domenica 25 novembre 2007

Etica e Politica solidarietà e apprezzamento a D'Anna

DAL CORRIERE ADRIATICO DEL 25.11.2007
Mentre Stoppini del circolo Carletti difende D’Anna: “Chi sostiene che remi contro il progetto vincente del 2004 tutela una logica da casta”
Sorcinelli di An sulla vicenda Prg: “Solo benefici ai parenti di due consiglieri”
“I favori? Leggenda metropolitana”


FANO - Alleanza nazionale non è il partito del pensiero unico. Nel dibattito sull’etica politica, che ha visto consumarsi uno strappo tra Giancarlo D’Anna, da un lato, e i rappresentanti di An in Comune, il coordinatore regionale Ciccioli e la presidente provinciale Foschi, dall’altro, interviene l’architetto Pierluigi Stoppini del direttivo del circolo di An Carletti di Fano.

“Sembra strano che dibattere su etica politica sia diventato un tabù, proprio per chi, come An da anni conduce una battaglia in quella direzione - afferma Pierluigi Stoppini -. Le polemiche, seguite a due interviste del consigliere regionale Giancarlo D’Anna (a Radio Fano e al Corriere Adriatico, ndr) sembrano voler portare il dibattito su altre direzioni. E’ fuorviante. Era e resta molto chiaro l’intervento di D’Anna: tornare allo spirito del 2004 quello che in breve sintesi ha permesso di mandare a casa la vecchia amministrazione di centrosinistra. Questo è risultato molto chiaro nella riunione del direttivo del circolo Carletti, tenutasi la sera prima del famoso incontro con i vari consiglieri comunali. Infatti D’Anna aveva in quella sede spiegato il senso delle sue esternazioni chiarendo appunto l’intenzione di rilanciare la coalizione in vista delle prossime elezioni amministrative, anche attraverso un chiaro segnale di una politica etica che mettesse all’angolo sospetti di favoritismo sul Prg da giorni alla ribalta sulla stampa”.

“Appare oscuro quindi - continua Pierluigi Stoppini - l’atteggiamento di alcuni rappresentanti di An che sono entrati in consiglio comunale o in giunta anche grazie al lavoro svolto per anni da D’Anna, e al fatto che Giancarlo è stato poi eletto in Regione, che in sospettosa fretta invece di adoperarsi per produrre un vero e condiviso documento unitario, per cui era evidentemente necessaria una nuova riunione, hanno scelto di dare alla stampa un documento nel quale tra l’altro appare la firma di D’Anna, firma che egli non ha mai apposto (in verità la firma non compare nella nota inviata per fax a questo giornale, ndr). Per il resto chiunque voglia far credere, che dopo anni di duro lavoro in consiglio comunale all’opposizione, quella volta sì veramente solo, D’Anna remi contro la giunta e un progetto vincente che insieme ad altri ha realizzato, si isola dai cittadini difendendo quel modo di fare politica da casta”.

Sulla politica urbanistica interviene Federico Sorcinelli, capogruppo consiliare di An, che afferma che la voce che corre in città, secondo la quale l’ultimo Prg sarebbe pieno di favori fatti a parenti ed amici degli amministratori comunali, è una leggenda metropolitana (cioè è una bufala, una notizia falsa). Come lo era cinque anni fa la voce secondo la quale l’allora sindaco Carnaroli avrebbe avuto una villa dai costruttori. “Naturalmente la voce era fasulla - sottolinea Sorcinelli -, ma girò a Fano per un bel pezzo, tanto che il sindaco Carnaroli dovette smentirla ufficialmente. Oggi è la volta dei “boatos” sul Prg”. Sorcinelli afferma che “a tutt’oggi però di “favori” non ne è emerso nessuno: le segnalazioni delle varie forze di opposizione si sono concentrate sui benefici derivanti dal Prg ad alcuni parenti di due consiglieri di maggioranza. Il che non porta a una questione morale, ma al massimo a un problema di opportunità politica”.

L.FUR.,

venerdì 23 novembre 2007

COMUNICATI E FIRME E QUESTIONE MORALE

DAL RESTO DEL CARLINO DEL 23 NOVEMBRE 2007
Documento di An sul Prg D'Anna la firma non è mia. Questione morale: battaglia di comunicati all'interno di An sul Prg dopo che Giancarlo D'Anna aveva richiamato tutti al rispetto delle regole.
Alla fine arriva il comunicato, con la firma di tutti i rappresentanti, compresa quella di Giancarlo D'Anna. Ma il consigliere regionale afferma: «Quella firma è falsa. Io non ho sottoscritto alcun documento, ne apposto la mia firma».
Lei afferma che la firma sul documento non è la sua e che quindi è stata falsificata? «Questa volta la questione morale c'è per davvero e riguarda le firme false. Le racconto come sono andate le cose: mercoledì alle 21 dall'incontro nella sede di An è emerso un comunicato firmato da tutti i presenti eccetto il sottoscritto. Infatti ho chiesto tempo fino alle 14 del giorno successivo per valutare attentamente il testo da inviare alla stampa. Alle 01.15 del mattino ho telefonato all'onorevole Ciccioli al quale ho letto la versione modificata. Il mattino successivo, giovedì, ho fatto altrettanto con il presidente del Circolo di An Federico Sorcinelli il quale in linea di massima ha concordato con me sul testo modificato. Copia del testo l'ho poi inviata alla presidente del Consiglio Maria Antonia Cucuzza dichiarando la mia disponibilità a firmare solo con le modifiche da me apportate». Secondo D'Anna il testo diffuso da An non sarebbe quello da lui modificato e comunicato a Ciccioli, e fatto ancora più grave, ci sarebbe una firma da lui mai apposto. «Mi sembra folle quello che dice D'Anna — commenta la segretaria provinciale di An Elisabetta Foschi — e comunque il comunicato è stato concordato' con lui». Secondo la Foschi il testo dato alla stampa sarebbe quello definito con D'Anna con tutte le modifiche da lui suggerite e ne sarebbero testimoni i partecipanti alla riunione di mercoledì sera». Ma cosa dice il controverso comunicato che rischia di portare An ad una resa dei conti, latente da diverso tempo? Nel comunicato dato alla stampa si ribadisce «la totale fiducia a questa Amministrazione comunale» e degli eventuali conflitti d'interessi dei consiglieri della maggioranza in relazione all'approvazione del Prg, nel documento non si fa cenno. Gli esponenti di An si limitano a parlare di «difficoltà e incomprensioni emerse successivamente alla approvazione dello strumento urbanistico che vanno comunque superati in un'ottica di ricerca nell'interesse collettivo della città, con attenzione alla trasparenza, all'etica politica e alla moralità che da sempre sono patrimonio del nostro partito senza favoritismi, ne penalizzazioni ingiustificate». Certo sembrava strano che D'Anna, forte dei suoi 3340 voti ottenuti alle ultime elezioni regionali, che poi corrispondono ai voff di An alle comunali del 2004, artefice dell'accordo con Stefano Aguzzi che ha permesso ad AN di diventare forza di governo e di esprimere il vice sindaco e che di recente ha raccolto 6000 firme a favore dell'ospedale e che gode di stima in città, potesse accettare di farsi mettere all'angolo dal suo partito. Ieri D'Anna ha ufficialmente preso le distanze: «Mi dissocio da quel testo che non condivido e non ho sottoscritto». Solo contro tutti? Anna Marchetti

