venerdì 30 luglio 2010

L'OSPEDALE UNICO SCATENA LA BAGARRE

Era l'occasione buona per l'amico Stefano Aguzzi di chiarire una volta per tutte la posizione sua e della Tua Fano sull'Ospedale Unico.Invece Stefano ha preferito rilasciare assurde e fantasiose dichiarazioni durante una conferenza stampa questa mattina. In questi giorni sull'Ospedale Santa Croce l'ho più volte sollecitato dopo le dichiarazioni dell'Assessore Regionale alla Sanità Mezzolani che prevedono a breve termine la costruzione di un ospedale Unico. Visto che la nostra alleanza aveva tra i punti principali la "tutela e il rilancio del Santa Croce", e anche per questo non pochi cittadini ci hanno votato, mi sembrava doveroso ribadire tale promessa o giustificare il cambiamento di rotta.
Verbali alla mano , prima della votazione della legge sugli Ospedali Riuniti, avevo denunciato quali erano le reali intenzioni della Giunta Spacca, non avendo avuto seguito i miei appelli ad intervenire "preventivamente" per bloccare o garantire Fano in quel quel percorso( tanto che prima delle votazioni della legge l' audizione della Commissione Sanità della Regione Marche sulla legge ha visto l'assenza del Comune di Fano) e vedendo ora un atteggiamento di accondiscenza alla costruzione di un Ospedale che non serve,ho esternato, in modo anche duro, tutta la mia amarezza e di molti cittadini sulla vicenda.
Niente a che vedere con fantomatiche "trame" per far tornare il centrosinistra a Fano facendo cadere la giunta. Primo perchè contro quelle giunte Giunte mi sono sempre battutto e senza falsa modestia credo di aver dato un fondamentale contributo alla loro sconfitta. Secondo perchè non avrebbe senso la teoria di demolire un'alleaznza per poi chiedere ai cittadini i voti per diventare" l'uomo forte" del Pdl.Vorrei ricordare ad Aguzzi, che nostante in campagna elettorale c'era chi "vociferava"che il sottoscritto era "finito" alla fine sono risultato il più votato di tutti i partiti a Fano.
Mi piace inoltre ricordare che , nonostante in tutti questi anni da parte di Aguzzi, non avessi ricevuto nessuna richiesta di interventi per Fano mi sono adoperato con proposte di legge, mozioni, interrogazioni emendamenti al bilancio relativi a Fano. Essendo un quarantaduesimo dell'Assemblea legislativa il mio voto vale sempre per uno e così purtroppo le proposte per maggiori fondi per manifestazioni come il Carnevale e la Fano dei Cesari non sono arrivati per il voto negativo dei consiglieri regionali del centrosinistra della nostra Provincia. Diversamente è andata col corso di macchinista navale ottenuto da Fano a discapito di Ancona grazie al lavoro e a l voto determninante del sottoscritto.
Sul percorso che mi ha portato in Regione non vedo cosa ci sia da recriminare: ho aperto una strada che oggi vede ad Ancona tre esponenti di Fano di centrodestra contro il vuoto delle legislature precedenti. In opposizione è vero ma le percentuali che siamo riusciti a raggiungere e il buon lavoro che stiamo svolgendo sono di buon auspicio per il futuro.
Tutto qui. resta il fatto che sul Santa Croce io non faccio nessun passo indietro. Non solo per l'impegno convinto preso coi cittadini, ma per la certezza che un nuovo ospedale, costruito chissà dove, non serve. Se ci sono i soldi si utilizzino per migliorare e qualificare le strutture esitenti, per le professionalità medico-paramediche, per la strumentazione, per ridurre le liste d'attesa.Per ultimare, ad esempio una volta per tutte quel reparto Dialisi atteso da anni con "i cantieri in alto mare ed i pazienti lasciati a soffrire in una struttura assolutamente indegna di quei livelli di eccelenza di cui la sanità marchigiana si vuole fregiare" come dichiara l'Associazione Nazionale Emodializzati in una lettera invita alla V Commissione Sanità di cui sono Vice Presidente.

Giancarlo D'Anna

giovedì 29 luglio 2010

D'ANNA : ASSALTO AI CONSORZI AGRARI DELLE MARCHE.


INTERROGAZIONE RELATIVA ALLA SITUAZIONE DEI CONSORZI AGRARI IN PROVINCIA DI PESARO.

Il sottoscritto Giancarlo D'Anna Consigliere regionale PdL
PREMESSO
CHE a novembre del 2009, il Consorzio Agrario di Pesaro Urbino che versava in profonda crisi finanziaria viene ceduto al Consorzio di Siena.

CHE tale scelta è stata vista con preoccupazione dai dipendenti del Consorzio per la chiusura di alcuni punti vendita della provincia ;

CHE i responsabili del Consorzio di Siena hanno anche tenuto diverse assemblee con dipendenti e agricoltori comunicando obiettivi e strategie;

CHE dopo pochi mesi , Siena ha ceduto il Consorzio di Pesaro a quello di Forlì-Cesena;

CHE com'era accaduto con il Consorzio di Siena il Consorzio di Forlì ha tenuto riunioni con i dipendenti cercando di rassicurarli sulle prospettive future;

CHE il Consorzio di Forlì – Cesena, nel frattempo ha acquisito anche il consorzio di Ascoli;

CHE tali operazioni fanno supporre che in questo “affare” rientri una strategia politica per mettere le mani sul comparto agricolo di tutte le Marche, passando attraverso l'accerchiamento del Consorzio di Ancona;
Interroga

il Presidente della Giunta per conoscere
se era a conoscenza di tali operazioni e non ritiene penalizzante per il nostro territorio diventare terreno di conquista di interessi ,spesso favoriti da gestioni disastrose dei Consorzi locali sulle quali sarebbe opportuno fare alcune verifiche;
Se intende attivarsi nelle sedi opportune per tutelare gli operatori dei consorzi, gli agricoltori e le Marche da una preoccupante invasione di parte di società non legate al nostro territorio.

