lunedì 17 marzo 2008
PASSA IN CONSIGLIO REGIONALE LA MOZIONE SUL TIBET
Passa in consiglio regionale la Mozione del Consigliere regionale Giancarlo D’Anna sui Diritti Umani in Tibet. Soddisfatto il consigliere del risultato che ha messo insieme anche i voti della maggioranza di centrosinistra (2 soli voti contrari dei comunisti Italiani e un astenuto del PD) nel “condannare la repressione del popolo Tibetano”. Nella mozione originaria, presentata da D’Anna prima dei drammatici fatti di Lasha, si chiede” al governo Italiano di valutare con l’Unione Europea, in presenza dell’attuale situazione di repressione, la non partecipazione alle Olimpiadi”.
La mozione venne presentata da D’Anna nel dicembre 2005 ma come purtroppo accade con altre mozioni, fino ad oggi non era stata discussa. Oggi essendo inserita nell’ordine del giorno il Consigliere D’Anna ne ha chiesto l’anticipazione. Risultato finale la mozione è passata con grande soddisfazione del consigliere di A.N: che lo scorso anno ha visitato il Tibet rendendosi conto di persona del dramma del popolo Tibetano.
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6 commenti:
Cazzo sei grande!!!!!.TIBET LIBERO
al TG3, hanno dato grande evidenza all'approvazione della tua mozione.
la migliore risposta alla tua lunga battaglia per il Tibet.complimenti
Bene Bravo Giancarlo!
peccato che ancora stai di là!
Vi ringrazio per il supporto e i complimenti,vi aggiorno sulla situazione:
MYANMAR
La rivolta tibetana “innervosisce” i generali birmani
A Yangon il regime aumenta la sicurezza intorno ai simboli religiosi buddisti, dove a settembre sono partite le proteste anti-regime. Soldati circondano il monastero Kaba Aye. La giunta guarda con preoccupazione ad alcune date significative tra cui il Capodanno birmano.
Yangon (AsiaNews) - Le proteste dei monaci tibetani contro l’oppressione cinese spaventano la giunta birmana, che teme una nuova ondata di manifestazioni popolari come quella guidata dai bonzi a settembre 2007. Secondo il sito Mizzima News, da oggi soldati e polizia antisommossa circondano il monastero Kaba Aye a Yangon e hanno chiuso i cancelli di ingresso all’edificio. Il governo militare – raccontano fonti di AsiaNews nella ex Birmania – ha aumentato la sicurezza anche intorno ad altri simboli religiosi e lungo la strada per l’aeroporto, piena di poliziotti.
Le autorità, naturalmente, non forniscono spiegazioni riguardo al potenziamento dei controlli. Si ipotizza un giro di vite sulla popolazione e la comunità dei religiosi buddisti che potrebbe rialzare la testa incoraggiata dalle dimostrazioni anti-Pechino a Lhasa. I generali sono in fermento in vista di alcune date importanti per il regime: il 27 marzo, la festa nazionale dell’esercito e il 17 aprile, il Capodanno birmano. I leader del movimento di settembre hanno detto da tempo che il governo militare, al potere dal 1962, “non passerà il nuovo anno”. Senza contare il referendum di maggio sulla nuova Costituzione, la cui riuscita è necessaria per offrire credibilità internazionale alla controversa “road map” dei militari verso la democrazia.
Anche se tutto sembra tacere in Myanmar lo scontento popolare cresce di giorno in giorno. Fonti di AsiaNews a Yangon e Mandalay ricordano che la gente continua a morire di fame, la disoccupazione è ai massimi livelli e che l’aumento del costo del carburante sta mettendo in ginocchio la popolazione. L’autobus per l’università costava 900 kyat al mese; il prezzo è cresciuto gradualmente passando da 9mila e poi 11mila kyat. Gli studenti non possono più andare a lezione con i bus universitari e devono prendere il treno, più economico ma molto meno efficiente. “Vivere o morire qui in Birmania è la stessa cosa – confessa un ragazzo da Mandalay, che chiede l’anonimato – viviamo nel terrore, con il timore di essere spiati ovunque, non possiamo parlare di politica nemmeno in casa. Per quanto dovremo andare avanti così?”.
buona notte a tutti
i fatti più che tutto il resto premiano il tuo impegno.
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