ANCORA SUL PRG

DAL CORRIERE ADRIATICO DEL 23 NOVEMBRE 2007
An diffonde una nota che avalla totalmente le scelte urbanistiche, il consigliere regionale si dissocia
Vertice sul Prg, lo strappo di D’Anna


FANO - La questione morale per Alleanza Nazionale? Un’incomprensione, una specie di equivoco, qualcosa sopra la quale occorre mettere una pietra.

Questa sembrava la conclusione del vertice di An convocato l’altra sera per chiarire la posizione del partito sulle critiche di Giancarlo D’Anna alla politica urbanistica del Comune. Ma poi è spuntato il giallo del comunicato ufficiale, un testo che avrebbe dovuto essere concordato, dal quale però Giancarlo D’Anna si è dissociato.

Il consigliere regionale di An ha revocato la sua adesione a quello diffuso dalla presidente provinciale di An Elisabetta Foschi e sottoscritto da tutti i partecipanti all’incontro dell’altra sera (salvo D’Anna, appunto). E così il chiarimento si è risolto nell’apertura di un caso politico all’interno di An, che vede l’esponente della destra fanese, accreditato dei maggiori consensi elettorali, contrapposto al resto del partito.

Quel chiarimento, svoltosi al cospetto del coordinatore regionale di An Carlo Ciccioli e della presidente provinciale Elisabetta Foschi, pareva aver assunto la forma di un processo politico con tanto di condanna da parte dei rappresentanti istituzionali fanesi del partito. Nel comunicato, infatti, non c’era traccia della discontinuità chiesta da Giancarlo D’Anna sulle ultime controverse vicende urbanistiche e sui conflitti di interessi dei consiglieri comunali.

Alla riunione hanno partecipato i presidenti di circolo di An di Fano Federico Sorcinelli e Antonio Napolitano, la presidente del consiglio comunale Cucuzza, gli assessori Cavalieri e Antognozzi, i consiglieri comunali Seri e Polidoro. Ecco di seguito i passaggi principali della nota sottoscritta, inviata per fax, e della versione e mail accompagnata dal commento: “Sul Prg nessuna questione morale e An è tutta con la giunta Aguzzi”.

“E' stata confermata da tutti i presenti la totale fiducia in questa amministrazione comunale - è scritto nel comunicato -, nel progetto vincente nel 2004, alternativo alla amministrazione di sinistra, nella capacità di tutta la coalizione di portare a termine con successo il mandato ricevuto dagli elettori. In particolare l'approvazione del nuovo Prg, dopo 40 anni di stallo, dopo aver revocato un Piano Regolatore redatto frettolosamente in fase pre elettorale e contrario agli interessi dei cittadini rappresenta un obbiettivo raggiunto. Difficoltà e incomprensioni emerse successivamente l'approvazione dello strumento urbanistico vanno comunque superate in un'ottica di ricerca dell'interesse collettivo della città con attenzione alla trasparenza, all'etica politica e alla moralità che da sempre sono patrimonio di Alleanza Nazionale senza favoritismi né penalizzazioni ingiustificate”.

Ma da questo testo Giancarlo D’Anna si è dissociato. In una sua nota il consigliere regionale spiega di aver trattato dopo la riunione con l’onorevole Ciccioli e Sorcinelli alcune decisive modifiche comunicate poi a Cucuzza ma assenti dal testo finale. Per Elisabetta Foschi e Marina Cucuzza invece il testo inviato, sottoscritto da tutti i dirigenti di An, sarebbe comprensivo delle modifiche chieste. La sostanza è che facendo venire meno la propria firma a quella nota Giancarlo D’Anna non ha fatto retromarcia rispetto alle critiche già espresse sul Prg.

LORENZO FURLANI

martedì 20 novembre 2007

ETICA E POLITICA 2

DAL CORRIERE ADRIATICO DEL 20.11.2007
Chieste alla maggioranza 48 ore per un chiarimento interno dopo le accuse di D’Anna
Tensioni sul Prg, An prende tempo


FANO - E’ stata l’ultima scottante questione politica emersa sull’urbanistica fanese ma è diventata la prima all’ordine del giorno della maggioranza. Nel vertice del centrodestra di ieri sera si è discusso innanzitutto delle recenti dichiarazioni di Giancarlo D’Anna che, in seguito alle continue rivelazioni sui conflitti di interesse per il Piano regolatore che coinvolgono esponenti della maggioranza, ha chiesto discontinuità per recuperare lo spirito politico originario che tre anni fa portò alla vittoria elettorale della coalizione.

Avvertendo il gelo e l’ostilità degli alleati (in particolare la lista civica La Tua Fano, l’Udc e Forza Italia) Federico Sorcinelli, coordinatore comunale di Alleanza Nazionale, ha chiesto 48 ore di tempo per fare chiarezza all’interno del partito (l’incontro previsto domani). La maggioranza, insomma, sarebbe a rischio e quella che nelle intenzioni di Giancarlo D’Anna avrebbe dovuto essere una scossa, per favorire il cambiamento promesso dall’amministrazione comunale, rischia di diventare un processo politico ai danni dello stesso consigliere regionale di An.

