UNA ZONA ECONOMICA ESCLUSIVA CHE PENALIZZA LA PESCA ITALIANA, IL CONSIGLIERE REGIONALE D'ANNA HA CHIESTO ALL'EUROPARLAMENTARE ROBERTA ANGELILLI DI INTERVENIRE PRESSO IL PARLAMENTO EUROPEO PER CHIEDERE DELUCIDAZIONI E INTERVENTI A FAVORE DEI PESCATORI ITALIANI. PRONTAMENTE LA RAPPRESENTANTE DI A.N. A BRUXELLES HA PRESENTATO L'INTERROGAZIONE CHE SEGUE:
INTERROGAZIONE SCRITTA E-0142/08
di Roberta Angelilli (UEN)
alla Commissione

Oggetto: Informazioni circa la creazione di una zona economica esclusiva nelle acque internazionali della Croazia

Pochi giorni fa la stampa italiana ha riportato la notizia che la Croazia, con decorrenza dal primo gennaio 2008, ha proclamato la cosiddetta "Z.e.e.- zona economica esclusiva" nel mare Adriatico, su un'area di 23.870 chilometri quadrati. In particolare, il governo croato, in base al codice della navigazione internazionale, avrebbe unilateralmente deciso di adottare tale provvedimento, dividendo così il mare Adriatico in due parti. Anzi, avendo molte isole, la Croazia farebbe partire il limite di inizio del conteggio proprio dall'ultimo lembo di terra dell'isola, con la conseguenza che il mare Adriatico non sarebbe più diviso a metà tra le due coste ma da costa italiana a isola, e dunque all'Italia verrebbe riservato uno spazio di mare più stretto.
Tale situazione rischia soprattutto di mettere in crisi l'intero settore ittico che nella Regione Marche rappresenta un'importante fonte di sostentamento per le famiglie, oltre che ad avere un impatto negativo su tutto il settore dell'indotto diretto ed indiretto. Infatti, solo in questa zona dell'Italia centrale, risultano operanti: quindici motopescherecci nella marineria di Fano, venti ad Ancona, Civitanova Marche e San Benedetto del Tronto ed, infine, dieci motopescherecci a Porto San Giorgio.


Alla luce di quanto precede, potrebbe la Commissione presentare un quadro generale della situazione e chiarire:

- se é stata informata dei fatti sopra menzionati ed in che modo intenda intervenire;

- se tale decisione unilaterale non costituisca un impedimento al processo di adesione alla UE?



Risposta di Olli Rehn
a nome della Commissione
(28.2.2008)


Negli ultimi anni, la Commissione ha seguito molto da vicino la questione della zona ecologica e di pesca protetta della Croazia. Ad aprile 2004, nel parere espresso sulla domanda di adesione della Croazia, la Commissione ha fatto presente che una soluzione sulla dichiarazione di zona ecologica e di pesca protetta andava trovata nell'ambito delle conclusioni della conferenza di Venezia per lo sviluppo sostenibile della pesca nel Mediterraneo. Relativamente alla creazione di zone di pesca protette, la dichiarazione di Venezia del novembre 2003 ha menzionato l'adozione di un approccio concertato e regionale adeguato alle esigenze specifiche della pesca e basato sul dialogo e il coordinamento.

A giugno 2004, la Commissione ha facilitato un accordo politico tra Croazia, Italia e Slovenia sulla non applicazione della zona croata agli Stati membri. Il Consiglio europeo di giugno 2004 ha espresso apprezzamento per l'accordo, cui veniva fatto riferimento nel quadro di negoziazione di ottobre 2005.

In seguito alla decisione del parlamento croato del dicembre 2006 di applicare agli Stati membri la zona croata ecologica e di pesca protetta, la Commissione ha contribuito attivamente a diversi incontri di natura tecnica tra Croazia, Italia e Slovenia. L'intento era di ravvicinare le posizioni dei paesi interessati e garantire un regime di pesca sostenibile nell'Adriatico, in linea con i principi della politica comune della pesca e con le misure di conservazione dell'acquis per il Mediterraneo. La Commissione è pronta a continuare a favorire questo tipo di incontri, con l'accordo delle parti interessate.

La Commissione ha richiamato la Croazia al pieno rispetto dell'accordo del 4 giugno 2004 relativo alla zona ecologica e di pesca protetta, chiedendo al paese di non applicare nessun aspetto della zona agli Stati membri fino a che non si addivenga ad una convergenza di vedute, nello spirito dell'UE.

