venerdì 1 febbraio 2008

MARINI-LETTA, I VECCHI AMICI


Marini: «Un margine c'è ancora»

E Gianni Letta va a Palazzo Chigi
Il braccio destro del Cavaliere: «Ho incontrato vecchi amici». Veltroni: grande coalizione? Facciamola ora



Gianni Letta, braccio destro di Silvio Berlusconi (Lapresse)
IL RUOLO DI LETTA - Le consultazioni a Palazzo Giustiniani non sono però il solo spazio in cui si disputa ora la partita politica. Va infatti rilevata anche l'azione parallela delle principali forze politiche che, aspettando lunedì, quando sarà il loro turno per conferire con l'«esploratore» di Napolitano, ne approfittano per mettere a punto le rispettive strategie. Il Pd ha ribadito la linea già evidenziata negli ultimi giorni: lavorare per una modifica della legge elettorale e puntare, in alternativa, a far votare il referendum prima della convocazione delle elezioni politiche. Forza Italia, ufficialmente, continua a sostenere la linea del voto subito. Ma in mattinata il braccio destro di Silvio Berlusconi, Gianni Letta, si è intrattenuto per oltre mezz'ora a Palazzo Chigi. E questa visita apre la porta a diverse possibili interpretazioni.

«VECCHI AMICI» - Letta, lasciando la sede del governo, ha semplicemente spiegato di essere stato in visita «a vecchi amici», escludendo così di avere incontrato Romano Prodi o uno dei suoi vicepremier o, ancora, il nipote Enrico, che del premer è sottosegretario. E nella stessa occasione ha confermato di avere avuto modo di sentire anche lo stesso Marini, ricorrendo anche in questo caso alla formula dei «vecchi amici», precisando che lui e il presidente del Senato lo sono e sottolineando che proprio per questo motivo è «ovvio che ci si senta». Tuttavia proprio di Letta si è parlato in più occasioni come di un possibile nome da spendere per un governo di larghe intese e, in ogni caso, è noto il suo ruolo di ambasciatore del Cavaliere negli ambienti del centrosinistra. Vannino Chiti, ministro per i Rapporti con il Parlamento, commenta positivamente l'esistenza di una linea di confronto tra il consigliere di Berlusconi e il presidente del Senato: «Se c'è un filo diretto tra Marini e Gianni Letta, e funziona - ha evidenziato -, è importante al di là del governo e della situazione attuale». «Bisogna nella chiarezza - ha spiegato infatti il ministro - moltiplicare i rapporti corretti e trasparenti tra le le forze politiche e gli esponenti delle diverse aree. Ne ha bisogno l'Italia per il suo rinnovamento e tanto più di fronte ai problemi di una situazione internazionale così complessa e difficile».


Il leader del Pd, Walter Veltroni (Ansa)
«PRIMA IL REFERENDUM» - Il Pd, intanto, fa propria la proposta di andare al voto solo dopo la modifica della legge elettorale o, in alternativa, dopo l'indizione dei referendum, così da avere - in caso di vittoria dei sì - la certezza di una diversa attribuzione dei seggi di Camera e Senato. La conferma della strategia del partito è arrivata dal vicesegretario Dario Franceschini, al termine di un incontro tra lui, Walter Veltroni e i vertici del comitato referendario, Giovanni Guzzetta, Mario Segni e Natale D'Amico. «Chiunque capisce che avrebbe più senso cambiare prima la legge elettorale, che tutti dicono che non funziona e poi andare a votare e non fare viceversa - ha detto Franceschini -. Per questo sosteniamo fino in fondo il tentativo di Franco Marini. Non c'è cosa più sciocca che pensare che abbiamo paura delle elezioni. Il consenso attorno al Pd cresce e siamo pronti a qualsiasi cosa». E lo stesso Veltroni, parlando nel pomeriggio da Velletri, ha lanciato una sfida al centrodestra: «La Casa delle Libertà dice: "Andiamo a votare e poi facciamo la grande coalizione". E perchè non la facciamo prima con un governo guidato da Marini che riscriva le regole del gioco? Avrebbe senso- ribadisce- fare un'intesa adesso per scrivere le regole del gioco e poi lasciare la scelta agli italiani».

CONTATTI CON LA CDL - «Comunque vada - ha commentato Giovanni Guzzetta a nome dei referendari, che in queste ore stanno cercando di prendere contatti anche con la Cdl per provare a convincere i leader del centrodestra sulla necessità di far votare prima di tutto i tre quesiti avallati dalla Consulta e sostenuti da 850 mila firme - il referendum resta in campo, e si dovrà fare l'anno prossimo. Da parte nostra non c'è nessuna volontà di strizzare l'occhio a tentativi dilatori, ma è irragionevole andare al voto con questa legge, ritardando le elezioni solo di poche settimane». Dunque non governo non per rifare la legge elettorale, essendo stretti i tempi, ma un governo che accompagni il Paese verso i referendum.

MA FINI DICE NO - La prima risposta, negativa, è però arrivata da Gianfranco Fini, che pure del referendum era stato uno dei più entusiasti sostenitori. «Proprio perchè Alleanza nazionale ha avuto un ruolo nella raccolta delle firme per il referendum - ha detto il presidente di An -, ho voluto spiegare a Guzzetta che per noi oggi è prioritario dotare l'Italia di un governo». «Non neghiamo la necessitá di continuare un impegno a difesa del bipolarismo, per le riforme istituzionali e per una legge elettorale che sia garanzia dell'alternanza - ha aggiunto -. Ma questo accadrá nella prossima legislatura. Per gli italiani oggi serve solo la possibilitá di votare».

«MISSIONE IMPOSSIBILE» - Lo stesso Franco Marini mette le mani avanti, facendo trapelare alle agenzie che «il mio tentativo nasce per fare la riforma della legge elettorale, non per consentire di tenere il referendum». Resta però da vedere se la moral suasion dei referendari avrà effetto in casa Cdl, considerando che anche An è stata in prima fila nella raccolta delle firme. Per ora la linea ufficiale non cambia e Pier Ferdinando Casini, che in mattinata ha incontrato Marini con la delegazione del suo partito, ribadisce che la ricerca di una nuova maggioranza è «una missione quasi impossibile». E ai cronisti dice: «Guardate che Marini è una persona seria, è più realista di quanto pensiate voi giornalisti. Anche lui pensa sia quasi impossibile». Poi, però, il presidente del Senato ha dato la sua interpretazione autentica parlando davanti ai cronisti: «L'impresa è gravosa, ma un margine c'è ancora».

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Git a chesa!!!

elezioni subito!

Anonimo ha detto...

votiamo ma scegliamo. ci vogliono le preferenze altrimenti vengono rieletti quelli che i casini li hanno fatti.e Luxuria, Caruso D'Elia?