Giancarlo D'Anna

mercoledì 28 luglio 2010

OSPEDALE UNICO:risposte e domande a Carnaroli e la Tua Fano.


Sull'Ospedale Unico Carnaroli paragona la mia battaglia per il rilancio del Santa Croce a quelle di Malatesta contro i Montefeltro.

Buon suggerimento, visto che quando Carnaroli era amministratore di Fano,con la sua filosofia esterofila, la città di ha perso: zuccherificio,caserma, oltre alla sede dell'Enel. Con i suoi suggerimenti non vorremmo perdere anche l'Ospedale!

Cesare vuol far passare la mia battaglia sulla sanità come una battaglia di retroguardia o campanilista facendo finta di non sapere che oggi la tecnologia consente, tanto per fare un esempio, agli ospedali americani di inviare per via informatica gli esami radiologici in India per essere esaminati da tecnici indiani, meno costosi. E noi per 12 chilometri abbiamo bisogno di spendere 130 milioni di euro per costruire una nuova struttura invece di investire in medici ,tecnologia utilizzando con le opportune e necessarie modifiche le attuali strutture.

A proposito di strutture, dov'era e che ruolo aveva Carnaroli quando a Fano si consumava lo scandalo dei nuovi padiglioni del Santa Croce al cartongesso?, quando nasceva il primo pronto soccorso claustrofobico della storia ? Quando si costruivano sale operatorie tuttora inutilizzabili?quando nascevano sale parto con una colonna in mezzo alla sala, quando le porte degli ascensori dei reparti erano più piccole dei letti che dovevano entrare......Se poi vogliamo continuare con altri risultati eclatanti della giunta di centrosinistra a Fano posso ricordare la madre di tutti i capolavori :”Alcatraz” cioè quella mostruosità nata sui resti romani dell'ex Caserma Montevecchio dove gli errori della Giunta di centrosinistra costarono una richiesta danni da parte degli imprenditori edili compensata con un aumento di volume per appartamenti pari a 1200mq.che ha portato a quello scempio in pieno centro. Anche in quel caso la mia battaglia fu “solitaria” in consiglio comunale ma condivisa dalla città. Fui l'unico di tutti gli schieramenti a votare contro la cessione da parte del comune del lotto che avrebbe permesso quello scempio. Se vuoi Cesare posso continuare. Niente di personale, è storia della nostra città.

Agli amici della Tua Fano, che sono in piena sintonia con Carnaroli sull'Ospedale Unico, ricordo ancora una volta che ,Stefano Aguzzi, allora candidato Sindaco per la coalizione Uniti per Fano, sottoscrisse la raccolta di firme da me organizzata contro l'Ospedale Unico e per un rilancio del Santa Croce. L'impegno è stato confermato nel primo programma elettorale della coalizione Uniti per Fano e ribadito nel secondo programma elettorale. Prevedendo un “rilancio del Santa Croce” . Percorrere la strada che porta alla sua chiusura non mi sembra esattamente la stessa cosa.
Far finta di non sapere che l'Operazione Ospedali Riuniti è servita in primo luogo a rafforzare l'azienda Ospedaliera di Pesaro (come ha dichiarato Mezzolani durante una riunione) per poi passare alla seconda fase quella dell'Ospedale Unico che inevitabilmente porterà alla chiusura del Santa Croce è un tradimento nei confronti di quanti hanno votato la coalizione Uniti per Fano anche per la dichiarata difesa del Santa Croce.

Nel corso di questi anni, ci saremmo aspettati da certi esponenti della maggioranza che amministra Fano, qualche deciso intervento sui problemi che hanno afflitto e svilito la struttura, il personale e gli utenti del Santa Croce. Si è preferito stare in silenzio o fare dichiarazioni ambigue senza mai escludere in modo chiaro l'ipotesi di un Ospedale Unico favorendo così, più o meno consapevolmente, le strategie dell'assessore Mezzolani e delle lobby speculative. Salvo poi trovare la panacea di tutti i mali della Sanità nell'Ospedale Unico tanto caro al Centro sinistra. Resta da capire se si tratta di nostalgia del passato o di strategia per il futuro.
Giancarlo D'Anna
Vice Presidente della
commissione Sanità

martedì 27 luglio 2010

La fine dell'era degli ipermercati

Fonte: ilsole24ore

Una delle sensazioni più spiacevoli è quella di vivere, in una provincia

come quella italiana, eventi che, al centro del mondo capitalistico,

sono già avvenuti 20 anni fa.



E’ la famosa “sindrome di Dumas”, vivere “20 anni dopo”.



Così ci capita di dover assistere, nell’Italia attraversata dalla guerra

tra bande e tra cricche, all’ennesima guerra Esselunga contro Coop.

Paginoni di pubblicità pubblicati dai principali quotidiani nazionali

che raccontano la solita storia di monopolismo nelle regioni “rosse”.

L’esatto simmetrico di quello che succede in quelle “blu?”, “bianche”,

“nere.?”, no, nere non è politicamente corretto.



A Modena il sistema Coop controlla circa l’85% del mercato ed Esselunga

vuole entrare. Ma il problema non è questo. Il problema è che Modena ha

gli stessi abitanti di San Sebastian, vive nello stesso sistema

economico, ma ha una superficie di grande distribuzione 10 volte

maggiore di quella di San Sebastian!



E la superficie urbanizzata di Modena, quella fatta di strade, fogne,

costruzioni, scuole, etc. è di 4000 ettari, contro i 1800 di San Sebastian.



Modena è una città costruita per l’automobile. Dispersa sul territorio,

fatta di autostrade e ipermercati. San Sebastian è una città compatta,

costruita per andare a piedi, eco-sostenibile, piena di piccoli negozi.



