lunedì 25 febbraio 2008
MANIFESTIAMO PER IL TIBET
Lunedì 10 marzo 2008, in occasione del 49° anniversario dell’insurrezione di Lhasa, si terrà a Roma, con partenza da Piazza Navona, alle ore 17.30 un corteo – fiaccolata. Con questa manifestazione i promotori chiedono:
La liberazione di tutti i reclusi nelle carceri e nei laogai cinesi e la liberazione del Panchen Lama, sequestrato dai cinesi nel 1995
Il rispetto dei Diritti Umani e dell’identità storica e culturale del popolo tibetano
I promotori sostengono inoltre il negoziato senza precondizioni tra il governo tibetano in esilio e Pechino e sostengono la Marcia Dharamsala –Lhasa organizzata dalle ONG tibetane per l’autodeterminazione
La manifestazione sarà preceduta, alle ore 16.00 da unsit in sotto la sede del CONI (Largo de Bosis 15).
Con lo slogan “Una fiaccola per la libertà del Tibet”, lanciato da International Tibet Support Network, intendiamo protestare contro le promesse non mantenute di Pechino e denunciare l’assenza del Tibet ai Giochi Olimpici del 2008. Un tedoforo tibetano reggerà la fiaccola per la libertà del Tibet, simbolo della speranza e delle aspirazioni del popolo tibetano alla giustizia e dell’impegno di tutti a far sì che questo sogno diventi realtà. La fiaccola compirà un lungo giro in tutto il mondo e il giorno 8 agosto, in concomitanza con l’apertura dei Giochi, sarà alla frontiera del Tibet occupato.
Il governo cinese usa i Giochi Olimpici per nascondere l’illegale occupazione del Paese delle Nevi e le spaventose violazioni dei diritti umani che vi sono perpetrate. Allo stesso tempo, le Olimpiadi offrono però a tutto il mondo l’opportunità di portare l’attenzione sulla Cina e di far capire al governo cinese che è arrivato il momento di porre fine al suo dominio in Tibet.
Aderiscono alla manifestazione:
Comunità Tibetana in Italia
Associazione Donne Tibetane in Italia
Students for a Free Tibet
Free Burma - Italy
Associazione Amici del Tibet
Associazione Italia-Tibet
Associazione AREF
Socialismo Libertario
Confederazione Italiana di Base Unicobas
Associazione Iside
Lega per l’Abolizione della Caccia – Lazio
Unione Naturisti Italiani – Lazio
Progetto ASIA
Associazione Villaggio Terra
Unione Vegetariana Animalista
Associazione LAOGAI
Campagna di Solidarietà con il Popolo Tibetano
Associazione Nessuno Tocchi Caino
Associazione Radicale Adelaide Aglietta
Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito
Federazione dei Giovani Socialisti
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9 commenti:
Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito
Federazione dei Giovani Socialisti
SI FESTEGGIA CON I TUOI PROSSIMI ALLEATI
TRADITORE
Unione Naturisti Italiani – Lazio...M'ISPIRA....
faresti bene a domandarti perchè lasciare ad altri una battaglia che dovrebbe essere sopratutto di destra.
Giusto...chiederemo alla Federazione di Roma de "LA DESTRA" se partecipa all'evento...
Comunque la protesta più evidente si dovrebbe fare per le Olimpiadi...Bisognerebbe chiedere agli atleti di boicottarle, ai cittadini di non guardarle così che gli sponsor siano dissuasi a finanziare....
E' difficile ma qualche tipo di boicottaggio andrebbe organizzato!
Rossi Giacomo
Port.prov. "La Destra"
la destra di storace al 4%
Sondaggio: a chi andrà il voto gay? I risultati
di Daniele Nardini
Martedì 26 Febbraio 2008
I risultati del sondaggio di Gay.it sulle intenzioni di voto. Il 50% dà la propria preferenza al PD mentre uno su quattro voterà PDL. Bene i Socialisti. Sinistra arcobaleno non sfonda. 4% a La Destra
Ricevi sul tuo cellulare le news di Gay.it: invia un SMS con scritto GNEWS al 482224.
