lunedì 9 marzo 2009

AMBIENTE, D'ANNA, DAL CASO DELL'INCENERITORE DI COLLEFERRO UNA CONFERMA: PUNTIAMO SULLA DIFFERENZIATA


L'inchiesta sullo smaltimento illegale di rifiuti nella Provincia di Pesaro-Urbino, tornata alla ribalta della cronaca in questi giorni, testimonia ancora una volta che quello dei rifiuti è un business nel quale si inseriscono personaggi senza scrupoli pronti a causare danni all'ambiente e alla salute umana pur di far denaro. Alcuni, non tutti in buona fede, credono che l'incenerimento sia una valida alternativa, così non è a mio avviso. Innanzi tutto perché, come testimoniano analisi e risultati nei dintorni dei "termovalorizzatori" la presenza di sostanze cancerogene, ad iniziare dalla diossina testimoniano la pericolosità di quegli impianti. Secondo perché se quello dei rifiuti è un business, negli inceneritori, come nelle discariche ci può essere, e nella provincia di PU c'è stato, chi apre i cancelli e chiude gli occhi su quanto viene conferito. L'alternativa? La raccolta differenziata, l'eliminazione di imballaggi inutili, gli impianti di compostaggio. Di seguito un articolo tratto dal Corriere della Sera relativo all'inceneritore di Colleferro


Rifiuti Roma: 13 arresti, sequestrato termovalorizzatore
da 40 minuti


Il Nucleo operativo ecologico (Noe) dei Carabinieri di Roma ha effettuato questa notte il sequestro dei due termovalorizzatori dell'impianto di Colleferro e arrestato 13 persone per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, falso, truffa, accesso abusivo a sistemi informatici e favoreggiamento personale.
Lo riferisce una nota dei carabinieri, aggiungedo che gli impianti continuano ad essere operativi sotto il controllo del Noe.
Nell'inchiesta, in cui risultando indagate 25 persone, sono coinvolti amministratori di società di rifiuti e combustibile derivato da rifiuti (Cdr) nel Lazio, in Campania e in Puglia.
Le articolate indagini hanno riguardato la verifica della qualità e consistenza del cdr immesso quotidianamente nei cicli gestionali degli impianti di termovalorizzazione di Colleferro, in provincia di Roma, dove venivano conferiti i rifiuti provenienti principalmente dalle regioni Lazio e Campania.
Secondo gli investigatori, si legge nel comunicato, "vi sono elementi di responsabilità a carico dei soggetti che conseguivano ingiusti profitti, rappresentati dai maggiori ricavi e dalle minori spese di gestione dei rifiuti che venivano prodotti e commercializzati come cdr pur non avendone le caratteristiche, qualificabili, in gran parte invece, come rifiuti speciali anche pericolosi e quindi non utilizzabili nei forni dei termovalorizzatori per il recupero energetico".

3 commenti:

Antonio Colucci ha detto...

Bisognerebbe infatti andare a vedere quel che si brucia nei cementifici o nelle fornaci di mattoni. Per esempio, Solazzi, che ha fatto usare la cava per quel che sappiamo, siamo sicuri che non presti, o abbia prestato, la sua fornace ad utilizzi pericolosi? Cosa c'è nei mattoni con cui costruiamo le nostre case?

A proposito sei d'accordo con la tua maggioranza di governo alla ripresa dell'utilizzo dell'energia nucleare? L'errore umano, fatale nel caso di Chernobil, (avevano deliberatamente disattivato i sistemi di sicurezza per velocizzare la procedura) in Italia quante volte si potrebbe ripetere?

Unknown ha detto...

Bravo Giancarlo!
Quello dei rifiuti è un problema primario che né Destra né Sinistra tengono in considerazione: riduzione drastica degli imballaggi (li metteranno mai degli incentivi a non acquistare imballaggi?), raccolta differenziata spinta per ridurre il più possibile i rifiuti conferiti in discarica (ci sono già degli esempi in alcuni comuni italiani da seguire)...
E invece tutti (da Berlusconi a Bersani)la menano con questi inceneritori come fossero la panacea di tutti i mali!

giancarlo ha detto...

Antonio non sono favorevole a nucleare da sempre e ancora non c'è chi mi ha convinto a cambiare idea.