Modena deve pregare che il Dio del petrolio non si dimentichi di lei, se

no tutti i parametri del VIPER, la valutazione del rischio connesso allo

schock petrolifero, dicono che…è fatta. Finita. Dead.



San Sebastian può stare tranquilla. Se il petrolio continuerà ad esserci

il suo migliore rapporto abitanti/superficie urbanizzata le consentirà

di spendere più soldi per la sanità e i servizi pubblici. Se il petrolio

comincerà a scarseggiare, ce la farà comunque.



Modena è una città “all’americana”.



Peccato che sia una città “all’americana” costruita secondo il modello

sub-urbano americano degli anni 50 e 60 del secolo passato. Oggi, come

c’insegna CNN/Money (dal 2003 in realtà…) non si costruiscono più Mall

negli Stati Uniti, anzi, si demoliscono.



http://www.avoe.org/demalling.html



Qualcuno avverta gli amministratori di Modena e i suoi abitanti !



E anche i nostri amministratori pubblici. La guerra Coop-Esselunga è un

retaggio del secolo passato.



Il problema è di costruire città SENZA ipermercati. Piene di piccoli e

medi negozi. Piene di strade accessibili e di quartieri integrati dove

sia possibile andare a fare la spesa a piedi e non essere costretti

aprendere l’automobile e inquinare per raggiungere l’orrendo parcheggio

di una desolante Coop o di una desolante Esselunga (o Conad, Leclerc,

Auchan, Carrefour, Pittarello, MediaWorld, Comet, LeRoy Merlin, Brico,

IKEA, etc…)



Aggiorniamoci!

di Gabriele Tagliaventi - 27/07/2010

sabato 24 luglio 2010

OSPEDALE UNICO: non è necessario agli utenti ma alla politica degli appalti.


D'Anna: se ci sono 130 milioni si utilizzino per migliorare l'esistente con medici , paramedici e strumenti di eccellenza per un servizio migliore e per ridurre le liste d'attesa.

In questi giorni si susseguono interventi e prese di posizione( tardivi, molto tardivi, sospettosamente tardivi) dopo le dichiarazioni dell'assessore Mezzolani che certificano quanto fino ad oggi era stato negato pubblicamente ma era facilmente riscontrabile in vari documenti della regione: l'intenzione di costruire un Ospedale Unico.
Avendo lanciato l'allarme in tempi non sospetti mi permetto di far notare che ancora una volta si è attesa la “fuga dei buoi per chiudere la stalla”.Infatti quella che andava combattuta era la legge sugli “ospedali riuniti”che per i cittadini poteva anche passare in silenzio , per chi si occupa di politica era invece chiaro l'obiettivo, (si leggeva nei verbali di diverse commissioni regionali) quello era il viatico che avrebbe portato all'Ospedale Unico.

Invece i cittadini anche questa volta hanno scavalcato la politica correndo a migliaia a firmare contro la chiusura inevitabile del Santa Croce in un progetto di Ospedale Unico mentre alcuni rappresentanti politici addirittura snobbavano le audizioni propedeutiche la legge sugli ospedali unici.

La mia avversità al progetto di ospedale unico e condivisa da migliaia di cittanini, è giustificata dal fatto che una buona Sanità si ottiene con professionisti e strumentazioni cosa che fino ad oggi nella nostra Provincia e a Fano e nell'Entroterra non è accaduto nel modo dovuto.Sulla stessa linea è anche il Dott. Carlo De Marchial quale rinnovo la mia stima e lucidità di analisi.
La teoria dei favorevoli è che una buona Sanità si fa con una nuova struttura, accompagnando a questo anche il business (per le lobby collegate alla politica)che verrebbe a creare con appalti costruzioni eccetera.

Quando si decise di costruire il nuovo Padiglione del Santa Croce si utilizzarono le stesse parole. Risultato ad oltre 10 anni di distanza le nuove camere operatorie non sono mai entrate in funzione e sono ad oggi utilizzate come magazzini. Il reparto dialisi non è stato ancora trasferito, il nuovo Pronto Soccorso necessita di modifiche sostanziali interne ed esterne perché così com'è non riesce a dare un servizio decente, per non parlare, sempre nei nuovi padiglioni delle porte degli ascensori che sono state sostituite in quanto con le precedenti barelle e letti non riuscivano ad entrare. Anche per la nuova camera mortuaria ci sono voluti una serie infinita di anni prima di utilizzarla. Anche in questo casi, per il quieto vivere si sono sollevate poche e decise prese di posizione a favore del nostro ospedale. Con questi precedenti c'è da stare poco allegri.

Ma non sono solo questi i motivi che mi spingono ad essere contrario. Oggi non c'è necessità di una nuova struttura ma di vere e proprie eccellenze medico tecnologiche che possono benissimo essere ospitate negli attuali ospedali-sopratutto se ci sono a disposizione 130 milioni di euro come dice Mezzolani.

E' anche una questione di qualità della vita. Fano ha una buona qualità della vita anche e grazie ai servizi offerti e quello dell'Ospedale Santa Croce,-che necessita comunque di una maggiore attenzione- è uno dei più importanti.

Cosa accadrà domani quando il nuovo Ospedale nascerà a Pesaro? E cosa accadrà agli anziani che si vedranno costretti ad una migrazione verso altre strutture. Cosa succederà al personale visto che diminuiranno i posti letto? Cosa accadrà a tutto l'indotto che vive con il Santa Croce?
La perdita di Caserma, Zuccherificio, Seminario regionale non hanno insegnato niente?