E’ un fatto che il leader della destra fanese, il politico che strinse il patto di ferro con Aguzzi dopo dieci anni di opposizione al centrosinistra, abbia raccolto molti consensi nella base elettorale dopo il suo appello affinché chi ha sbagliato nelle vicende del Prg, tradendo le aspettative di cambiamento, si faccia da parte (lo testimoniano anche gli interventi sul suo blog). Ma è significativo che in un paio di giorni D’Anna non abbia ottenuto nessuna solidarietà da parte dei suoi amici di partito, riscuotendo paradossalmente consensi da tutto il fronte del centrosinistra, compresa la radicale Sinistra Unita.

Il consigliere regionale di An (già vicesindaco di Aguzzi), rivendicando un’etica per gli amministratori pubblici più rigorosa di quella comune e osservando che il Prg approvato due mesi fa sembra aver rivalutato il patrimonio dei privati piuttosto che quello comunale, ha lanciato accuse anche all’opposizione per il sospetto di consociativismo, visto che le vicende più eclatanti sono emerse per iniziative della stampa o dell’associazione Omnibus. Proprio gli accordi stretti nella fase finale delle osservazioni al Prg potrebbero spiegare l’imbarazzo e le esitazioni, di fronte al forte richiamo per una politica di servizio che sia al di sopra di ogni sospetto, degli altri esponenti di An con ruoli in giunta e in consiglio comunale. In ogni caso le conseguenze politiche sembrano destinate ad essere rilevanti e, nel caso che D’Anna venga scaricato da An, addirittura incontrollabili, considerando il consenso personale del consigliere regionale, che certamente non è diminuito in questa occasione, e il carattere “laico” dell’elettorato fanese, che non teme i cambiamenti come la stessa parabola di Aguzzi dimostra. Per il resto il centrodestra ieri sera ha messo a punto una mozione per respingere quella urgente del centrosinistra, che chiede le dimissioni di Francesca Falcioni e Oscardo Ferri dalla commissione urbanistica per la vicenda dei villini alla Trave, e ha saltato a pie’ pari il caso dei due nuovi terreni della famiglia di Franco Mancinelli, spuntati a Bellocchi, rivalutati dal Prg.

LORENZO FURLANI,

domenica 18 novembre 2007

ETICA E POLITICA

DALL'INTERVISTA PUBBLICATA SUL CORRIERE ADRIATICO IL 18.11.2007
Per il consigliere regionale di An a Fano il centrodestra non è mai stato così sulla graticola: “La nostra etica deve essere più rigorosa di quella comune. Chi ha interessi nel Prg vada a fare politica altrove”
Forte richiamo sull’urbanistica di Giancarlo D’Anna: è grave deludere le aspettative di cambiamento
“Chi ha sbagliato ora si faccia da parte”


di LORENZO FURLANI

FANO - E’ l’uomo forte della destra fanese, quello che anni fa sdoganò i transfughi della sinistra stringendo un patto di ferro con Stefano Aguzzi e la lista La Tua Fano, che portò il centrodestra a governare la città. Giancarlo D’Anna, consigliere regionale di An (eletto nel 2005 con 3.500 preferenze solo in città), mosse i passi iniziali di questa amministrazione comunale facendo per un anno il vice del sindaco Aguzzi e condividendo la scelta di revocare il Prg di Carnaroli. Dopo tre anni, i vantaggi familiari e le incoerenze politiche sull’urbanistica, sente il bisogno di un richiamo forte al centrodestra, l’esigenza di una discontinuità rispetto alle ultime vicende per ritrovare le ragioni dell’impegno originario.

D’Anna, perché dopo le elezioni del 2004 si decise di revocare un Prg che era stato appena adottato?

“La motivazione, condivisa da tutti, era quella di valorizzare il patrimonio immobiliare comunale, a vantaggio di tutti i cittadini”.

Invece, cosa è accaduto?

“Mi sembra che si sia valorizzato il patrimonio dei privati”.

Sono emersi molti conflitti di interessi e più d’uno ha gridato allo scandalo, ponendo la questione morale. Giustamente?

“Il politico deve lavorare per la gente e i cittadini hanno il diritto di osservarlo con la doppia lente di ingrandimento”.

Quindi?

“Quindi bisogna evitare di trovarsi nella situazione di dover decidere per interessi propri o di familiari”.

Sul piano formale questo è stato sempre evitato nei casi emersi, ma Francesca Falcioni si è chiesta perché sua sorella avrebbe dovuto essere penalizzata per la stessa scelta già adottata per altri cittadini.

“L’amministratore pubblico deve essere al di sopra di ogni sospetto, con un’etica più rigorosa di quella comune. Sennò accade che a un cittadino si vieta un capanno dietro a casa mentre al familiare di un consigliere comunale si concede l’edificabilità della terra”.

E il politico, come potrebbe essere Mancinelli, che si trovasse rivalutate dal Prg molte proprietà familiari diciamo per ragioni di interesse generale?

“Io eviterei di svolgere un incarico amministrativo proprio nell’ente che ha la potestà urbanistica, faccia politica altrove, nel partito e in un altro ente”.

Il Prg è stato già approvato, ma i casi più rilevanti sono emersi solo dopo il voto. C’è il sospetto di consociativismo?

“E’ un fatto che le denunce sono venute dalla stampa o da chi è fuori del consiglio comunale. Mi chiedo cosa faccia l’opposizione consiliare. Contro il caso Fulvi ci battemmo già cinque anni fa. Quanti altri ce ne sono dalla loro parte? Sì, c’è il sospetto di connivenze. E’ stato scritto che esistono dieci conflitti di interessi su 31 consiglieri. Nella società c’è la stessa percentuale? Così ci rimettono la città e la politica”.

Quali sono gli umori nel centrodestra?

“Io so che mi ero impegnato per dieci anni per cambiare il governo di questa città, ma non ho lavorato per una situazione come quelladi questi giorni , ora infatti il centrodestra a Fano è sulla graticola, tra critiche e sospetti, come non era mai stato”.

