domenica 10 febbraio 2008

per non dimenticare

6 commenti:

Anonimo ha detto...

nel marasma generale, grazie per continuare ad essere attento e presente e puntuale.

Anonimo ha detto...

ISTRIA, FIUME E DALMAZIA, NE' SLOVENIA NE' CROAZIA!!!!

Anonimo ha detto...

certo che per un nero chiamarsi rossi è veramante il colmo.sotto gli slogan niente....hasta la victoria siempre

Anonimo ha detto...

sotto gli slogan noi c'abbiamo qualcosa..e non solo sotto gli slogan...e voi agglomerato di checche?

LA DESTRA URBINO ha detto...

Ieri, nell’italianissima Trieste; ieri 10 febbraio, giornata del ricordo del massacro e dell’esodo di migliaia di italiani dalle irredente terre di Istria e Dalmazia; ieri le superbe parole di Shakespeare, genio della letteratura mondiale, nato nella perfida Albione, hanno risuonato con tutta la forza, il vigore che vibrano alla sola loro lettura.
Perché ieri, oggi e domani, noi tutti, uomini e donne de La Destra, sappiamo di essere davvero un manipolo di fratelli.
Felici certamente, come lo sono coloro che non hanno mai guardato a galloni, medaglie, scranni e prebende. Felici per aver fatto la scelta giusta in quel assolato ed accaldato mese di luglio prima e a novembre poi. Felici di sapere che, come avevamo detto, in in Italia c’è e sempre ci sarà, una sola ed unica destra: La Destra.
Ma siamo realmente pochi? Crediamo e pensiamo realmente che saremo pochi. No cari amici non lo credo affatto. Io che come tanti di voi ho vissuto il buio delle sezioni del Movimento Sociale Italiano, io che sono stato abituato a fidarmi, a vivere 24 ore su 24, la solitudine con i pochi fratelli che allora tenevano in piedi una destra ghettizzata, attaccata, vituperata, massacrata…io so che oggi non è così.
Ieri il popolo della destra a Trieste, città a me cara perché ha dato i natali a mia madre e perché ha visto mi nonno combattere fino alla fine e sfuggire la morte in una foiba solo perché ebbe la fortuna di fuggire alla furia dei partigiani comunisti di Tito dopo la sua cattura, a Trieste dicevo abbiamo dimostrato a Berlusconi a Veltroni a Casini e Bossi, A Bertinotti e a Mastella, ma soprattutto a Gianfranco Fini che chi ha dignità, chi ha e crede nei valori e negli ideali che si porta nel cuore da sempre, NON SI SVENDE per un piatto di lenticchie. Abbiamo dimostrato a tutti cosa è il popolo della Destra.
E’ stata una lunga e difficile giornata quella del 10 febbraio 2008. Giornata anticipata da riunioni, incontri, discussioni, capannelli che hanno visto gli alberghi, le birrerie, i bar e le trattorie triestine protagoniste di una scelta e di una svolta.
Tanti i dubbi che hanno attanagliato tutti, Storace e Buontempo in testa. Era una scelta difficile. E’ stata una scelta difficile. Ma l’abbiamo presa. Orgogliosamente, coscientemente, con forza e vigore, fuori dagli egoismi che il sentimento fa inevitabilmente venir fuori. Sappiamo tutti che sarà una battaglia difficile, per certi aspetti impari. Potremmo cadere. Ma quante volte siamo caduti e quante volte ci siamo sempre rialzati in piedi? Sempre. E a testa alta. Fieri di quel che siamo. Fieri del nostro passato. Fieri del futuro che stiamo costruendo giorno dopo giorno. Per noi. Per i nostri figlie e nipoti.
Fini ed Alleanza nazionale hanno esaurito un ruolo che non gli appartiene e non gli è mai appartenuto. Un leader che tradisce il suo popolo non può e non deve essere un leader.
Molti di noi sono andati via da An perché vedevamo, sapevamo che il destino era il Partito popolare europeo. Non ci hanno creduto, ci hanno deriso, sbeffeggiato, insultato. Ieri, invece, si sono resi conto che avevamo ragione. Ieri in molti hanno capito che il loro destino è quello di morire democristiani. Ieri hanno capito di aver combattuto per degli ideali per dei valori che non gli appartenevano più perché qualcuno, senza interpellarli, con un colpo di spugna, aveva cancellato 60 anni di storia (e qualcuno direbbe anche centinai di anni).
Oggi noi siamo qui, orgogliosi e fieri di quel popolo che il 10 febbraio 2008 ha consegnato all’Italia la destra. L’unica Destra. Sarà difficile. Ci vorrà l’impegno di tutti. Ci si dovranno rimboccare le maniche e sporcarsi nuovamente di colla. Si dovranno trovare i finanziamenti, perché a differenza delle solite voci “bene informate” e di qualche altro che per anni ha avuto il cappello teso verso Arcore, noi non prendiamo soldi da Silvio Berlusconi.
Sarà dura, potremmo non riuscire. Ma se perderemo lo faremo con la nostra dignità, con il nostro simbolo, infischiandosene dei veti di chi ha pensato di schiacciarci solo per rancore, invidia e odio. Di Caini ne abbiamo conosciuti tanti nella vita, personale e politica. Ma a noi hanno insegnato a non porgere l’altra guancia.

Stefano Schiavi

Anonimo ha detto...

rossi sotto gli slogan le palle rinsecchite, elemosinate un posto a berlusconi e quando non ve lo da dite che andate da soli. tradotto siccome non ci vogliono ci presentiamo da soli, grazie al cazzo che altro vi resta da fare?è tutto qui il coraggio.c'è da "rimpiangere" i fascisti degli anni settanta!!! e detto da me è tutto dire!hasta la victoria siempre!