E' vero è la Regione che decide sulla Sanità. Ma perché allora non ci si è mossi in modo deciso PRIMA della legge Ospedali Riuniti?Quello era il momento di puntare i piedi di chiedere garanzie. Il Sindaco ha dichiarato che tanto la Regione se vuole lo fa ugualmente. Certo, ma non è forse opportuno per il primo cittadino battersi comunque sopratutto prima che la legge venga approvata per avere garanzie per la città che si guida?E se è la regione che fa il buono e cattivo tempo perchè a suo tempo nominò Giovanni Pierini (creando un assessorato specifico con incremento di costi per la comunità)se era consapavole che la sua delega non aveva nessun valore e nessun potere decisionale?
Aguzzi si è giustamente battuto contro la centrale che si doveva costruire a Schieppe(anche qui la competenza è regionale), ha partecipato giustamente alle assemblee a Corinaldo contro la turbogas (qui la competenza è di stato e regione), ha contestato il Patto di Stabilità (imposto dalla Comunità Europea), ha sfilato giustamente con gli agricoltori ad Ancona (per contestare la politica agricola che fa capo a Bruxelles) ci saremmo aspettati lo stesso atteggiamento e comportamento a difesa dell'Ospedale della città in cui è stato eletto e che dovrebbe rappresentare.Ha preferito prendere tempo.

Oggi Aguzzi, dopo aver firmato contro a suo tempo, apre all'Ospedale Unico ed ottiene il plauso di Palmiro Ucchielli segretario regionale del PD che :”apprezza l'impegno del Presidente della Regione, dell'assessore alla saluta, dei sindaci di Pesaro e di Fano per la realizzazione dell'Ospedale Unico.Quell'Ospedale Unico per il quale il suo predecessore Cesare Carnaroli è in prima linea.

Posso capire le diverse posizioni è umano è lecito e politicamente corretto. Ma è altrettanto doveroso essere chiari con i cittadini. Fare il gioco dei due forni o dei due ospedali riuniti (che si sono dimostrati il cavallo di Troia dell'Ospedale Unico) è un'altra cosa.

Giancarlo D'Anna

giovedì 22 luglio 2010

OSPEDALE UNICO: CALANO LE MASCHERE

OSPEDALE UNICO: CALANO LE MASCHERE
D'Anna: da anni avevo anticipato cosa sarebbe accaduto.Chi ha finto di non vedere e sapere abbia il coraggio di confrontarsi coi cittadini, altri farebbero meglio a tacere.

Tra bugie, false promesse, indifferenza e perfino connivenza trasversale è arrivata la notizia “ufficiale” che si farà l'Ospedale Unico.
Il sottoscritto sono anni che lo annuncia e denuncia: un accordo sulla pelle della Sanità fanese e della città della Fortuna. La maschera, le maschere sono cadute.
Da una parte Mezzolani che prima delle elezioni dichiarava che “lui non aveva mai parlato di Ospedale Unico” salvo il fatto che altri ci lavoravano per lui. Poi dopo le elezioni ha fatto l'esatto contrario come accade nella peggio politica.

Dall'altra una sospettosa reticenza dell'amministrazione comunale di Fano che non si è mai espressa in modo limpido sulla vicenda (vedi di recente l'uscita di Mancinelli) nonostante fosse chiaro, a chi fa politica,che la legge sugli Ospedali Riuniti fosse il cavallo di Troia dell'Ospedale Unico.

Il fatto è gravissimo, ricordo che Stefano Aguzzi quand'era candidato alle elezioni per Sindaco la prima volta aderì alla raccolta di firme che organizzai come esponente di Alleanza Nazionale contro la prospettiva del'Ospedale Unico. Risultato prima della fine della scorsa legislatura proprio mentre si discuteva la legge sugli Ospedali Riuniti venne nominato dallo stesso Aguzzi Assessore alla Sanità Pierini che notoriamente era favorevoleall'Ospedale Unico,quel Pierini che non perdeva occasione per lodare Mezzolani, addirittura, fatto gravissimo, ad una audizione della Commissione Sanità con tutte le realtà locali,precedente l'arrivo in Consiglio Regionale della legge sugli OspedaliRiunitii il Comune di Fano col suo Assessore alla Sanità non si presentò nemmeno.

In tutti questi anni molti hanno fatto finta di non vedere cosa accadeva al Santa Croce. Abbiamo avuto camere operatorie non a norma, il reparto Dialisi in condizioni pietose, il Pronto Soccorso sempre alla ribalta della cronaca per i mai risolti problemi, personale costretto aturni e mansioni massacranti, 6 camere operatorie mai entrate in funzione e trasformate in magazzini nonostante le enormi cifre spese.

Oggi il Santa Croce nei confronti del San Salvatore di Pesaro si trova in questa situazione, una situazione di inferiorità. Una sorta di eutanasia. Aldo Ricci in questi anni ha gestito il Santa Croce ora dopo tutto quello che è accaduto diventa Direttore Generale dell'Azienda. Come facciamo a fidarci di chi non è stato capace di risolvere quando in parte elencato. Il fatto che sia di Fano è una garanzia? Avrebbe dovuto dimostrarlo in passato. Oggi è stato scelto forse anche per il suo “lavoro” al Santa Croce.
Ma un nuovo Ospedale non serve, questo è il vero nodo. Servono invece medici prestigiosi, strumentazioni moderne, risposte tempestive. Il resto è la peggiore politica quella che vede nella Sanità voti e business. Non mi stancherò mai di dirlo qulla di un nuovo Ospedale è principalmente un'operazione economica dai grandi interessi, quei grandi interessi che poco si occupano delle esigenze dei cittadini.
Alla luce di quanto sta accadendo sono sicuro di aver fatto bene a votare contro( unico consigliere regionale di centrodestra,il centrosinistra era favorevole) la legge sugli Ospedali Riuniti.