Dunque, che cosa dovrebbe fare la maggioranza?

“Nel 2004 facemmo un capolavoro mandando a casa la vecchia classe dirigente che non rappresentava più la città e creando aspettative forti per un cambiamento. Chi consapevolmente o inconsapevolmente delude queste aspettative ha grandi responsabilità, chi in tal senso ha sbagliato ora deve farsi da parte per non pregiudicare il futuro del centrodestra”.

sabato 17 novembre 2007

BENVENUTI ALLA SAGRA

Tratto da Il Tempo Ci sono strane alchimie politiche che si stanno sperimentando nell’alambicco della Cdl. Nel giorno in cui Fini e Berlusconi duettano sulla strategia che dovrà seguire il centrodestra ora che la spallata è fallita, i due leader trovano anche alleanze inattese. Così, mentre il Cavaliere riceve il sostegno di Francesco Storace che, ovviamente, critica il discorso del capo di via della Scrofa, Fini è vicino a stringere un accordo con la Fiamma di Gabriele Romagnoli. Accordo che potrebbe preludere a un rientro in Alleanza Nazionale.
Romagnoli ieri ha incontrato a mezzogiorno il leader di An e gli ha chiesto di poter entrare nell’Uen, il gruppo europeo dove si trova An. Il motivo è semplice. Il capo della Fiamma fa parte, a Strasburgo, dell’Its (Identità, tradizione, sovranità). Dopo l’uscita di quattro deputati rumeni a causa degli attacchi alla Romania fatti da Alessandra Mussolini, anche lei nella stessa formazione, i 19 eurodeputati restanti sono dovuti però confluire nel Misto perché per formare un Gruppo bisogna essere almeno in 20. Così Romagnoli ha parlato prima con Mario Borghezio poi, ieri mattina, ha preso appuntamento con Gianfranco Fini per avere il «via libera» . «È stato molto contento — racconta — e soprattutto non mi ha chiesto niente in cambio». E il prossimo passo potrebbe essere un rientro in Alleanza nazionale. «Beh certo — commenta Romagnoli — se cambia la legge elettorale e si mette lo sbarramento per noi diventa un passo inevitabile».

LA MANCATA CADUTA DI PRODI

Gli autentici motivi per cui Prodi non è caduto
di Gianfranco La Grassa - 17/11/2007





Pregherei di leggere il mio pezzo di qualche giorno fa, “Politica in dissoluzione, economia in degrado”, in cui ipotizzavo gli autentici motivi per cui Prodi non sarebbe caduto, e svergognavo la manfrina svolta intorno alla finanziaria, che è servita solo a tenerlo sulle spine, costringendolo a trattare per dare soldini a destra e a manca (il Premier ha ricevuto perfino un senatore alla volta per conquistarsi il suo voto con promesse varie su questo o quell’emendamento, la somma delle quali ha dilatato la spesa legata alla finanziaria di un 20-25%, almeno). Nessun giornale ha dato finora queste spiegazioni, tutti sono rimasti rigorosamente agganciati all’indegno mercato (perché si dice delle vacche, animali utili che ci danno latte e quindi burro, ecc.?) svoltosi sulla scena dove recitano le ombre di meschini e corrotti comprimari.

Oggi, miracolo!, leggo un pezzo di Paragone (nient’affatto uno sciocco, e non per questo pezzo soltanto, sia chiaro) su Libero in un articolo intitolato significativamente “Il sospetto: la finanza dietro la svolta di Lamberto”. Ne trarrò appunto un paragrafo (titolo altrettanto significativo: “lo zampino di Mieli”), in attesa che l’amico G.P. metta nel blog l’articolo di Festa sul Foglio di oggi, che sostiene tesi simili. Finalmente, pur timidamente, appare anche sulla stampa la reale regia che fa di queste comparse, in agitazione scomposta sulla scena, una masnada di miserabili che deve essere spazzata via presto, pena una sorte dell’Italia del tutto simile a quella dell’Argentina di una decina d’anni fa.



“Lambertow trova origine negli ambienti finanziari del Fondo monetario. Dini, di quel mondo, è ancora un frequentatore. All’estero, ma anche in Italia. Si sa che in questa fase la finanza italiana sta vivendo qualche passaggio delicato, come dimostrano i movimenti in Mediobanca, in Generali e in altri patti di sindacato interessanti. Il nome di Berlusconi non è certo un Carneade e Fininvest è al centro di grandi manovre. Perché, allora, agevolare l’impero di Arcore proprio adesso? Il governo Prodi, per quanto pessimo, non deve cadere a lavori in corso [la mia stessa tesi, sostenuta nell’articolo sopra citato, che è però di 4-5 giorni fa!; ndr]. Questo, in soldini, sarebbe stato il ragionamento che alcuni ambienti finanziari avrebbero fatto all’amico Lambertow [viene dimenticato, non a caso, il “gruppo Fiat” e i vertici di Confindustria, che Libero non tocca mai, anzi li “alliscia” sempre].

Vera o falsa, la tesi è affascinante. E verrebbe confortata anche dal fatto che il Corriere della Sera, proprio alla vigilia del voto finale e a trattative ancora calde, ha pubblicato con ampio risalto la lettera del senatore eletto all’estero, Nino Randazzo, in cui si raccontava l’incontro riservato tra il senatore e Berlusconi. Perché farlo, e cosa c’entri con il no di Dini, è presto detto. I motivi sarebbero due: primo, denunciare il mercato delle vacche; secondo, avvertire Dini del trattamento che gli avrebbero riservato in caso di ribaltone. Pare che il colpo sia andato al bersaglio, smontando così in una manciata di ore il piano berlusconiano. Dini infatti avrebbe mandato a dire al Cavaliere che a quel punto davvero il suo no sarebbe stato inutile ai fini della conta finale e andare al massacro non conveniva a nessuno.