Con il recente insediamento del nuovo governo croato, è fondamentale trovare una soluzione in via prioritaria onde evitare ripercussioni negative sul processo di adesione del paese all'UE.
NELLA FOTO ANGELILLI, D'ANNA E DIOTALLEVI AD UNA MANIFESTAZIONE A ROMA.

martedì 4 marzo 2008

"ROVESCIARE IL '68"


MARCELLO VENEZIANI A PESARO SABATO 8 MARZO
IL POPOLO DELLE LIBERTA’
Alleanza Nazionale


SABATO 8 MARZO 2008 – ORE 17,30

PESARO
Sala Consiglio Provinciale”Pierangeli”
Via Gramsci, 4


MARCELLO VENEZIANI
Presenta il nuovo libro
“ROVESCIARE IL '68”
Pensieri contromano su quarant'anni di conformismo di massa
"Il '68 ha fatto i figli e perfino i nipoti. È andato al potere ed è diventato conformismo di massa, anzi, sostiene Marcello Veneziani, canone di vita. Ha creato luoghi comuni e nuovi pregiudizi, codici ideologici, da rispettare implacabilmente per essere ammessi al proprio tempo, come il politically correct. Ma nel 2008, quarant'anni dopo, i sessantottini cominciano a farsi sessantottenni, ed è forse giunto il momento di fare i conti con la loro opera e la loro eredità. Questo viaggio nella "piccola preistoria" degli attuali pregiudizi è compiuto con spirito omeopatico: un veloce insieme di schizzi e frammenti, di flash e immagini, foto di gruppo e istantanee di pensiero. Uno zapping lampeggiante animato da un triplice progetto: descrivere in breve cosa fu il '68, narrare cosa resta e quali sono le sue rovine oggi ingombranti e, infine, capovolgere il '68 attraverso l'uso creativo e trasgressivo della tradizione."

domenica 2 marzo 2008

ALEMANNO:NON POSSIAMO TIRARCI INDIETRO


(di Gianni Alemanno) - Anche a Fiuggi abbiamo sofferto, anche a Fiuggi il cambiamento era stato repentino, ma abbiamo sacrificato le forme del passato per fare un grande atto di amore nei confronti dell’Italia. Tutto questo non deve essere vuota retorica, chiacchiere per nascondere qualche comodo trasformismo. Oggi, ancora una volta, siamo chiamati a una nuova sfida: creare un grande soggetto politico per cambiare l’Italia.

