Iran e Venezuela si sono opposti all’Arabia saudita sulla proposta di aumentare la produzione di 1,5 milioni di barili al giorno. Si teme il collasso dei prezzi. All’incontro presente anche il rappresentante di Gheddafi, che ha garantito la solita produzione annuale.
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Il prezzo del petrolio è salito a oltre 101 dollari al barile dopo una riunione dell’Opec in cui si è deciso di non aumentare la produzione. Ieri in un incontro a Vienna durato oltre cinque ore, sei membri dell’Opec (Organizzazione delle nazioni esportatrici di petrolio) si sono rifiutati di aderire alla proposta del’Arabia saudita di aumentare la produzione del greggio. Sono bastati 20 minuti e sulla borsa di New York il prezzo del petrolio è salito del 2,7%.
L’Arabia saudita (il maggior produttore mondiale dell’Opec), insieme a Kuwait, Qatar e Emirati avevano proposto un incremento della produzione per 1,5 milioni di barili al giorno. Ma Iran e Venezuela hanno rifiutato per timori di un “collasso” nei prezzi. É la prima volta dopo 20 anni che i membri dell’Opec non trovano un accordo.
Oltre a Iran e Venezuela, si sono opposti alla proposta saudita anche Ecuador, Algeria, Angola e Libia. Un basso prezzo del petrolio è molto importante per ridurre l’inflazione nei Paesi occidentali. Ma I Paesi del petrolio sono preoccupati per le loro economie colpite da alti prezzi dei cibi, che potrebbero far scivolare le loro nazioni in una situazione simile a quella della Tunisia e dell’Egitto.
Ad ogni modo, Riyadh pensa però di aumentare la produzione di 1,5-2 milioni di barili entro il terzo trimestre, nonostante il disaccordo.
Il rappresentante di Gheddafi ha dichiarato che il suo Paese onorerà i contratti già firmati. Ma secondo stime di agenzie economiche, il conflitto scoppiato in Libia rischia di esaurire la produzione. Già ora è stato tagliato almeno il 90% delle esportazioni.
Secondo alcuni analisti, entro la fine dell’anno il prezzo del petrolio salirà a 130 dollari.
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