Da qui, infine, il piano alternativo. Che non è proprio un piano b, ma un a-bis. Spieghiamo. Dini e Bordon (a proposito: su Bordon le pressioni sono arrivate dai referendari, i quali temono lo scioglimento anticipato delle Camere perché così il referendum salterebbe automaticamente) votano si alla manovra ma lo considerano l’ultimo atto politico a favore della maggioranza di Romano Prodi. Idem fanno Pallaro e altri senatori eletti all’estero. Lo fanno alla luce del sole, evitando così dietrologie e frecce avvelenate……..Insomma il premier sarebbe avvertito: dal prossimo giro non contare su di noi. Capiterà allora che i Liberaldemocratici si uniranno all’Unione democratica di Bordon e Manzione per fare un gruppo autonomo, fuori dalla maggioranza. Si dice che a questo gruppo si aggiungerebbero pure l’Udeur di Mastella e l’udc Mario Baccini. Se così fosse il messaggio che ne esce sarebbe: il governo è arrivato al capolinea. Prodi è meglio se si dimette. Conclusione: si vada al voto [questa conclusione mi sembra sbagliata; ndr].

Ecco lo scenario di cui si parla nel sottoscala del Palazzo. A noi che invece siamo umile gente di cortile non torna solo una cosa: cadere per cadere, perché non farlo subito?”



Questo il pezzo. La domanda finale è in aperta contraddizione con l’inizio. I motivi per cui il governo non deve cadere subito erano già stati chiariti, trattando sia dei rapporti di Dini con la grande finanza che dei giochi in cui quest’ultima è invischiata; finché ci sono “i lavori in corso”, di cui parla lo stesso Paragone, il governo non può sbaraccare. E’ strano: l’autore del pezzo sopra riportato l’aveva appena ricordato, e poi ha fatto il finto ingenuo con la domanda finale. Inoltre, ribadisco che è stata dimenticata (ad arte) l’industria decotta, alleata della grande finanza parassitaria (e succube di quella americana; altro punto che i giornali di destra occultano perché sono i più forsennati nel filoamericanismo e filosionismo). Comunque, il bruciore della sconfitta, subita dalla loro smania di mandare via Prodi al più presto, li spinge a rivelare qualche verità su ciò che di sostanziale muove il ceto politico di puri venduti e manigoldi; dei personaggi – perfino quelli che si dicono “comunisti” – talmente marci e anche scemi da far paura.

Pensate che c’è ancora chi tenta si salvarsi la coscienza protestando perché Rifondazione vuol abbandonare “falce e martello”. Ma “ci sono o ci fanno?”. Salvano il governo della grande finanza, consentono a quest’ultima di avere tutto il tempo di risolvere al meglio (per se stessa) “i lavori in corso”, un ginepraio di luridi giochi che ormai impoveriscono l’Italia e la stanno portando verso il sudamerica (di anni fa); e però vogliono ancora conservare i simboli di una rivoluzione che scosse dalle fondamenta il grande potere mondiale finanziario e industrial-capitalistico. Ma voi non dovete più insistere con la “falce e il martello”; le vostre insegne di “uomini piccoli-piccoli” debbono diventare “la felce e il mirtillo”. Così, fra l’altro, potete meglio collegarvi a quegli altri meschini e imbroglioni che si dicono “verdi”, la muffa della società “veltronian-buonista”. Quando sarà possibile liberare il paese da questo immenso cumulo di spazzatura, darò una grande festa a casa mia con il miglior champagne francese.

A fine settimana riporterò, contro questa gentaglia, la canzone di Jenny dei Pirati dall’Opera da tre soldi di Brecht. Per lunedì, spero di mettere sul blog uno scritto che ribadisca quanto già scritto in quello citato all’inizio, e di cui quelli di Paragone (sopra riportato) e di Festa sul Foglio sono una conferma.

PRG DI FANO LE DICHIARAZIONI DI D'ANNA

ASCOLTA E COMMENTA L'INTERVISTA SU http://www.radiofano.com/interviste.php

sabato 10 novembre 2007

POLITICA IN CRISI

BERTINOTTI "Penso che oggi ci sia una crisi della politica drammatica, forse la piu' grande della storia contemporanea dal punto di vista della sua dissoluzione". Cosi' il presidente della Camera Fausto Bertinotti in un passaggio del suo intervento al convegno "Giorgio Gaber, Milano e gli anni '70".

venerdì 9 novembre 2007

NUCLEARE SI O NO?

20 ANNI FA L'ITALIA HA FATTO UNA SCELTA INNOVATIVA: IL FUTURO E' UN MERCATO LIBERO DELL’ENERGIA CHE COL NUCLEARE NON SI PUO’ FARE.

"Il futuro dell’energia è quello di sottrarre la produzione a pochi poteri forti per distribuirla ad aziende e cittadini che possano autoprodurre e vendere le eccedenze su di un mercato veramente libero. Le tecnologie per fare questo già ci sono, come la produzione di energia elettrica da biogas ottenuti dal trattamento di scarti organici". E’ quanto dichiara Massimo De Maio, presidente nazionale dell’associazione ambientalista Fare Verde.
"Neanche la Francia – sottolinea De Maio - che ha 58 reattori in 19 centrali, ha ancora individuato un deposito definitivo delle scorie radioattive. Lo ha affermato lo stesso amministratore delegato della Edf, la compagnia elettrica statale francese, in una recente intervista a Panorama. In quella stessa intervista emergeva chiaramente l’obiettivo che Edf ha di vendere fuori dalla Francia le proprie competenze e tecnologie nella realizzazione di impianti nucleari”.
“A chi sostiene il nucleare per dare indipendenza energetica al nostro paese – osserva De Maio - chiediamo se non sarà proprio l’Edf ha realizzare e gestire le nostre centrali, in tutto questo ci sarebbe ben poca autonomia decisionale”.
“Fare Verde – conclude De Maio - annuncia una propria mobilitazione contro il nucleare sporco e chiede un incontro ai vertici della Casa delle Libertà che di recente si è resa protagonista di diverse iniziative discutibili per rilanciare il nucleare da fissione”.

giovedì 8 novembre 2007

SICUREZZA: STORACE,STOP ACCESSO PER DUE ANNI A EXTRACOMUNITARI

Roma, 8 nov. - Limitazione all'accesso in Italia per almeno due anni per gli extracomunitari. Numero chiuso nelle citta' per gli immigrati che non possono sostenersi economicamente. Per gli immigrati che commettono reati in casa nostra obbligo di scontare la pena nelle comode carceri del loro paese.