Giancarlo D'Anna
Vice Presidente della Commissione Sanità

domenica 18 luglio 2010

Il libro:Agri-business - I Semi della Distruzione


Dal controllo del cibo al controllo del mondo
Un libro per aprire gli occhi
Autore: F. William Engdahl
Prezzo: € 15,72 (invece di €18,50)



Esiste un disegno preciso dietro alle pressioni economiche o militari con le quali un ristretto gruppo di potenti agisce nei confronti dei paesi poveri, obbligandoli a distruggere il proprio millenario sistema di produzione alimentare e a sostituirlo con uno basato sulle grandi fattorie industrializzate e sulla diffusione degli OGM (organismi geneticamente modificati).

Questo disegno si chiama agribusiness, il business dell’industria alimentare, e ha come obiettivo il controllo del mondo attraverso il controllo della risorsa primaria per eccellenza: il cibo.

Un’inchiesta rigorosa, dettagliata e aggiornatissima. Un’analisi spietata della direzione in cui stiamo più o meno inconsapevolmente andando. Un grido d’allarme per cambiare subito rotta.

F. William Engdahl è tra i più acuti osservatori del sistema globale, con un interesse particolare per la geopolitica. In questo libro ricostruisce la più pericolosa delle alleanze, quella che governa l’industria alimentare. Da una parte le multinazionali (Monsanto, Dupont, Syngenta, Dow Chemical, Cargill), dall’altra i poteri forti (Bilderberg Group, Triateral Commission e Council on Foreign Affairs, insieme al governo americano, alla Banca Mondiale, al Fondo Monetario Internazionale e al World Trade Organization).

Nel mezzo i risultati devastanti dell’agribusiness: distruzione dei sistemi agricoli e di allevamento tradizionali, diffusione degli OGM, propagazione di virus o altre gravi malattie per la salute umana, dipendenza dell’agricoltura dei paesi poveri dalle multinazionali, crisi finanziarie, piani di controllo demografico.

venerdì 16 luglio 2010

"LA CULTURA" DELLA POLEMICA FINE A SE STESSA





Non so chi ha messo in discussione il fatto che il progetto originario di quella che oggi è la Mediateca Montanari risalga alle ultime Giunte Carnaroli. Posso testimoniare che il progetto ebbe inizio allora in quanto membro della commissione Cultura con la quale abbiamo condiviso maggioranza e opposizione il percorso, testimoniato dai verbali delle riunioni, dalle visite alla biblioteca San Giovanni di Pesaro dalla quale sono stati presi più spunti per la Mediateca Montanari.
Capisco quindi l'amarezza dell'ex Sindaco Carnaroli se alcuni involontariamente si sono dimenticati di ricordare il lungo percorso che ha portato la città di Fano ad avere un'eccellenza prestigiosa. Ma il grazie sentito va ancora e sopratutto alla Fondazione Montanari.

Dispiace però vedere che un momento di gioa e di soddisfazione per la città intera si trasformi in polemica. Carnaroli in un suo intervento cerca di far capire che il sottoscritto era contro il progetto Mediateca. Così non è come testimoniano appunto i verbali della commissione Cultura di cui facevo parte.
Vero è che in primo momento un gruppo di madri (che non necessitavano di essere”capeggiate da alcuno” ) erano contrarie allo spostamento del Luigi Rossi nell'attuale sede.Io ho condiviso con loro sopratutto le preoccupazioni che riguardavano l'edifico che avrebbe dovuto ospitare il Rossi. Il motivo: alcune vecchie scuole di Fano avevano avuto dei seri problemi due crolli del tetto all'Olivetti e successivamente solo per miracolo un crollo del controsoffitto al nido “il Grillo”non si era trasformato in tragedia. Il Manfrini, che era è parte dell'edificio dell'edificio di Via de Tonsis che avrebbe dovuto ospitare il Rossi, era puntellato con dei pali per pericolo di crolli.I timori non erano infondati.

Ad ogni modo il progetto Biblioteca Multimediale si è incontrato con la Fondazione Montanari ed oggi tutti dobbiamo essere orgogliosi, la città,chi ha iniziato il progetto e chi l'ha portato a termine che ci sia un imprenditore che senza nulla chiedere ha fatto quanto non accadeva da secoli.

Alla Fondazione Montanari, al suo Presidente rinnovo pubblicamente quanto più volte ho avuto modo di dire personalmente anche di recente (quando gli ho ho comunicato la mia assenza all'inaugurazione per un'altro importante evento che riguarda la mia sfera familiare): un sentito apprezzamento per una sensibilità rara nei confronti della città e della cultura. Mi auguro che tale sensibilità non venga ripagata con polemiche da bar.

Giancarlo D'Anna
Consigliere Regionale

martedì 13 luglio 2010

Guareschi, anarchico sentimentale





Guareschi se ne andò la mattina di un giorno balordo. Era un lunedì d’estate rinfrescato da una comune brezza padana. L’Italia istituzionale dibatteva sul Sifar e sul generale De Lorenzo, i giovani stuzzicavano le “masse” e i giornalisti eleggevano la loro miss estiva con tanto di corona. Gioie effimere ed eterni dolori di un Paese moderno. Tutto apparentemente normale dunque tranne che lui, adesso, non c’era più. Lui, Giovannino, aveva vissuto da anarchico della penna anzi da anarchico “sentimentale”, come si andava scrivendo. Anticomunista, monarchico e cristiano più nell’animo che nel cervello.

Era stato un uomo onesto e genuino (ma mai buonista). Una razza in via d’estinzione, preziosa come un canto inedito del Divino poeta. Morì per infarto il 22 luglio del 1968 ad appena sessant’anni, nella sua villetta di Cervia. Malato da anni, fu quella l’ultima occasione in cui il cuore lo tradì.

Aveva cominciato al Corriere emiliano. Umorista per istinto, per sette anni fu redattore-capo del milanese Bertoldo del “commenda” Angelo Rizzoli. Con lui era diventato l’artista che tutti conosciamo. Poi la fine del Fascismo. Tenente d’artiglieria, l’8 settembre fu rinchiuso in un lager tedesco. Non volle farsi “repubblichino” e quando tornò dopo due anni era tutt’ossa. Nel dopoguerra di nuovo con Rizzoli e Giovanni Mosca suo compagno al Bertoldo. Nasce il Candido e nascono le storielle di Peppone e Don Camillo. Giovannino descrive col genio della semplicità le atmosfere della guerra fredda.