Il Partito Democratico ottiene il 50% delle preferenze di gay e lesbiche. È quanto emerge da un sondaggio realizzato da Gay.it al quale hanno partecipato circa 10.000 lettori.
La Sinistra Arcobaleno, invece, raccoglie il 15% dei voti fra i nostri lettori. Buono anche il risultato ottenuto dai Socialisti di Enrico Boselli che ottengono il 5% delle preferenze. Ben altra cosa rispetto al dato nazionale che li vede al momento a 1%. Merito, sicuramente, delle posizioni sostenute da questo partito che, sui temi gay, procede senza esitazioni.
Il Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini raccoglie il voto di un gay su quattro. Il dato rimane sostanzialmente immutato rispetto alle intenzioni espresse dai lettori alla precedente tornata elettorale nonostante Berlusconi, durante il periodo in cui ha governato Romano Prodi, sia cresciuto a livello nazionale di 10/15 punti percentuali rispetto al centrosinistra.
I "piccoli" del centro cattolico si spartiscono uno scarso 3%: Casini è al 2%, Rosa Bianca ottiene lo 0,3%, Udeur lo 0,5%. Meno di quanto riesce a conquistare La Destra di Storace alla quale va comunque il 4% delle simpatie. Si deve accontentare del 1,6% il PCL di Ferrando.
Non sorprende vedere come, nonostante la Sinistra Arcobaleno sia più determinata del PD a portare avanti le istanze dal mondo gay, Bertinotti raccolga solo un terzo delle preferenze rispetto al PD.
La comunità lgbt ha ancora fiducia nel partito di Veltroni nonostante sui temi a lei cari - DiCo, Cus, omofobia e stalking - abbia ricevuto delusioni cocenti dal precedente governo. Gay e lesbiche hanno capito che lo scontro tra laici e cattolici è una questione che non può essere portata all'estremo. Per questo Veltroni ha una grande responsabilità nei confronti della comunità lgbt che, a quanto sembra, è intenzionata a rinnovare la fiducia alla sua parte politica.
"Ad An andranno 84 candidati"
Intesa pre-elettorale Berlusconi e Fini
Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini hanno siglato l'intesa sulle quote delle liste. L'accordo prevede per An "84 candidati nelle posizioni presumibilmente vincenti mentre il resto dei candidati in lista saranno di Fi e dei 'piccoli' partiti del Pdl". Il numero dei candidati si riferisce alla Camera dei Deputati partendo dal presupposto che a Montecitorio i seggi per il centrodestra, con il premio di maggioranza, "saranno circa 340".
CHE SCHIFO
Io ho una domanda per anonimo: a cosa ti riferisci quando scrivi "CHE SCHIFO"?
Al fatto che ad AN vadano pochi seggi o che a scegliere i candidati sono le logiche di partito piuttosto che la qualità delle persone?
L’emittente Radio Free Asia, Amdo tibetan service, ha dato notizia di violenti scontri avvenuti tra tibetani e poliziotti cinesi a Rebkong, nella regione orientale dell’Amdo. Fonti locali hanno riferito che i tibetani hanno reagito manifestando in massa contro l’arresto arbitrario, avvenuto il 21 febbraio, di circa duecento connazionali riuniti per le cerimonie conclusive dell’annuale “Monlam Chemno”, il Grande Festival della Preghiera. La cerimonia è stata interrotta dall’arrivo di un ingente numero di poliziotti, giunti sul posto presumibilmente per impedire proteste anticinesi, che, facendo ricorso al lancio di lacrimogeni, hanno arrestato molti degli spettatori presenti compresi i monaci che si apprestavano ad eseguire un Cham, la tradizionale danza rituale, il momento più alto e solenne dell’evento.