mercoledì 7 novembre 2007

Le inglesi vogliono riaprire i bordelli. E in Italia?

la crociata del women's institute, l'associazione femminile più famosa d'inghilterra
Per difendere le prostitute e la salute dei loro clienti. Ma il governo non è favorevole


La locandina del film «Calendar Girls»
LONDRA - Dalla difesa delle buone maniere alla crociata a favore dei bordelli: è il «nuovo corso» del Women’s Institute, l'associazione femminile più famosa d'Inghilterra che da decenni raccoglie fondi da destinare a iniziative benefiche. Come fa notare il Times di Londra, questa volta l'istituzione ha messo da parte le battaglie in difesa delle antiche tradizioni femminili inglesi, tra le quali si distinguono le marmellate fatte in casa, il ricamo e il lavoro a maglia, e ha dato vita a una nuova iniziativa che ha come scopo la legalizzazione delle case d'appuntamenti.

ORIGINI - Nata nel 1915 in Galles, il Women's Istitute, al quale tra l'altro si è ispirato il regista Nigel Cole per la realizzazione del film «Calendar gils» (storia di alcune donne perbene inglesi, iscritte all’associazione, che realizzano un calendario sexy per raccogliere fondi destinati alla ricostruzione di un ospedale), è un'associazione molto influente nel Regno Unito e conta oltre 210 mila membri: la nuova crociata a favore dei bordelli è stata ispirata dalla sezione del villaggio di Holybourne, nell'Hampshire. Il motivo principale che ha spinto queste donne a richiedere una nuova legge sulle case chiuse sono stati gli omicidi che hanno visto come vittime cinque prostitute nelle città di Ipswich lo scorso dicembre.

MOZIONE - Durante il meeting della sezione locale dell'Hampshire, tenutosi all'inizio di autunno, al quale hanno partecipato ben 6 mila membri, è stata votata quasi all'unanimità la mozione che richiede la legalizzazione dei bordelli affinché fatti come quelli di Ipswich non si ripetano. Adesso la mozione passerà al vaglio dell'organizzazione nazionale che dovrà stabilire se censurarla o approvarla. Se il risultato fosse positivo, il Women's Istitute organizzerà una grande campagna per fare in modo che il governo prenda in considerazione le sue richieste. Jean Johnson, 62 anni, è la principale promotrice di questa battaglia. Al Times spiega: «Cinque giovani ragazze sono state uccise l'anno scorso. Erano figlie e sorelle di qualcuno e avevano diverse origini. Vogliamo incoraggiare le autorità locali a concedere licenze affinché le prostitute possano esercitare il loro lavoro in luoghi chiusi e sicuri». La Johnson sottolinea che in alcuni Paesi europei, tra i quali Olanda e Germania, i diritti delle prostitute sono ampiamente affermati e ciò permette di proteggere non solo la loro sicurezza, ma anche la salute dei clienti.

LO STOP DEL GOVERNO - Recentemente il governo inglese ha espresso la volontà di cambiare la legge, ma nel progetto di riforma si parla solo di aiuti alle prostitute tossicodipendenti o affette da malattie sessuali. Alcuni ministri hanno bocciato la proposta di legalizzare «minibordelli» dove massimo due prostitute potevano esercitare la professione. Secondo costoro una legge simile proteggerebbe solo un piccolo numero di prostitute. La maggioranza infatti, composta da donne disperate, spesso senza permesso di soggiorno o che sono malate e tossicodipendenti, continuerebbe a lavorare in strada e probabilmente i loro rischi aumenterebbero.

Francesco Tortora

martedì 6 novembre 2007

SICUREZZA: ALEMANNO, RENDERE OBBLIGATORIE ESPLULSIONI D’URGENZA

"Nessuno dubita che tra le facoltà concesse ai prefetti ci sia l'allontanamento d'urgenza che prevede l'espulsione coatta dal territorio nazionale. Il problema però è che questa è una opzione discrezionale nelle mani dei prefetti e c'è da temere che passata l'ondata emotiva creata dagli ultimi fatti di sangue e anche per carenza di risorse economiche, si ritorni al vecchio andazzo di allontanamenti che si riducono a mere ingiunzioni cartacee".
E' quanto dichiara il deputato di An, Gianni Alemanno.
"Per questo, come ha detto il senatore Mantovano - prosegue Alemanno - bisogna ribaltare la logica, rendendo obbligatorie le espulsioni d'urgenza. Solo in questo modo si potrà predisporre un piano di allontanamento di tutti i cittadini comunitari che non si sono integrati con un lavoro stabile e una residenza legale. Si tratta di cifre ingenti: a Roma i cittadini di altri paesi comunitari che hanno avuto in qualche modo a che fare con le forze di polizia sono ben 20.000 e devono essere tutti quanti rimpatriati nelle prossime settimane se si vuole realmente allentare la tensione che oggi grava sul territorio metropolitano, mentre a livello nazionale la cifra probabilmente si aggira intorno alle 20.000 persone. Per questo è necessario aggiungere un finanziamento straordinario per attuare questo piano sistematico di allontanamenti. In mancanza di tutte queste condizioni sarà inevitabile che gli allontanamenti coatti riguarderanno soltanto poche centinaia di persone in tutta Italia che hanno già ampiamente violato la legge. Nell'esecutivo di An di martedì prossimo metteremo a punto il pacchetto di emendamenti necessario ad adeguare il decreto legge e su quella base apriremo il confronto con il governo".

domenica 4 novembre 2007

SICUREZZA: E' QUESTO IL FINI CHE LA GENTE VUOLE

Fini: impossibile integrarsi con chi ruba
Il leader di An: il decreto deve cambiare. Tre condizioni per dare il nostro sì

ROMA—Le accuse di strumentalizzare una tragedia? «Risibili». La richiesta di collaborazione sul decreto espulsioni? «Sì, ma solo alle nostre condizioni». L’appello a coniugare rigore e integrazione? Esistono comunità, come quella rom, «che non sono integrabili nella nostra società». Non ha paura di dire qualcosa di destra,Gianfranco Fini. Nemmeno se il prezzo da pagare è quello di chi gli rinfaccia un passato fascista che non passa mai: «Non pensino di fermarci con queste idiozie...».E se sia il coraggio di chi mira alla posta alta come la poltrona di sindaco di Roma a far avanzare come un treno il leader di An, o più ancora la volontà di sfidare la leadership di Berlusconi sul terreno dei fatti, è difficile da dire. Perché sul Campidoglio Fini non chiude: «Prima si dimetta Veltroni, poi vedremo...», e sulla sfida alla guida del centrodestra è secco: «Chi ha più filo da tessere, tesserà».