Il tema lo conoscono perfino nel Sudafrica dei mondiali di calcio: le zuffe fra un prete e un sindaco falce e martello; sullo sfondo la vita quotidiana di un paesino della Bassa, l’intima religiosissima coscienza di Don Camillo e, come ha scritto Claudio Magris sul Corsera, una «straordinaria carica umana» che nella finzione letteraria finirà per “contaminare” anche il movimento comunista italiano («i suoi valori, la sua schietta vena popolare, che poi si è perduta per tutti e di cui il “popolo” di oggi è una esangue e stupida parodia»).

“Furibondo antimarxista” così però amava definirsi (e furibondo lo era a volte, anche nella vita quotidiana), qualcuno l’ha dimenticato. Sul Candido si era distinto con memorabili vignette e didascalie. Celebri quelle pubblicate nell’imminenza delle elezioni del 1948 durante le quali aveva sposato bon gré mal gré la linea della Dc.

Con la sconfitta del Fronte popolare il più sembrava fatto. La sinistra detestava i modi di questo figlio della “destra” italiana e tutte – o quasi tutte – le sue storiche invenzioni (come i militanti del Pci “trinariciuti”). Facile per uno che avrebbe scritto: «Il comunismo … una volta esaurita la sua iniziale carica di odio contro Dio e contro gli uomini, si comporta come il colossale macigno che, precipitando da una vetta, travolge e sgretola tutto al suo passaggio e poi giace inerte nella valle opprimendo la terra col suo immane peso».

Cittadino di un’Italia sempre più indesiderata e impensierito dallo sposalizio fra Cristo e Marx, Giovannino di Fontanelle aveva presto cambiato rotta. Le “armi” non le aveva mai abbandonate. Si avviò così, dritto per dritto, allo scontro con De Gasperi ma cominciò ad andar male. Nacque una storia circa fantomatiche lettere inviate dal leader Dc agli alleati: in piena guerra civile si chiedeva il bombardamento dell’acquedotto della Capitale. Era un falso (troppe incongruenze lo ha spiegato anche Mario Cervi, sul Giornale, rispondendo a un lettore), scattò la querela e Guareschi venne condannato per diffamazione. Appena quattro anni prima ne aveva subìto un’altra di condanna, stavolta per responsabilità oggettiva. Dal maggio del 1954 farà 400 giorni di carcere a San Francesco di Parma. Un postaccio. Convinto di aver ragione non chiederà né la revisione del processo né la grazia. È l’inizio della fine.

di Marco Iacona - 12/07/2010

Fonte: Linea Quotidiano [scheda fonte]

venerdì 9 luglio 2010

MA COS’E’ QUESTA CRISI?




L’articolo Un paese senza politica, pubblicato da Ernesto Galli della Loggia su “Il Corriere” del 7 scorso e che ha scatenato una serie a catena di reazioni, di critiche e di polemiche, mi ricorda la lapide che campeggia nel bel mezzo del Piazzale Michelangelo a Firenze e ch’è dedicata a chi ideò quel luogo unico al mondo, l’architetto Giuseppe Poggi: “Guardatevi intorno: questo è il suo monumento”.

Mi sembra che si potrebbe dire esattamente lo stesso dell’Italia di oggi: e forse magari di tutta l’Europa e di tutto il cosiddetto “Occidente”, perche la crisi c’è, è in atto, e non è soltanto finanziaria e socioeconomica oppure occupazionale. Visto che va tanto di moda parlare d’identità e di valori, diciamolo chiaro: è crisi, appunto, d’identità e di valori: e in ciò il nostro paese è, una volta tanto, all’avanguardia. Peccato solo che lo sia in un campo nel quale, viceversa, meglio sarebbe essere il fanalino di coda. Ma tant’è.

La crisi investe in pieno anche le istituzioni sulle quali fino a ieri si poteva contare, come la scuola e la famiglia; i casi di corruzione pubblica e privata si moltiplicano, e lo stesso si può dire della violenza; non esiste più qualcosa (nemmeno il calcio, dopo il flop ai Mondiali) da cui ci si senta rappresentati. E’ arcivero. Eppure ha straragione anche Cacciari, quando osserva replicando (“IL Corrriere”, 8.7.) che siamo pieni di personaggi e d’iniziative importanti e che si deve pur cominciar a parlare delle cose positive. Quali sarebbero? Principalmente una, che però è tutta da inventare: e qui, sul “Corriere” dell’8, Cacciari ed io – senza esserci messi d’accordo prima – abbiamo risposto allo stesso modo. Bisogna “aprire una fase costituente”. Con un gioco di parole, si potrebbe dire che il paese ha bisogno di un ri-costituente. Ma in che modo, in quali fasi, partendo da quali occasioni?

Cominciamo con il ricapitolare brevemente lo sfacelo nel quale ci troviamo. Proprio come nella lapide di Piazzale Michelangelo: guardiamoci intorno: questo è il monumento che ci siamo meritati, questa è l’Italia progressivamente costruita, o meglio distrutta, dalle generazioni grosso modo comprese fra i trentenni e i settantenni d’oggi, fra quella uscita dalla guerra e quella nata negli Anni Ottanta. Quelli nati prima, lasciamoli alla loro pensione con l’augurio di godersela (si fa per dire). A quelli di dopo, rivolgiamoci chiedendo perdono e incitandoli a far meglio di noi (lo dice un settantenne).

