lunedì 21 aprile 2008

Clandestini, immigrati,criminalità.


scelto dalla redazione
Oggi il sito dell’ANSA riporta lapidario che “gli stranieri commettono un reato su tre”, specificando poi che “a delinquere sono sopratutto i clandestini. Tra gli immigrati regolari il tasso di criminalita’ e’ in media con quello degli italiani”. Dati del Viminale (vedi http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/italia/news/2008-04-20_120213822.html per la notizia).

Mi pare piuttosto evidente, allora, che l’allarme sociale creatosi in questi ultimi anni sia suffragato dalla prova dei fatti. Specialmente perché, dietro i terrificanti numeri dei reati commessi, si nascondono centinaia di migliaia di vittime di rapine, borseggi, furti, danneggiamenti e abomini come quelli che riempiono i telegiornali di questi giorni: giovani donne stuprate, malmenate e lasciate su un marciapiede.

Davanti a storie come quelle che ascoltiamo ormai quotidianamente, c’è ancora qualcuno che rifiuta l’equazione clandestinità=criminalità, e che critica ancora la legge Bossi-Fini, quella che ha riconosciuto la clandestinità come reato (e quindi l’ha resa perseguibile penalmente).
Eppure è tanto evidente: chi giunge in Italia in modo regolare, lavora, ha una casa, spesso si integra nel tessuto sociale di chi lo accoglie. Chi viene qui senza le carte in regola, spessissimo è un delinquente. E quand’anche non lo fosse, più facilmente lo diventa.

Dovremme sentirci in colpa se non lo vogliamo in giro per le nostre strade? Non penso proprio. Non facciamoci ingannare da chi ci vuole instillare sentimenti di perbenismo e di falsa accoglienza, magari appigliandosi ai principi del Cristianesimo. E’ in torto chi antepone l’accoglienza all’immigrato clandestino ala sicurezza. Due millenni di storia della Chiesa cattolica, di esegesi biblica e di riflessione teologica ci insegnano a difendere i più deboli ed a schierarsi dalla loro parte.

E chi sono i più deboli? Gli stupratori, i ladri e gli omicidi, o piuttosto le vittime innocenti di questa autentica mattanza sociale? Chiedetelo alla giovane studentessa universitaria del Lesotho, violentata ed accoltellata alla stazione ferroviaria de la Storta, chiedetelo alle migliaia di pensionati ai quali qualche disgraziato farabutto ha scippato il portafogli subito fuori dall’ufficio postale.

Non è la mancanza di accoglienza a rendere l’Italia un Paese incivile, ma la mancata protezione alle nostre donne, ai nostri bambini, ai nostri anziani, ai malati, ai giovani, a chi si trova in difficoltà economiche, a chi rimane senza lavoro. Questa è la battaglia che la nostra civiltà deve vincere. Non quella a chi accetta sul suo territorio il maggior numero di clandestini.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

a pensare che fini e soci gli vogliono dare il voto....

Anonimo ha detto...

a chi ai clandestini? fatti una doccia fredda.

Anonimo ha detto...

agli extracomunitari...non lo sai?
tu fattela bollente la doccia...

don Nicola Salsa ha detto...

Chi bussa alle porte dell'Europa non viene per rubare, uccidere, spacciare droga, ci viene per trovare un futuro per se e per la propria famiglia. Ma perchè ci dimentichiamo che in quella persona povera c'è Cristo?
Se queste persone non vengono accolte da noi cristiani, verranno accolte da chi li sfrutterà per i propri interessi

don Nicola Salsa ha detto...

Chi bussa alle porte dell'Europa non viene per rubare, uccidere, spacciare droga, ci viene per trovare un futuro per se e per la propria famiglia. Ma perchè ci dimentichiamo che in quella persona povera c'è Cristo?
Se queste persone non vengono accolte da noi cristiani, verranno accolte da chi li sfrutterà per i propri interessi.