Il giorno successivo i tibetani, esasperati, hanno dato inizio alla protesta gridando slogan a favore dell’indipendenza del Tibet, recitando preghiere per la lunga vita del Dalai Lama e attaccando la polizia con bastoni e lancio di pietre. Le autorità governative locali, sotto la pressione della folla, hanno rilasciato le persone arrestate molte delle quali erano state picchiate e torturate, tanto che alcune sono state trasportate all’ospedale di Xining per essere curate. Alla vista dei compagni feriti, i tibetani hanno continuato la loro protesta, terminata solo a tarda sera grazie all’intervento dell’abate del monastero di Rebkong.
L’episodio è l’ultimo di una serie di manifestazioni che, in un clima di crescente tensione, si sono verificate nella parte orientale del paese negli ultimi tempi. Due anni fa la contea di Rebkong fu al centro degli scontri tra i tibetani che, obbedendo al desiderio del Dalai Lama, decisero di non indossare più abiti confezionati con pelli di animali, e le autorità cinesi che risposero ordinando alla popolazione di continuare a farne uso.
Pronta a partire la “Marcia di rientro” degli esuli tibetani
Vogliono attraversare senza permesso il confine tra India e Cina in coincidenza con le Olimpiadi, per denunciare al mondo la repressiva occupazione cinese. Uno degli organizzatori ne racconta i particolari.
New Delhi (AsiaNews) – Centinaia di tibetani sono pronti all’imminente “Marcia di rientro” dall’India al Tibet, per protestare contro le Olimpiadi di Pechino. Uno degli organizzatori rivela ad AsiaNews i dettagli. L’incognita di cosa farà la polizia di frontiera.
Tenzin Choeying, presidente del gruppo Studenti per un Tibet libero, spiega che la marcia simbolica partirà “la mattina del 10 marzo [anniversario dell’occupazione cinese del Tibet nel 1959] da Mcloedganj, a Dharamshala [sede del governo tibetano in esilio], con almeno 100 persone provenienti da varie parti dell’India e molti monaci e suore. I monaci guideranno la marcia e porteremo la bandiera nazionale del Tibet e altri stendardi sulla lotta per un libero Tibet e sulla violazione dei diritti umani, nonché per sollecitare il dialogo tra il governo cinese e Sua Santità il Dalai Lama”.
La marcia è organizzata da 5 gruppi di tibetani in esilio, che non hanno chiesto autorizzazione al governo indiano, né al governo tibetano in esilio né al Dalai Lama, “perché noi siamo profughi e tutti i profughi hanno il diritto di tornare al proprio Paese, come sancito nella Carta dei diritti umani. Nessuno ce lo può impedire. Vogliamo mostrare al mondo, e alla Cina, che anche dopo 50 anni i tibetani desiderano tornare alla Terra madre e vivere in un Tibet libero e indipendente, governato dai tibetani”.
“Vogliamo attraversare il confine in agosto, in coincidenza con le Olimpiadi di Pechino. Ci basiamo sui principi della non violenza del Mahatma Gandhi. Vogliamo attirare l’attenzione internazionale sulla nostra situazione” e “ricordare ai leader cinesi che la questione tibetana deve essere risolta”.
“La Cina – prosegue – vuole utilizzare le Olimpiadi per legittimare la sua occupazione del Tibet. Farà parate in costumi tibetani insieme a quelli di altri Paesi occupati, come la Mongolia e lo Xinjiang, per mostrare l’unità della Cina. Ma noi vogliamo partecipare come Nazione indipendente. La Cina vuole anche utilizzare i Giochi per coprire le sue violazioni dei diritti umani. Ma noi vogliamo rubarle la ribalta ed esporre il vero volto repressivo del regime cinese.” “Vogliamo combattere il controllo della Cina sul Tibet e segnare l’inizio della fine della sua dominazione”.
Tenzin non parla di cosa pensa farà la polizia di frontiera cinese. Forse è convinto che, con gli occhi del mondo addosso, dovranno lasciarli passare.
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