Quel che c’è, è il nostro monumento, pienamente meritato: ce lo siamo costruiti pezzo per pezzo. Dal ’45 ad oggi abbiamo lavorato – attraverso la ricostruzione postbellica, la “guerra fredda”, gli “anni di piombo”, il “riflusso”, “tangentopoli” e la “seconda repubblica imperfetta” – a distruggere sistematicamente, per quanto non in modo univoco e concorde, tutto quel che avevamo: cioè, appunto, l’identità e i valori, proprio le cose che ci mancano oggi e della mancanza delle quali andiamo di continuo alla ricerca dei responsabili.

Ma il punto è che gli italiani sono stati perfetti interpreti del Verbo moderno e occidentale fondato sulla distruzione nihilistica di tutto quel che non fosse affermazione dell’identità individuale e primato dell’economico e dell’utilitaristico: per lunghi anni, perfino lo studio e la cultura (“studia, ché ti fai una posizione…”) sono stati funzionalizzati anzi asserviti agli obiettivi dell’affermarsi individualmente, dell’esercitare diritti sempre più ampi (mettendo da parte il corrispettivo discorso dei doveri), nel guardare esclusivamente o comunque principalmente all’utile e al guadagno. La cultura? “E per che farne”? “A che serve”? Le tradizioni? Vecchiumi, orpelli, superstizioni. La solidarietà? “A queste cose, ci pensi lo stato” (ma al tempo stesso si evadevano le tasse). La morale? “Vietato vietare”; “il corpo è mio e lo gestisco io”. C’è da meravigliarsi se, con questi princìpi, abbiamo finito con il sentirci deboli e minacciati – noi, figli dell’opulenza e della società del benessere…- dagli extracomunitari che arrivano senza nulla, ma hanno la loro identità comunitaria, la loro religione, il loro senso della famiglia e della solidarietà: e abbiamo pensato che insidiassero la nostra identità, mentre altro non facevano, con la loro stessa presenza, che metterci davanti al nostro vuoto identitario autoprovocato?

La storia della società civile italiana somiglia all’apologo kantiano della colomba che, volando libera ma sentendo che l’aria le oppone resistenza, desidera un cielo senz’aria per librarsi senza fatica: e non sa che, in quel cielo vuoto, essa non solo non si sosterrebbe in volo, ma addirittura morrebbe. Abbiamo sostituito religione, patria, solidarietà, senso dello stato e dei doveri, con le “Isole dei Famosi”, i centri commerciali, i telefonini, lo “sballo” del sabato sera, il culto dell’avere, del possedere e dell’apparire anziche dell’essere, la schiavitu nei confronti dei capricci del proprio Ego alla liberta comunitaria ch’è fatta anzitutto di rispetto dei propri doveri e dei diritti altrui.

Ed ecco allora la validita della ricetta-Cacciari: “Cominciamo con il parlare delle cose positive”. Forse è vero che al peggio non c’e mai fondo: ma facciamo un atto di volontà forte, fingiamo di averlo davvero toccato. Quando si sbatte il sedere contro il fondo, c’è una sola cosa da fare: rimettersi in piedi. Acciaccati e doloranti, ma con la sensazione che ora si ricomincia e che questa sarà la volta buona.

Ci aspetta uno scorcio di legislatura, da ora al 2013. E ci aspetta un cambio della guardia, perché Berlusconi, nel bene e nel male, marcia verso gli ottant’anni ed è quindi al capolinea non della sua vita fisica (auguriamogli altri mille anni): ma di quella politica, sì. Il disagio che si registra di questi tempi del PdL, e che si riflette nell’incapacità propositiva e programmatica del Pd, si chiama anzitutto fine del berluskismo: se ne può pensare tutto il bene e/o tutto il male che vogliamo, ma il sistema del padre-padrone-padrino che pensa a tutto lui, che fa tutto lui, che dispone tutto lui, che compra-vende-comanda, è alle corde.

Abbiamo alcuni mesi di riflessione, da qui al ’13, per riorganizzarci le idee e per preparare nuovi quadri e nuovi strumenti. Se nel PdL sono sempre di più quelli che constatano che il partito-azienda non ha un domani e che il partito-plastica non serve a nulla, il succo di tutto è questo: che bisogna ricominciare a ridiscutere, re-imparare a stare insieme, riscoprire e rimodellare i valori desueti e costruirne di nuovi. Abbiamo bisogno di una riforma elettorale, perché il sistema del parlamento designato dalle segreterie ha abbassato la qualità dei nostri politici e ne ha accresciuto la corruttibilità; di un federalismo solidale, perché è inaccettabile un federalismo che distrugga l’Italia e mandi a remengo il Meridione; di una riforma fiscale che anziché fondarsi sui “tagli” riesca a battere l’evasione e restituisca non solo i redditi, ma anche i patrimoni alla loro necessaria funzione civica; di un nuovo patriottismo “italianista” ed “europeista”; di prospettive che ci aiutino a battere l’egoismo e a “risentirci popolo”; di una nuova primavera culturale che batta la TV-spazzatura, lo spettacolo-spazzatura, l’editoria-spazzatura; di un nuovo modo di far informazione mediatica, che per esempio ci restituisca la coscienza dei problemi sociali e di quelli di politica internazionale, scomparsi dalla nostra opinione pubblica.

Egoismo-individualismo, ignoranza-disinformazione, nichilismo-immoralismo: queste sono le nostre catene. Se ce ne liberiamo subito, è già tardi. Se indugiamo, siamo finiti.

8 luglio 2010

Franco Cardini

giovedì 8 luglio 2010

FARINAS, UN UOMO LE SUE IDEE I RISULTATI.