Presidente Fini, il centrosinistra la accusa: lei ha strumentalizzato la tragedia di Tor di Quinto con uno show sul luogo dell’omicidio, ha alzato i toni pericolosamente come dimostra il raid punitivo contro i romeni di Tor Bella Monaca. La sua replica?
«Sono accuse risibili, che si ritorcono contro chi le fa. Cosa c’è di strumentale nel recarsi sul posto dove è avvenuto un atto così efferato che ha portato perfino il governo a smentirsi nel giro di 24 ore, prima negando la necessità di un decreto e poi convocando d’urgenza il Consiglio dei ministri per vararlo? Lo dico con la massima chiarezza: le ronde sono inaccettabili e condannabili, ma Amato e Veltroni ci vadano a Tor Bella Monaca, a vedere a quale livello di degrado si può arrivare».

Per far sentire la propria voce c’è bisogno di essere presenti sul luogo di un massacro?
«I soloni si mettano d’accordo: se uno resta nel chiuso del Palazzo, è la casta, se interviene anche in presa diretta, strumentalizza... La verità è che amuovere tanti è l’invidia: se certi uomini di governo fossero andati a Tor di Quinto quella sera, avrebbero avuto bisogno della scorta».

Il ministro Amato su Repubblica definisce «irresponsabilità etica» quella di chi soffia sul fuoco...
«Stimo Amato, ma anche in lui c’è l’incapacità tipica della sinistra di comprendere la portata di quello che sta accadendo. Eticamente irresponsabili sono loro, quando negano che l’emergenza sicurezza esiste, quando con Veltroni dipingono la Capitale come una Disneyland. La xenofobia e il razzismo sono infezioni dello spirito, ma l’antidoto per combatterle è una politica fatta di rigore, espulsioni, ordine, legalità, non il lassismo di Prodi, il giustificazionismo di chi alla fine considera il romeno che ha ucciso vittima della società ingiusta».

Da sinistra replicano che la risposta all’emergenza prevede anche le parole solidarietà e integrazione. «Certo, ma alla parola solidarietà si aggiunga, sottolineata, la parola legalità. E sull’integrazione bisogna essere chiari: c’è chi non accetta di integrarsi, perché non accetta i valori e i principi della società in cui risiede».

Parla dei rom?
«Sì, mi chiedo come sia possibile integrare chi considera pressoché lecito e non immorale il furto, il non lavorare perché devono essere le donne a farlo magari prostituendosi, e non si fa scrupolo di rapire bambini o di generare figli per destinarli all’accattonaggio. Parlare di integrazione per chi ha una "cultura" di questo tipo non ha senso».

Lei sa che rilanciando questa linea non sarà chiamato «il Sarkozy italiano » ma il Fini tutto «manganello e doppiopetto», come scrive il direttore dell’Unità, perché «camerata è per sempre». Che effetto le fa?
«Nessuno, tutto ciò mi lascia indifferente. E se pensano di intaccare con queste uscite il consenso del mio partito, non hanno capito proprio niente di questo Paese».

Lo dice perché secondo un sondaggio Sky il 91% degli italiani è d’accordo con la sua richiesta di estendere le espulsioni a chi non ha redditi?
«È un dato che non mi sorprende affatto, basta farsi una passeggiata fuori dai palazzi per capire quello che pensa la gente».

Dunque se il governo non modificherà il decreto su questo punto, voi non lo voterete, anche se Rutelli sul Corriere ve lo chiede espressamente e Berlusconi parla di esigenza di «compattezza»?
«Berlusconi ha ragione a dire che il decreto è un pannicello caldo, varato sull’onda del panico e perché Veltroni temeva di veder crollare il suo castello di Roma città modello. Noi comunque siamo disponibili a votarlo, ma a tre condizioni: che preveda espulsioni effettive e coatte, e non semplici intimazioni ad andarsene come emerge oggi dal testo; che appunto, recependo integralmente la direttiva Ue, si possa espellere anche chi non ha un reddito certo e infine, perché non rimanga tutto lettera morta, in Finanziaria bisognerà aumentare sensibilmente i fondi alle forze di polizia».

La sinistra della maggioranza non voterebbe mai un decreto così...
«Lo penso anch’io, ma se c’è o no una maggioranza, a questo punto è problema loro».

Presidente Fini, in tanti ormai sospettano che la sua battaglia sulla sicurezza sia mirata anche alla candidatura a sindaco di Roma. È così?
«Le cose che ho detto su Roma le dico anche su Catania, manon mi candido a sindaco di quella città. La battaglia sulla sicurezza è un argomento talmente nel Dna della destra, che sarebbe insensato derubricarlo a mezzo utile per scalare il Campidoglio».

Ma a correre ancora per Roma lei ci pensa o no?
«Tutti coloro che hanno questo cruccio, si diano da fare perché Veltroni si dimetta: credo che i romani abbiano diritto a un sindaco che si occupi a tempo pieno della città».

Insomma, se Veltroni si dimettesse, lei si candiderebbe?
«Se, se... Vedremo cosa succederà. Oggi la questione all’ordine del giorno non è questa».

Lo sa cos’altro si dice, che lei sta sfidando la leadership di Berlusconi su un terreno concreto e cruciale come quello della sicurezza.
«Guardi, sono sei mesi che cerco di far capire al mio partito che in questa fase per An è essenziale prendere l’iniziativa politica, il che vuol dire denunciare i fatti prima degli altri, proporre soluzioni e risposte prima degli altri, agire prima degli altri».

