Robi Ronza su Il Sussidiario. net, analizza lo scenario del commercio internazionale rilevando come per un futuro economicamente positivo, l’Italia debba puntare molto più concretamente alla cooperazione con altri paesi emergenti, ad esempio l’India, piuttosto che la Cina.
Infatti, sostiene Ronza, “fermo restando che il Paese più popoloso del mondo non può che meritare grande attenzione, a mio avviso puntare tutto o quasi sulla Cina non conviene in genere, e in particolare non conviene all’Italia. Non conviene in genere poiché la corsa allo sviluppo dell’immenso Paese è segnata da nodi che verranno al pettine: dai giganteschi squilibri territoriali all’imminente crisi sociale, prossimo esito ineluttabile del violento e maldestro blocco demografico attuato perentoriamente negli ultimi decenni del secolo scorso; dalla debolezza del mercato interno a un sistema politico autoritario e perciò stesso poco adatto a gestire in modo non disastroso i grandi problemi di una società che sta passando a passo di corsa dal sottosviluppo all’economia post-industriale dovendo saltare ogni fase intermedia.
Non conviene in particolare all’Italia, e anche all’Unione Europea nel suo insieme, poiché nel campo dei rapporti sino-occidentali il primato degli Stati Uniti è assoluto e incrollabile. Si tratta innanzitutto di una relazione privilegiata più che secolare.” Infatti, Inghilterra, Francia e Olanda sono state tradizionalmente le potenze coloniali che hanno conquistato, in un modo o nell’altro, rapporti privilegiati con gli Stati del sud est asiatico. Gli Stati Uniti, sono arrivati dopo e “soltanto in Cina possono giocare alla pari con le altre potenze occidentali”.
“Adesso, continua Ronza, viviamo in un’altra e ben diversa stagione storica, ma quell’eredità permane. Dal tempo del Celeste Impero a quello della Cina di Mao e fino alla Cina di oggi, all’ombra delle più diverse crisi (da quella di Formosa a quella seguita al massacro di piazza Tienanmen), anche sottobanco quando non poteva fare diversamente, Washington non ha mai cessato di essere il primo partner commerciale e finanziario di Pechino”, ponendo la questione dei diritti umani in posizione subordinata rispetto alla convenienza economica.
Certamente anche gli altri paesi della zona hanno molto da migliorare nel campo della democrazia e della giustizia sociale, ma da qualche decennio a questa parte hanno fatto grandi passi avanti. L’India, ad esempio, nonostante tutti i suoi problemi (e chi non ne ha) si può ormai considerare una democrazia stabile e - sia pur lentamente - il divario tra ricchi e poveri nella distribuzione del reddito nazionale va riducendosi.
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