sabato 3 luglio 2010

UN ANNO DOPO IN TURKESTAN ORIENTALE CONTINUA LA REPRESSIONE CINESE.


VIOLENZE XINJINAG, AMNESTY INTERNETIONAL CONTESTA VERSIONE UFFICIALE (ANSA) - PECHINO, 3 LUG - L'organizzazione umanitaria Amnesty International ha contestato la versione ufficiale delle autorita' cinesi sulle violenze che si sono verificate un anno fa ad Urumqi, capitale della provincia cinese del Xinjiang. In un comunicato inviato oggi ai mezzi d' informazione stranieri in Cina, Ai afferma che essa ''lascia troppe domande senza risposta''. La Cina ha accusato delle violenze, nelle quali afferma che hanno perso la vita 198 persone, i gruppi terroristici composti da uighuri, l' etnia turcofona e musulmana originaria della regione. Le testimonianze di uighuri fuggiti dalla Cina dopo le violenze, sostiene Ai, parlano di ''eccessiva forza'' usata dalle forze di sicurezza cinesi, di dimostranti bersagliati dalle armi da fuoco della polizia anti-sommossa. Questi episodi si sarebbero verificati prima che gruppi di giovani uighuri attaccassero le case e le proprieta' di immigrati cinesi. Pechino ha affermato che 198 persone sono state condannate per le violenze ma Ai parla di ''oltre mille'' arresti. Secondo i resoconti della stampa cinese almeno 26 persone sono state condannate alla pena capitale e almeno nove sono gia' state uccise. ''Invece di accusare agitatori esterni creando panico, il governo cinese dovrebbe usare l' anniversario per lanciare una vera inchiesta, tenendo conto anche delle lamentele che da lungo tempo esprime la comunita' uighura''.(nella foto Giancarlo D'Anna in un mercato Uiguro del Turkestan Orientale occupato dai cinesi e rinominato Xinjang)

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