lunedì 15 luglio 2013

Marche, esportiamo malati importiamo rifiuti.

Regione Marche, D'Anna denuncia: “esportiamo malati” con una spesa di oltre 30 milioni di euro l'anno di mobilità passiva nella sola Provincia di PU e importiamo, sempre in Provincia di PU tonnellate di rifiuti pericolosi da San Marino. E' pura follia!

Dopo essere stata rinviata la scorsa settimana, torna in Consiglio Regionale la proposta di legge che da il via all'accordo con San Marino per smaltire nelle Marche 8100 tonnellate di rifiuti pericolosi e non del Titano.

"Mentre nelle Marche, giustamente, si prendono provvedimenti per limitare e differenziare i “nostri” rifiuti, si aprono le porte a quelli prodotti altrove. In questo caso da San Marino, in quanto “le caratteristiche del territorio della vicina repubblica nonché l'alta densità abitativa impediscono di realizzare impianti di smaltimento idonei ed adeguati al fabbisogno e determinano, di conseguenza una situazione di difficoltà nella gestione dei rifiuti “ Così recita l'intesa tra lo stato italiano e San Marino. Tradotto, nelle Marche o quantomeno in alcune zone delle Marche, ad iniziare dalla provincia di PU, dove la densità della popolazione è bassa mettiamoci i rifiuti locali e visto che ci siamo anche quelli della repubblica del Titano. Una volta si cercavano turisti dall'estero oggi i rifiuti.
Così Il consiglio regionale sarà chiamato domani, dopo l'ok arrivato l’8 ottobre scorso dalla Giunta regionale a votare l'accordo che prevede l'arrivo di rifiuti speciali pericolosi e rifiuti speciali non pericolosi e ai fini dello smaltimento, per un quantitativo massimo annuo pari a 3100 tonnellate o del recupero, per un quantitativo massimo annuo pari a 5000 tonnellate. 
Questo accordo, anche se non è scritto nella legge, coinvolgerà sopra tutto la Provincia di Pesaro Urbino per via della questione geografica.
E' evidente che non si può da una parte sostenere una politica di riduzione dei rifiuti e dall'altra smaltire quella degli altri come non si può sostenere la vocazione del turismo paesaggistico-enogastronomico del territorio e poi alternare discariche e pannelli fotovoltaici tra un borgo e l'altro. Vedremo in aula chi si estranea dalla lotta.

Giancarlo D'Anna

Vice Presidente Commissione Sanità delle Marche

sabato 13 luglio 2013

D'Anna propone il riconoscimento della cefalea cronica come malattia sociale

Al Presidente dell'Assemblea Legislativa delle Marche
 
MOZIONE
Oggetto:  riconoscimento della cefalea cronica come malattia sociale 

PREMESSO
 
che la cefalea cronica è una patologia sociale invalidante che colpisce in Italia e in Europa milioni di persone (secondo alcune stime 26 milioni nella sola Italia), limitandone o compromettendone severamente la capacità di far fronte ai propri impegni familiari e lavorativi. L’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato la stessa al 19° posto tra le patologie invalidanti (addirittura al 12°posto nella graduatoria delle malattie femminili) e si stima che la cefalea cronica interessi il 70% dei giovani attorno ai 14 anni;

che i costi per tale patologia sono altissimi in termini di ore di lavoro perse (200 milioni in un anno), terapie e farmaci. In Italia si calcola che l’impatto totale della cefalea cronica raggiunga i 21 miliardi di euro (2.648 euro a paziente per la forma cronica, 829 euro a paziente per quella episodica), per il 93 % rappresentati da oneri di natura sociale, familiare, lavorativa e affettiva. Inoltre, la qualità della vita delle persone che ne sono affette, è gravemente compromessa;

che in Italia la normativa in materia risulta carente e differente da regione a regione. Inoltre nelle tabelle ministeriali per la valutazione dell’invalidità civile in caso di cefalea cronica non esistono riferimenti utilizzabili neppure in via analogica e tale patologia non è inserita nell’elenco nosologico delle malattie. A riprova di quanto affermato basti considerare che solo la Lombardia e la Valle d’Aosta hanno emanato circolari che dettano indicazioni operative per la valutazione delle cefalee nell’ambito dell’invalidità civile;

che anche i protocolli terapeutici adottati nel territorio nazionale per curare la patologia in oggetto risentono della difformità normativa: un esempio è rappresentato dal diniego dell’autorizzazione alla somministrazione del botulino di tipo A in ambito ospedaliero da parte della regione Emilia Romagna, contrariamente a ciò che avviene nel resto del Paese, dove questo rimedio al dolore acuto è applicato di routine;

CONSIDERATO
 
che il Consiglio Regionale del Veneto ha approvato una proposta di Legge Statale (n. 4772 presentata il 10 novembre 2011) che dispone il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale;

che è giacente in Senato un disegno di legge ad iniziativa del senatore Antonio Tomassini con oggetto “Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale” (n. 3591 del 29 novembre 2012);

che l'Organizzazione Mondiale della Sanità e l’International Headache Society hanno segnalato l'urgenza della collocazione di tale patologia nella categoria delle Malattie Sociali.

TUTTO CIO' PREMESSO

IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE
  • a sollecitare l’approvazione in Parlamento delle proposte di legge giacenti che mirano al riconoscimento della cefalea cronica come malattia sociale.

Giancarlo D'Anna
Vice Presidente Commissione Sanità Regione Marche
Ancona, lì 13 luglio 2013