CUBA: FARINAS, DISSIDENTE 'VETERANO' SCIOPERI FAME / (ANSA) - L'AVANA, 8 LUG - Giornalista, psicologo e veterano degli scioperi della fame: e' il profilo di Guillermo Farinas, che negli ultimi mesi si e' detto pronto a morire e a farsi martire della liberta' a Cuba, pur di ottenere la liberazione di un consistente numero di prigionieri politici. Farinas - 48 anni, in gioventu' membro dei corpi scelti della rivoluzione di Fidel Castro - stava compiendo fino ad oggi quello che e' stato il suo 23/o digiuno dal 1995: poco fa, una fonte dell'ospedale di Santa Clara, dove il dissidente e' ricoverato dall'11 marzo, ha confermato all'ANSA che Farinas aveva posto fine al digiuno. La decisione e' stata presa a seguito degli annunci fatti ieri all'Avana sulla liberazione di un consistente gruppo (52 persone) di prigionieri politici. Nel 2006, Farinas aveva fatto uno sciopero della fame di sei mesi, chiedendo l'accesso libero a Internet per tutti i cubani. In quell'occasione, le autorita' mediche lo avevano alimentato per endovena, ponendo fine cos alla sua protesta. Questa volta, la ragione dello sciopero era stata la morte, lo scorso 23 febbraio, del dissidente detenuto Orlando Zapata, muratore di colore di 42 anni, deceduto dopo 85 giorni di digiuno per protestare contro gli abusi subiti in carcere. Zapata era stato il primo detenuto morto nell'isola per uno sciopero della fame dal 1972, e il suo decesso era stato un duro colpo per L'Avana. Poco dopo il governo di Raul Castro respinse le accuse della famiglia e dell'opposizione, affermando che i medici avevano fatto di tutto per salvare la vita di Zapata. Farinas aveva in quel momento denunciato di essere stato fermato e maltrattato, dalla polizia. Dopo essere stato rilasciato, aveva iniziato il digiuno per chiedere la liberazione di 26 ''prigionieri di coscienza'' con problemi di salute. Diverse decisioni prese dall'Avana nelle ultime settimane confermano che il governo di Castro ha cercato in tutti i modi di evitare il ripetersi della tragica morte di Zapata, che aveva innescato una lunga ondata di proteste in tutto il mondo. Mentre le condizioni di salute del giornalista si aggravavano, L'Avana ha fatto alcune mosse proprio per bloccare la possibilita' di un esito tragico della vicenda. Qualche giorno fa, il Granma, quotidiano del Pc cubano, aveva messo le avanti, preavvertendo che i medici di Santa Clara stavano facendo tutto il possibile per salvargli la vita. Subito dopo, Farinas aveva fatto sapere di essere ''consapevole'' che poteva morire, decesso che - aveva precisato - sarebbe stato un ''un onore'' e del quale ''gli unici responsabili saranno i fratelli Raul e Fidel Castro''. Ieri e' poi giunta la notizia che ha aperto una nuova fase nella vita politica cubana, l'annuncio della liberazione, in tempi diversi, di 52 prigionieri, a seguito del dialogo in corso da tempo tra il governo e la Chiesa cattolica: qualche ora dopo e' infine giunto l'annuncio della fine del digiuno da parte del dissidente.

sabato 3 luglio 2010

UN ANNO DOPO IN TURKESTAN ORIENTALE CONTINUA LA REPRESSIONE CINESE.


VIOLENZE XINJINAG, AMNESTY INTERNETIONAL CONTESTA VERSIONE UFFICIALE (ANSA) - PECHINO, 3 LUG - L'organizzazione umanitaria Amnesty International ha contestato la versione ufficiale delle autorita' cinesi sulle violenze che si sono verificate un anno fa ad Urumqi, capitale della provincia cinese del Xinjiang. In un comunicato inviato oggi ai mezzi d' informazione stranieri in Cina, Ai afferma che essa ''lascia troppe domande senza risposta''. La Cina ha accusato delle violenze, nelle quali afferma che hanno perso la vita 198 persone, i gruppi terroristici composti da uighuri, l' etnia turcofona e musulmana originaria della regione. Le testimonianze di uighuri fuggiti dalla Cina dopo le violenze, sostiene Ai, parlano di ''eccessiva forza'' usata dalle forze di sicurezza cinesi, di dimostranti bersagliati dalle armi da fuoco della polizia anti-sommossa. Questi episodi si sarebbero verificati prima che gruppi di giovani uighuri attaccassero le case e le proprieta' di immigrati cinesi. Pechino ha affermato che 198 persone sono state condannate per le violenze ma Ai parla di ''oltre mille'' arresti. Secondo i resoconti della stampa cinese almeno 26 persone sono state condannate alla pena capitale e almeno nove sono gia' state uccise. ''Invece di accusare agitatori esterni creando panico, il governo cinese dovrebbe usare l' anniversario per lanciare una vera inchiesta, tenendo conto anche delle lamentele che da lungo tempo esprime la comunita' uighura''.(nella foto Giancarlo D'Anna in un mercato Uiguro del Turkestan Orientale occupato dai cinesi e rinominato Xinjang)

giovedì 1 luglio 2010

D'Anna:più incisivi sulla lotta alla droga.


Lotta alla prostituzione, un plauso alle Forza dell'Ordine.
Le recenti operazioni eseguite dalle Forze dell'Ordine,(di routine e quelle predisposte dal Questore Italo D'Angelo) mettono in luce una diffusa e preoccupante presenza e di prostitute sul nostro territorio. La prostituzione non viene mai da sola e si accompagna spesso alla malavita e al traffico e spaccio di droga. Un plauso dunque va al Questore di Pesaro, agli uomini del Commissariato di Fano per le recenti operazioni come un plauso va a Carabinieri, Guardia di Finanza e Vigili Urbani per l'impegno profuso nel tempo. Questa è la strada giusta. Quella della prevenzione e repressione dei fenomeni criminosi. Resta diffusissimo l'uso e consumo di sostanze stupefacenti. In questo settore c'è molto lavoro da fare e ci auspichiamo una maggiore attività di indagine di controllo che individui le centrali di spaccio vero e proprio supermarket di quelle sostanze che minano la salute fisica e mentale dei giovani.