mercoledì 30 luglio 2008
LAVORO. SALTAMARTINI (PDL-AN), "STATUTI PARTECIPATIVI" PER MODERNIZZARE IL PAESE
Roma, 29 lug. - Favorire la complicità tra lavoro e capitale per aprire una stagione di modernizzazione, competere con più efficacia nel mercato globale e rafforzare il senso di una "comunità di destino" tra i soggetti che operano all'interno dell'impresa. E' basata su una vera e propria sfida culturale la proposta di legge per l'adozione di "statuti partecipativi" delle imprese presentata dalla deputata del Pdl e componente della Commissione Lavoro di Montecitorio, Barbara Saltamartini. Una proposta sottoscritta già da 52 parlamentari e che nasce da una precisa consapevolezza: le sfide lanciate dalla globalizzazione e i mutati scenari economici hanno generato ormai un profondo cambiamento nel mondo del lavoro, che impone la necessità di giungere in tempi brevi ad una ridefinizione del ruolo e dei rapporti delle parti sociali all'interno del nostro sistema economico. "Una ridefinizione - spiega la Saltamartini - che deve incentivare le parti sociali a trasferire il loro operato dal tortuoso sentiero della contrapposizione alla strada più ariosa della coesione e del dialogo, al fine di consolidare l'intero sistema-Paese. D'altro canto - fa notare la parlamentare - le grandi trasformazione avvenute nel paradigma produttivo hanno reso la risorsa umana sempre più importante all'interno dell'impresa: oggi al lavoratore si richiede non più soltanto lo svolgimento di funzioni meramente esecutive ma anche l'implementazione di linee progettuali riguardanti la definizione dei processi aziendali. E', dunque, fondamentale, ottimizzare l'impiego del lavoro, ricercando formule collaborative per le quali la risorsa umana possa diventare sempre più ‘soggetto' della produzione".
La Pdl delega il Governo ad adottare "uno o più decreti legislativi" che dovranno individuare i requisiti minimi affinché le imprese, "o per effetto di un accordo sindacale" o "mediante proposta aziendale" possano adottare uno "statuto partecipativo" che legittimi l'accesso ai conseguenti benefici. Tali requisiti vengono definiti nella previsione di "organismi congiunti" di rappresentanti dell'impresa e dei lavoratori e "dotati di congrui poteri di impulso, indirizzo, sorveglianza e monitoraggio ovvero di deliberazione nelle materie inerenti l'organizzazione del lavoro, le pari opportunità, la formazione professionale, la sicurezza, la salute e la salubrità degli ambienti di lavoro, la remunerazione per obiettivi", nonché nella istituzione di "procedure formali, vincolanti e garantite di informazione e consultazione preventiva" dei rappresentanti dei lavoratori "alle decisioni più rilevanti dell'impresa". Tra i requisiti viene indicata "la distribuzione ai lavoratori dipendenti di una quota del profitto d'impresa eccedente una soglia minima" ovvero il trasferimento "di una quota del reddito di impresa mediante l'assegnazione di azioni". Per valutare il grado di rispondenza delle società a statuto partecipativo ai requisiti prefissati, si attribuisce il compito alla Direzione Regionale del Lavoro o, nel caso di aziende presenti in più Regioni, al Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.
"La nostra proposta - afferma Saltamartini - muove dalla convinzione che la partecipazione dei lavoratori possa oggi costituire un orizzonte strategico di grande attualità, capace di costituire lo sfondo culturale più appropriato per favorire il perseguimento di una via ‘alta' alla competizione internazionale delle imprese; una competizione, cioè, che non si basi solo sul prezzo ma anche sull'affidabilità, sul miglioramento dei processi e sull'inclusione sociale. Una prospettiva, peraltro, alle cui radici confluiscono diversi filoni della tradizione italiana, dalla dottrina sociale della Chiesa alle componenti più aperte del liberalismo, all'area della destra più sensibile alle tematiche sociali. Penso, ad esempio alle parole di Giovanni Paolo II che nel 1981, nella Laborem exercens, auspicò un sistema strutturato secondo il principio della sostanziale ed effettiva priorità del lavoro, della soggettività del lavoro umano e della sua efficiente partecipazione a tutto il processo di produzione. E ciò - conclude - indipendentemente dalla natura delle prestazione eseguite".
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