mercoledì 7 novembre 2007

Le inglesi vogliono riaprire i bordelli. E in Italia?

la crociata del women's institute, l'associazione femminile più famosa d'inghilterra
Per difendere le prostitute e la salute dei loro clienti. Ma il governo non è favorevole


La locandina del film «Calendar Girls»
LONDRA - Dalla difesa delle buone maniere alla crociata a favore dei bordelli: è il «nuovo corso» del Women’s Institute, l'associazione femminile più famosa d'Inghilterra che da decenni raccoglie fondi da destinare a iniziative benefiche. Come fa notare il Times di Londra, questa volta l'istituzione ha messo da parte le battaglie in difesa delle antiche tradizioni femminili inglesi, tra le quali si distinguono le marmellate fatte in casa, il ricamo e il lavoro a maglia, e ha dato vita a una nuova iniziativa che ha come scopo la legalizzazione delle case d'appuntamenti.

ORIGINI - Nata nel 1915 in Galles, il Women's Istitute, al quale tra l'altro si è ispirato il regista Nigel Cole per la realizzazione del film «Calendar gils» (storia di alcune donne perbene inglesi, iscritte all’associazione, che realizzano un calendario sexy per raccogliere fondi destinati alla ricostruzione di un ospedale), è un'associazione molto influente nel Regno Unito e conta oltre 210 mila membri: la nuova crociata a favore dei bordelli è stata ispirata dalla sezione del villaggio di Holybourne, nell'Hampshire. Il motivo principale che ha spinto queste donne a richiedere una nuova legge sulle case chiuse sono stati gli omicidi che hanno visto come vittime cinque prostitute nelle città di Ipswich lo scorso dicembre.

MOZIONE - Durante il meeting della sezione locale dell'Hampshire, tenutosi all'inizio di autunno, al quale hanno partecipato ben 6 mila membri, è stata votata quasi all'unanimità la mozione che richiede la legalizzazione dei bordelli affinché fatti come quelli di Ipswich non si ripetano. Adesso la mozione passerà al vaglio dell'organizzazione nazionale che dovrà stabilire se censurarla o approvarla. Se il risultato fosse positivo, il Women's Istitute organizzerà una grande campagna per fare in modo che il governo prenda in considerazione le sue richieste. Jean Johnson, 62 anni, è la principale promotrice di questa battaglia. Al Times spiega: «Cinque giovani ragazze sono state uccise l'anno scorso. Erano figlie e sorelle di qualcuno e avevano diverse origini. Vogliamo incoraggiare le autorità locali a concedere licenze affinché le prostitute possano esercitare il loro lavoro in luoghi chiusi e sicuri». La Johnson sottolinea che in alcuni Paesi europei, tra i quali Olanda e Germania, i diritti delle prostitute sono ampiamente affermati e ciò permette di proteggere non solo la loro sicurezza, ma anche la salute dei clienti.

LO STOP DEL GOVERNO - Recentemente il governo inglese ha espresso la volontà di cambiare la legge, ma nel progetto di riforma si parla solo di aiuti alle prostitute tossicodipendenti o affette da malattie sessuali. Alcuni ministri hanno bocciato la proposta di legalizzare «minibordelli» dove massimo due prostitute potevano esercitare la professione. Secondo costoro una legge simile proteggerebbe solo un piccolo numero di prostitute. La maggioranza infatti, composta da donne disperate, spesso senza permesso di soggiorno o che sono malate e tossicodipendenti, continuerebbe a lavorare in strada e probabilmente i loro rischi aumenterebbero.

Francesco Tortora

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Meglio in casa che in strada.

Fronte Sociale Pesaro Urbino ha detto...

sono d'accordo, paghino le tasse però!

CIRCOLO NERONE-LA DESTRA ha detto...

Sono d'accordo

Ciao