Lo percepiamo tutti: ci troviamo a vivere un momento di cambiamento e dobbiamo, per il bene dell’Italia, riuscire a gestirlo e a governarlo fino in fondo.
I quadri e dirigenti di Alleanza nazionale sono chiamati ad affrontare questa fase estremamente importante per la vita politica italiana, senza paure ma anche senza trionfalismi infantili. Occorre affrontare questo evento con il realismo e con la consapevolezza necessari nei grandi momenti storici e nei passaggi politici fondamentali. Altrimenti, si rischia di procedere troppo lentamente, col freno a mano tirato, senza riuscire a cogliere le grandi occasioni politiche che ci sono di fronte; oppure di andare troppo veloci, in modo disinvolto, con il rischio di scivolare sulle prime avversità.
Gli uomini e le donne di An devono tirare fuori la loro parte migliore: il realismo, il senso di responsabilità e il radicamento nei valori, e trasferirli all’interno del Popolo delle libertà. Con la consapevolezza che nessun grande cambiamento politico è stato promosso e governato da piccoli partiti. Quando si deve marcare un’impronta politica forte, quando bisogna imprimere a una comunità nazionale una grande accelerazione per il cambiamento, questo può essere fatto soltanto da grandi formazioni politiche in grado di raccogliere un ampio consenso.
An aveva già creduto in questa sfida, lanciando, prima della nascita del Pdl, il progetto “Alleanza per l’Italia”. Di fronte alla retorica del declino e ai problemi del nostro Paese, c’è bisogno di qualcosa di più grande di An: c’era e c’è bisogno di una grande alleanza di tutte le forze che vogliono dire “no” al declino e che vogliono costruire un destino diverso per la nostra nazione.
Oggi siamo di fronte a una sfida epocale, che deve essere affrontata con la massima determinazione e con la convinzione che, se non saranno invertite le attuali tendenze, la situazione del nostro Paese potrebbe diventare davvero drammatica.
Viviamo in tempi di emergenza e di cambiamento, che richiedono una politica all’altezza delle sfide in atto: se le comunità nazionali non si svegliano, non cambiano radicalmente e rapidamente pelle, rischiano di non riuscire a sopravvivere neanche più come unità statuali. Questo è il quadro che abbiamo di fronte. Guai, in questi momenti difficili, a pensare solo al proprio particolare, a contemplare con splendida attenzione il proprio ombelico. Questo è il tempo in cui si deve ripartire dalle basi ideologiche, programmatiche e culturali che da sempre ci hanno caratterizzato. Infatti, ci siamo sempre ispirati all’idea che, prima dei partiti e prima delle appartenenze particolari, ci fosse il bene comune rappresentato dall’Italia, un bene comune di fronte al quale si deve essere in grado anche di sacrificare se stessi e i propri interessi particolari.
Questa è l’idea con cui dobbiamo accostarci alla nascita del Popolo delle libertà.
Ma occorre costruire bene l’architettura di questo nuovo soggetto politico.
Il rischio è, infatti, quello di cadere di nuovo nel vecchio equivoco: quello di ritenere che sia sufficiente dar vita ad una generica realtà moderata, più o meno centrista, nella convinzione che le elezioni si vincano al centro, dicendo le cose più sbiadite possibili.
È vero che ci vuole una grande alleanza per l’Italia, ma questa grande alleanza non deve essere generica, priva di direzione né di determinazione; essa non può fare a meno dei nostri valori.
Questo nuovo soggetto politico sarà davvero utile all’Italia solo se sarà fondato sulla pari dignità tra il centro e la destra. Ciò significa costruire il partito su due pilastri: la libertà e l’identità. Fino ad ora nel centro-destra si è parlato di più di libertà: il “Polo della libertà” e la “Casa della libertà”.
Oggi parliamo di “Popolo della libertà” perché, per noi, popolo significa identità.
Libertà è il primo termine fondamentale, che raccoglie, dentro la nostra aggregazione, le spinte liberali, ma che esprime anche quel bisogno di reagire a tutte le incrostazioni, a tutti i blocchi, a tutti gli appesantimenti che l’Italia ha ereditato dalla prima Repubblica e dall’egemonia culturale della sinistra.
Ma la libertà da sola non basta.
Il nostro progetto politico deve essere sostenuto anche dal valore centrale dell’identità: l’identità è il patrimonio che la destra porta in dote al nuovo soggetto politico. Quando si chiede pari dignità tra destra e centro, si intende la capacità di formulare un messaggio e di dar corpo a un patrimonio programmatico, culturale e valoriale che mettano insieme definitivamente questi due principi, e che non facciano più oscillare, né nel linguaggio, né nel programma, né nella formazione dei quadri dirigenti. Non bisogna più dimenticare quanto, oggi, in un contesto globalizzato, siano imprescindibili l’affermazione e la difesa dell’identità dell’interesse nazionale, ma anche dell’identità delle persone, delle famiglie, delle comunità e dei territori.
Occorre fare alcune considerazioni su come dobbiamo costruire il nuovo partito. Innanzitutto deve essere chiaro che Alleanza nazionale non si è sciolta: il nostro partito di origine continuerà ad esistere fino a quando non sarà celebrato un grande congresso nazionale che dovrà valutare i passi successivi. Dovremo infatti allora essere sicuri che il nuovo soggetto politico sia ispirato a regole di vera partecipazione, ai nostri valori, ai nostri programmi, e animato da una classe dirigente all’altezza della sfide di governo; insomma, An deve rimanere il nostro principale strumento per governare questa fase di transizione, e non è escluso che alla fine si opterà per una struttura confederata in cui i partiti originari continuino ad esistere, sia pure in una cornice unitaria.
Ma non basta, siamo tutti tenuti a compiere un salto di livello incentrato sulla qualità dei comportamenti, a partire da quelli personali, incarnando sobriamente i nostri valori di riferimento. Dobbiamo far nostro un nuovo modo di essere, di governare e di fare politica, che si traduca in risultati concreti. Se vinceremo, la nostra prossima esperienza di governo sarà fondamentale per il futuro della nazione.
Comprendo il disagio che molti stanno vivendo in questa fase, ma, per essere noi stessi, più importante di un simbolo è la capacità di incarnare i nostri valori in comportamenti che possono rappresentare la vera differenza antropologica da portare dentro la politica italiana.
Anche a Fiuggi abbiamo sofferto, anche a Fiuggi il cambiamento era stato repentino, ma abbiamo sacrificato le forme del passato per fare un grande atto di amore nei confronti dell’Italia. Il punto è che tutto questo non deve essere vuota retorica, chiacchiere per nascondere qualche facile trasformismo. Oggi, ancora una volta, siamo chiamati ad una nuova sfida per cambiare l’Italia. Non possiamo tirarci indietro.