E non è quel che fa chi punta alla leadership?
«Non farei questo automatismo... La verità è che oggi esiste una legge elettorale con base proporzionale che prevede la competizione anche tra alleati. Dunque, chi ha più filo da tessere, tesserà. Ma per aumentare i consensi di An e centrodestra, serve fare politica, non discutere di leadership».

Paola Di Caro dal Corriere della Sera
04 novembre 2007

venerdì 2 novembre 2007

ERA QUESTA L'EUROPA CHE VOLEVAMO?

Ricordate il ritornello:” se non entriamo in Europa finiremo come i Paesi del Sud America.”
Per entrarci pagammo addirittura una tassa: L’Eurotax, voluta ed imposta da Romano Prodi.
Dopo il pagamento di quella tassa ci sarebbero state nuove prospettive nuovo benessere, almeno così ci fu assicurato. Poi venne l’euro…la Romania, la Bulgaria, l’invasione rom…
Era questa l’Europa che volevamo? Cosa ha guadagnato sino ad oggi l’Italia? E’ migliorata l’economia, la sicurezza? Abbiamo fatto bene noi italiani o sono stati più scaltri gli Inglesi a starsene tranquillamente fuori?

giovedì 1 novembre 2007

VIOLENZA I NODI E IL PETTINE

Da anni c'è chi, come noi, denuncia con preoccupazione l'escalation della violenza con particolare riferimento a quella extracomunitaria.Fino a pochi giorni fa, nonostante tutto, vedi la vicenda di Appignano,la sinistra ha tollerato,difeso, giustificato, motivato il comportamento di gente che, se avesse commesso lo stesso reato nel proprio paese di provvenienza, sarebbe finita in carcere duro per sempre. In Italia grazie al buonismo interessato della sinistra e non solo, c'è chi si permette di scontare la pena in un residence in attesa di far quattrini, sporchi di sangue, con interviste televisive e sulla carta patinata.
Poi l'ennesimo episodio quello di Roma -che ricordiamo con l'articolo del Corriere della Sera che segue- dove la violenza raggiunge il massimo della crudezza. PUO' CAPITARE A CHIUNQUE. Ora, ad iniziare da Veltroni, una finta marcia indietro. Dopo aver difeso favorito l'insediamento di veri e propri villaggi del degrado a Roma, fucina e laboratorio,di illegalità, parla di rimpatrio. Non è credibile. E' irrispettoso nei confronti di quanti ad iniziare dalle vittime e le loro famiglie hanno subito e continuano a subire la prepotenza e l'arroganza di chi ha trsformato l'Italia in una palestra di violenza e prepotenza. Carcere duro per chi delinque. Lavori forzati e palla al piede. Se non arriveranno questi segnali forti sarà difficile fermare la valanga montante della reazione dei cittadini.

Violentata e gettata in un fosso a Roma
La vittima, moglie di un ufficiale di Marina, è in coma all'ospedale Sant'Andrea. Fermato un romeno


Un ragazzo indica la baracca dove viveva il romeno che ha aggredito, violentato ed ucciso, la donna iall'uscita della metropolitana di Tor di Quinto (Ansa)
ROMA - È sempre in coma cerebrale all'ospedale Sant'Andrea Giovanna Reggiani la donna italiana di 47 anni aggredita, violentata e poi gettata in un fossato la notte scorsa intorno alle 20.30 a Roma, nei pressi di viale di Tor di Quinto, in zona campo San Piero. La polizia ha arrestato il presunto autore del gesto, Nicolae Romulus Mailat, un romeno di 23 anni, bloccato dagli agenti del Commissariato Ponte Milvio dopo aver ascoltato alcuni testimoni che lo hanno visto gettare la donna nel fossato. Una violenza brutale che ha scosso la città di Roma e ha sollevato immediate reazioni politiche, prima tra tutte quella del sindaco della capitale e segretario del Pd Walter Veltroni che ha parlato di una «efferatezza inimmaginabile» ed ha chiesto l'intervento della Ue per accelerare i rimpatri in Romania.

FLEBILE ATTIVITA' CEREBRALE - Le condizioni della vittima dell'aggressione restano disperate. A quanto si apprende da fonti sanitarie, la situazione dal punto di vista clinico è stazionaria: si registra infatti una "flebile attività cerebrale".

TRASCINATA IN UNA BARACCA - La donna, secondo la ricostruzione degli investigatori, è stata trascinata con la forza in una baracca che si trova nelle campagne che circondano la fermata del trenino a Tor di Quinto. Moglie di un capitano di vascello della Marina impegnato su un dragamine, Giovanna Reggiani viveva poco distante dalla stazione ferroviaria, negli alloggi della Marina Militare. Una zona isolata, circondata da campagna. Nella borsa della donna, trovata nella baracca dove è stata violenta, la polizia ha rinvenuto alcuni scontrini di negozi della capitale:è stata bloccata durante il ritorno a casa dopo un pomeriggio passato a passeggiare e fare compere nel centro di Roma. Come hanno accertato gli investigatori della polizia e i medici del pronto soccorso, la Reggiani ha tentato disperatamente di difendersi dalle violenze e dalle sevizie. Per questo sarebbe stata anche picchiata selvaggiamente.


SEMINUDA - Ad aggravare la posizione del rumeno fermato è anche il ritrovamento della borsa della vittima nel suo appartamento. L'uomo, quando è stato fermato, si trovava ancora in via di Camposampiero, poco distante dal fossato dove è stato ritrovata la donna. Da quanto si è appreso, da fonti investigative, al momento del rinvenimento Giovanna Reggiani aveva i pantaloni abbassati e il volto tumefatto. Soccorsa e trasportata all’ospedale romano Sant’Andrea, i medici avevano fin da subito sottolineato che le sue condizioni erano molto gravi.

CHIESTA LA CONVALIDA DEL FERMO - Il procuratore aggiunto Italo Ormanni e il pm Maria Bice Barborini hanno chiesto al gip la convalida del fermo del romeno Nicolae Romulus Mailat, il 23enne accusato del delitto. Gli inquirenti fisseranno poi un incidente probatorio per acquisire le dichiarazioni di una romena dell'accampamento rom di via Tor di Quinto che ha chiamato la polizia dopo aver notato Mailat portare in spalla il corpo della Reggiani privo di sensi.