Yangon (AsiaNews) – Aung San Suu Kyi, la leader democratica divenuta un’icona della libertà e della brutalità della giunta birmana, è stata liberata dagli arresti domiciliari verso le 18 (ora locale).
Secondo testimoni la Signora, che ha salutato la folla radunatasi da ieri fuori della sua casa, appare molto magra, ma determinata. Fra l’altro ha affermato: “Dobbiamo lavorare insieme per raggiungere il nostro scopo”.
Migliaia di suoi sostenitori, rimasti ieri fino all’una di notte davanti al portone della sua villa, sono ritornati ancora stamane alle 4 per attendere questo momento scandendo slogan, indossando magliette con la sua foto, esponendo grandi cartelli.
Aung San Suu Kyi, 65enne, ha trascorso 15 degli ultimi 21 anni agli arresti. L'ultimo provvedimento restrittivo della giunta risale all'agosto del 2009, con la condanna ai domiciliari per 18 mesi, con l'accusa di aver ospitato un cittadino americano nella sua abitazione. La vicenda è apparsa da subito un pretesto per mantenere la leader dell'opposizione in stato di fermo e impedirle di partecipare alle elezioni generali - le prime in 20 anni - che si sono tenute lo scorso fine settimana. Sul voto pesano le accuse di brogli e la Nobel per la pace ha già promesso che, una volta libera, collaborerà nelle inchieste sul regolare svolgimento delle elezioni. Ha inoltre chiarito che non accetterà "condizioni" alla sua liberazione, fra cui l'ipotesi di rinunciare alla lotta politica a fianco dell'opposizione birmana.
Aung San Suu Kyi ha chiesto alla folla radunata davanti alla sua abitazione di tornare domani, dove alle 12 terrà un discorso.
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